Because depravity hasn't a limit ; Chapter #05 - I see an angel

May 30, 2010 10:47

TITOLO: Because depravity hasn’t a limit
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: LongFiction. Au. Angst. Malinconica. Romantica. Fluff. DeathFic.
RATINGS: R.
DISCLAIMERS: Nessun Johnny mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Shigeaki Kato, Keiichiro Koyama { KoyaShige ; KoyAto } ; Shigeaki Kato, Tegoshi Yuya { TegoShige ; ShigeTego ; ShigeShi }; Ryo Nishikido, Yamashita Tomohisa { RyoPi } .
PROMPT: Scritta per l’anomeme storica: L'età della Pirateria nei Caraibi, l'unica cosa che chiedo è che Kei deve fare il pirata *_____*
RIASSUNTO: Shige è sempre Shige, e questo non cambierà neppure se torniamo indietro di millenni.
Cosa succede, però, se Keiichiro inizia ad arrabbiarsi, se Tegoshi è più pazzo del solito, se Ryo vuole una vendetta, se Yamapi è una tenera scimmiotta… e se Massu non fa altro che comparire qua e là senza un vero scopo?
Bhè… questo è ciò che succede nell’era dei Pirati.
Siete pronte a salire a bordo del corsaro?
NOTE: Non so se questa enorme fanfiction potrà rendere giustizia al tuo prompt, ma spero ti piaccia, e perdonami se ho… come dire, divagato un po’.
THANKS: Alla persona, che adoro, che ha richiesto una fanfiction del genere, che sì, ho amato davvero scrivere.
A mauve_amethyst, perchè l'ha betata.
PAROLE: Per questo capitolo: 2024, con il conteggio di word. 
CAPITOLI PRECEDENTI: Prologue #01 - When pirates become heroes ; Prologue #02 - I have to kill you ;  Prologue #03 - I hate everything about you ; Chapter #01 - As our guest ; Chapter #02 - I drive you mad ; Chapter #03 - Why I am a lure?; Chapter #04 - Angel or Demon?

Chapter #05 - I see an angel

Non badò molto alle sue condizioni prima di rimettersi apposto ed uscire per riprendere il controllo della nave sotto lo sguardo severo di Koyama, ma quest'ultimo invece proprio non ce la fece a fare finta di nulla.
Si apprestò ad andare in cabina e quando vide Shige svenuto e le macchie di sangue che adornavano la sua pelle bianca non poté che affrettarsi ad appoggiarsi alla porta per evitare di cadere per terra.
Ansimò furiosamente prima di andare vicino a lui e controllare le sue condizioni trovandole pessime.
Fu così che passò la serata: medicando il prigioniero, mormorandogli che sarebbe andato tutto bene.
Iniziava a provare un certo legame con quel ragazzo e non solo perché gli aveva salvato la vita.
Vedere i suoi occhi chiusi, il suo corpo disteso e fin troppo magro, il suo torace pallido, il sedere sodo...
Non sapeva bene neppure lui cosa gli stesse accadendo: pensava fosse solo attrazione fisica come gli era già capitata.
Insomma, vivere senza ragazze per un tempo molto lungo provocava certi pensieri nella mente di un ragazzo, soprattutto alla sua età il cui unico desiderio era fare sesso.
Di certo però non si sarebbe mai comportato come l'amico: non sarebbe mai riuscito a farlo con qualcuno che non era consenziente.
Gli sarebbe sembrato non solo di sporcarlo, ma anche di sporcare sé stesso.
Quando vide che Shige stava per aprire gli occhi emise un piccolo sospiro di sollievo.
Era ormai l'alba e Keiichiro si stava realmente preoccupando visto che l'altro aveva passato tutta la notte da incosciente.
Shige sbatté più volte gli occhi cercando di mettere a fuoco davanti a sé.
"Ko... Koyama?" mormorò con un filo di voce.
Di nuovo, in un primo momento, gli era parso un angelo.
Keiichiro annuì prima di applicargli, nuovamente, un panno bagnato sopra la fronte.
"Va tutto bene, ok? Presto starai meglio, ti serve solo un po’ di riposo" e mentre gli appoggiava una mano sulla spalla per rimetterlo disteso a letto, Keiichiro non poté evitare di sentire quella scarica elettrica che gli aveva colpito i polpastrelli delle dita.
Si ritirò bruscamente, fingendo di sistemare il secchiello d'acqua appoggiava accanto alla sua sedia.
Shige non sembrava essersi accorto di nulla nel frattempo.
"Perché fai tutto questo per me? Mi hai persino salvato la vita rischiando la tua" Keiichiro ascoltò la domanda, ed avrebbe anche voluto rispondergli, ma in quel momento proprio non ce la faceva perché stava, finalmente, capendo che non era solo per l'onore della pirateria che aveva fatto tutto ciò, c'era qualcosa d'altro, ma era un qualcosa di indefinito che non riusciva a prendere forma e a cui lui non riusciva a dare un nome.
"Perché noi pirati siamo fatti così" disse dopo qualche minuto di riflessione mordicchiandosi un labbro.
Odiava mentire: era una cosa che gli aveva sempre fatto schifo, ma quello tutto sommato non era mentire.
Aveva solo omesso quel sentimento a cui neppure lui riusciva a dare un nome, per cui... non era come mentire, o almeno così la pensava lui.
Chiaramente solo per mettere a posto la sua coscienza che se no avrebbe continuato a suonare ricordandogli che stava mentendo, e che non si faceva.
"Non tutti voi siete fatti così..." e Koyama a quelle parole non poté evitare di pensare a Tegoshi e a ciò che aveva appena fatto.
Sicuramente Shige stava alludendo a lui, a chi altri se no?
"Tegoshi... era chiaramente fuori di sé, di solito non si comporta in questo modo. Sicuramente quando capirà ciò che ha fatto verrà a chiederti scusa" ma Keiichiro sapeva che non era vero.
Tegoshi era fin troppo orgoglioso per abbassarsi a chiedere scusa a qualcuno e quella non era la prima volta che si comportava in quel modo con qualcuno.
Quando proprio non ce la faceva più e doveva sfogarsi... commetteva quegli stupidi atti di egoismo pensando solo al suo piacere.
Keiichiro lo sapeva fin troppo bene, eppure ogni volta era riuscito a scusare l'amico perché sapeva che non era in sé quando compieva certe azioni.
A ragione di ciò, Tegoshi sembrava dimenticare tutto una volta finito l'amplesso, come se fosse un'altra persona quella che compieva certi gesti.
Come se soffrisse di doppia personalità e Keiichiro non aveva mai avuto il cuore di raccontargli certi episodi.
Preferiva saperlo felice, e lui un po’ dolorante, che il contrario.
"Non mi riferivo solamente a Tegoshi Yuya... mi sembra di averti già detto cosa penso di voi" le parole di Shigeaki ebbero la forza di riscuoterlo dai suoi pensieri e si ritrovò a fissarlo, perdendosi nei suoi occhi color carbone.
Ecco che tornava quel tarlo che gli rodeva la mente già da un po’ di tempo a questa parte: perché Shigeaki aveva una così terribile considerazione dei pirati?
Certo, non venivano descritti come dei teneri angioletti, ma da lì a dire che facevano marcire tutto ciò che toccavano ne passava di acqua sotto i ponti.
"Cosa intendi dire?" gli chiese, curioso, dannatamente curioso di sapere cosa fosse successo a quel ragazzo per fargli pensare determinate cose.
"Sono considerazioni che derivano dalle mie esperienze passate" Keiichiro lo guardò assottigliando lo sguardo.
Era come se l'altro stesse facendo, di proposito, l'intelligente per far in modo che la conversazione si chiudesse lì solo perché lui non riusciva più a seguirlo.
"Parla come mangi. Non c'è bisogno che mostri la tua intelligenza a me, non la capirei comunque, no?" chiese, sprezzante, anche se un po’ imbarazzato.
Avrebbe tanto voluto anche lui poter essere migliore nella conoscenza, ma non ne aveva avuto la possibilità e comunque, in quel periodo, l'intelligenza che aveva Shige era nulla di fronte all'astuzia che aveva invece Tegoshi.
"Sto dicendo che nella mia vita sono successe determinate... insomma, sono successe delle cose che mi hanno fatto pensare questo" odiava dover parlare in modo semplice e rozzo, gli sembrava di mettersi allo stesso livello di quei volgari pirati che non sapevano assolutamente niente della vita.
Shige pensava che essi si considerassero dei grandi uomini, alcuni addirittura degli eroi, ma non sapeva quanto sbagliassero.
I veri eroi erano i suoi genitori che avevano dato la vita per lui e la sua istruzione, per far avverare il suo sogno, e lui aveva il dovere di ripagarli in qualunque modo fosse possibile.
"E cosa è successo?" domandò Keiichiro sporgendosi verso di lui, come se l'altro avesse bisogno di lui vicino per raccontare determinate cose.
Shige fece un sorriso macabro, come quello che è possibile trovare sulle bambole di porcellana che tanto spaventano i bambini con le loro espressioni funeree.
"Non sono affari tuoi" a quelle parole Keiichiro quasi cadde dalla sedia: si stava aspettando chissà cosa, il rivelamento del secolo... e Shige non poteva assolutamente comportarsi in quel modo e rinchiudersi in un silenzio ostinato.
No, non ne aveva il diritto... era pur sempre un loro prigioniero, no?
Ma da un certo punto di vista capiva perché l'altro non volesse parlare di certi episodi: anche lui non avrebbe mai voluto raccontare ciò che era successo quel dannato giorno di ormai molti anni prima.
La morte dei loro genitori che sognava ancora di notte e che tormentava i suoi sonni.
No, non avrebbe mai voluto rivivere tutto di nuovo solo per poterlo spiegare a qualcuno.
E forse fu anche per questo che Keiichiro riuscì a trattenersi dall'obbligarlo a parlare, e sembrava anche che Shigeaki gliene fosse grato.
"Quando vorrai parlarmene..." lasciò la frase in sospeso volutamente, per non farlo sentire obbligato a parlargliene.
"E invece tu, come sei finito a diventare un pirata? Non mi sembri propriamente il tipo" la voce di Shige era flebile e Keiichiro si ritrovò ad osservare i suoi lineamenti ritrovandosi a pensare che erano davvero piacevoli da guardare.
Sorrise mentre, come per istinto, allungava una mano ad accarezzargli il volto.
Se ne rese conto quando ormai la mano era già a mezz'aria pronta a calarsi sul volto di Shige che aveva chiuso gli occhi, forse per la debolezza.
Si affrettò a toglierla, perché mai avrebbe voluto che il prigioniero capisse i sentimenti che stavano turbando il suo cuore.
"Io e Tegoshi eravamo bambini. Il nostro battello affondò a causa della battaglia scaturita tra un vascello pirata ed una nave della marina. Siamo gli unici sopravvissuti grazie ai pirati. Loro ci hanno salvato rischiando la loro vita e si sono presi cura di noi fin da subito, nonostante la battaglia imperversasse. Ci hanno trattato come ospiti e non come prigionieri, ed al primo porto disponibile su cui hanno attraccato ci hanno detto che potevamo andarcene, ma anche rimanere e che la scelta era solamente nostra. Si erano affezionati a noi, come noi di loro e... abbiamo deciso di rimanere. Alla morte del capitano il posto è succeduto a Tegoshi che, come avrai visto, è amato da tutti qua sopra" Shigeaki aveva aperto gli occhi a quella storia, come se non credesse alle parole dell'altro, eppure la sua voce calma, e triste gli aveva fatto capire che quella era realtà e non mera immaginazione.
Keiichiro nel frattempo si domandava come dannazione fosse possibile che avesse parlato, esponendo la sua storia quando fino a qualche momento prima pensava che non l'avrebbe mai rivelata a nessuno, proprio per non riviverla.
Perché?
Forse perché voleva far comprendere a Shige come fossero realmente i pirati?
Ma a che scopo?
Quello era solo un prigioniero, una persona come tante, perché si preoccupava così tanto di lui?
Gli aveva addirittura salvato la vita dopo che lui gli aveva urlato contro certe cose, provocandogli un attacco di panico.
No, non capiva Keiichiro come fosse possibile il suo attaccamento per quel ragazzo che, a conti fatti, non doveva essere nient'altro che uno sconosciuto ai suoi occhi.
"Oh... credo che voi abbiate beccato gli unici pirati buoni della storia" replicò Shige mordicchiandosi un labbro, come se non volesse credere che i pirati fossero davvero come erano stati descritti dall'altro.
Koyama lo guardò trovando irresistibile quelle labbra.
Le guardò e riguardò a lungo, ingoiando a vuoto, trovandosi a desiderare che quei piccoli denti mordicchiassero il suo collo e non quelle labbra succose.
Scosse la testa, impallidendo, terrorizzato dai suoi stessi pensieri.
Era solo mera attrazione fisica e solo perché era da molto, molto tempo che non si concedeva un piccolo sfogo.
Sì, era sicuramente solo per quello che trovava irresistibilmente attraente quel ragazzo... solo per quello.
Lui poi non era omosessuale, figuriamoci!
La sua omosessualità era solamente dovuta al fatto che ci fossero poche donne disponibili: era un'omosessualità costretta, non vi era nessun dubbio.
"No, non credo" scosse la testa prima di alzarsi ad accendere una candela per rischiarare la stanza in cui vi era solo un piccolo spiraglio di luce, ma a quel gesto Shigeaki lo guardò terrorizzato ritraendosi più vicino alla testata del letto, stringendo spasmodicamente a sé le lenzuola.
Sicuramente credeva che si sarebbe comportato come Tegoshi seviziandolo finché non si fosse ritenuto soddisfatto, ma lui non era affatto così.
"Ehi... non ti farò del male, stai tranquillo" gli sussurrò quando si fu avvicinato a lui.
Shige che fino a quel momento aveva chiuso gli occhi li riaprì sentendosi un poco confortato, riuscendo a rilassarsi quel tanto che bastava per lasciare andare le lenzuola.
"Scusa se mi sono spaventato" mormorò a mezza voce e Keiichiro sentì il cuore stringersi in una morsa inusuale, mai provata prima.
"Hai bisogno di riposare, dormi pure..." Shigeaki lo guardò stranito: perché lo stava trattando in quel modo?
Perché non gli diceva che, ora che si era ripreso, poteva finalmente portare a termine il suo compito da prigioniero?
Anche se aveva saputo il motivo che lo aveva portato a diventare un pirata, Shige non riusciva a credere che un ragazzo così gentile potesse sopportare una vita simile.
Gli sarebbe piaciuto fargli vedere le bellezze del mondo, quelle che non sono celate dietro a bugie e menzogne, ma quelle reali.
Non poteva però.
A che pro fare una cosa simile?
Lui era un'intellettuale, l'altro un pirata ed anche se non si fossero trovati in quella situazione, Shigeaki dubita altamente che si sarebbero mai rivolti la parola.
Figuriamoci diventare amici ed andare in giro a braccetto.
Smorzò un falso sorriso mentre Keiichiro usciva dalla stanza lasciandolo solo, con i suoi pensieri.

Gli avvertimenti posti nelle tag sono quelli relativi solo a questo capitolo.
Il Genere fa invece riferimento alla storia in totale.

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