Titolo: The love burn inside me
Fandom: Star Wars
Pairing: Anakin Skywalker x Padme Amidala
Rating: PG
Avvertenze: One Shot
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Avrebbe voluto addormentarsi con lui accanto o svegliarsi mentre lui gli sfiorava i capelli al mattino presto, prima che fosse costretto ad andarsene, ma non sarebbe accaduto.
Note: Scritta per il COW-T2 di maridichallenge con il prompt “Sud”
Note 2: Si ambienta dopo i primi 40 minuti di “Star Wars - La vendetta dei Sith”
WordCount: 803@fiumidiparole
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Avrebbe voluto di più, ma sapeva che non lo avrebbe ottenuto. Avrebbe voluto qualcosa di più di quello squallore che gli stava scivolando fra le dita, ma non lo avrebbe ottenuto.
Sentiva la pelle tirargli, sentiva le dita muoversi veloci, senza i vestiti che gli aderivano addosso come una seconda pelle e non riusciva a disfarsene.
Avrebbe voluto che quegli sporadici incontri non avessero mai fine oppure che non fossero mai iniziati.
Avrebbe voluto addormentarsi con lui accanto o svegliarsi mentre lui gli sfiorava i capelli al mattino presto, prima che fosse costretto ad andarsene, ma non sarebbe accaduto.
Erano come due fuggitivi che dovevano combattere contro il sistema e, per quando abili potessero essere, sentiva che tutto quello lo stava distruggendo.
Il segreto, la menzogna, il sentirsi costantemente osservati o spiati.
Non lo sopportava.
Non lo sopportava più ma non poteva farne a meno.
Quegli attimi, quei minuti, quelle ore o, quando erano fortunati, quei giorni in cui si incontravano sembrava che il mondo potesse tornare a girare dalla parte giusta, ma poi, appena lasciava quelle stanza, appena lasciava lui, nuda nel letto coperta solo dalle lenzuola leggere, sentiva uno stridio nelle orecchie, un richiamo, un folle desiderio di tornare indietro, mandare all'aria tutti quei sacrifici, di mandare all'aria.
Padme camminava velocemente nel grande palazzo su Naboo, nella regione dei laghi, a sud della capitale.
La regione dei laghi era calma e tranquilla, e quel palazzo, quel palazzo che aveva visto lei e Anakin coronare il loro sogno d'amore sposandosi, era sconosciuto ai più. Forse nemmeno la regina sapeva della sua esistenza.
Padme camminava e si guardava intorno, cercando uno spunto, un appiglio, un qualunque cosa che gli ricordasse o gli suggerisse cosa doveva fare. Sfiorò la pancia dove sentiva suo figlio crescere e gli occhi si riempirono di lacrime.
Doveva porre a fine a tutto quello, a quell'amore che non avrebbe dovuto mai nascere, a quell'amore a cui aveva cercato di resistere in ogni modo, a quel ragazzo che, nonostante tutto, lei amava alla follia.
Sfiorò un'altra volta la pancia, avvicinandosi ad una delle terrazze e guardando il lago di Naboo estendersi davanti a lei.
Doveva porre fine a quella pazzia, a quel male che cresceva dentro di lei giorno dopo giorno.
Anakin non era l'unico ad avere gli incubi di notte, non era l'unico ad avere un labile contatto con la realtà e non era l'unico a sognare la morte in ogni sua forma.
E sapeva perché li aveva. Perché quel bambino, esattamente come il padre, possedeva la Forza dentro di lui ed era lui stesso che gli mandava dei messaggi.
Doveva andarsene, partire, scappare, cercare di nascondersi e di non far capire a nessuno le sue intenzioni.
Avrebbe sofferto, ma avrebbe sofferto di più nello stare accanto ad Anakin, il suo Ani, giorno dopo giorno, nel vederlo soffrire per una relazione nascosta, per un amore malato, per tutta quella vita che stavano passando insieme, in segreto, braccati giorno dopo giorno dai sensi di colpa.
Si guardò intorno.
L'aria era tiepida e dal lago arrivavano solo i cinguettii degli uccelli. Si voltò verso la casa. C'era solo dei domestici che sistemavano la casa e poi rientrò, dirigendosi quella che sarebbe dovuta essere la stanza del bambino, adiacente ai Giardini, così calmi e rilassanti.
La stanza era ancora quasi vuota, solo le pareti erano tinteggiate di un mite blu pastello. Sfiorò le scatole in angolo e si immaginò Anakin che costruiva i mobili, che sistemava, che faceva quello che tutto un padre avrebbe fatto.
Poi, l'immagine di Anakin assunse una versione molto più reale.
Anakin era un Jedi. Aveva un voto di castità e di fedeltà alla Repubblica, una vita fatta di privazioni e di distacchi.
Invece Anakin era pieno di sentimenti, di odio, di rabbia, di gelosia e di passione.
Non era più un Jedi, eppure faceva sempre parte dell'Ordine perché ormai non era più possibile fingere e andarsene, così, senza alcuna motivazione.
Non si poteva più far finta di non essere portati, di non avere più voglia, di... aver perso, dentro di sé, qualcosa.
Aveva fatto un voto. E lei, con le sue azioni sconsiderate, con quel bambino che portava in grembo, lo aveva aiutato a distruggerlo.
Sospirò, iniziando a piangere, da sola.
Non c'era una soluzione a quel problema. Non c'era mai stato. Lei si era innamorata, era stata debole e nulla, comunque, avrebbe cambiato anche se fosse tornata indietro nel tempo.
Quegli anni con Anakin erano stati i più felici di tutta la sua vita.
Si ricompose e tornò verso la navicella. Coroscant, la capitale della Repubblica, la aspettava per una votazione importante.
E con la capitale, c'era Anakin ad aspettarla.
Ormai aveva fatto la sua scelta. Avrebbe continuato sulla sua vita, qualunque risultato avrebbe ottenuto.
La vita era solo una, si disse, e l'avrebbe vissuta, fino alla fine.
Ancora non sapeva però che l'uomo che aveva sposato non era colui che avrebbe portato pace nella Forza, ma solo cui che l'avrebbe distrutta.
Fine