W la vacanza che mi permette di scrivere di più e postare più spesso!
Ho deciso che alcune delle fanfiction vecchie che devo ri-postare sono "troppo" per la pubblicazione, quindi le metterò solo sul mio LJ e aggiornerò i link sul
MASTERPOST in questo modo XD
Oggi, complice il dopo-sbronza (laurea di una amica e 7 litri di birra doppio malto scura in... 6 persone), ho finito una serie di songfict che mi pare di non aver mai postato... leh! Ce ne saranno di sicuro altre, ma per ora beccatevi queste 6!
Avvertenze: post lunghissimo con link e una passione sfrenata per Glee di cui non mi scuso, 'cause "this is who I am and I make no apologies".
Titolo: Animal
Gruppo: Arashi
Pairing: Sakumoto
Rating: R
Disclaimers: non mi appartengono
Canzone:
Neon Trees - Animal (Glee cast cover) Here we go again, I kinda want to be more than friends
So take it easy on me, I'm afraid you're never satisfied
Sho sentì lo stereo e l'intro famigliare provenire dal salotto nel momento stesso in cui aprì la porta di casa.
La luce era accesa, la calda luce arancione dell'abat-jour di fianco al televisore, mentre dalla cucina arrivava un buon profumo di carne e salsa e verdure e il basso ronzare del frigo e del forno.
Iniziò a canticchiare quasi automaticamente, togliendosi le scarpe e la giacca e appoggiando la valigetta sul bracciolo della sua poltrona.
Here we go again, we're sick like animals, we play pretend
You're just a cannibal and I'm afraid I won't get out alive
Gli fece eco con la seconda parte della strofa una voce dal corridoio, il suo ragazzo che emerse dalla camera da letto in camicia nera e jeans strappati, un sorriso compiaciuto e quasi affamato sulle labbra.
No I won't sleep tonight
Cosa c'era di meglio dopo una lunga giornata di lavoro a fare la persona seria?
Un bel ritmo, il profumo della cena, il solito calore di casa... Jun così dannatamente sexy e provocante.
Oh-oh, I want some more... oh-oh what are you waiting for?
Take a bite of my heart tonight
Si incontrarono a metà strada lungo il corridoio, lo prese per i fianchi facendolo scivolare in un caschè alquanto ridicolo, che gli fece baciare Jun mentre questo rideva, le braccia attorno al collo di Sho per non cadere. Anche così, anche in questa atmosfera rilassata... sentiva la tensione della canzone.
Say goodbye to my heart tonight
“Prima la cena o...?” chiese Jun, guardandolo negli occhi a pochi centimetri di distanza.
Quei furbi occhioni da cerbiatto illuminati dalla solita voglia.
Sho lo baciò ancora, spingendo la lingua nella sua bocca senza chiedere permesso, strappandogli un gemito mentre infilava una mano sotto la camicia e si prendeva quello che, in fondo, era suo. Tutto suo.
“Prima soddisfiamo un'altra fame...” sorrise, per poi venire quasi trascinato in camera da letto.
Titolo: Jessie's girl
Gruppo: Kanjani8
Pairing: Maru/Kimiko, Hina/Kimiko
Rating: PG-13
Disclaimers: non mi appartengono
Canzone:
Rick Springfield - Jessie's girl (glee cast cover) Jessie is a friend
Yeah, I know... he's been a good friend of mine
No, davvero.
Non c'era assolutamente nessun problema.
Nessun problema ad entrare in camerino insieme a Maru; non il minimo fastidio ad uscire con gli altri a cena o per una bevuta; neanche l'ombra di un pensiero ad andare a trovare l'amico a casa quando veniva invitato.
Il problema... i problemi, subentravano quando la nuova ragazza di Ryuhei, Kimiko, era presente.
But lately something's changed, that ain't hard to define
Jessie's got himself a girl and I wanna make her mine
Era la prima volta che una ragazza aveva questo effetto su di lui e sinceramente la cosa lo spaventava.
Precedentemente si era innamorato di qualche ragazza e aveva avuto sia storie che delusioni.
Ma mai e poi mai si sarebbe sognato di andare ad innamorarsi proprio della fidanzata di uno dei suoi migliori amici.
E non innamorarsi normalmente...
Innamorarsi di brutto.
And she's watching him with those eyes
and she's loving him with that body, I just know it
and he's holding her in his arms late, late at night...
Innamorarsi da volerla. Da sognarla la notte. Da perdersi a fissare quegli occhi e quelle... quelle labbra, per interminabili minuti mentre lei parla, ride, si imbarazza per tutto quello che il suo ragazzo dice e fa.
Stava impazzendo.
Murakami Shingo, per carità! Riprenditi!
You know I wish that I had Jessie's girl
I wish that I had Jessie's girl
Where can I find a woman like that?
-Murakami-kun, va tutto bene?- chiede lei, un lieve imbarazzo sulle gote bianche.
Deve essersi accorta dello sguardo da pesce lesso fisso sul suo collo, i suoi soffici capelli dorati, la scollatura che... e quel piccolo seno che...
-S-sì, tutto bene... penso uscirò... uscirò un attimo- dice, e si allontana mestamente tirando fuori dalla tasca il pacchetto di sigarette, aprendo la porta del locale con l'altra mano. Mentre Maru richiama l'attenzione di lei e la fa ridere, esclamando qualcosa di stupidamente adorabile con una delle sue mille vocine.
You know I feel so dirty when they start talking cute
I wanna tell her that I love her, but the point is probably moot
Può giusto sperare che quella sia la sigaretta più lunga della sua vita.
Per non dover tornare dentro a far finta di niente e tentare di ignorare gli sguardi di lei, il linguaggio del suo corpo, i segnali che sono tutti indirizzati ad un'altra persona.
Stava raggiungendo il limite di sopportazione.
'Cause she's watching him with those eyes
and she's loving him with that body, I just know it
and he's holding her in his arms late, late at night...
You know I wish that I had Jessie's girl
I wish that I had Jessie's girl
Where can I find a woman like that?
Cazzo, inizia a fare anche freddo fuori ed è già alla... boh, quarta sigaretta? C'è un cimitero di cicche ai suoi piedi, ma sicuramente non sono tutte sue.
Quando si rassegna al suo destino e fa per rientrare, sente una voce chiamarlo.
-Murakami-kun, ci stavamo preoccupando... vuoi tornare dentro? Fa freddo stasera!- esclama Kimiko, venendogli incontro. E' bellissima. Avvolta in uno scialle beige lungo quasi quanto il semplice vestitino blu scuro che indossa, corto quel che basta perché le bianche ginocchia e le gambe magre siano in mostra.
Deve avere freddo, vestita così. Fa davvero freddo, eh?
-Stai battendo i denti...- nota lei, con un sorriso dolce che Shingo vede rivolto a sé per la prima volta.
Lei allunga una mano per prendere la sua: è morbida e estremamente calda al tocco. Lo tira piano verso di sé, facendogli cenno di prendere un lembo del suo scialle per coprirsi.
Lo scialle è caldo per essere stato indossato. Profuma di lei perché è stato tutta la sera sulle sue gambe o ripiegato dentro la borsa. Shingo credeva di possedere un certo autocontrollo sui battiti del cuore e sul respiro, ma probabilmente si sbagliava.
Si avviano insieme verso il locale, lei gli sfiora di nuovo la mano con la sua, gli lancia uno sguardo furtivo, ridacchia. Questa ragazza è strana... c'è qualcosa che non dice.
C'è qualcosa che tiene nascosto.
E adesso Shingo capisce il linguaggio di quel corpo, il significato di quegli sguardi, i segnali che credeva... credeva non fossero per lui. Gli occhi di Kimiko sono magnetici nella penombra del locale quando, di tanto in tanto, incontrano i suoi.
E Shingo non può che pensare di essere un po' pazzo di lei, un po' stronzo e un po' fortunato.
E' solo questione di tempo.
Ci vorrà pazienza, ma è disposto ad aspettare.
Titolo: Cough syrup
Gruppo: Kanjani8, News, Uchi Hiroki, Akanishi Jin, YamaP
Pairing: nessuno (EitoxRyo)
Rating: R (angst, hurt/comfort)
Disclaimers: non mi appartengono
Canzone:
Young the giant - Cough syrup (glee cast cover)Note: POV di Ryo su una serie di fatti successi più o meno tempo fa (secondo la mia visione delle cose)
Life's too short to even care at all, oh
I'm losing my mind, losing my mind, losing control
Tutte le brutte notizie gli erano arrivate via telefono.
Tutte le brutte notizie erano iniziate con un momento, un sospiro di silenzio, tanto che aveva forse iniziato a riconoscerle.
“Moshi moshi?”
“Ryochan? ...sono in una stazione di polizia, ho chiesto di poter chiamare qualcuno... pensano stia parlando con mia madre”.
“Uchi, cosa...?”
Ma, mentre l'altro spiegava brevemente, già aveva capito. Capito che Johnny avrebbe preso provvedimenti, che i gruppi ne avrebbero risentito, che non aveva fatto in tempo a prepararsi ad un'eventualità simile perché non si sarebbe mai, mai aspettato di...
“Ryochan? Siamo sempre noi, ne? Siamo amici, ne?”
“Sì”.
Ti prego, non farmi questo... ti prego, non lasciarmi solo...
“Ryochan, ora metto giù. Ci vediamo presto, ok?”
Perché?
If I could find a way to see this straight I'd run away
To some fortune that I should have found by now
I'm waiting for this cough syrup to come down
Come down
“Stavo pensando di mollare. Coi News, intendo... mi hanno offerto un lavoro solista e mi han dato un po' di tempo per accettare” disse la voce al telefono. Prima c'era stato quel breve silenzio dopo chiacchiere su cose di poco conto, cose che sembravano lontani anni luce dal peso che gli aveva lanciato contro quella frase.
“Uhm” asserì, la mente altrove.
“Tu cosa faresti al posto mio?” chiese Yamapi, per colmare il vuoto che la consapevolezza di averlo ferito aveva lasciato.
Per un attimo, non rispose. Pensò che era un secondo silenzio e che forse questa volta la brutta sensazione l'avrebbe avuta Pi e non lui. Ma qualcosa lo colpì ancora, a fondo.
“Io non saprei... in questi anni abbiamo sempre detto di farcela insieme, dopo quello che è successo...” mormorò, la voce distante. Non sembrava neanche la sua. Fissò lo schermo acceso del televisore, nessun suono nella stanza perché aveva messo il muto e i cani dormicchiavano sul divano al suo fianco.
Yamapi sembrò cercare le parole, poi rinunciò: “Scusami, Ryochan...”.
Perché?
Life's too short to even care at all, oh
I'm coming out now, coming out now, out of the blue
“E' una cosa che devi decidere tu, Ryo. Hai lavorato sodo in tutti questi anni, più di chiunque altro, ti sei addossato responsabilità non tue e sei... sei stato bravissimo” gli disse con calma e quasi dolcezza Yuya, all'altro capo del ricevitore. Non sapeva come formulare tutte le domande che aveva in testa.
“Ce la caveremo. Anche senza Yamapi, anche senza te, se vorrai... anche divisi, noi siamo noi. Vero?”.
“Certo. Certo, io... io vorrei tanto rimanere, ma...” non riuscì a continuare.
“Ryochan” la voce di Tegoshi suonava così vicina e sicura: “Per la prima volta nella tua vita, pensa per te stesso. Sii egoista, ti meriti di esserlo”.
A dark world aches for a splash of the sun, oh oh
“Cosa vuol dire che... ti sposi?” chiese, il tono che fino a poco prima era stato scherzoso, la voce intrisa di risa ora si era fatto più seria, bassa... preoccupata.
“Che è, ti dispiace? Comunque non è che mi sposo... mi sono già sposato” disse piano Jin, un ultimo spettro di divertimento nel tono da telefonata serale. Come se quella non fosse una notizia importante, come se si potesse metterla in elenco fra 'ieri ho visto un film' e 'vienimi a trovare a Los Angeles'.
'Ho messo incinta la mia ragazza e l'ho sposata in segreto, domani sei libero per una serata in disco?'
Ancora una volta le parole gli si bloccarono in gola e emise uno strano suono, come il cigolio di un ingranaggio sul punto di rompersi.
“Sono ancora in tempo per fare la cerimonia, ma non credo il capo sia d'accordo... ancora non lo sa neanche”
“Jin...”
“Ehi, credi che mi avresti mai fatto da testimone?”.
Chiuse gli occhi e prese un lungo respiro lontano dalla cornetta.
And so I run to the things they say could restore me
Restore life the way it should be
I'm waiting for this cough syrup to come down
Teneva la testa appoggiata sulla spalla di Subaru, la mano di Yasu fra i capelli, ad accarezzargli piano la testa mentre i singhiozzi si affievolivano, le lacrime si asciugavano.
“Passerà...” ripeteva piano la voce forte, chiara di Subaru.
“Passeranno gli scandali, passeranno le brutte cadute...” asserì Yasu, con la voce sorridente.
“Si rimargineranno le ferite” concordò Maru, al loro fianco, prendendo la chitarra che Ryo teneva in braccio e appoggiandola al muro, per lasciare che si rilassasse meglio sul divano.
“Cadremo ancora e se ne formeranno delle altre” disse Yoko, alle loro spalle, arruffandogli piano i capelli con un gesto timido ma carico di affetto.
“Ma ci saranno sempre gli amici a farti rialzare e condividere il dolore” concluse Hina, stringendogli la mano .
Ryo sollevò lo sguardo, gli occhi rossi e gonfi sul viso stanco: “Anche quando sarà troppo forte? Anche quando mi farà disperare?” domandò.
Lo guardarono, tutti e sei, con dolcezza e pazienza.
“Passerà, Ryochan” disse ancora Subaru, prima di rafforzare l'abbraccio.
One more spoon of cough syrup now
One more spoon of cough syrup now
Titolo: My dark side
Gruppo: Kanjani8
Pairing: nessuno (EitoxYoko)
Rating: R (angst, hurt/comfort)
Disclaimers: non mi appartengono
Canzone:
Kelly Clarkson - My dark side (glee cast cover) There's a place that I know
It's not pretty there and few have ever gone
Si continuava a ripetere che quelle notti sarebbero finite.
Le notti insonni passate raggomitolato su un fianco, sul letto del proprio appartamento, solo, cercando di cancellare le lacrime sfregando gli occhi sul cuscino, soffocando i singhiozzi nel lembo di coperta che stringeva fra i pugni. Odiava dover avere a che fare con quello che aveva dentro. Odiava dover sacrificare preziose ore di sonno per sfogare il dolore, la rabbia e la frustrazione in un luogo isolato, per non farsi vedere, per non farsi sentire e scoprire. Odiava svegliarsi il giorno dopo più stanco, più disperato e impaurito della sera prima, con la terribile sensazione che niente fosse a posto. Con la paura che anche solo presentarsi così al lavoro avrebbe tradito il buio che portava dentro, avrebbe fatto preoccupare chi gli stava attorno. Avrebbe smesso, se l'era promesso.
Capitava, nei giorni di pioggia, essere di pessimo umore e lasciarsi un po' andare.
Lasciare che crepe sempre più profonde intaccassero la barriera che aveva costruito con pazienza attorno ai propri sentimenti. Ma sarebbe tornato il sole. Sarebbe tornato il caldo.
Sarebbe riuscito a sorridere di nuovo per le fan, le telecamere, gli amici, i colleghi.
E mentre si rigirava fra le coperte, le guance umide, ancora una volta se lo riprometteva. Avrebbe smesso, sarebbe finito tutto. Nessuno avrebbe più rischiato di vederlo infrangersi in mille pezzi.
And if I show it to you now
will it makes you run away?
Era successo una volta, al funerale di sua madre, quella orrenda mattina di maggio con la pioggia e il caldo sulla pelle, sulle punte delle scarpe, sul tetto della sala della cerimonia. Era successo lontano dai parenti, dai conoscenti, dai propri fratellini... era successo una volta che gli occhi dei suoi colleghi e migliori amici si erano posati su di lui, trasmettendogli sentimenti troppo forti da reggere, messaggi troppo importanti da ignorare.
“Ehi, la vita fa schifo...” “Non è la prima volta che ce ne rendiamo conto, vero?” “Dev'essere una merda stare così male” “Ma noi ci siamo, e restiamo” “Non lasciarci fuori” “Su di noi puoi sempre contare”.
In quel momento, si era rotto.
Rotto sotto lo scroscio della pioggia, delle lacrime, il rimbombo dei tuoni e dei singhiozzi, la stretta dei pugni, il dolore delle unghie impresse nella carne. C'erano stati abbracci, tocchi, frasi ed altri sguardi.
E si era accorto di odiare quella sensazione: la sensazione di essere fuori posto, di avere qualche ingranaggio rotto, qualche pezzo mancante. Odiava soffrire. Odiava mostrarsi sofferente.
Ma anche in quel rigurgito d'odio, in quella rabbia... loro c'erano. Erano rimasti.
...Or will you stay?
Even if it hurts...
Even if I try to push you out, would you return?
Aveva chiesto di rimanere solo per un po'.
I suoi fratellini non potevano badare da soli a tutte le faccende rimaste in sospeso dopo la morte della madre e doveva prendersi le sue responsabilità a casa, comportarsi da fratello maggiore. I manager pattuirono una settimana di stop e non chiamò gli altri, che di sicuro avevano già saputo.
Il tormento di starli abbandonando, di starli allontanando dalla propria vita nell'esatto momento in cui loro gli avevano fatto capire di essere disponibili e presenti, di star voltando loro le spalle... non lo faceva dormire la notte tanto quanto il dolore della recente perdita e la consapevolezza di non essere all'altezza del compito, di sentirsi sempre più solo e inutile.
Ma non mancavano le telefonate e le mail.
Non mancavano le promesse di una serata fuori o una partita a basket insieme o una gita da qualche parte appena avrebbero avuto abbastanza tregua dalle registrazioni del nuovo album, dalle riprese del film e dalla preparazione del tour. Ad ogni squillo del cellulare sentiva una voce ricordargli “ci sono” e “resteranno”.
And remind me who I really am...
Please, remind me who I really am...
Erano passati mesi, anni da quel giorno.
E sebbene ci fossero ancora notti insonni, incubi, lacrime e paura, dall'altra parte c'era sempre la sicurezza che alla luce del sole la barriera ancora reggeva, ora che i suoi amici lo aiutavano ad andare avanti. Se anche a volte rischiava di perdere lucidità, di non capire più che strada prendere... se anche il buio, qualche notte, sembrava avere la meglio, c'era sempre qualcuno fra le persone che lo circondavano che gli ricordava chi fosse, cosa fare, dove andare.
Chi era Yokoyama Yuu, chi era Yokoyama Kimitaka.
Everybody's got a dark side
Do you love me? Can you love mine?
La mattina dopo bastava uno sguardo perché capissero cosa fare.
All'inizio tentava di ignorarlo, imbarazzato dalle continue attenzioni degli altri, ma lentamente si era abituato: qualche battuta di Maru; la risata contagiosa di Ohkura; il goffo comportamento di Ryochan durante le pause pranzo; il suono della chitarra di Yasu e la voce di Subaru; il sorriso di Hina nel silenzio comodo e piacevole della green room; le prese in giro di fronte al pubblico e alla telecamera che, sotto sotto, erano solo espressioni di affetto, attenzione, cura. Erano solo un po' più del solito e lo erano solo per lui.
Al di là del muro, si sentiva protetto.
E a proteggerlo, erano sempre stati loro.
Nobody's a picture perfect
but we're worth it, you know that we're worth it
E se una sola lacrima solitaria sfuggiva nel backstage, fra un cambio e l'altro, dopo l'MC o prima degli encore, non era per il buio o la paura. Non era una di quelle da tenere nascoste.
Era un “grazie” un “vi prego, restate” un “non smetterò mai di lottare”.
Un “ci sono anch'io”.
Titolo: Mine
Gruppo: Kanjani8
Pairing: Subassan
Rating: PG-13
Disclaimers: non mi appartengono
Canzone:
Taylor Swift - Mine (glee cast cover) You were in college working part-time waiting tables
left a small town never looked back
I was a flight risk, with the fear of falling
wondering why we bothered with love, if it never lasts
Mi ricordo ancora la prima volta che ci siamo incontrati.
Avevamo problemi con lo show sulla KansaiTV e avevano chiamato i nostri senpai da Tokyo per mandare avanti il programma. Noi “piccoli” vedevamo l'avvenimento come un'occasione per conoscere persone che ce l'avevano fatta, nostri colleghi più famosi e capaci che ci avrebbero insegnato, guidato. Ancora non sapevamo qual'era la vostra realtà: lontani dal debutto a Tokyo, troppo poco conosciuti per restare là, troppo poco motivati a tornare a Osaka.
Eppure il tuo sorriso, la speranza nei tuoi occhi spaventati quando ci siamo stretti la mano e hai soppesato il mio nome... forse già avevi capito. Forse già c'era qualcosa che ti aveva fatto credere in noi, nel gruppo, nel progetto. “Shota, eh?”.
I say “Can you believe it?”
as we're lying on the couch
the moment I could see it, yeah, yeah
I can see it now
Avevamo paura di voi, all'inizio: Yokocho era biondo, tu in quella tua fase da ribelle, con giacche di pelle e piercing e il tatuaggio di cui non volevi parlare, che tenevi sempre nascosto sotto un guanto. Nascosto come le ferite, quelle invisibili, che eppure emergevano in ogni tua frase, in ogni tua espressione sofferente.
Nel suono sporco e incerto e ancora imperfetto della tua voce nei microfoni quando eravamo già Kanjani8, ma non ancora abbastanza per il debutto, non ancora abbastanza per riempire lo Shochikuza, non ancora lì, dove dovevamo essere.
Ci hanno avvicinato le notti insonni a preparare gli spettacoli, i pomeriggi liberi in giro per la città, la musica e gli strumenti e i lunghi discorsi sul futuro e sui sogni ed i progetti che mi hanno fatto guardare sotto alla corazza e scoprire la tua pelle, il tuo odore, le tue cose non dette.
“Subaru”.
Do you remember we were sitting there by the water
you put your arms around me for the first time
You made a rebel of this careless man's careful daughter
You are the best thing that's ever been mine
Sono arrivati i giorni del debutto.
Sono arrivati i giorni dei concerti, dei singoli, delle fan, del palco e dello studio televisivo.
Sono arrivati piano piano, ma prima che ci accorgessimo erano lì a riempirci le giornate e tenerci vicini, renderci uniti, renderci la stupenda anche se imperfetta famiglia che siamo. Coi nostri litigi, con i nostri segreti, i nostri giorni negativi e le nostre serate brave. Le paure, i sogni, gli incubi, i mille problemi irrisolti che abbiamo avuto e avremo per sempre.
Flash forward and we're taking on the world together
and there's a draw of my things at your place
I learn your secrets and I figure out why you're guarded
you say we'll never make my parent's mistake
Sei diventato mio, lentamente, con lo scorrere del tempo.
Mi hai permesso di sedermi al tuo fianco per il breve periodo che ci è stato concesso passare insieme in questa pericolosa unica corsa che è la vita, mi hai permesso di suonare le note che accompagnano la tua voce, sempre più chiara e potente e libera.
Ci siamo scambiati gli sguardi, i respiri, la pelle e i piercing, tanto da spaventare i miei genitori, far preoccupare persino Shinchan delle nostre continue bravate e di cosa stavamo creando.
Ma era nostro ed io ero tuo e niente poteva cambiare.
But we got bills to pay
we got nothing figured out
When it was hard to take, yes, yes
this is what I thought about
Non ci siamo mai allontanati, siamo solo cresciuti.
Non potevamo più essere gli adolescenti ribelli e incoscienti che ci avevano già messo un po' troppo a scoprirsi ed emergere. Il “noi due” si è guardato in giro ed esteso al gruppo, a tutte le persone che necessitavano le nostre attenzioni e la nostra presenza. Ogni volta che ho sentito la tua voglia di libertà strappare le corde della nostra relazione, ho aperto la porta perché tu potessi uscire e non lasciare che l'enormità che porti dentro, fra il tuo talento e la forza devastante dei tuoi sentimenti, fosse oscurata da quello che chiamavano amore.
Il filo rosso era sempre fra di noi e non si sarebbe mai spezzato.
Anche nei periodi in cui ti sentivo più lontano e avevo paura, ero stretto a te da un patto che solo le nostre anime sapevano di aver stipulato. La tua sola presenza al mio fianco mi permetteva di credere in noi. Credere nel fatto che ce l'avremmo fatta.
Do you remember all the city lights on the water
you saw me start to believe for the first time
You made a rebel of this careless man's careful daughter
You are the best thing that's ever been mine
And I remember that fight 2:30 am
when everything was slipping right out of our hands
I ran out crying and you followed me out into the street
Braced myself for the goodbye
'cause that's all I've ever known
Then you took me by surprise
You said “I'll never leave you alone”
Alla fine, quello che provavano i nostri cuori tanto tempo fa era vero e la nostra pelle aveva ragione.
Ci è voluto del tempo, ci sono volute delle litigate, degli abbandoni, nuovi baci e nuove carezze... abbiamo dovuto crederci e non slegare mai quel filo rosso, percorrere la strada tracciata senza mai guardarci indietro.
E adesso possiamo dire come siamo diventati e raccontare la nostra storia.
You said “I remember how we felt sitting by the water
and everytime I look at you, it's like the first time
I fell in love with a careless man's careful daughter
She is the best thing that's ever been mine”
“Shota...”
“Subaru”
A volte il mio nome suona sulle tue labbra come la prima volta.
A volte il tuo nome nel mio cuore suona come la prima volta.
Altre invece creiamo suoni nuovi e nuove sensazioni mentre continuiamo a crescere e a stare seduti insieme o a tenerci il posto a vicenda in questa unica corsa un po' strana che è la vita.
Do you believe it?
We're gonna make it now
and I can see it...
...I can see it now.
Titolo: Call me, maybe?
Gruppi: Arashi, Kanjani8
Pairing: HinaJun
Rating: R (linguaggio)
Disclaimers: non mi appartengono
Canzone:
Carly Rae Jepsen - Call me maybe (glee cast cover) I threw a wish in the well
don't ask me I'll never tell
I looked at you as it fell,
and now you're in my way
-Esprimi un desiderio!- schiamazzò Aibachan, seduto per metà sulla propria sedia e per metà su Sho, entrambi talmente ubriachi da non curarsene affatto e ridere come imbecilli al minimo avvenimento.
Dal suo posto sul divanetto dove si era comodamente spaparanzato, anche Leader lo incitò a spegnere le candeline, mentre Nino stava filmando il tutto con il proprio cellulare, sogghignando maleficamente come del resto aveva continuato a fare per tutta la serata. Fra l'alcol (troppo), i regali a tema sessuale (non mancavano mai), la saletta privata del famoso locale di Kabukicho e altro alcol ancora, quei filmini sarebbero sicuramente serviti a tutti loro per ricordarsi le malefatte di una festa di compleanno delle meglio riuscite.
-Ok, ok...- disse, ciondolando la testa all'indietro mentre esprimeva un blando desiderio “si potrebbe terminare in bellezza con una scopata” e soffiando talmente forte sulle candeline da farle quasi cadere dalla torta.
Fu in quel preciso istante che il rumore della porta della saletta che si apriva gli fece spalancare nuovamente gli occhi sulla creatura perfetta per esaudire il desiderio appena espresso. Cadde un lieve silenzio d'imbarazzo, persino Aiba aveva smesso di ridacchiare.
I'd trade my soul for a wish
pennies and dimes for a kiss
I wasn't lookin' for this,
but now you're in my way
La creatura era un uomo di circa la loro età, tanto sorpreso quanto loro nel trovarsi di fronte ad una situazione inaspettata: -Oh, scusate... ho sbagliato stanza- si scusò, riacquistando immediatamente il controllo senza tradire il minimo imbarazzo.
Jun lo fissava a bocca aperta, Nino che lo riprendeva a camera ferma con quella faccia da pesce.
L'uomo fece un veloce inchino e se ne andò, richiudendo la porta.
Your stare was holdin'
ripped jeans, skin was showin'
hot night, wind was blowin'
Where you think you're going, baby?
-J, per lo meno tenta di non sbavare...- scherzò Nino, riattivando l'ondata di risatine che si era interrotta con l'arrivo inaspettato dell'uomo. Si voltò a guardare Aibachan che stava tentando di imitarlo e si riscosse: -Ma l'avete visto??? E'... non è umano! E' una statua greca! Un essere mitologico! Il dio dei sogni sessuali proibiti!- iniziò a blaterare indicando la porta, facendo rotolare Ohno dal divanetto al pavimento. Sho rise talmente forte che diede una craniata all'indietro contro il muro.
-Per fortuna che siamo un un locale gay-friendly!- abbaiò Masaki, battendo le mani talmente forte che il suono rimbombava sulle pareti della piccola saletta privata: -Hai più speranze!-.
Jun considerò, con la pochissima lucidità che gli era rimasta: doveva trovarlo e farselo tipo SUBITO.
-Non è detto sia gay...- tentò Sakurai, allungando una zampa verso le scaglie di cioccolato della torta per rubarne una, ma venne platealmente ignorato. Il festeggiato era già con un piede fuori dalla porta quando se ne resero conto e non bastò il richiamo di Aiba: -E la torta???- per farlo tornare indietro.
Hey, I just met you
and this is crazy
but here's my number
so call me, maybe?
-Ehi!- chiamò lungo il corridoio del locale, sperando che Mr. Corpo Perfetto fosse ancora nei paraggi.
Ed ecco che dopo una fugace studiata del fondoschiena dello sconosciuto, stretto nei jeans chiari ad un punto tale da poter essere considerato illegale, il dio dei desideri sessuali proibiti si girò a guardarlo, ancora solo vagamente sorpreso. Jun guardò dritto negli occhi impossibilmente grandi dell'altro e cercò di raccogliere tutto il coraggio che l'ubriacatura gli aveva conferito per blaterare: -Mi chiamo Jun, è il mio compleanno-.
L'uomo sorrise appena e fece un breve cenno di assenso con il capo: -Tanti auguri, Jun- poi aggiunse: -E' un piacere conoscerti, mi chiamo Shingo-.
Un flash mentale gli consigliò di tatuarsi quel nome su una natica, un altro di registrare la voce dall'inconfondibile accento dell'ovest di Shingo per usarla come suoneria del cellulare.
-Shingo, ehm...- fece una pausa per considerare cosa dire: -Piacere. Ti andrebbe di unirti alla festa? O... o aspetta! Magari posso... posso darti il mio numero!- esclamò, sfoderando il cellulare dalla tasca dei pantaloni.
La flebile vocina della propria coscienza che ancora gridava suggerimenti da qualche parte del proprio cervello, facendosi largo fra le nebbie dell'alcol, gli disse qualcosa come: “Il numero? Ma sei idiota? Slinguatelo seduta stante!” tanto da fargli dubitare fosse la voce della propria coscienza. Ignorò.
It's hard to look right
at you, baby
but here's my number
so call me, maybe?
Shingo sorrise un sorriso tale da rivelare degli adorabili denti storti che, paradossalmente, incuriosirono Jun ancora di più su che forma avrebbero avuto i segni dei morsi di Shingo sul proprio collo.
-Mi farebbe molto piacere, Jun- disse, facendosi avanti verso di lui: -Ma sto cercando dei miei amici che festeggiano anche loro un compleanno in questo locale- continuò, fermandosi ad un passo da Jun, che iniziava ad avvertire un certo caldo ed una certa forza magnetica di attrazione verso il corpo invitante dell'altro, vagamente visibile sotto la camicia bianca leggera: -E inoltre...-.
Jun pregò con tutto se stesso che dopo l'inoltre ci sarebbe stato un violento bacio contro la parete del corridoio, con la lingua di Shingo nella sua bocca e le mani infilate sotto la cintura dei jeans strappati dell'altro.
-...non tifo per la tua squadra- terminò invece Shingo.
-Eh?- domandò Jun, perplesso.
-Come dire... sono di questa sponda? Mi piace la figa?- propose delle altre interpretazione Shingo, un sorriso divertito sulle labbra: -Etero?-. Jun non si rese conto di aver iniziato a fare un broncetto e borbottare stupidamente fra sé e sé: “che spreco”.
Dal fondo del corridoio una voce maschile piuttosto acuta iniziò a chiamare: -Hina! Sei in ritardo!- e attirò l'attenzione di Shingo (“Hina”?) che rispose -Arrivo!- prima di acchiappare il cellulare di Jun e scriverci velocemente sopra un numero di telefono: -Niente in contrario con il chiamarmi tu, vero? Sempre se ti basti un'amicizia etero- disse, restituendo l'apparecchio a Jun: -Chiamami, ok?-.
Jun rimase solo nel corridoio a fissare lo schermo del proprio cellulare e ascoltare gli schiamazzi in Kansai-ben degli amici di Shingo che festeggiavano il suo arrivo nella loro personale saletta privata.
Appena riuscì a riaversi dallo smacco, salvò il numero e rifletté: “niente che non si possa guarire con un po' di birra e l'assenza totale di vestiti”.
Una volta tornato alla propria festa di compleanno, Nino rise come un dannato al breve racconto del due di picche peggiore della storia, Sho e Toshi avevano finito la torta senza sentirsi neanche vagamente in colpa e Masa si offrì di guarire la bua sul cuoricino di Jun-pon con un bacino dell'amicizia.