In Silence and Tears

Nov 13, 2011 08:16



TITOLO: In Silence and Tears.
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: LongFiction. Au. Angst. Romantica. Introspettiva. Presenza di scene violente. Amore morboso (Limerence).
RATINGS: NC17.
DISCLAIMERS: Nessun personaggio mi appartiene, purtroppo.
PAIRING:Choi Minho, Lee Jinki { MinEw } ; Kim Kibum, Kim Jonghyun { JjongKey } ; Lee Jinki, Kim Kibum { OnKey } ; Choi Minho, Lee Taemin ( 2Min ) ; Kim Jonghyun, OC {JjongOC} .
RIASSUNTO: Questa fanfiction si presenterà in tre diverse parti. Il primo prologo tratta esclusivamente del rapporto di pura amicizia tra Jonghyun e Minho. Il primo si innamorerà di Junsu, un ragazzo che pare un angelo, ma che racchiude dentro di sé un terribile segreto.
Minho d'altro canto, ha una relazione con una persona speciale, l'unico che riesce a renderlo felice, Lee Taemin, ma ogni storia bella è destinata a finire.
Il secondo prologo tratta dell'amore tra Kibum e Jinki, tratta delle loro vite, dei loro passati fatti di gioia, ma anche di molto dolore. Qui vi sono le parti forse più esplicite in materia di violenza.
Vi è poi l'inizio della nostra storia, una storia complicata e per niente facile da raccontare, fatta di tradimenti, di sangue e di lacrime. Preparatevi a scoprire che il filo rosso del destino non risparmia mai nessuno e quando vi accorgete di esso è già troppo tardi: lui vi ha ormai legato per sempre alla vostra anima gemella. Che voi lo vogliate oppure no.
NOTE: Questa fanfiction, di nuovo, tratta di un tema delicato. C'è un po' di violenza. Non leggetela se non siete preparati.
THANKS: A
yuya_lovah che mi ha incoraggiata (e mi sta incoraggiando) durante la scrittura. A
yuya_lovah, perchè l'ha betata.
PAROLE: Per questo capitolo: 2211, con il conteggio di word.
CAPITOLI PRECEDENTI: Prologue #01 : #01 ; #02 ; #03 ; #04 ; #05 ; #06 - Prologue #02 : #01 ; #02 ; #03

Proloque #02 - Chapter #04 : My life stinks. Hey, let's look into each other's eyes and say "I wish I were you" at exactly the same time - maybe we'll pull a Freaky Friday

"Kibum… stai mangiando poco in questi giorni. Come mai? Non ti senti bene? Vuoi che passiamo da un medico per fare una visita generale di modo da stare sicuri che non ci sia niente che non va?"
Jinki si preoccupava sempre troppo per lui, cosa che rendeva il più piccolo sia molto orgoglioso che molto infastidito. Possibile che l'altro non si rendesse conto di quanto stava ingrassando?! Ah… l'amore faceva proprio brutti scherzi alla vista. Kibum non faceva altro che pensare a queste cose, senza accorgersi di quanto male si stava procurando, tutto da solo per giunta!
"Mi sto solo tenendo leggero! Domenica c'è il saggio, ricordi? Pensa che disgrazia se non riuscissi ad entrare nei vestiti cuciti apposta per me solamente perché sono ingrassato!"
Per Jinki quelle parole erano prive di senso: Kibum era così magro che anche se fosse aumentato di qualche chilo non gli avrebbe sicuramente fatto male, anzi! Più che una disgrazia sarebbe stato un vero e proprio miracolo!
"Secondo me saresti perfetto comunque. Sei stupendo! Nessuno dei tuoi compagni di corso potrebbe mai reggere il confronto con te!"
Kibum annuì, felice di quelle parole, ma poi si fece improvvisamente guardingo mentre lo osservava come a volergli scivolare dentro, curioso di mettere mano sui suoi più profondi pensieri.
"Hmm. Stavolta verrai a vedermi? E' uno spettacolo importante questo! Non solo sono il protagonista, ma ballo completamente solo sul palco per un quarto d'ora circa, capisci?! Alla fine sarà ovvio che tutti gli applausi saranno solamente per me, per la mia bravura!"
Jinki lo guardò capendo perfettamente coma mai gli brillavano gli occhi in quel modo: era un'ottima opportunità per lui. Si sentiva triste perché non avrebbe potuto esserci e come sempre Kibum avrebbe dato la colpa ai suoi studi, ma non era così. Lui non sapeva tutta la verità.
Lui lo guardava da lontano, comprava i gadget che vendevano a prezzo d’oro, tornava a casa, nascondeva il tutto nella sua cassetta segreta e poi faceva finta di niente.
Non poteva dirgli la verità perché Kibum non avrebbe mai capito, ma sentire quegli sguardi su di sé non era per niente facile. Il bello era che poteva ricordarsi tutto alla perfezione, proprio come se fosse stato ancora lì.

“Guarda quanto è bello! Pensa che è fidanzato con uno sfigato che va in giro con i maglioni della nonna. Riesci a crederci?! Quanto ben di Dio sprecato. E’ come regalare delle perle a dei porci”
Jinki aveva sentito distintamente quella parole: dopotutto si trovava proprio di fianco alla ragazza esaltata che le aveva pronunciate.
La sua amica aveva ridacchiato coprendosi la bocca con la mano evidentemente divertita dalle sue parole. Jinki non ce l’aveva fatta a trattenersi: era chiaro che stavano parlando di lui, no? Ok, sapeva benissimo che Kibum era perfetto sotto ogni punto di vista, ma lì si stava esagerando, giusto?
“Cosa intendete dire? Parlate di Kim Kibum, vero?”
La ragazza che aveva parlato si era voltata velocemente verso di lui squadrandolo da capo a piedi e dalle sue successive parole fu chiaro che non aveva peli sulla lingua.
“Sì! Stavamo parlando di lui… come spiegarti, il suo ragazzo è esattamente come te, si presenta, insomma, come uno sfigato. O così si dice in giro. Indossa pantaloni di tela che non andavano di moda neppure quando mio nonno aveva la nostra età. In più porta perennemente dei maglioni dai colori schifosi proprio come il tuo. Secondo me non sono altro che i regali di Natale di sua nonna!”
Avevano riso entrambe dell’espressione scioccata apparsa sulla faccia di Jinki ed avevano goduto un mondo nell’aggiungere “Non mi sorprende che lo prendano continuamente in giro. Certo, questo non fa di te lo sfigato più fortunato del mondo. Non potrai mai essere il ragazzo di Kibum-oppa se ci stai pensando. E’ chiaro che l’ha accalappiato mostrandogli tanti soldi. Non posso credere che Kibum strisci così in basso per niente.”
Jinki si era alzato correndo via da quel posto.
Le rose rosa che aveva con sé erano cadute per terra nella fretta di allontanarsi da lì: Kibum non aveva mai saputo che il suo ragazzo era andato là per complimentarsi con lui e che poi era stato costretto a correre via con la coda tra le gambe.
Il più piccolo era tornato a casa trovando Jinki con la testa sui libri ed era scattato, gonfiando le guance rosse per l’imbarazzo.
“Non sei venuto! C’erano tutti… Nicole e tutti i miei amici ma tu non c’eri. La persona più importante non è venuta. Era il mio primo saggio e sapevi benissimo quanto ci tenevo che tu fossi lì a darmi coraggio!”
Jinki non aveva potuto dirgli la verità! Se fossi rimasto ti avrebbero preso in giro perché stai con me quando ti meriteresti di meglio. Perciò era rimasto in silenzio facendo infuriare ancora di più il compagno.
Quella sera era stata la prima volta in cui Kibum era uscito, sparendo nella notte senza dirgli dove andasse, o quando sarebbe tornato a casa.
Jinki si era sentito male. Si era punito per aver litigato con il più piccolo nonostante l’amasse più della sua stessa vita. Si era calmato unicamente quando aveva sentito la porta di casa aprirsi ed un Kibum completamente ubriaco, aggrappato a Nicole, apparire sulla soglia.

Guardando gli occhi ricolmi di speranza di Kibum, sapeva bene che sarebbe successo tutto un’altra volta. Ormai quello era il suo quarto saggio ed ogni volta (visto che Kibum non poteva sapere che Jinki vi andava di nascosto), il più piccolo non tornava a casa preferendo rimanere a dormire da Nicole, troppo arrabbiato anche solo per poter guardare Jinki negli occhi.
“Non verrai, vero?”
Jinki avrebbe preferito morire in quel preciso istante, prima di poter notare gli occhi dell’altro riempirsi di lacrime mal celate e la sua voce farsi ancora più turbata.
“Non importa. Non devi darmi nessuna spiegazione, tanto lo sapevo che non avresti avuto tempo per me. La danza non è altro che un inutile passatempo, no?”
Jinki l’aveva osservato alzarsi per poter sfuggire dal discorso e non l’aveva fermato: sapeva bene che il più piccolo stava andando a piangere in bagno e non c’era niente che lui potesse fare per farlo star meglio.

Quel pomeriggio Kibum se ne era andato senza degnare l’altro di uno sguardo. Aveva percorso velocemente la strada che lo separava dal teatro. Sbuffava per diversi motivi: Jinki non solo non sarebbe andato al saggio, ma non gli aveva neppure proposto di dargli un passaggio. Jinki si supponeva dover essere il suo ragazzo, ma a volte si comportava come se fosse stato un completo estraneo e questo gli faceva molto male.
“Kibum… neppure oggi verrà, vero?”
Nicole, la sua migliore amica, sapeva leggerlo dentro come nessun altro, capendo fin da subito cosa c’era che non andava. Non le serviva parlare con lui, le bastava osservarlo fisso fisso nei suoi occhi per sapere tutto, anche i suoi segreti più nascosti.
“Non ti si può nascondere niente, eh?”
La ragazza aveva scrollato le spalle, ravviandosi con la mano sinistra i lunghi capelli rossi (se li era tinti di quel colore proprio sotto consiglio di Kibum).
“No, non è questo. Hai un muso lungo che va da qui fino alla porta di ingresso. E’ lo stesso broncio che hai messo anche durante i precedenti musical. Tutti sanno perché se così triste, non solo io.”
Kibum aveva annuito guardandola solo una volta, ma fu abbastanza perché la ragazza capì subito che era ora di cambiare argomento. Non per niente era la sua migliore amica, no?
“Sei dimagrito ancora… Guarda che se continui così potresti diventare anoressico. Tutto pelle ed ossa. Devi stare attento Kibum-ssi”
Kibum la guardò con l’espressione di un pagliaccio triste. Un clown con un sorriso dipinto sul volto, ma con le labbra all’ingiù, come se fosse disperato. O si stesse divertendo in un modo tutto suo.
Nicole non poteva sapere che l’amico era anoressico già da un po'. Kibum cercava in continuazione di mangiare sempre meno. A volte decideva di digiunare del tutto, ma solo quando non aveva le prove di ballo. Aveva compreso velocemente e a sue spese che se non mangiava non era in grado di ballare: l’unica volta che ci aveva provato era rovinato a terra, adducendo il suo mal di testa alla semplice stanchezza.
“Non preoccuparti per me. Pensa a te stessa, piuttosto! Sbaglio o sei ingrassata ancora?! Si nota subito sai? Hai la pancia simile a quella di un’ ubriacona.”
Nicole era arrossita, accarezzandosi la pancia con dita tremanti: davvero aveva preso peso o era solo un modo di Kibum per cambiare argomento?
“N-non sono ingrassata! Non può essere! Sono sempre stata attenta a tutto quello che mangio!”
Kibum ridacchiò divertito. Ecco un altro motivo per il quale Nicole era la sua migliore amica: era uno spasso prenderla in giro. Il bello era che lei ci cascava sempre.
Grazie a lei si sentiva un po’ meglio.

Jinki, che nel frattempo era rimasto a casa, si stava punendo per aver reso triste Kibum. Si era messo a piedi scalzi sul letto e si auto-procurava tagli sotto la punta del piede destro.
Ovviamente stava molto attento a come infilare gli aghi nella pelle nuda e fragile. (La punta del piede difatti è la parte più sensibile del nostro corpo e va incontro molto facilmente alle infezioni.)
Mugugnò frustato quando si rese conto che sul piede sinistro si stava formando una preoccupante bolla di colore giallognola. Prese una forbice dal cassetto e si mise ad inciderla, tagliandola finché non riuscì ad estrarla completamente.
A quel punto si premurò di immergere l’intero piede nell’acqua gelida lasciandolo lì diversi minuti, osservando fisso il sangue che sgorgava andare a disperdersi nel liquido trasparente.
Dopo che il sangue si fu fermato (ci volle qualche minuto) si bendò la pianta del piede stretta stretta sorridendo soddisfatto del suo operato.
In ogni caso non era abbastanza per riuscire a sentirsi a posto con la sua coscienza, così decise di fissare un elastico proprio sopra la ferita, di modo che continuasse a ricordargli cosa meritava per aver colpito l’angelo più puro del creato, il suo dolce Kibum.

Certo, non tutti erano d’accordo sulla sua descrizione: per alcuni Kim Kibum non era altro che un infimo diavolo tentatore.
“Ti sei fidanzato? Jinki-ssi?! Spero almeno che tu sia il maschio della coppia o le tue punizioni raddoppieranno. Lo sai, vero?”
Il padre di Jinki non aveva preso bene la notizia del suo fidanzamento, ma si era riscosso ben presto dallo shock. Aveva persino invitato Kibum a cena dandogli il benvenuto nella loro famiglia.
Jinki aveva persino ottenuto che il padre non mettesse a conoscenza Kibum delle sue punizioni. Non che se ne vergognasse, semplicemente credeva che per l’altro fosse troppo presto. Kibum proveniva da un famiglia atea e perciò, prima di arrivare alla parte sulle punizioni doveva intraprendere il suo personale cammino verso la fede.
Era anche per questo che poi gli aveva mentito sull’utilità degli aghi.
Nonostante tutto a Kibum non erano piaciuti i signori Lee. Erano davvero troppo strani per lui.
“Si deve dire la preghiera prima di mangiare Kibum-ssi. Ripetila dopo di noi, avanti. Sia lode al Signore per il pane che stiamo consumando e per l’acqua che ci ha benevolmente concesso di bere. Siamo grati a lui per averci dissetato e saziato anche oggi. Amen.”
Kibum sapeva bene che era una loro usanza: Jinki pregava persino in mensa, santo cielo! Con tutti che lo guardavano interdetti!
Però nessuno lo aveva mai costretto a prendere parte ad un qualcosa che considerava vagamente assurdo e completamente privo di senso. Si era trattenuto dal mettersi a ridere solo per amore del suo ragazzo.
“La tua famiglia è troppo…”
Quando erano usciti da lì era stato tentato di dire al più grande quanto si fosse trovato male e quanto desiderasse poter non rincontrarli mai più, ma gli occhi ricolmi di speranza dell’altro lo avevano bloccato sul suo posto.
“… Affascinante”
Jinki aveva sorriso in un modo tutto suo: era incredibile quanto potesse risplendere il suo volto in quel modo - e Kibum aveva sentito di aver fatto la cosa più giusta.
Jinki era così assorbito dall’amore per i suoi genitori ed in particolar modo dal padre - (aveva visto come lo guardava ipnotizzato ogni volta che l’uomo prendeva la parola) che non avrebbe mai potuto comprendere quanto, ad un occhio esterno, potesse sembrare ridicola la cosa.

Quella sera comunque Kibum non era tornato a casa. Nicole aveva mandato un messaggio a Jinki, come di consuetudine ormai, dicendogli che il più piccolo sarebbe rimasto a dormire a casa sua e che ci avrebbe pensato lei a prendersene cura.
Jinki non era stato felice nonostante sapesse che sarebbe andata così. Guardò il pupazzetto con le sembianze di Kibum che aveva appena acquistato dal suo fan club e poi si mise sul divano prendendo ad osservare il video che aveva girato.
Kibum poteva pensare che per lui non significasse nulla, ma Jinki non si sarebbe mai perso un saggio del suo piccolo angelo.
Rimase così praticamente tutta la notte, il dolore al piede che non lo lasciava mai solo. Ad un certo punto di addormentò sognando di essere una persona migliore.

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