[Nathan/Peter. PG. Commenti aperti solo a nate_petrelli.]
Domenica, 24 Dicembre 2006.
Okay, no, non sono calmo, è inutile ripetermi il contrario. Ma almeno sto provando a stare calmo, e dovrà funzionare. Alla fine. Forse
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È una piccola costruzione solitaria in mezzo a un mare di sabbia, difficile da vedere se non la stai cercando. Il pilota sa dove è più sicuro atterrare, anche se a me sembra che in un deserto un punto valga l'altro. Per qualche minuto si solleva un polverone che ricopre interamente gli oblò e oscura la vista, poi lentamente la sabbia si dirada. È una specie di cubo di muratura basso e senza finestre con un portone di metallo. I centoventi metri quadri si estendono tutti sottoterra. Chi me l'ha venduto mi ha assicurato che una costruzione del genere può resistere a tre guerre nucleari e un'era glaciale, non necessariamente in quest'ordine. Un mese fa mi sono chiesto se avrebbe resistito a Peter. Ora mi chiedo se Peter resisterà a questo posto, e per quanto.
Ho portato un po' di roba dal mondo civilizzato. Ricordo perfettamente le schifezze che ci passavano nell'esercito, e quello che mangia Peter non sarà molto meglio. Non sono i pacchi a pesare - sì, ho portato un bel po' di roba, non è questo il punto - ma non riesco a camminare
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Si capisce che stavo aspettando davanti alla porta - ho aperto la porta prima che Nathan smettesse di suonare il campanello, e non m'importa se questo mi fa sembrare un ragazzino ansioso. Forse a ventisette anni non sono un ragazzino, ma non potrei nascondere l'ansia neanche a provarci, quindi non ci provo. E, sì, in teoria sono qui apposta per provare a limitarmi, imparare a controllarmi, ma in pratica poi Nathan arriva ed è un discorso a parte. Con Nathan è sempre un discorso a parte.
"Ehi! Nathan." Sono nervoso, sì. Dio, anche il mio sorriso è dannatamente nervoso. E' che - non so esattamente cosa dire e come salutarlo. Non potrei toccarlo (il che risolve alcuni problemi per, tipo, due minuti), perchè ha una sorta di intero supermercato addosso, e penso ci sia più cibo in quelle buste di quanto io possa mangiare in due mesi. Prendo due pacchi e una busta, e chiudo la porta alle sue spalle. Poso tutto sul tavolo (unico mobile della stanza, insieme a due sedie. Non è che ho molta voglia e possibilità di arredare, qui. Anche se di
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Non riesco a scacciare del tutto l'idea di essere appena tornato a casa dopo aver fatto la spesa al supermercato.
(Detto per inciso, non ho mai fatto la spesa in un supermercato. Ma ho accompagnato Peter, una volta, quando si è trasferito nel suo appartamento.)
"Credevo di avertelo mandato, un rasoio."
Peter sposta il peso da un piede all'altro, incerto. Lo fa sempre quando è nervoso. Io penso che impazzirei se fossi così trasparente - se tutti mi potessero leggere dentro come io leggo dentro di lui. Impazzirei dopo due giorni. Quando si avvicina, esita per un attimo e per un attimo mi chiedo se mi abbraccerà. Ma Peter si limita a prendere un paio di buste e si allontana senza sfiorarmi. Non so se sia delusione o sollievo, so solo che è una sensazione che non mi piace.
"Le lasagne te le manda Mamma. Scherzavo. Non ci sono lasagne. È tutta roba confezionata, e comunque Mamma non sa neanche come si accenda il forno."
Dopo pranzo.nate_petrelliOctober 26 2007, 23:23:49 UTC
La camera da letto di Peter è molto simile a quella del suo appartamento - immersa nel caos. Per farmi spazio sul letto, Peter ha dovuto prendere un mucchio di vestiti che lo occupavano completamente e buttarli dentro l'armadio. Credo che faccia così ogni mattina: che apra l'armadio, finisca sommerso dalla valanga e sposti tutto sul letto per buttare di nuovo tutto nell'armadio la sera. È uno scenario divertente. Soprattutto, è una cosa che non mi meraviglierebbe affatto. Il letto cigola un po' ma è comodo, e mi ricorda quello del - come si chiamava? - de La Posada. (Meglio non pensarci adesso. Non voglio pensarci
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Ignorare il sarcasmo di Nathan a volte è l'unica via. Mi mordo le labbra: devo concentrarmi sul cercare, trovare -
"Ah! Eccolo."
Mi giro con un braccio dietro la schiena, per nascondere il regalo. Non c'è carta da regalo in un bunker, e usare un calzino come confezione sarebbe troppo da sopportare, per Nathan. Resto in piedi, aspettando il regalo di Nathan. Non so esattamente come sia cominciata, la tradizione, o se può essere definita così (se lo fosse, sarebbe l'unica che seguo ancora). Credo di aver detto 'tu per primo' un Natale indefinito, quando avevo cinque o sei anni. E quindi è così che facciamo: Nathan mi dà il suo regalo costoso e utile e dopo io gli do il mio regalo, che di solito è economico e inutile. Questa volta però è utile. No, davvero, lo è. (Potrei persino sorriderne compiaciuto, se non fosse che Nathan è seduto sul letto, e questo mi fa ricordare cose che non mi fanno venire voglia di sorridere, neanche un po
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Mi alzo e gli porgo il pacchetto. Non sono sicuro di questo regalo, ma non lo sono mai. Peter sembra totalmente indifferente ai regali. E' più facile con Heidi, è più facile con i bambini. Peter sembra non aver mai bisogno di nulla e non desiderare nulla. Anche se so che gli piace riceverli, è come se la cosa si esaurisse lì, al fatto che qualcuno gli ha fatto un regalo. Che io gli ho fatto un regalo. L'oggetto in sé non è importante. Un giorno o l'altro farò impacchettare una forchetta solo per vedere se la sua espressione sarà diversa da tutte le altre volte.
Non avevo idea di cosa potesse servire a uno costretto a stare in un bunker. Poi ho pensato che ciò che ti serve è tale perché ti manca, e quello che manca a Peter più di tutti è la compagnia. Anche quando si è trasferito nel suo appartamento, credo che non siano mai passati più di due giorni senza che ci vedessimo, anche per pochi minuti. E anche allora non era come se non potessimo vederci. (A volte, quando andava ancora alle superiori, spuntava in ufficio da me verso l'ora
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Lasciar cadere la carta sul pavimento significa farla rimanere lì finchè non metterò ordine, il che vuol dire mai, ma già sono impegnato a far restare il regalo a mezz'aria dietro la mia schiena (e non deve cadere, o è finita) - perchè aprire un regalo con una mano sola è impossibile, quindi la carta rimarrà lì. Tanto non ci sono tarme nel deserto. O no?
"E'...una webcam." commento, in modo assolutamente superfluo, e sorrido. Una webcam. Non è che ricevere regali in generale non mi piaccia, è che farli è più divertente. Quindi non mi aspetto di essere sorpreso e felice o cose così, quando scarto un regalo. E invece lo sono
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È una specie di cubo di muratura basso e senza finestre con un portone di metallo. I centoventi metri quadri si estendono tutti sottoterra. Chi me l'ha venduto mi ha assicurato che una costruzione del genere può resistere a tre guerre nucleari e un'era glaciale, non necessariamente in quest'ordine.
Un mese fa mi sono chiesto se avrebbe resistito a Peter.
Ora mi chiedo se Peter resisterà a questo posto, e per quanto.
Ho portato un po' di roba dal mondo civilizzato. Ricordo perfettamente le schifezze che ci passavano nell'esercito, e quello che mangia Peter non sarà molto meglio. Non sono i pacchi a pesare - sì, ho portato un bel po' di roba, non è questo il punto - ma non riesco a camminare ( ... )
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E, sì, in teoria sono qui apposta per provare a limitarmi, imparare a controllarmi, ma in pratica poi Nathan arriva ed è un discorso a parte. Con Nathan è sempre un discorso a parte.
"Ehi! Nathan."
Sono nervoso, sì. Dio, anche il mio sorriso è dannatamente nervoso. E' che - non so esattamente cosa dire e come salutarlo.
Non potrei toccarlo (il che risolve alcuni problemi per, tipo, due minuti), perchè ha una sorta di intero supermercato addosso, e penso ci sia più cibo in quelle buste di quanto io possa mangiare in due mesi. Prendo due pacchi e una busta, e chiudo la porta alle sue spalle. Poso tutto sul tavolo (unico mobile della stanza, insieme a due sedie. Non è che ho molta voglia e possibilità di arredare, qui. Anche se di ( ... )
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(Detto per inciso, non ho mai fatto la spesa in un supermercato. Ma ho accompagnato Peter, una volta, quando si è trasferito nel suo appartamento.)
"Credevo di avertelo mandato, un rasoio."
Peter sposta il peso da un piede all'altro, incerto. Lo fa sempre quando è nervoso. Io penso che impazzirei se fossi così trasparente - se tutti mi potessero leggere dentro come io leggo dentro di lui. Impazzirei dopo due giorni.
Quando si avvicina, esita per un attimo e per un attimo mi chiedo se mi abbraccerà. Ma Peter si limita a prendere un paio di buste e si allontana senza sfiorarmi. Non so se sia delusione o sollievo, so solo che è una sensazione che non mi piace.
"Le lasagne te le manda Mamma. Scherzavo. Non ci sono lasagne. È tutta roba confezionata, e comunque Mamma non sa neanche come si accenda il forno."
Il mio senso dell'umorismo è decisamente a terra.
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Il letto cigola un po' ma è comodo, e mi ricorda quello del - come si chiamava? - de La Posada. (Meglio non pensarci adesso. Non voglio pensarci ( ... )
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"Ah! Eccolo."
Mi giro con un braccio dietro la schiena, per nascondere il regalo. Non c'è carta da regalo in un bunker, e usare un calzino come confezione sarebbe troppo da sopportare, per Nathan.
Resto in piedi, aspettando il regalo di Nathan. Non so esattamente come sia cominciata, la tradizione, o se può essere definita così (se lo fosse, sarebbe l'unica che seguo ancora). Credo di aver detto 'tu per primo' un Natale indefinito, quando avevo cinque o sei anni. E quindi è così che facciamo: Nathan mi dà il suo regalo costoso e utile e dopo io gli do il mio regalo, che di solito è economico e inutile.
Questa volta però è utile. No, davvero, lo è. (Potrei persino sorriderne compiaciuto, se non fosse che Nathan è seduto sul letto, e questo mi fa ricordare cose che non mi fanno venire voglia di sorridere, neanche un po ( ... )
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Un giorno o l'altro farò impacchettare una forchetta solo per vedere se la sua espressione sarà diversa da tutte le altre volte.
Non avevo idea di cosa potesse servire a uno costretto a stare in un bunker. Poi ho pensato che ciò che ti serve è tale perché ti manca, e quello che manca a Peter più di tutti è la compagnia. Anche quando si è trasferito nel suo appartamento, credo che non siano mai passati più di due giorni senza che ci vedessimo, anche per pochi minuti. E anche allora non era come se non potessimo vederci. (A volte, quando andava ancora alle superiori, spuntava in ufficio da me verso l'ora ( ... )
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"E'...una webcam." commento, in modo assolutamente superfluo, e sorrido. Una webcam. Non è che ricevere regali in generale non mi piaccia, è che farli è più divertente. Quindi non mi aspetto di essere sorpreso e felice o cose così, quando scarto un regalo. E invece lo sono ( ... )
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