TITOLO: Shadow of the day.
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: TripleDrabble. Au. Romantica. Fluff.
RATINGS: Pg13.
DISCLAIMERS: Nessun personaggio mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Tanaka Koki, Ueda Tatsuya { KokiDa }.
PROMPT: Scritta per l’anomeme sulle fiction scolastiche: Koki veste eccentrico, a volte è strafottente e ha un'insana passione per piercing e tatuaggi. Ma soprattutto, nonostante il suo cazzeggio perenne, è il ragazzo più acuto della classe. Un giorno trasferiscono un nuovo ragazzo, Ueda, a prima vista altezzoso, distaccato e antipatico. Ma tutto questo irrita e intriga Koki, che non vede l'ora di conoscere meglio mister con-la-puzza-sotto-il-naso.
RIASSUNTO: POV di Koki, Ueda, narratore esterno: Si incontrano per la prima volta ed è un gioco di sguardi pericoloso che intercorre tra di loro.
THANKS: A
yuya_lovah che l'ha letta in anteprima, come sempre.
A
mauve_amethyst, perchè l'ha betata.
PAROLE: 300, con il conteggio di word.
Shadow of the day
E’ stato dal primo momento che l’ho visto che ha iniziato a infastidirmi, dalla sua voce, al suo comportamento, tutto in lui mi faceva fremere di rabbia.
La sua aria snob, il suo atteggiamento superiore a quello di chiunque altro mi mettevano i brividi: perché io, io che ero sempre stato il migliore, per la prima volta nella mia vita mi sono sentito messo da parte per colpa sua.
Lui, con quegli occhi dolci, con quello sguardo, con quel corpo che sembrava urlare: "Guardatemi".
E io l’ho guardato, proprio come lui chiedeva e l’ho visto, il suo cuore: era bello.
Quel ragazzo aveva iniziato ad osservarmi appena avevo messo piede nell’aula: era il più bravo della classe nonostante fosse eccentrico ed arrogante.
Ad un primo sguardo era il tipico ragazzo che avrei allontanato, ma poi mi sono reso conto che dietro a quell’aria da duro c’era qualcosa d’altro.
Un cuore che pulsava di emozioni, che voleva trasmettere qualcosa anche se a volte non riusciva a farlo.
I suoi vestiti erano orribili e di certo su quello non aveva buon gusto, ma avevo capito subito che gli piacevo.
E su quello non avevo per niente da dissentire, anzi, ne ero felice.
Sarà stato per uno sguardo, o per le parole che si erano rivolti in quei giorni: mai troppo dirette, sempre molto velate, ma i due si erano ritrovati insieme.
Un po’ per caso, un po’ per colpa di quel destino che ci metteva sempre una mano, si erano baciati e fu quella la loro condanna.
Gli era piaciuto, fin troppo, tanto da non poterne più fare a meno, ma non si amavano, perché non lo avrebbe mai ammesso.
Troppo orgogliosi per poter lasciarsi trasportare dai propri sentimenti e troppo arroganti per ammettere di aver perso la testa l’uno per l’altro.