Titolo: Take me on the Floor
Fandom: RPF Attori | Cast lo Hobbit
Personaggi: Martin Freeman, Richard Armitage
Genere: Introspettivo, Erotico
Rating: Rosso
Avvertimenti: Oneshot, Slash, Blowjob, What if? (E se…)
Conteggio Parole: 1360
Note: 1. Tutta colpa si Richard che fa strane dichiarazioni X°D
2. Dedicata all’amore mio che mi ha scritto una bellissima Dwalin/Dìs ùçù <3
3. Anche alla Queen e alla Nari perché sono la mia OTP e le adoro<3
4. Se ve lo chiedete... no: non è betata XD
" Yeah I am shy, but once I have a drink inside me I’m not. I get on the dance floor and I’m an animal." - Richard Armitage
Martin non poteva fare a meno di pensare che ci forse qualcosa di maledettamente sbagliato nello sguardo che il 'timido' Richard gli stava rivolgendo.
Avevano lavorato a stretto contatto per mesi - e spesso quel 'stretto' era diventato 'intimo' - e poteva dire di aver imparato tante cose sul suo conto.
Cose professionali, ed altre meno nobili. Per quel motivo poteva definire 'strani' quegli occhi che lo studiavano - mentre le mani giocavano distrattamente con una bottiglia di birra. Perché Martin sapeva quanto il suo collega preferisse evitare un contatto visivo prolungato, eppure non smetteva di fissarlo.
Deglutì, a sua volta incapace di volgere altrove lo sguardo. Era impossibile negare un certo stupore davanti a quell'atteggiamento del collega, ma ne era anche intrigato, e la cosa lo eccitava non poco. Soprattutto quando portò con una lentezza quasi estenuante la bottiglia alle labbra, socchiudendole e posandole sopra il bordo.
La inclinò lentamente, lasciando che la birra scivolasse dentro la sua bocca e Martin, incantato, seguì quel movimento fino a posare lo sguardo sul pomo d'Adamo che si muoveva ad ogni sorso.
Era maledettamente bello, si disse. Non che non lo fosse abitualmente, ma in quell'istante non poteva negare un ulteriore fascino.
" Cazzo..."
Martin non riuscì a trattenersi dall'imprecare quando si rese conto di essersi eccitato. Abbassò giusto per qualche istante lo sguardo sul cavallo improvvisamente gonfio dei suoi pantaloni e, quando riportò gli occhi sull'uomo seduto davanti a sé si lascio scappare una seconda parolaccia.
La lingua. La maledettissima lingua di Richard si stava arrotolando maliziosa sul collo della bottiglia ormai vuota, leccandolo con malizia e con uno sguardo che prometteva fin troppo.
Non che gli dispiacesse - c'era il brivido della novità in quello strano atteggiamento - ma... che fine aveva fatto il suo timido Richard?
Perché quello che lo stava fissando - e mangiando con gli occhi - sembrava quasi un animale, pronto a sbranarlo da un momento all'altro... e la cosa lo eccitava ulteriormente.
Si leccò le labbra improvvisamente secche, osservando ancora i sensuali movimenti del suo compagno che continuava a molestare la bottiglia facendogli desiderare di avere su di sé quella maledetta lingua.
" Ric...", la voce di Martin - in parte coperta dall'assordante musica -, suonò quasi roca oltre che carica di frustrazione e desiderio.
Voleva forse... pregarlo?
Di smetterla? Di tornare in sé? O di continuare e anzi: di arrivare addirittura alla fase finale che avrebbe previsto i loro corpi molto vicini, molto nudi e decisamente molto sudati.
Richard parve recepire quel suo messaggio e, alzandosi, si protese verso il suo collega sfiorandogli le labbra con le sue.
Sapevano di birra e forse anche di qualche altro alcolico, si disse Freeman socchiudendo gli occhi, ma non era un sapore spiacevole.
" Vieni...", mormorò Richard, e Martin strinse con forza le gambe come per impedire al suo corpo di seguire alla lettera quel semplice ordine.
Armitage neanche gli diede tempo di riprendersi e di controbattere, si limitò ad allontanarsi mentre nel locale veniva messa 'a palla' - per utilizzare il gergo per quelle occasioni - una canzone di qualche anno prima che, ironia della sorte, sembrava fare a caso suo.
Seguì il suo collega lasciando che le parole di 'Take me on the Floor' lo accompagnassero mentre attraversava la pista da ballo. Non si lasciò intimidire dagli spintoni, né dal fatto che si stavano effettivamente imbucando nel bagno del locale, tutto ciò che improvvisamente sembrava avere valore erano le maledette labbra di Richard che avevano iniziato a divorare le sue.
Le mordeva e le succhiava, esplorando poi la bocca con la lingua come se volesse fottergliela, tant'è che non riuscì ad impedirsi di tremare - eccitato e spaventato al tempo stesso.
Martin si allontanò dalle sue labbra quasi senza fiato, fissandolo con una muta richiesta subito accolta.
La musica, ormai ovattata dalla porta chiusa, giungeva ancora alle sue orecchie ma sentì ugualmente il lento rumore della cerniera dei suoi jeans che veniva abbassata - insieme al suo collega che si inginocchiava in modo ben più silenzioso.
Abbassò lo sguardo incrociando gli occhi chiari di Richard - erano tremendamente lucidi per quella sbronza che gli stava dando il coraggio di fare cose indicibili per il suo carattere -, ritrovandosi poi a prendere un ampio respiro quando sentì la sua bocca tremendamente vicina alla sua erezione nascosta dai boxer.
Era certo che il suo intimo sarebbe stato ben presto fonte di un 'umido disagio'. Lo sapeva ancor prima che Richard tirasse fuori la lingua per iniziare a leccare lentamente la stoffa, bagnandola. Tuttavia, nonostante fosse quasi preparato a quel gesto, quella carezza lo fece ugualmente tremare, strappandogli un versetto per il quale si sarebbe anche vergognato.
Maledì più volte il suo collega e quella che sembrava essere la sua 'sexy personalità alcolica' - ogni lappata un insulto -, ma il suo corpo non voleva né reagire né tentare di prendere il sopravvento. Perché la saliva di Richard poteva anche bagnare i suoi boxer, ma gli andava pure bene se continuava a toccarlo in quel modo.
Martin sapeva di essere stato ormai soggiogato dai movimenti del suo amante, e anche se desiderava per davvero ribellarsi e fargli vedere chi comandava - al diavolo quei giochetti! Voleva molto di più! -, il suo corpo restava immobile a subirne quel sensuale e frustrante attacco che, incontrò una vaga soddisfazione quando finalmente Richard gli abbassò l'intimo liberando la sua erezione.
Umida e dura, ricadde davanti al viso del suo amante che, privato di ogni esitazione, la lambì lentamente con la lingua.
" M-merda...", imprecò, sentendo le ginocchia tremare per quella carezza, andando ad appoggiarsi alla porta - ben più sicura delle sue improvvisamente deboli gambe. Richard tuttavia si dimostrò sordo alle sue reazioni, e continuò a leccare il sesso con crescente malizia, ripetendo gli stessi movimenti con i quali aveva stregato Martin a poco prima.
Il collo della bottiglia era il suo membro e si muoveva con sicurezza mentre andava a chiudere le labbra sulla punta, spingendo la lingua ad attorcigliarsi attorno a quella calda pelle.
Martin gemette ancora e si lasciò sfuggire parole ben poco gentili, la sua testa girava come in preda alle vertigini e tutto ciò che rimaneva un punto fermo nel suo sguardo era il maledetto volto arrossato di Richard che, centimetro dopo centimetro, ingoiava la sul erezione.
Stringeva le labbra, succhiando fino a far apparire delle oscene fossette sulle guance, spingendosi sempre più a fondo fino a quando Martin non sentì la punta contro la gola del suo compagno e un mugugno lamentoso provenire da essa.
Il respiro liberato nervosamente con il naso, e forse stava anche sopprimendo un conato di vomito nel sentirsi riempito in quel modo, tant'è che Richard fu costretto ad allontanarsi.
Freeman lo osservò con il fiato corto - aveva anche lui trattenuto il respiro senza rendersene conto -, gemendo per l'ennesima volta quando il suo amante tornò all'attacco.
Non poteva né voleva fermarlo e mentre muoveva il capo avanti ed indietro, ingoiando e rilasciando il suo sesso, Martin poté solo afferrarlo per i capelli nel tentativo di sorreggersi e di dettare il ritmo che desiderava.
L'orgasmo lo colse all'improvviso qualche minuto dopo senza che potesse anche solo avvertire il suo amante, che tuttavia continuò a succhiarlo fino a quando non si svuotò del tutto.
Solo in quell'istante il corpo di Martin cedette ma Richard fu abbastanza pronto di riflessi per afferrarlo ed impedirgli di cadere.
Si allontanò dal membro ormai a riposo, avvicinandosi lento alle labbra socchiuse del suo amante.
Le sfiorò come per voler chiedere il permesso poi, decidendo improvvisamente di non attendere, lo baciò con foga, permettendo a Freeman di sentire il proprio sapore.
Mugugnò contro le sue labbra ma non tentò neanche di sottrarsi, andando invece a cercare la lingua dell'altro per un umido incontro.
Era stato oscenamente eccitante - un'esperienza da ripetere! -, e quando Armitage si allontanò sperò quasi in un secondo round, che tuttavia non arrivò.
Richard infatti si accostò lentamente al suo orecchio, sussurrandogli il ritornello della canzone che li aveva accompagnati fino al bagno.
Quella proposta - l'invitante sesso sul pavimento - lo fece tremare non poco, e Martin si convinse che quella sarebbe stata una lunga, lunghissima notte... e che soprattutto, la mattina successiva sarebbe stato divertente assistere al risveglio del suo collega.
Ghignò tra sé e sé e quando Richard abbandonò il bagno lo inseguì prontamente gridandogli dietro un: “ Io. Te. Albergo! ORA!”
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Outside a Saint, Inside a Devil
Heirs of Durin