Titolo: The Long Way Home
Titolo del Capitolo: XI. The Last Hope
Fandom: The Hobbit
Personaggi: Bilbo Baggins, Fìlì, Kìli, Thorin Oakenshield, Dìs
Genere: Introspettivo
Rating: Verde
Avvertimenti: Slash, What if? (E se…)
Conteggio Parole: 2790
Note: 1. Ambientata alla fine del libro Lo Hobbit, dopo la Battaglia dei Cinque Eserciti.
2. Aggiornamenti settimanali<3 ogni mercoledì vedrà la luce il nuovo capitolo!
3. L’immagine del banner appartiene a
Kaciart.
4. Questo capitolo è stato un parto ç_ç scusate il ritardo ma non riuscivo a scrivere ed ero piena di impegni ç_ç
5. Non betata BWAH!
Erano passati alcuni giorni da quando erano giunti alle Montagne Azzurre e nonostante i numerosi tentativi, né Dìs né Fìli e Kìli, erano riusciti a far riavvicinare Bilbo e Thorin - quest'ultimo passava così poco tempo a casa che era quasi impossibile parlarci, mentre lo Hobbit aveva trovato in delle lunghe passeggiate un diversivo per evitare argomenti troppo personali.
Era diventata quasi una questione personale per la Nana - che non desiderava altro che vedere suo fratello felice -, e più i giorni passavano più sentiva la necessità di prenderli con la forza e rinchiuderli dentro qualche stanza. Ma, ovviamente, si dimostrò pronta ad accettare anche le idee dei figli - decisamente meno drastici di lei - che sembravano voler ricorrere all'amicizia che li legava allo Hobbit per parlarci. Perché sapevano quanto Bilbo tenesse alla loro compagnia, e approfittando di quell'importante fattore - era un colpo basso, ma in amore e in guerra tutto era concesso - lo pregarono aiutarli a scegliere quali oggetti portare con loro ad Erebor.
Lo Hobbit, ovviamente, non riuscì a rifiutare e si ritrovò nella camera dei due ed osservare i tanti piccoli ricordi che nascondevano. Le loro prime armi, dei 'trofei di caccia' e anche dei vecchi giocattoli segnati dal tempo e da dei morsi - opera di Kìli, si premurò di precisare il maggiore.
Erano tutti oggetti più o meno importanti, tant'è che i due - nonostante il piano - si trovarono seriamente in difficoltà nel scegliere visto che non potevano portare ogni singola cosa alla Montagna Solitaria - era un viaggio lungo e di certo non privo di pericoli.
Con non poca difficoltà riuscirono a scegliere le prime cose da conservare e, approfittando della calma che si era creata, decisero di mettere in atto il loro piano.
" Bilbo, ti ringraziamo per l'aiuto che ci stai dando.", sorrise Fìli.
" Oh, ma figurati!", rispose gentile lo Hobbit. " Per me è un piacere."
" Dovresti permetterci di ricambiare.", aggiunse il maggiore aprendo un vecchio baule.
" Non è necessario. Mi... mi basta darvi una mano."
" Noi però sappiamo di cosa hai bisogno.", ribatté Kìli. " E possiamo darti una mano."
" Dico davvero, ragazzi!”, ridacchiò Bilbo. “ Per me è già importante essere qui con voi.”
" Hai bisogno di Thorin.", tagliò corto il più giovane, osservando Bilbo sussultare ed arrossire leggermente.
Lo Hobbit aveva improvvisamente capito il motivo di quella ‘tranquilla mattinata’ e l’idea di essere caduto in quella trappola.
" Vi state sbagliando!", si affrettò a dire, portando avanti le mani come per volersi difendere.
I due si scambiarono un'occhiata.
" Sei limpido come una pozza d'acqua. I tuoi sentimenti non sono un mistero, almeno per noi due.", mormorò Fìli, aggiungendo mentalmente che non potevano dire la stessa cosa di Thorin.
Era così cieco che non si rendeva conto del male che stava facendo allo Hobbit ed anche a se stesso...
Bilbo si morse le labbra, cercando di non guardarli in viso.
" Forse avete ragione...", ammise, aggiungendo poi con tono grave:. " Ma... guardate in faccia la realtà. È finita."
Cercò di soffocare la voglia di piangere, controllando tra i vecchi indumenti dei due se ci fosse qualcosa di utile.
In quei giorni aveva cercato di evitare Thorin ma non era riuscito ad ignorare le parole che il Nano gli aveva rivolto durante il viaggio, la notte in cui stavano parlando del padre di Fìli e Kìli e dell’essere genitori: “ Sono certo che anche tu lo sarai quando troverai qualcuno da amare.”
Come poteva dire una cosa simile?
Che avrebbe trovato qualcun’altro da amare e magari creare una famiglia?
Come?
Non si era mai sentito così solo tra gli Hobbit - tra la sua gente -, perché la sua famiglia erano loro. Erano quei due idioti che cercavano di aiutarlo, lo erano gli altri Nani che aveva conosciuto, come Bofur e Balin che gli erano stati amici sin dall’inizio... e suo malgrado lo era Thorin che aveva amato e che avrebbe continuato ad amare ancora.
“ Bilbo non puoi arrenderti così...”, mormorò Kìli allungando la mano per scuoterlo. “ Devi combattere e fargli capire che sbaglia...”
Lo Hobbit non rispose, preferendo invece nascondersi dietro dei vecchi indumenti che tirò fuori dal baule.
" E questi?", domandò cercando di sorridere, mostrando ai due dei piccoli vestiti un po' malandati.
" Ehi! Quello era mio!", esclamò il minore, scegliendo di non insistere oltre - non sopportava quel sorriso così falso. " Quanto ero piccolo!"
" Non penso però vogliate portarvi dietro qualcosa che non indosserete mai.", commentò lo Hobbit, ripiegando i vestiti e provando quasi un po’ di pena a quel pensiero.
Si sentiva come uno di quegli indumenti: inadatti per un mondo che era cresciuto troppo in fretta.
Perché fino all’anno prima il suo mondo era la Contea, ed era piccolo proprio come quei vestiti... poi un giorno era partito per una pericolosa avventura che gli aveva permesso di vedere le bellezze della Terra di Mezzo, di scoprire la sua forza e tante altre cose ed il suo mondo era diventato troppo grande e quei vestiti erano diventati inutili.
Tuttavia Kìli lo ignorò, andando a scavare tra gli altri indumenti - loro madre aveva conservato tutto, non amava gli sprechi, neanche se si trattava di vecchie cose che non avrebbero più potuto utilizzare.
" Questo te lo ricordi, Fee?", domandò d'un tratto il minore, mostrando all'altro una maglia rifinita con del metallo leggero simile all'oro - Bilbo aveva imparato quanto fosse normale per i Nani indossare gioielli e pietre preziose, e soprattutto quanto fossero dotati nella sua lavorazione.
" È il vestito della festa.", rispose Fìli distrattamente, pensando alle parole adatte per convincere lo Hobbit.
“ È davvero molto bello...”, commentò Bilbo, sollevato dal rapido cambiamento d’argomento.
" Sai... era raro per noi festeggiare. Non eravamo ricchissimi e spesso abbiamo passato dei brutti momenti...”, ammise il maggiore. “ Tuttavia, quando c’era la possibilità di festeggiare e potevamo indossare un certo tipo abiti. Eravamo i membri della famiglia reale... era un modo per ricordarci il nostro posto.", concluse.
Bilbo assentì, voltandosi poi verso l'altro fratello che ridacchiava, posando sulle sue spalle la maglia dorata.
" È della tua misura, sai?", sorrise Kìli. " Perché non lo provi?"
Lo Hobbit arrossì, scuotendo prontamente la testa.
" No. No! Non posso!"
" Dai! Tanto noi non li metteremo mai più!", insistette. " Poi sarà divertente vederti vestire i panni di un Nano!"
" Non è il caso! Sono... troppo importanti!"
Bilbo, ovviamente, continuò a rifiutare ma quando anche Fìli si unì al fratello comprese di non avere scampo.
" Dopo tutto quello che hai fatto per noi, permettici almeno di farti questo piccolo donò per ripagare in parte il debito. Saranno degli indumenti vecchi ma hanno un forte valore sentimentale, e tra tutti tu sei il più adatto a riceverli.", spiegò, trovando improvvisamente un appiglio per convincere lo Hobbit ad incontrare Thorin.
Era un azzardo, ma poteva funzionare.
" Inoltre, sei un membro della famiglia ormai.", concluse Fìli e quell'affermazione fece subito crollare Bilbo, ed il suo cuore mancò un battito nel sentirsi definire parte di quella famiglia.
Non erano mai stati così ‘diretti’. Certo, non avevano mai nascosto il loro affetto ma non avevano mai usato quella parola.
" I-io... ma... non c'è nessun... debito... e vi ringrazio per questo dono.", mormorò emozionato, finendo poi per saltare quasi in piedi quando Kìli gli strattonò un po' la camicia come per spogliarlo. " Ehi! Giù le mani!"
" Ti diamo una mano, dai Bilbo!", ridacchiò il Nano.
“ N-non ho ancora accettato! E in ogni caso posso fare da solo!", esclamò, ma ovviamente Kìli lo ignorò - così come suo fratello.
Bilbo detestava essere al centro dell’attenzione. Quando aveva troppi occhi su di sé gli sembrava quasi di bruciare - iniziava con un leggero e fastidioso pizzicore sulle guance che poi su riversava sugli angoli degli occhi fino alla punta delle orecchie.
Di conseguenza il sentire tutte quelle mani su di sé - erano solo quattro in realtà -, non rientrava assolutamente tra le sue ‘preferenze’.
" Ma... è p-proprio necessario?", tremò coprendosi il petto con le braccia quando la camicia gli venne sfilata via dalle abili mani di Fìli - lamentandosi quando il minore gli pizzicò la pancia appena scoperta.
" Lo è. Quindi sta zitto, Bilbo!", tagliò corto Kìli ridendo, armeggiando poi con i bottoni dei pantaloni dello Hobbit.
" Devi essere al meglio per presentarti al Re.", continuò Fìli, ghignando quando Bilbo tentò di sottrarsi alle dita di Kìli.
" P-posso spogliarmi da solo!", gracchiò. " E... e basta con questa storia di Thorin! È finita!"
Faceva male ripeterlo ogni volta. Soprattutto ad alta voce... quei due però erano testardi e non volevano smettere di insistere. Sapeva che cercavano di aiutarlo, ma era inutile.
" Sei troppo lento!", ribatté il più giovane, strattonandogli i pantaloni fino a riuscire ad abbassarglieli - facendo ovviamente avvampare il povero Hobbit. " Non vuoi farti bello per lo zio? Potresti riconquistarlo."
" I-io... non... non intendo fare niente!"
" Allora non fare niente e lasciati preparare e zitto!", esclamò ancora Kìli.
E alla fine di quell'imbarazzante tortura, si ritrovò con parte degli indumenti del minore, caratterizzati dall'azzurro, e quelli d'oro di Fìli.
" Non male.", commentò il maggiore, sorridendo per il rossore che colorava il volto dello Hobbit.
" Soddisfatti?"
" Decisamente.", ghignò Kìli. " Lo zio non saprà resisterti."
" Ragazzi..."
" Bilbo come hai detto tu: è finita. Mal che vada non farà niente come al solito.", spiegò Fìli, assecondando in parte lo Hobbit.
Di certo non poteva promettergli che avrebbe funzionano - non era neanche convinto della ‘genialità’ del suo piano, in realtà - ma Thorin lo avrebbe visto con quegli indumenti e avrebbe capito che Bilbo poteva stare bene anche tra i Nani e ad Erebor, lontano dalla Contea.
“ Capisco che vogliate aiutarmi.”, mormorò lo Hobbit. “ E mal che vada, come hai detto, finirò per farmi solo delle false speranze e so come andrà a finire...”
“ Non lo sai Bilbo!”, esclamò Kìli. “ Potrebbe funzionare e...”
“ No, ha ragione.”, ripose Fìli. “ Noi vogliamo solo vedervi felici perché questa situazione vi sta distruggendo, ma non possiamo sapere se funzionerà.”
Il minore lo guardò ferito per quella risposta, anche se in realtà sapeva che suo fratello aveva ragione: Thorin era così testardo che forse non si sarebbe mai arreso e Bilbo avrebbe solo sofferto di più nel tentare e fallire.
Lo Hobbit osservò i due scambiarsi un’occhiata delusa e non riuscì a trattenersi dal mordicchiarsi l’interno della guancia.
Era tutto sbagliato, si disse. C’era una parte di lui che voleva scappare e ignorare tutto quello che stava accadendo, ma c’era quell’altra, incoraggiata dall’affetto che provava per Fìli e Kìli, che voleva davvero combattere e tentare di riavvicinarsi a Thorin. Dirgli che si sbagliava e che non avrebbe mai potuto creare una famiglia.
Doveva solo trovare il coraggio di battersi un’ultima volta, come già aveva fatto in passato.
“ D’accordo.”, mormorò. “ Ma... se le cose non cambieranno, lasciamo perdere...”, aggiunse, guardandoli come se non ammettesse repliche e i due, stupiti da quella decisione, non poterono far altro che sorridere felici e carichi di speranze.
Era la loro ultima possibilità, non potevano sprecarla.
Thorin durante quei giorni aveva avuto spesso modo di pensare a come comportarsi con Bilbo.
Non era una decisione semplice né poteva prenderla così, su due piedi. Dìs - che si aspettava una rapida reazione - lo punzecchiava, incitandolo ad agire il più in fretta possibile, ma doveva pensarci bene. Valutare i fattori contrari e quelli positivi e ragionare su ogni parola da utilizzare.
E, di questo il Nano ne era più che certo, doveva trovare la soluzione prima del ritorno nella Contea.
Ad occhio e croce sarebbero partiti al sorgere della prima luna del mese, e al contrario dell'andata non sarebbero riusciti a viaggiare leggeri e veloci.
Avrebbero impiegato almeno una settimana in più per giungere a casa di Bilbo e doveva fare tesoro di quell'opportunità.
Tuttavia, nonostante la sua scelta, non poteva fare a meno di subire le pressioni della sua famiglia che desideravano ovviamente dargli una spinta... e quando vide Fìli e Kìli entrare in cucina per la lena, spingendo Bilbo, comprese di ritrovarsi di nuovo dinnanzi all'ennesimo tentativo di dialogo.
E in quel momento comprese che non sarebbe stato possibile ignorarlo. Perché Bilbo - sicuramente a causa di quei due scalmanati dei suoi nipoti - indossava degli abiti tipici della sua razza.
Non faticò a riconoscerli. Erano i vecchi abiti delle feste che indossavano Fìli e Kìli quando erano più giovani.
" Oh! Mastro Baggins! Sta benissimo vestito in quel modo!", si complimento sincera Dìs, rubando le parole dai pensieri di Thorin.
Bilbo sembrava un principe nanico, inoltre quelli erano dei colori che donavano particolarmente alla carnagione dello Hobbit - l'oro e l'azzurro -, ed il Nano non faticò ad immaginarlo con abiti ben più ricchi.
Magari avrebbe potuto mantenere l'oro e al posto dell'azzurro mettere in rosso. Sarebbe sembrato il tesoro più prezioso di Erebor.
" Tu che ne pensi, Thorin?", lo interpellò Kìli, spingendo verso di lui Bilbo - abbastanza imbarazzato.
“ Io... non dovrebbe indossare abiti simili.”, rispose sincero, attirando su di sé gli sguardi di tutti - dello Hobbit compreso.
Non riuscì a non incrociarli, leggendovi stupore ed aspettativa...
“ Perché”, domandò Kìli carico di stupore per quell’affermazione. Aveva visto lo sguardo del Nano e si aspettava delle parole ben diverse.
“ Non sono degne di lui.”, sbottò Thorin con finta rabbia - cercava di nascondere l'imbarazzo.
Bilbo era stupendo, certo, ma non doveva cambiare per lui né vestirsi come un Nano, perché era davvero perfetto nella sua semplicità.
Si era innamorato di quello Hobbit proprio per il suo carattere ed aspetto che ‘sapeva di casa’. E lo avrebbe ripetuto all'infinito: per quanto quegli abiti gli donassero, non erano degni di essere indossati da uno come Bilbo.
Tuttavia, quelle belle parole sembravano non voler uscire dalla sua bocca e Dìs, così come i ragazzi, lo guardarono sconvolti.
Tant'è che Thorin si rese conto che la sul affermazione poteva essere stata fraintesa senza un'adeguata spiegazione.
Tentò quindi di riaprir bocca ma lo Hobbit lo anticipò.
“ Non sono degno di cosa?”, ribatté Bilbo irritato, trattenendo a stento la rabbia. Il suo volto era paonazzo ed era come se si fosse spezzato qualcosa dentro di sé nel sentire quelle parole - il suo cuore forse.
“ Della tua amicizia? Della tua presenza?”, insistette rabbioso, puntandogli addosso l’indice. “ Chi ti ha salvato da Azog? Chi dalle prigioni di Bosco Atro? Chi ha affrontato Smaug? Chi ti ha permesso di sedere sul trono di Erebor? Dimmelo Thorin! Perché mi sembra che tu ti sia dimenticato tutte queste cose!”
Bilbo non aveva mai rinfacciato niente a nessuno in vita sua, ma in quel momento non riusciva a non parlare.
“ Non ho dimenticato il debito nei tuoi confronti...”, esordì il Nano, ma l’altro continuò con il suo sfogo.
“ Non hai nessun debito! Nessuno di voi lo ha! Ho rischiato la vita solo ed esclusivamente perché era la cosa giusta da fare e perché volevo bene a tutti voi. Soprattutto a te.”, strinse i pugni. “ Forse avrò sbagliato nel consegnare quella pietra, ma non sopportavo di vederti in quello stato. Non sopportavo l'idea di perderti!"
“ Signor Baggins...”, Dìs si fece avanti per parlare, ma lo Hobbit alzò la mano come per fermarla.
“ Ho tradito Erebor e la tua fiducia e per questo non sono degno di portare questi indumenti. Non sono degno neanche più della tua amicizia e rispetto a quanto pare. Sono certo di non meritarmi un simile trattamento ma... ho fatto di tutto per accettarlo, per cercare di capire il motivo del tue azioni. Ma non ci riesco più! E la cosa peggiore è che fa male.”, tremava ancor più violentemente, puntando lo sguardo verso il pavimento mentre sentiva tutto il coraggio provato fino a poco prima svanire lentamente. “ Mi fa male il tuo odio e l’indifferenza, perché non riesco a smettere di... di... oh giorni celesti!”, gemette coprendosi il viso con le mani, senza riuscire a concludere la frase.
Si stava rendendo ridicolo e si era addirittura pentito di essersi sfogato in quel modo davanti a tutti - specialmente in presenza della padrona di casa -, tant’è che al colmo della vergogna non riuscì a trattenersi dal fuggire e rinchiudersi nella sua camera, lasciando i tre Nani senza parole.
Il primo a riprendersi fu Kìli che, decisamente più impulsivo, guardò con un cipiglio severo Thorin.
“ Complimenti...”, commentò, ma il Nano - dopo aver fissato per qualche attimo il punto nel quale lo Hobbit era scomparso - non rispose, e si allontanò velocemente abbandonando prima la cucina poi la casa.
Si sentiva distrutto per le parole di Bilbo. Lo aveva davvero trattato in quel modo?
Era stato un idiota ed un egoista... ed in quel momento tutti i suoi propositi si stavano sgretolando.
Non sarebbe mai riuscito a chiedergli di venire con loro ad Erebor. Non poteva chiedergli di restare con lui dopo tutta la sofferenza che gli aveva inflitto.
Bilbo si meritava di meglio, non una vita con chi doveva essere condannato per la propria stupidità.
Colpì un albero con un pugno, soffocando un verso di dolore - non tanto per la mano, ma anche per il suo cuore... perché aveva sbagliato tutto.
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