Come un ricamo sul cielo [Bright Star]

Jul 06, 2010 00:24

La guardava da un’ora, fingendo di appuntare le fugaci parole poetiche che la Musa gli ispirava sul suo taccuino da passeggio, quello che utilizzava solo quando meditava all’aperto, sotto la carezza morbida del vento primaverile e dell’ombra dei peschi in fiore. Era seduto sull’erba, con lo stelo di un fiorellino di campo fra le labbra che girava e rigirava fra i denti allo stesso modo dei pensieri in movimento nella sua testa, e ogni volta che Fanny sollevava lo sguardo e lo portava oltre la finestra trovava quello di John ad attenderlo, trepidante d’amore.
Completò l’ultimo punto e sfilò con attenzione la stoffa dal telaio circolare, controllando se vi fossero degli errori nel ricamo e sorridendo intenerita alla vista di ciò che rappresentava. A John sarebbe piaciuto, anche se era un dono banale e fin troppo sentimentale. Lo baciò delicatamente, prima di confezionare un piccolo ma grazioso pacchetto che il poeta avrebbe sicuramente disfatto con cura e dolcezza, e finalmente uscì di casa, stringendoselo al petto.
John la aspettava in piedi, sul vialetto che si inoltrava nel giardino profumato di villa Brown.
Passeggiarono lentamente, tenendosi per mano non appena le piante riuscirono a nasconderli alla vista degli abitanti della casa, lei raccontandogli con esuberanza dello scherzo che aveva architettato ai danni del suo collega e amico Charles e lui ridendo piano e chiamandola “maliziosa” mentre scuoteva la testa riccioluta.
Si distesero sotto un platano altissimo e John le poggiò la testa in grembo, ammirando le sue gote deliziosamente arrossate dal sole.
“Ti ho portato qualcosa.” mormorò Fanny lasciandogli ricadere fra le mani il pacchetto.
“Davvero?” ne tastò la consistenza, come a voler indovinare cosa contenesse.
Era un fazzoletto. Morbido e bianco come un fiore di mughetto.
John passò il polpastrello sul ricamo che ne adornava l’angolo destro, assaporandone la ruvida bellezza con il tatto ancor prima che con la vista. Una J ed una F intrecciate, le loro iniziali legate dal filo elegante dell’arte di Fanny.
Se lo portò immediatamente alla labbra, quasi avesse avvertito il richiamo esercitato dall’impronta che quelle della fanciulla vi avevano impresso tempo prima.
“Lo terrò come il più prezioso dei tesori, mia piccola, splendida maliziosa.”.
“Devi farlo - sorrise Fanny alla promessa del suo amato - perché è un’opera di gran pregio e raffinatezza. Il punto che ho usato è il più difficile da eseguire. E il più difficile da sciogliere.” concluse timidamente.
“La mia poesia non raggiungerà mai le vette sublimi del tuo ricamo.” esclamò John tra il serio e il faceto. “Forse dovrei provare anch’io col cucito per esprimere ciò che provo al solo pensarti…”.
“Sì mio caro signor giacca bucata, dovresti proprio imparare!” scherzò la ragazza infilando l’indice nel foro di uno strappo sulla manica dell’altro.
“D’accordo, d’accordo...” le afferrò la mano e ne baciò l’indice dispettoso, proseguendo poi lungo il dorso, fino ad arrivare al polso sottile. La scrutò attraverso le ciglia per osservarne la reazione e Fanny chinò appena il capo, in un gesto che non sapeva se interpretare come di ritrosia o di incoraggiamento. Il movimento portò una ciocca di capelli, ribelle come la padrona, a sfuggire alla semplice acconciatura nella quale era stata imbrigliata e il poeta rimase per un attimo incantato da quella visione di grazia femminile. Si ridestò al suono d’ammonimento della sua coscienza e decise quindi di allontanare le labbra dalle pelle vellutata della ragazza, lasciando però unite le loro mani, che sollevò contro il cielo, col suo sguardo brillante da sognatore.
“Guarda, sto imparando in fretta…” le sussurrò rapito da un felice pensiero. 
“E’ proprio come un ricamo sul cielo.”.
Le loro dita lasciavano filtrare soltanto sottili, luminosi raggi del blu intenso che si apriva dietro quell’intreccio perfetto.

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