The Clown Boy

Jan 19, 2009 21:53

Titolo: The Clown Boy
Fandom: Placebo/Muse
Stato: Conclusa 10/10
Capitoli precedenti: 1 2 3 4 5 6 7 8 9
Raiting: NC-17
Genere: AU, introspettivo, Drammatico
Riassunto: Come la vita di un clown che drammaticamente sospesa tra lo scherno e la malinconia regala divertimento agli altri, così la mia regala sogni a chi se li può permettere.
Disclaimer: Non sono miei, che si appartengono a meno che non abbiano venduto l'anima al diavolo...e per Brian non ci metterei la mano sul fuoco, è un dato di fatto. Non fanno queste cose...e non le hanno fatte...spero XD, come al solito non mi pagano ç.ç +sta diventando povera+.
Note:  Questa storia mi ha rapita alla prima riga e non mi abbandonerà fino a che non avrò scritto l'ultima, è una favola triste che albera nel mio cuore e nel mio sangue, è una favola cattiva che distrugge i sogni di chi la vive.

Dedico tutta questa storia a nai, che mi è sempre vicina, mi sostiene, mi è amica e mi permette di essere lo stesso per lei.

Micah

Il lavoro che si fa qui al quartiere, quello che faccio io, non è un qualcosa che ti scegli, non è una cosa che ti succede e basta, non ti sceglie, nasce insieme al primo pompino che fai nei cessi di una stazione a un uomo in giacca e cravatta che ha visto un ragazzino solo, con gli occhi di chi non sa dove andare, ne dove tornare, e ha deciso che era il modo giusto per finire la sua giornata.
Chi comincia questo lavoro ha fame.
La fame ha volti sempre diversi, per chiunque la provi, c'è chi vuole solo un tetto e del cibo assicurato ogni giorno, chi ha bisogno di sentirsi amato fosse anche da delle bugie, chi non ha più speranze ma sogni ancora sì e vuole solo qualcuno in grado di prenderli con se, di cancellarli, qualcuno che riesca a fargli provare sazietà per la vita che ha ottenuto.

Brian aveva fame di sensazioni, di odori, di negazione, di coperte calde, di graffi rossi su pelle bianca, di carezze su cicatrici, Brian aveva fame di casa.

Il giorno che arrivò al quartiere lo notarono in molti, non sono in tanti quelli che approdano quì, vengono notati tutti, tenuti d'occhio, per rivalità, territorio, per ricordarsi di loro se un giorno ce l'avessero fatta ad andarsene a testa alta o andarsene e basta.
Brian era diverso, differente da tutti quelli che iniziavano il mestiere, lui non aveva paura, passeggiava per la strada vestito di pochi stracci eppure sembrava coperto abbastanza da potersi proteggere, andava incontro a uomini molto più grandi di lui come i bambini inseguono il trillare allegro che segna l'arrivo del carretto dei gelati, sapendo già quale sceglieranno.
Brian correva verso ognuno di loro lasciando che facessero di lui quello che volevano, senza protestare, senza chiedere di più, i suoi sguardi cambiavano a seconda di chi gli si presentava davanti, come un bravo attore interpreta un ruolo in base al pubblico al quale lo presenta.

Ha imparato presto a coprire lividi, cicatrici, sentimenti, con il trucco di cui disponeva, ha imparato che un pò di matita nera agli occhi poteva mascherare quello che vi si rispecchiava all'interno sotto il verde speranza che ne ricopriva le iridi; ha sempre pensato che quel colore non si addicesse a lui, che di speranze non ne aveva mai avute, ne cercate; io desideravo che invece quello stesso colore potesse regalargliene qualcuna.

Brian si era dimenticato così tante volte di struccarsi dopo l'entrata in scena, che non si ricordava più come si riusciva a toglierlo, quel nero che copriva i suoi occhi e la sua anima.

La prima volta che mi avvicinai davvero a lui, quella in cui decisi di pagarlo per avere da lui quello che già molti altri avevano ottenuto allo stesso prezzo, decisi che mi sarei ricordato dei suoi occhi, del suo profumo, del colore della sua pelle, decisi che avrei reso preziose per me tutte quelle cose che lui trattava senza dargli valore, solo la sua anima non la raggiunsi mai, quel compito, è spettato a qualcun'altro.

"E' da molto che fai questo lavoro?"

Matthew era un ragazzino a quel tempo, si aggirava spaventato per la strada guardando sempre prima a destra e poi a sinistra prima di attraversarne una, come un bravo bambino che ricorda gli insegnamenti della madre.
Era il tipo di cliente preferito di Brian, forse perchè gli ricordava un tempo, che per lui, non era mai arrivato, forse perchè gli piaceva l'idea di poter essere il primo e non l'ennesimo sollazzo nella sera di qualcuno di cui non gli importava nulla.
Non era mai stato solito accettare lo stesso vergine un'altra volta, lui sempre il primo, non lasciava mai che lo facessero diventare l'unico.
Invece Matt tornò molte notti, ogni volta armato dell'acqua baciata dal sole - lo stesso colore che si vedeva nei suoi occhi - per portare via, tratto per tratto, i segni della matita color notte impregnati sul volto di Brian.
Lui era l'unico che nel verde vedeva ancora la speranza, che nel Clown triste vedeva sorrisi, l'unico a cui Brian permise di renderlo l'unico e non più il primo di una lunga lista.

Quando lo vidi per la prima volta incontrare gli occhi di Brian, la sua bocca muoversi cercando di seguire il passo di quella dell'altro in una danza di parole crudeli mascherate da caramelle, seguirlo restando qualche passo indietro di proposito come per portargli rispetto e non timore, sapevo che sarebbe tornato, che si sarebbe ripresentato alla porta di Brian con tutta la forza che l'acqua presente in quegli occhi raccontava.

Matthew non si renderà mai conto di aver salvato Brian a ogni battito su quella porta, a ogni parola sulle labbra, a ogni sguardo, tocco, respiro.

Matthew non saprà mai che aveva il colore giusto per Brian, non saprà mai che Brian gli regalava un pezzo del suo verde ad ogni sì pronunciato, ad ogni porta aperta, ad ogni luna che ha lasciato osservasse sul suo corpo.

Matthew potrà solo continuare a camminare, ad attraversare strade guardando prima a destra e poi a sinistra, come il bravo bambino di sempre, aspettando il verde di un'altra persona, il colore della speranza che non abbandonerà mai, vacillerà, ma l'acqua è forte e saprà difendere i proprio sogni.

*****

La storia di Brian è iniziata quando ha aperto gli occhi tra le braccia di una madre che non ha potuto scegliersi, la sua vita è cominciata quando ha pronunciato la frase che l'avrebbe salvato, alla persona che aveva scelto.

"Buonasera piccola Alice, ci siamo persi nel paese delle meraviglie?"

Quella di Matthew è cominciata allo stesso modo, nello stesso istante, ora sta a lui continuare a viverla, lontano da qui, dal quartiere, portando con se solo il ricordo di Brian.

*****

Per le puttane non ci sono funerali, ci sono i fanculo di un cliente che ha perso il suo giocattolo preferito, una lacrima da chi ci ha lavorato insieme e non vuole finire allo stesso modo e il rimpianto per chi l'ha amata davvero ma non è riuscito a trovare il coraggio per insegnarle a fare altrettanto.

Clown Boy - Fine

Ringrazio in particolar modo:
Stregatta che è sempre presente ed è capace di provare sensazioni nuove ad ogni parola.
Lisachan per averla amata ed avermi incoraggiata a continuarla.
Nainai perchè è lei, perchè spero che questa storia possa piacerle e possa darle qualcosa.

placebo, muse, fangirl: erisa, placebo/muse

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