[Like a Doll] Capitolo cinque: Even though now, I'm sending you away

Aug 02, 2011 12:58

TITOLO: Like a Doll
AUTORE: seleraf
GRUPPO: Arashi
PERSONAGGI: Masaki Aiba, Jun Matsumoto, Kazunari Ninomiya, Satoshi Ohno, Sakurai Sho, Hideaki Takizawa (breve apparizione).
COPPIE: Sho Sakurai/Masaki Aiba; Kazunari Ninomiya/Satoshi Ohno; Kazunari Ninomiya/Masaki Aiba {F-ship}; Jun Matsumoto/Sho Sakurai {F-ship; one-sided love}
RATING: dall'R all'NC-17 {causa argomenti}
GENERE:  Introspettivo. Romantico. Angst.
AVVERTIMENTI: Longfict. Slash. AU. Non per stomaci delicati (?).
RIASSUNTO: Masaki Aiba era diventato quello che era all’età di tredici anni quando era stato venduto dai suoi genitori adottivi a un uomo che gestiva un club d’indubbio genere; aveva cominciato a credere di essere soltanto una bambola, un oggetto che veniva usato e poi gettato via dai propri padroni, mascherandosi dietro un sorriso perenne che spesso confondeva gli altri facendo credere che fosse felice di tutto ciò.
NOTE: Basata sull’omonima doubledrabble scritta per la BDT [la trovate QUI].
Alcuni dei titoli dei capitoli che si susseguiranno, non saranno altro che titoli o frasi delle canzoni degli F.T Island così come il titolo della doubledrabble e di questa longfict.
DEDICATA A: ily_chan che ha subito (e sta subendo) ogni mia stupida paranoia.
DISCLAIMER:  Non sono miei: appartengono soltanto a se stessi. Tutto quello che è scritto è pura finzione per cui non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere e dell’orientamento sessuale di queste persone, né offenderle in alcun modo.


Capitolo quattro: Even it’s not necessary | Capitolo sei: Me, who’s been looking up to you all this time.

Capitolo cinque: Even though now, I'm sending you away
«Va bene Sho-kun» aveva sorriso, avvicinando le labbra al collo dell’altro, sfiorandolo delicato. Sho era rimasto immobile, bloccato dalle azioni dell’altro: non riusciva a capire se fosse imbarazzo quello che provava o senso di colpa: probabilmente era l’unico uomo che si sentiva in colpa ad andare a letto con una puttana, ma non poteva non pensare che lì dentro nessuno fosse realmente una puttana. Ogni singolo ragazzo che aveva visto servire ai tavoli, ogni sguardo leggero che incontrava mentre parlava con Jun… non trovava giusto che venissero chiamati puttane, non lo erano. Aiba Masaki, sopra tutti, per lui, era quello che meno rappresentava la parola in sé - o il lavoro in sé - nonostante tentasse disperatamente di comportarsi come tale in quel momento.
Lo aveva scostato da sé quando le mani dell’altro erano scese troppo in basso, sfiorando la sua virilità. Non doveva andare così, lui non voleva scoparselo.
Masaki lo aveva guardato un po’ confuso, prima di sorridere e lasciarsi scappare un «Oh» comprensivo; si era poi inginocchiato davanti a lui. «Preferisci questo Sho-kun?» aveva domandato, prima che l’altro lo aiutasse ad alzarsi di nuovo. Sho aveva aggiustato i propri vestiti e si era leccato appena le labbra secche. «Non ti dispiace se, invece di fare questo, parliamo un po’?»
Aiba aveva assunto un’espressione sorpresa e il suo sguardo si era andato a posare su una parte precisa del soffitto, sospirando poi. Aveva visto quella lucina rossa lampeggiare e non poteva fare a meno di continuare quello che aveva iniziato. Con un sorriso malizioso sul viso aveva approcciato l’altro. «Sho-kun, perché scappi così? Di solito chi viene qui non paga per parlare, sai?» aveva assunto un’espessione innocente, mordendosi un labbro. «Qui si paga solo per scopare ed è quello per cui hai pagato anche tu»
«Non ho pagato per questo» aveva risposto l’altro, aggiungendo mentalmente un “in realtà non ho pagato per niente”.
«Ma è quello per cui si suppone tu abbia pagato. Perché mi avresti seguito qui, sennò?» Masaki si era avvicinato di nuovo al letto e si era lasciato cadere di schiena su quello, facendo cigolare la rete.
«Perché volevo parlare con te» aveva risposto Sakurai, voltandosi a guardarlo. Aiba aveva riso, allungano le mani verso il soffitto come a volerlo afferrare. «Qui dentro non si parla» aveva ribattuto ancora. «Di cosa potremmo parlare poi? Del costo del petrolio che sale? Dello yen che cade a picco? Oh… forse le nuove tendenze in fatto di moda!» aveva ridacchiato ancora.
«Oppure di come sei finito qui» aveva sospirato l’altro, avvicinandosi al letto e sedendosi accanto al più giovane. «Come mai sei qui e non in qualche università o a fare un altro tipo di lavoro, Masaki?» gli aveva sussurrato all’orecchio e Aiba aveva sospirato, infastidito.
«Non credo sia qualcosa di così interessante Sho-kun» gli aveva mostrato un sorriso convinto e si era allungato a dargli un bacio sul mento. «Non renda il mio lavoro così difficile Sakurai-san» gli aveva mormorato sulle labbra. «Se non vuole fare sesso, può andarsene» lo aveva guardato dritto negli occhi e Sakurai aveva soltanto annuito.

«Quindi… dovrei andarmene» aveva detto, come se ci stesse pensando su.
«È quello che ho detto» aveva annuito Masaki, sorridendogli. Il più grande aveva sospirato ancora e si era alzato, conscio.
«Non credo sia il posto adatto a me» aveva affermato e l’altro aveva accennato un segno di consenso.
«Ma… vorrei davvero parlarti, Masaki» Aiba si era morso un labbro ed aveva scosso il capo, alzandosi.
«Non… è un posto adatto per parlare questo» aveva assicurato ancora una volta, lo sguardo insistente sulla lucina rossa che lampeggiava sul soffitto. «La ringrazio comunque per avermi scelto Sakurai-san» si era inchinato profondamente e Sho aveva fatto lo stesso.
«Potrò avere del tempo per parlare con te la prossima volta?» il corpo di Masaki aveva subito un sussulto e questi aveva piegato la testa da un lato.
«Solo se sarà disposto a fare sesso» gli aveva sorriso di sbieco e Sakurai si era lasciato scappare un suono di stupore. Solo se…
«Capisco» aveva affermato, mentre la mente si perdeva in brevi congetture.
«Ci vedremo un’altra volta allora» aveva insistito Aiba accompagnandolo alla porta.
«Alla prossima» aveva sospirato sconfitto Sakurai, mettendo un piede fuori dalla stanza; aveva guardato un’ultima volta il più piccolo e poi aveva sorriso piano. «È stato un piacere conoscerti»
Masaki si era inchinato ancora una volta e aveva assunto un’espressione sorpresa quando l’altro aveva sussurrato “A dopo”.
«Sakurai-sa…?» aveva tentato di chiamarlo quando ormai l’altro era troppo lontano per sentirlo. Aveva preso un profondo respiro quando una mano guantata di nero si era adagiata allo stipite della porta e un uomo gli aveva sorriso.

«… hai appena perso un cliente, Aiba-chan?» aveva domandato serio e Masaki aveva scosso il capo.
«Non l’ho proprio perso, è solo che…» aveva cominciato a dire, ma quando l’altro era avanzato nella stanza si era azzittito di colpo. «…Takizawa-san, davvero…»
«Ho visto tutto» aveva indicato con il capo la lucina rossa sul soffitto, infilando le mani nelle tasche e facendogli segno di chiudere la porta.
«Non è che io voglia…» aveva sorriso tranquillo e l’altro aveva sbuffato divertito.
«Nessuno vorrebbe» aveva dichiarato leccandosi le labbra. «Ma non può accadere altrimenti…»
Masaki aveva annuito debolmente e si era diretto verso il letto.
L’altro si era sfilato i guanti ed aveva sorriso. «Ora sì che si ragiona, Masaki-chan»
Il più giovane si era seduto sul bordo del materasso e poi aveva alzato lo sguardo verso l’altro quando lo aveva notato avvicinarsi. Takizawa gli aveva alzato il mento con due dita e gli aveva sorriso con fare rassicurante. «Non è così male come ti raccontano gli altri, ti ci abituerai»
Lui aveva annuito e si era lasciato cadere all’indietro sul materasso.
«Passerà in fretta» aveva assicurato l’altro, arrampicandosi sul letto e mettendosi su di lui.

Kazunari aveva sbuffato, uscendo dalla stanza non appena Satoshi se n’era andato.
Era avanzato preoccupato verso la stanza dove sapeva che Masaki e il tipo che avevano visto quella sera erano stati fino a poco prima.
«Chi diamine sono quei due? Non mi piacciono per niente. Sho… devo scoprire qualcosa di più su di loro» aveva annuito fermamente, lasciando che le braccia si incrociassero davanti al petto. «Potrei chiedere a…» si era bloccato di colpo quando vide uscire dalla camera in cui supponeva stesse Masaki un uomo che non era Sakurai.
Hideaki Takizawa era un uomo che Ninomiya non aveva mai sopportato: era un loro superiore lì dentro, lavorava da più tempo di loro, si dimostrava gentile, ma quello che faceva ogni volta che un cliente li rifiutava era… orrendo.
Aveva lanciato uno sguardo di odio all’uomo quando questi gli aveva sorriso tranquillo e gli aveva fatto l’occhiolino aggiustandosi un guanto nero.
«È da tanto che non ci si vede, Nino-chan» aveva asserito con tono gentile. «Ma credo sia normale visto che sembra quasi che Ohno-san ti abbia prenotato a vita»
Ninomiya aveva storto il naso. «Cosa volevi da Masaki?»
«Secondo te?» Takizawa aveva alzato le spalle con lo stesso sorriso solare sulle labbra.
Kazunari lo aveva guardato confuso e poi aveva spalancato gli occhi non appena aveva capito. «Qualcuno ha…» aveva provato a dire, ma una pacca sulla spalla da parte dell’altro lo aveva azzittito.
«Ci si rivede Nino-chan» lo aveva salutato così, prima di andarsene; Ninomiya aveva scosso il capo ed era corso in camera dall’amico.

Capitolo quattro: Even it’s not necessary | Capitolo sei: Me, who’s been looking up to you all this time.

x: slash, p: masaki aiba/sho sakurai, rp: masaki aiba, g: introspettivo, p: jun matsumoto/sho sakurai, r: nc-17, rp: sho sakurai, rp: satoshi ohno, p: kazunari ninomiya/satoshi ohno, +fan fiction, x: au, artist: arashi, g: romantico, rp: hideaki takizawa, rp: jun matsumoto, g: angst, rp: kazunari ninomiya, r: r, #long fict, x: non per stomaci delicati, p: kazunari ninomiya/masaki aiba

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