La guardava da un’ora, fingendo di appuntare le fugaci parole poetiche che la Musa gli ispirava sul suo taccuino da passeggio, quello che utilizzava solo quando meditava all’aperto, sotto la carezza morbida del vento primaverile e dell’ombra dei peschi in fiore. Era seduto sull’erba, con lo stelo di un fiorellino di campo fra le labbra che girava e
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