Ho letto per la prima volta Dacia Maraini che avevo 14 anni; un libro regalatomi da un'amica di penna il giorno in cui ci vedemmo finalmente di persona. Non ricordo che se ebbi mai il coraggio di dirle che La lunga vita di Marianna Ucria mi era sembrato di una noia mortale e che non ero neanche riuscita a finirlo. Proprio a causa di questo ricordo, non ho più dato un'altra possibilità a questa scrittrice fino ad adesso, per suggerimento della cara Beatrice.
E decisamente ho fatto bene a riprovarci perchè la scrittura della Maraini, almeno in queste memorie, pesante non lo è mai; intensa, magari non propriamente divertente...ma mai pesante.
E'un libro particolare questo suo La grande festa: il tema, non facile, è quello della morte; lo svolgimento alterna momenti dedicati ai propri morti, ai propri ricordi e considerazioni, ad altri dove si citano romanzi, testi filosofici o costumi di vari popoli al cospetto del lutto.
L'unica perplessità che ho avuto è legata al contenuto disorganizzato, frammentario e pieno di divagazioni: sembra che l'autrice non avesse in mente nessuna "struttura" entro cui collocare il narrato. Ma il racconto, quasi fosse una confessione orale (e proprio per questo senza precisi schemi) riesce a catturare costantemente l'attenzione, a emozionare come fosse una voce amica.