[Hey!Say!Jump] Può darsi che io con il passare del tempo lo dimentichi

Feb 14, 2012 16:16

Titolo: Può anche essere che io con il passare del tempo lo dimentichi. {Hey!Say!Jump - Time}
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Yabu Kota x Hikaru Yaotome ; Yabu Kota x Inoo Kei
Rating: NC17
Avvertenze: Slash, Non-con, Death!Fic
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: [...]Ma quella sera... aveva voglia di vederlo, al diavolo Kei e le proprie paranoie.
Note: Scritta per il COW-T2 di maridichallenge con il prompt “Indecisione”.
WordCount: 3255@fiumidiparole

*°*


Yabu Kota era da solo quella sera a casa. Non accadeva spesso che Kei uscisse di sera, ma i suoi amici dell'università lo avevano invitato fuori e, da un certo punto di vista, Yabu era felice che uscisse con loro. Kei aveva sempre avuto un carattere particolare, un po' fuori dal comune e solo alcune persone che non si soffermavano all'apparenza e cercavano di conoscerlo meglio riuscivano a vederci qualcosa di più di un folle sognatore ad occhi aperti.

Dal canto proprio, Yabu era più che felice di aver approfondito il suo rapporto con Kei. Lo amava così tanto che credeva di vivere in un sogno e non nella realtà.
Prese la sua tazza di tè ancora caldo dal tavolo della cucina e si spostò in salotto, dove c'era il suo computer, dei blocchi e delle penne colorate sparse. Stava scrivendo qualche canzone e poi doveva ancora finire di memorizzare le linee guida della prossima puntata dello Shounen Club che doveva registrare nel fine settimana.
Considerando che in quei giorni si girava anche per il promotional video e che c'erano le prove del concerto, il tempo a disposizione era veramente poco.
Sospirò mettendosi al lavoro.

Rimase immerso in quello che faceva per almeno un'ora, fino a quando all'improvviso non suonarono alla porta.
Yabu lanciò un'occhiata perplessa alla porta. Era da poco passata l'ora di cena e si chiese chi diamine potesse essere a quell'ora.
Si avvicinò lentamente al videocitofono e vide Hikaru davanti alla porta.
Rimase un po' perplesso, indeciso se farlo entrare.
Ultimamente il loro rapporto non era dei migliori e Yabu non sapeva che cosa fare per farlo tornare a quello di una volta.
Certo, la dichiarazione di Hikaru e il rifiuto di Yabu non avevano aiutato, ma non poteva nemmeno fingere di amarlo.
Da quel giorno le cose fra di loro si erano un po' raffreddate e, doveva ammetterlo, Yabu sentiva la mancanza del suo migliore amico, ma non aveva mai cercato di forzare i loro incontri.
Rimase a rimuginare per qualche manciata di secondi, per decise che se Hikaru era arrivato fino a là, forse le cose potevano rimettersi a posto.
Aprì la porta e Hikaru gli sorrise. Yabu ricambiò, seppur debolmente.

« Koppi! Disturbo? So che è tardi, ma... »

Yabu scosse la testa, interrompendolo.

« Tranquillo. Va tutto bene, stavo solo... » gettò una veloce occhiata al tavolo in disordine e rise « Stavo ripassando alcune cose. » si limitò a dire.

« Sei sempre disordinato, come quando stavamo al dormitorio, vero? » rise Hikaru guardandosi intorno.

Era la prima volta che andava a trovare Yabu a casa sua, nonostante dal suo trasferimenti dai dormitori a là fosse passato quasi un anno.
Eppure, ogni volta che ci pensava immaginava Yabu e Kei che abitavano in quella casa, quindi si frenava.
Ma quella sera... aveva voglia di vederlo, al diavolo Kei e le proprie paranoie.

« Sì. Non sono proprio in grado di essere ordinato. » commentò piano Yabu « Vuoi del tè? L'ho fatto poco tempo fa. »

« No grazie. Sono passato solo per un saluto veloce. » si sedette sul divano e Yabu lo imitò, sedendosi accanto a lui « E' tanto che non usciamo insieme. Vero? »

Yabu annuì, senza dire altro. Era davvero da tanto tempo. Quasi due anni. Cioè da quanto lui e Kei stavano insieme.

« Kei è fuori questa sera, vero? Potevamo uscire. » commentò ancora.

« E' con dei colleghi dell'università. E poi io avevo del lavoro arretrato, ne stavo approfittando. » lo fissò « Come fai a sapere che Kei è fuori? »

« Me lo ha detto Yuyan questa mattina. Gli dicevo che volevo fare un giro con te e mi ha detto che forse questa sera eri libero. E sono passato. »

Improvvisamente Yabu sentì le dita di Hikaru sfiorargli la gamba e, istintivamente, si ritrasse. Alzò lo sguardo verso Hikaru, che lo fissava con il tipico sguardo di quando si era accorto di aver sbagliato.

Si sistemò un'altra volta, leggermente più lontano, senza dire nulla e cercò di trovare un argomento di conversazione, ma la mano di Hikaru si posò un'altra volta su di lui, questa volta con una presa più forte.
Scostò la sua mano e si alzò in piedi, indietreggiando.

« Hikaru, cosa stai facendo? »

Lo vide mordersi il labbro inferiore con i denti, poi si alzò a sua volta e lo raggiunse. Si mise vicino a lui, sfiorandogli i fianchi, stringendo la presa sulla sua vita e più Yabu cercava di allontanare quelle mani, più se le sentiva addosso, iniziando a sentire dei brividi di freddo e, suo malgrado, di paura.

« Hikaru, smettila immediatamente. Cosa stai facendo? » ripeté con tono più alto.

Ma Hikaru continuava a rimanere in silenzio, senza smettere di toccarlo, fino a che non lo mise con le spalle al muro.
Il più piccolo gli afferrò i polsi, tenendoli stretti nelle sue mani e impedendo all'altro di muoversi. Socchiuse gli occhi, sfiorandogli il collo con il naso.

« Io... ho sempre invidiato Kei per quello che ha. »

« Tu hai Yuya. Lui ti ama. Lui... »

« Io voglio te. Ho sempre voluto te, Yabu. Lui... lo sa e non mi dice nulla. Ma io... io voglio te. Te e nessun altro. »

« Mi dispiace questo non è possibile. » sibilò il più grande spingendolo via con tutte le forze che aveva.

Hikaru cadde all'indietro, colpendo il tavolo. Si rialzò in piedi, mentre l'ira e il dolore gli annebbiavano il cervello.
Afferrò la piccola lampada sul tavolo e colpì Yabu, all'improvviso, senza dargli il tempo di difendersi.

Yabu cadde a terra, gemendo dal dolore e portandosi le mani sulla parte ferita. Hikaru gli diede un calcio nello stomaco e poi lo afferrò per le braccia, trascinandolo in camera da letto, mentre quest'ultimo non riusciva a muoversi.
Sentiva la testa pesante e non riusciva a muovere bene le braccia e le gambe. Il sangue che usciva dalla ferita alla tempia gli colava contro l'occhio e il dolore allo stomaco era atroce.

Sentì solo i suoi polsi immobilizzati contro la tastiera del letto e Hikaru seduto a cavalcioni sopra di lui, che gli sfiorava il petto.

« Cosa... stai facendo? » mormorò con la voce impastata e il dolore che gli spaccava la testa in due.

« Koppi, io... » s'interruppe, fermando le mani sul suo petto « Ci ho provato a far finta di niente. Ci ho provato a stare con Yuya, ho provato... a volergli bene. Ma io voglio te. Amo te. Desiderio te... e non ci riesco a far finta di nulla. » gli strappò la maglietta, scoprendo qualche succhiotto sul petto e un paio di morsi.

« Quella piccola puttana. » sibilò fra i denti sfiorando la pelle di Yabu « Perché lui? Perché non io? Perché lui è più bravo a farsi scopare? » esclamò a voce sempre più alta.

« Taci. » mormorò Yabu aprendo lentamente gli occhi « Taci, tu... »

Hikaru lo interruppe, iniziando a baciarlo e infilandogli la lingua quasi fin dentro la gola. Yabu sotto di lui cercava di liberarsi, sia dalle corde che lo tenevano legato, sia dal corpo del più piccolo che lo tenevano imprigionato e premuto contro il materasso.
Prima che Yabu iniziasse a fare qualunque cosa, Hikaru gli tappò la bocca con una sciarpa.
Non voleva sentirlo, non ancora per lo meno.

Le mani di Hikaru scivolarono verso il basso, graffiandolo, fino a togliere la cintura dei jeans, per poi lasciarlo completamente nudo sotto di lui.
Nonostante la situazione, Hikaru sentiva che l'eccitazione lo stava travolgendo. Più volte aveva sognato di fare sesso con Yabu sopra di lui, ma negli ultimi tempi non faceva altro che immaginare Yabu al posto di Yuya.
Lo voleva. Lo voleva sentire intorno alla sua erezione, mentre lo penetrava e lo faceva gemere.

Si allungò un'altra volta sopra di lui, ormai sistemato fra le sue gambe. Yabu lo fissava con odio e aveva le mani strette a pugno, probabilmente le unghie conficcate nei palmi delle mani.
Sorrise leggermente, sfiorandogli la fronte e togliendogli i ciuffi di capelli.

« E' vero che tu non lo hai mai fatto con nessuno? » sussurrò al suo orecchio e a quella domanda lo sentì irrigidirsi sotto di lui « Immagino che sia perché a quella troia del tuo fidanzato piaccia solo sentirlo tutto dentro. »

Si scansò per un secondo, evitando agilmente la testa di Yabu, intenzionato a colpirlo.
Sorrise ancora, di nuovo, e lo osservò come un gatto osserva un topo in trappola. Si allontanò da lui, per poi girarlo a pancia in giù.
Poco gli importava dei polsi di Yabu, stretti in una morsa dolorosa. Voleva farlo suo e non gli interessava altro.
Si appoggiò contro il corpo del più grande, leccandogli leggermente la schiena, beandosi dei gemiti di sottofondo. Artigliò i fianchi di Yabu, costringendolo ad appoggiarsi sulle ginocchia.
Portò un dito all'altezza dell'apertura di Yabu e poi, ignorando ogni lamento da parte del ragazzo, lo penetrò.
Al primo seguì un secondo e poi un terzo dito, per prepararlo. Voleva solo sentirlo, non farlo soffrire inutilmente.
Mentre le sue dita si muovevano dentro di lui, Hikaru si chinò di nuovo contro di lui, mordendolo dove aveva già i morsi e succhiando la pelle dove c'erano già i succhiotti di Kei. Gli morse il collo, leccandolo e facendolo completamente suo, fino a che l'eccitazione non fu troppa.

Tolse le dita con un gesto brusco e poi, allargandogli le natiche, entrò in lui, lentamente.
I gemiti di Yabu si facevano sempre più forti, nonostante fossero attutiti dalla sciarpa e il suo corpo s'irrigidì completamente.
Hikaru rimase fermò per poco. Si sentiva finalmente completo, mentre il fuoco che bruciava dentro di lui si stava lievemente placando.
Yabu era stretto e bollente ed lui era il primo a possederlo in quella maniera. Si sentì un privilegiato e rimase qualche altro secondo a godersi quella sensazione.
Il corpo di Yabu tremava, ma non se ne curò. Iniziò a spingere, dapprima lentamente, poi, ignorando i gemiti dell'altro, sempre più velocemente fino a quando non venne dentro di lui con una spinta più violenta e decisa.

Uscì dal suo corpo, accasciandosi al suo fianco. Vide Yabu distendersi lentamente, le guance leggermente umide. Gli asciugò una guancia, togliendogli la sciarpa, ma il più grande cercò di mordergliela.

« Lasciami. » sibilò Yabu con voce piena di rabbia « Non mi toccare. » ringhiò mentre tremava.

Hikaru accennò un sorriso, poi afferrò Yabu per i capelli, spingendogli la faccia contro il propria inguine.

« Ho di nuovo voglia di fare sesso. Fammelo tornare duro. »

« Scordatelo. » sibilò Yabu mordendosi un labbro e socchiudendo gli occhi.

Il più piccolo allora iniziò a toccarsi, fino a che non fu di nuovo quasi duro. Afferrò di nuovo Yabu e glielo spinse di forza dentro la bocca, impedendogli di scappare.
Gli mosse leggermente la testa, avanti e indietro, per tutta la propria lunghezza. Sentiva la bocca di Yabu stringersi intorno al proprio pene e per un secondo temette di non farcela.
La sua lingua e le sue labbra lo stavano facendo godere così tanto che temeva di venirgli in bocca da un momento all'altro.

« Devo dire che a quella piccola puttana di Kei piace farselo prendere in bocca. Oppure, data la sua voglia di succhiare, te lo prende sempre lui? » sussurrò piano ridacchiando.

Uscì dalla sua bocca prima che Yabu potesse fare qualcosa. Lo spinse con la schiena contro il materasso.
Questa volta voleva vederlo negli occhi e voleva che nelle sue orecchie risuonassero solo i suoi gemiti.

Tornò di nuovo in mezzo alle sue gambe.

« Hikaru... fermati adesso. » sussurrò piano Yabu riprendendo a tremare leggermente.

Hikaru si avvicinò.

« Lasceresti Kei per stare con me? » chiese piano.

Yabu lo fissò, poi gli sputò in faccia, senza rispondergli. Hikaru si asciugò la faccia e, senza dire altro, entrò di lui con una spinta secca.
Yabu lanciò la testa all'indietro, urlando e irrigidendosi. Hikaru sentiva il suo fiato farsi sempre più pesante e interrotto. Uscì e rientrò dentro di lui, senza fermarsi, fino a quando non vide il volto di Yabu ricoperto di lacrime e fino a che non udì i suoi singhiozzi.

« Scommetto che Kei non ha mai avuto le palle per fare una cosa del genere. Lui è sempre “Sì, Ko-chan”, “Certo, Ko-chan.”, “Quando vuoi Ko-chan.” » sussurrò pieno di odio e di rabbia continuando a spingere con sempre più forza dentro di lui, incurante dei singhiozzi di Yabu, sempre più forti ad ogni sua spinta.

Gli venne nuovamente dentro e questa volta osservò lo sperma scivolargli fra le cosce, osservò il corpo di Yabu, sanguinante.
Accennò un sorriso, liberandolo dalle corde. Yabu si scostò, gemendo e appoggiando la schiena contro l'angolo della stanza, rimanendo sul letto, accostato al muro.
Hikaru si avvicinò e gli accarezzò una guancia. Questa volta Yabu non si ribellò, ma i suoi singhiozzi erano sempre più forti.

« Mi è piaciuto. » sussurrò al suo orecchio « Potrei tornare di nuovo quando Kei non c'è, che ne dici? »

Hikaru socchiuse gli occhi, sentendo solo come la paura si era insinuata dentro ogni cellula di Yabu.
Non aggiunse altro. Si rivestì e poi lasciò la stanza.

**

Quando Kei rientrò trovò il salotto completamente buio. Accese la luce, vedendo come il tavolo fosse in disordine.
Alzò un sopracciglio. Era piuttosto presto e Yabu doveva lavorare. Possibile che fosse già andato a dormire, senza nemmeno avvisarlo?
Si diresse in camera, accedendo la luce.

Nell'angolo, con addosso solo una coperta, mentre tremava e fissava il vuoto, c'era Yabu.
Si avvicinò a lui, cercando di non farsi prendere dal panico.

Appena si avvicinò un po' di più, Yabu mugolò qualcosa e si allontanò, osservandolo. Kei notò le guance bagnate dalle lacrime, il collo rosso e le spalle graffiate.

« Ko - chan, sono io. » sussurrò piano per non farlo spaventare ancora di più « Posso avvicinarmi? »

L'altro scosse violentemente la testa, ma sembrò rilassarsi un attimo. Kei annuì, lentamente.

« Cosa è successo? » il più grande rimase in silenzio mentre osservava gli occhi diventargli lucidi, mentre si mordeva un labbro per trattenersi « Kota, cosa è successo? » ripeté ancora, lentamente e con tono basso.

Yabu spostò lo sguardo verso la porta davanti a lui e tirò su con il naso, senza riuscire a trattenere le lacrime.

« Io ci ho provato. Te lo giuro. Io ho provato a fermarlo, ho provato... » s'interruppe e chiuse gli occhi, coprendosi fin sotto gli occhi.

« Kota, dimmi tutto. Io ti credo, qualunque cosa sia successa. » rimase in attesa.

Era la prima volta che vedeva Yabu sconvolto per qualcosa o, per lo meno, che dimostrasse così apertamente la sua devastazione.
Non sapeva come comportarsi e sentiva solo che si stava facendo prendere dal panico, ma non voleva spaventarlo ancora di più, così si costrinse ad avere pazienza e ad aspettare i tempi del fidanzato.

« Io... ci ho provato. » ripeté ancora piano, in un sussurro.

« Lo so. » mormorò Kei « Posso togliere la coperta? » domandò poi.

Yabu lo fissò terrorizzato per scosse la testa.

« No. No. No. No. » mormorò mentre il tono di voce si faceva sempre più lamentoso e più alto.

« Va bene, tranquillo. Tranquillo, rimani così. » sussurrò.

Rimasero in silenzio. A Kei sembrò che passassero delle ore e rimase con tutto il tempo con gli occhi su Yabu, fermo nella solita posizione, sempre a fissare il vuoto.
Poi, lentamente si mosse e si tolse la coperta.

A Kei si mozzò il fiato, sentendosi raggelare il sangue nelle vene. Il corpo di Yabu era segnato da lividi e graffi e, sulle cosce, tracce di sperma e sangue secco.
Cercò di controllarsi come meglio poteva, sentiva gli occhi riempirsi di lacrime e non riuscì a fare altro che coprirsi il volto con le mani per fermarle.
Quando li riaprì, Yabu era nella stessa posizione.

« Kei... puoi abbracciarmi? » sussurrò piano mordendosi un'altra volta il labbro.

Il più piccolo annuì e lo raggiunse, stringendolo fra le sue braccia.

« Chi è stato a farti questo? » domandò in un mormorio.

Yabu tornò in silenzio, ma Kei era intenzionato a farsi dire la verità. Avrebbe aspettato l'intera giornata se necessario, ma non era pronto alla risposta di Yabu.

« Hikaru. » rispose Yabu « Io... te lo giuro, ci ho provato. Io non volevo Kei, non volevo, devi credermi. » commentò riprendendo a piangere, disperato, stringendogli le mani sulle spalle senza guardarlo in faccia « Devi credermi, devi credermi, devi credermi, io non volevo. »

« Tranquillo. » mormorò Kei cercando di sorridergli fra le lacrime « Tranquillo Ko. Io ti credo, lo so. » gli toccò piano i capelli, stringendolo ancora a sé « Ora però andiamo in bagno. Ti lavi, ti asciughi, e poi ti cambi. Mentre tu ti fai la doccia, io ti apro il letto in salotto. Va bene? »

Yabu annuì e lentamente si fece portare in bagno. Kei aspettò che l'acqua della doccia fosse abbastanza calda poi si voltò verso Yabu, fermo, nudo e tremante, coperto solo da un lenzuolo.

« L'acqua è pronta. » gli disse sorridendogli di nuovo.

« ...mi fai compagnia? » sussurrò Yabu guardandosi alle spalle.

Kei si morse un labbro. Stava male, troppo male. Sentiva il petto scoppiargli, le lacrime ammassarglisi contro gli occhi e un odio e una rabbia indescrivibile. Strinse teneramente la mano di Yabu.

« Se vuoi posso aiutare a lavarti. »

Di nuovo Yabu si limitò ad annuire.
La notte che li attendeva, era ancora molto lunga.

**

Erano passati più di sette mesi dal funerale di Yaotome Hikaru.
Yabu era rimasto in silenzio per tutta la veglia funebre e, tremando si era avvicinato alla tomba per posare dei fiori sul cadavere dell'uomo che lo aveva distrutto.
Rimase ad osservarlo per qualche secondo e poi se ne andò. Non era riuscito a piangere. I ricordi di quella notte era ancora impressi nella sua mente e ogni volta che chiudeva gli occhi sentiva le sue mani contro la propria pelle e il proprio corpo che veniva violentato.
Non era riuscito a ricordare perché fossero diventati amici, cosa li avesse legati per quasi dieci anni prima di quella tragedia.
Kei invece era stato bravo a fingere. Piangeva, consolando Yuya. Piangeva stringendosi ai compagni di gruppo.

Quella mattina, osservando Kei farsi la barba in bagno, era rimasto in piedi, senza dire nulla.
Sapeva che era stato Kei. Sapeva che Kei era andato a casa di Hikaru e, pieno della sua lucidità, aveva messo dei sonniferi dentro al suo cibo.
Lo sapeva anche se nessuno dei due ne aveva mai parlato, ma Yabu lo sapeva.

E Kei, il suo solito e amorevole Kei che non lo lasciava mai un attimo da solo, non sembrava minimamente scosso da quello che aveva fatto. Era lo stesso di sette mesi prima.
Lo stesso di cui si era innamorato, lo stesso con il quale avrebbe voluto passare il resto della sua vita.

Kei lo guardò e, ridacchiando, gli chiese cosa ci fosse che non andava. Yabu lo guardò, rimanendo in silenzio.
Non avrebbe chiesto. Non avrebbe fatto cenno a quel fatto. Forse, un giorno, quando sarebbe riuscito a risalire dal buco nero in cui si sentiva inghiottito, glielo avrebbe chiesto, oppure il segreto della morte di Hikaru sarebbe morto con loro.
Non era, comunque, quello il momento giusto.

Kei gli ripeté la domanda e gli sorrise, tornando con i piedi per terra. Si avvicinò a lui, ridacchiando, togliendogli la lametta di mano.

« Kei - chan, non sei bravo a farti la barba. Vieni, te la faccio io. » commentò.

Il più piccolo lo guardò e si alzò sulle punte, baciandolo. Gli fece cadere la lama a terra, abbracciandolo.

« Ti amo. » mormorò solo socchiudendo gli occhi.

« Ti amo anche io. E grazie. » si limitò a dire.

« Grazie per cosa? » sussurrò Kei senza guardarlo.

« Per tutto. Grazie. Ti amo. » ripeté.

Kei rimase in silenzio e lo abbracciò con più forza. Rimase in silenzio, l'uno stretto all'altro, l'uno la sopravvivenza dell'altro.

Fine

pairing: yabu x yaotome, challenge: cow-t2, pairing: yabu x inoo, fandom: hey!say!jump

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