[Fanfiction] Nella rete dell'angelo.

Oct 30, 2012 22:33


Autore: nakashima
Fandom: supernatural
Pairing: Destiel

Rating: NC-17
Parte: 1/1Personaggi: Dean Winchester, Castiel, 
Contesto: missing moment quinta stagione.
Genere: erotico, sentimentale
Avvertimenti: slash, lemon
Parole: 3689
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, quanto descritto è frutto della mia fantasia e non ci guadagno assolutamente niente.



Nella rete dell'angelo.

Seguì Castiel il tempo necessario per raggiungere l'Impala sotto l'incessante furia della pioggia. I lampi illuminavano il cielo di tanto in tanto producendo potenti tuoni che facevano vibrare l'aria e la terra. Non aveva mai sentito un temporale tanto violento abbattersi sulla pelle, bastò perché riuscisse a capire sul serio quanto potente fosse la furia degli angeli; molto più potente di quanto avesse immaginato fino a quel momento. Niente a che vedere con Uriel o con Zachariah né con Castiel, che per quanto potenti si fossero dimostrati non avrebbero potuto competere con l'immensità che si trasmetteva nell'aria come corrente elettrica e gli artigliava il corpo mentre scappava.
L'angelo suo amico si fermò dinanzi il cofano dell'auto girandosi verso di lui«Dean, dobbiamo andarcene subito di qui.»comandò.
Il cacciatore annuì e senza perdersi in ulteriori discussioni aprì lo sportello gettandosi al posto di guida e mettendo in moto velocemente, voleva allontanarsi di lì e voleva farlo subito; non sapevano quanto Raffaele sarebbe stato bloccato in quel posto, ma era certo di volerlo sapere, perché per quanto importante fosse il suo corpo per gli angeli, questo non avrebbe fermato un Arcangelo incazzato dal farlo a pezzi e poi ricostruirlo come un fottuto castello in lego.
Castiel si sedette pacatamente al suo fianco, e prima che qualcuno dei due potesse dire qualcosa l'auto sgommò lasciandosi dietro un potente nemico che, ed entrambi lo sapevano, non avrebbe dimenticato il loro gesto sconsiderato.

[…]

«Ho sonno.» sospirò stancamente Dean diminuendo la sua andatura e procedendo cautamente lungo l'autostrada baciata principalmente dalla luce della luna. Il temporale si era placato, o semplicemente si erano allontanati loro dal luogo in cui la furia della creatura celeste si era abbattuta, e ora la strada era sgombra e l'adrenalina nei loro corpi era andata sopendosi lasciando spazio ad un fascio di stanchezza e sonno che stava circolando nel corpo del cacciatore, e una pacata quiete nel corpo dell'angelo.
«Dovresti riposare ora. Hai fatto tanto stasera.» affermò la creatura celeste guardando con la solita espressione imperturbabile l'umano al suo fianco.
Questi sbuffò divertito «beh, la prossima città è a ore da qui e non credo di poter dormire sotto le stelle, molto probabilmente dormirò in auto.»
«E' scomodo, per te.»
« Perspicace Sherlock ma non ci sono altre alternative.» Dean imboccò la prima uscita addentrandosi in una stradina sterrata costeggiata da un bosco.
«Un'altra soluzione c'è, potrei portarti in un motel.» chiarì l'angelo alzando le dita in dimostrazione delle sue teorie.
«Uoh, no grazie Spok. Niente viaggi stellari per stasera, né per il resto della mia vita.»
L'angelo inclinò leggermente il capo di lato con aria confusa «io non capisco, ti offro il mio aiuto e lo rifiuti in questo modo. Quando poi tu stesso sai che sarebbe la soluzione migliore.»
Dean mugugnò infastidito prima di fermare l'auto al di sotto di alcuni alberi che avrebbero da scudo alle intemperie e lo avrebbero nascosto da eventuali creature sovrannaturali «senti, Cas -cominciò girandosi verso l'angelo e sorprendendosi dell'occhiata penetrante che questi gli stava inviando di rimando- i tuoi abracadabra angelici hanno degli effetti sul mio corpo che, beh non sono molto piacevoli.» spiegò tentando di farsi capire dall'altro che lo stava contemplando in un modo che lo sorprese. In quell'istante gli occhi di Castiel sembrarono davvero affamati.
«Effetti. Non capisco il corpo degli esseri umani, ha delle reazioni bizzarre.»
Dean rise «In questo momento sei come un bambino che prende familiarità con il proprio involucro di carne. Ma ti ci abituerai.» continuò scacciando da sé l'idea di Jimmy intrappolato in quello stesso corpo e di se stesso che avrebbe potuto fare la stessa fine accettando di cederlo a Michele.
«Alcune cose non mi sono chiare, ad esempio non capisco perché delle volte i battiti del cuore siano più veloci quando incontro alcune persone, mentre quando ne incontro altre sono normali. Oppure non capisco cosa succede tra le gambe quando guardo te e...»
«Oh, oh fermati! Che significa?» lo interruppe il cacciatore.
Castiel lo guardò confuso per un po', non riuscendo a cogliere il senso della domanda «Cosa?»
«Hai detto che, succede qualcosa tra le -si fermò puntando le gambe di Castiel- insomma hai capito! Che significa?»
L'angelo abbassò lo sguardo verso il proprio inguine e i suoi occhi sembrarono essere attraversati da un lampo di comprensione «Sì, succede quando ti guardo mentre sei sotto la doccia o quando sei nudo. O quando ti svegli.»
Dean lo guardò sconvolto, le palpebre spalancate dallo stupore «Quando mi hai visto nudo? E sotto la docc... ma ti ecciti guardandomi?» strillò, la sua voce assunse tonalità assai poco virili.
«Che significa eccitarsi?» chiese Castiel, esasperato.
«Niente, niente. Senti lasciamo perdere Cas ok? Sono stanco e vorrei solo dormire un po' ora.».
L'angelo annuì «Grazie, Dean.»
Fu il turno del cacciatore di guardarlo confuso «Per cosa?»
«Per avermi aiutato con Raffaele. Non era un tuo dovere, ma lo hai fatto.»
«Figurati, tu mi hai salvato le chiappe dalle fiamme infernali, siamo pari.» si affrettò ad aggiungere il Winchester.
E poco prima che potesse dire qualcos'altro, Castiel era scomparso dalla sua vista lasciandolo solo nel bel mezzo del nulla con milioni di pensieri, ambigui, ad invadergli il cervello.

[…]

Erano passate due settimane da quando Dean aveva visto Castiel, l'angelo non si era più presentato da lui così come non aveva rivisto nessun altro bastardo angelico come Zachariah che aveva tentato di farlo cedere nel dire di sì al proprio Arcangelo personale. La caccia proseguiva come sempre e anche se Dean non riusciva a sentirsi del tutto tranquillo senza Sam al suo fianco, continuava ad andare avanti con la sua vita, per quanto fosse difficile concentrarsi in qualcosa quando milioni di pensieri non intendevano lasciarlo libero di pensare con lucidità.
Non aveva avuto modo di approfondire il discorso fatto con Castiel l'ultima volta e da allora ci aveva pensato in maniera quasi ossessiva. Era strano pensare di essere oggetto di seduzione -davvero, poteva definirsi così?- per un angelo del Signore, e più volte si era ritrovato a pensare che fosse il corpo di Jimmy a reagire a lui e non l'angelo di per sé. Ma sapeva dentro sé che il corpo di Jimmy apparteneva interamente a Castiel e ora che la grazia e l'essenza dell'angelo ora avevano pieno possesso di quel corpo poteva far sì che questo reagisse alle proprie sensazioni.
Riuscire a dare una risposta alle numerose domande che gli erano sorte nella mente in quei giorni di lontananza, era stato impossibile.
Tentò di liberare la mente aprendo la porta dell'ennesima camera di motel in cui avrebbe soggiornato per l'ennesima caccia, quando una presenza lo fece sobbalzare.
Fermo al centro della stanza con le braccia incrociate al petto c'era Castiel «Ciao, Dean.» lo salutò mentre il cacciatore, ripresosi dalla sorpresa, chiudeva la porta e gettava il borsone con i propri ricambi sul primo mobile adocchiato.
«Ma guarda un po' chi si vede» rise quest'ultimo «pensavo ti fossi dato alla macchia.»
Castiel lo guardò senza capire.
«Pensavo fossi scomparso, sono due settimane che non ti fai vedere.» spiegò Dean allargando le braccia.
«Sono stato in cerca di Dio, lo sai.» si giustificò la creatura celeste avvicinandoglisi.
«E? Hai scoperto qualcosa?» chiese il Winchester tentando di non lasciar trapelare il disagio da quella vicinanza, e dannazione se non fosse sembrato troppo da ragazzine sarebbe arretrato.
«No. Ma non mi arrenderò, ho una pista e potrebbe essere quella giusta.» annunciò fieramente Castiel mentre gli occhi blu brillavano soddisfatti sotto il fascio di luce artificiale della camera.
«Bene. Allora che ci fai qui? Se non hai altre novità io vorrei riposarmi e riprendere con la caccia domani.»
«Hai saputo dei bambini scomparsi ultimamente?»
Dean annuì «si, e mentre venivo qui ho scoperto che non è la prima volta che succede. E' già successo tre anni fa che scomparissero almeno venti bambini. Ma sembrava che la situazione si fosse placata.»
Castiel spostò lo sguardo oltre la finestra «avrai molto da fare allora.»
Il cacciatore sospirò sorpassandolo e dirigendosi verso il bagno.
«Hai sentito Sam?» chiese ancora l'angelo, continuando a fissare con insistenza il panorama fuori dalla camera.
Dean si fermò con la mano poggiata alla porta in legno del bagno «no, non l'ho sentito. Ed è meglio così, credo. Starà bene.»
«Già. E tu come stai?»
Il cacciatore si voltò esausto «Insomma Cas, perché tutte queste domande?»
«Perché ti vedo turbato.»
«Ti sei dato alla psicologia in queste settimane? Non preoccuparti per me, pensa a trovare paparino e a sistemare questo casino apocalittico.»
L'angelo abbassò lo sguardo, e Dean si sentì in colpa. Maledettamente in colpa, per le parole e il tono troppo duri, infondo quel moccioso non poteva immaginare quanto fosse stato turbato in quelle settimane per tutta quella storia dell'Apocalisse e di suo fratello e per la sua spudorata dichiarazione che lo aveva sconvolto più di quanto avesse immaginato. E ancora non capiva il perché, insomma erano state solo parole mal interpretate no? E poi anche se non fosse stato così, per quale motivo era così sconvolto e agitato? Infondo a lui non piacevano gli uomini, umani o abitati dagli angeli che fossero, quindi per quale motivo si sentiva così in difficoltà? E perché lo sguardo ferito di Castiel lo faceva sentire così in colpa? Gli aveva detto di peggio, in passato.
Sbuffò passandosi una mano sul volto, era stanco, anche troppo.
«Senti, scusami. Non volevo essere acido m...» le parole gli morirono in gola quando il guerriero alato alzò fiero lo sguardo su di lui prima di scattare in avanti e avvicinarglisi. Sobbalzò quando il suo volto fu catturato dalle mani callose dell'angelo che posò le labbra sulle sue in un gesto rabbioso. Il cervello in corto circuito e il volto in fiamme, le labbra che accarezzavano le sue erano ruvide, per niente femminili, screpolate e dure, ma il sapore agrodolce che saggiava con la sua pelle gli piaceva; per quanto incredibile fosse, si scoprì di non voler perdere quel contatto. La sorpresa scomparve dalla sua mente e riprese il controllo dei propri sensi, ma le mani di Castiel che gli si spostarono sulla nuca erano adrenalina pura che si trasformava in aria e si tuffava nel proprio corpo e nei suoi polmoni, e poi lo fece, aprì le labbra e cacciò la lingua leccando quelle dell'angelo. Venne assecondato dall'altro che aprendo le labbra lo lasciò entrare, le loro lingue si toccarono e una scarica d'elettricità li percosse. Dean si sentiva inebriato mentre esplorava come un impavido pioniere la cavità orale dell'angelo, fresca e attraente. Il suo respiro era aria che continuava ad inalare e dalla quale non voleva in alcun modo separarsi; circondò con una mano la nuca dell'amico mentre entrambi ingaggiavano una bizzarra lotta di forza spingendosi sempre più l'uno contro l'altro con le lingue che si massaggiavano con foga e le loro labbra che collimavano perfettamente, toccandosi e danzando insieme.
Il cacciatore si allontanò un po' per prendere aria e alzò lo sguardo incatenando le proprie iridi a quelle indecentemente blu di Castiel, la cui visione lo fece completamente impazzire; perché davvero, le labbra umide e socchiuse, gli occhi velati da un piacere taciuto e ancora sconvolto dalle sensazioni provate: era bellissimo.
«Io... scusami. Non so cosa mi sia preso.» biascicò l'altro dopo attimi di silenzio, mentre tentava in qualche modo di decifrare lo sguardo ambiguo di Dean.
«No, io... non devi scusarti» mormorò il cacciatore, il respiro pesante, mentre il suo intero corpo si spogliava dal senso di stanchezza e risvegliava istinti sopiti da troppo tempo.
Si stava davvero eccitando per un uomo?
«Non capisco cosa succede quando sono con te, Dean.» mormorò il servo di Dio guardandolo colpevole «Vorrei fermare questo corpo ma non ci riesco, perché non fa altro che reagire alla mia grazia.»
Dean trasalì quando una delle risposte alle innumerevoli domande prese vita, e capì che era proprio Castiel a desiderarlo e non Jimmy.
«E' per questo che eri così spaventato dalle ragazze la sera che ti portai al club?» rise il cacciatore, senza realmente sapere il perché di quella stupida domanda.
«Non capisco.»
«Sei gay? E' per questo che non volevi stare con una donna? Perché ti piacciono gli uomini?» spiegò il Winchester.
«Io non ho un sesso, Dean. Non sono gay, non sono come te.»
Ancora una volta l'umano lo guardò confuso «e perché hai scelto un corpo maschile?»
«Jimmy è il mio tramite, il suo destino era quello di possedermi, ma avrei potuto scegliere anche sua figlia.»
Il cacciatore inorridì al pensiero di Castiel all'interno della piccola Claire, gli avrebbe ricordato troppo Lilith «quindi cosa? Ho appena baciato te o Jimmy Novak?»
«Me. Sono io in tutto e per tutto ora. Sono Castiel in ogni piccola sfumatura di questo corpo, dentro e fuori.»
Dean non capì, ma lo sguardo indecifrabile negli occhi azzurri dell'angelo gli smozzò il respiro facendolo annaspare sommessamente, come aveva fatto a non perdersi prima d'ora in quelle iridi blu come il mare? No, i colori del mare sembravano quasi patetici al confronto.
«Dean, non respingermi.» sussurrò l'angelo mentre si riavvicinava a lui posandogli una mano sul volto, accarezzandolo lentamente.
«Cristo, è tutto così strano.»
«Non essere blasfemo.» il guerriero fece scivolare il palmo lungo la nuca tuffandosi tra i capelli più lunghi, strattonandoli.
Dean rise mentre portava le mani sui fianchi dell'altro, leccandogli il collo ringhiò «penso che sia più blasfemo quello che stiamo facendo ora.»
Castiel sorrise impercettibilmente e lo gettò sul letto mordendogli le labbra, il naso, le guance, succhiandogli con voracità la mascella e leccando il mento del cacciatore fino a proseguire verso il lobo dell'orecchio. A Dean piacquero quelle attenzioni e si rilassò sotto le carezze ipnotiche. Piegò una gamba infilandola tra quelle di Castiel e mentre questi a cavalcioni su di lui veniva diviso dalla sua gamba, strusciò il bacino verso il suo arto mugolando di piacere.
«Pensavo che non sapessi fare nulla di tutto ciò» mormorò Dean attirando di nuovo l'angelo vicino a sé trascinandolo giù con la cravatta tra le dita.
«Ho avuto tempo per imparare» sorrise il servo del Signore strusciandosi ancora una volta sulla gamba di Dean che fremette alla vista di quel volto contorto dal piacere e da quel gesto così poco puro, ma così dannatamente eccitante.
Ripresero a baciarsi, mentre Dean lasciava scivolare via il trench e slacciava la cravatta.
Castiel si avventò sul collo del cacciatore leccandone ogni centimetro, mentre anche la camicia gli scivolava via e le sue orecchie si beavano solo degli ansimi accelerati e vogliosi dell'umano. Gli tolse la maglia e contemplò la visione del petto muscoloso ricoperto dalle innumerevoli cicatrici, mappa storica di numerose battaglie e sofferenze; fece scorrere un polpastrello su di una cicatrice ancora fresca nel bel mezzo del petto mentre Dean gli mordeva con foga un orecchio e lo leccava muovendo eccitato la gamba piegata sul suo inguine. Castiel gli assaltò un capezzolo leccandolo tutto intorno, fino ad inturgidirlo e ad arrossare la pelle tenera «Cas, non sono una fottuta ragazzina. Non mi servono i preliminari» gemette Dean guardandolo con necessità. Era eccitato, al di sotto dei boxer il suo 'piccolo amico' aveva deciso di risvegliarsi e di premere con forza contro il tessuto acrilico e la patta dei jeans diventata una gabbia insopportabile.
E poi senza sapere come, i loro movimenti si intensificarono e divennero veloci, rudi e sempre più bisognosi di quel piacere che entrambi andavano cercando, in un battito tutti i loro indumenti erano volati via, in una qualche parte indefinita della camera. Non pensarono bene a dove fossero finiti quando Castiel, con un movimento felino, si strusciò contro l'erezione nuda dell'umano ed entrambi ansimarono senza fiato nei polmoni, mentre tutto quello a cui riuscirono a pensare era 'di più'. Il Winchester si spinse ancora contro il bacino dell'angelo mentre questi riprendeva ad assediargli il petto di baci e lappate veloci scendendo sempre più giù. Dean ringhiò, aprendo le gambe e affondando le dita tra i capelli del compagno, le labbra e il respiro di Castiel si avvicinavano sempre di più al suo inguine, e ormai Dean aveva perso ogni controllo del proprio corpo, aveva tirato via ogni freno non riuscendo a fare altro se non a implorare di ricevere le dovute attenzioni, facendo le fusa come un gatto.
Castiel raggiunge l'altezza del suo pene eretto e lo guardò per alcuni secondi, che al cacciatore sembrarono lunghi come l'eternità, prima di superarlo e abbassarsi di più tra le gambe dell'umano avvicinandosi ai suoi genitali e sfiorandoli con la lingua, un tocco che fece sobbalzare il Winchester e gemere senza ritegno -dove diavolo era finita la sua virilità?
Castiel sorrise non visto dall'altro e sfiorando con una mano i testicoli cominciò a massaggiarli lentamente avvicinandoli alle labbra e leccandoli circolarmente con Dean che muoveva le gambe in maniera febbrile richiedendo di più, mentre la pelle del suo pene si tendeva e gocce di liquido pre orgasmico si libravano dalla sua punta; la lingua di Castiel era semplicemente paradisiaca.
L'angelo risalì ancora verso il bacino del cacciatore guardandolo serio, «smettila di giocare» ansimò Dean, gemendo, mentre Castiel artigliava la sua erezione accarezzandola lentamente mentre il cacciatore ansimava velocemente e gettava il capo all'indietro serrando le palpebre.
«Mi piace giocare con te» sussurrò Castiel mentre si abbassava a soffiargli sulla punta del pene e Dean sbuffò portandosi un braccio sulle palpebre serrate «cazzo, leccami e basta!» ordinò, sentendosi dannatamente stupido ed eccitato e così lontano da quello che era stato il Dean prima di quella camera di motel.
Castiel rise e allungandosi verso il suo volto rantolò un «no» prima di regalare un bacio sulle sue labbra; ghignò prendendogli una mano e cominciando a leccargli le dita.
«Che stai facendo ora?» ringhiò frustrato Dean liberando gli occhi dal braccio. Castiel parve incerto per pochi secondi, ma poi eliminò la preoccupazione dal volto e portò la mano del cacciatore tra le sue gambe inserendo un dito umido tra le proprie natiche, Dean capì e il cuore gli balzò in gola, prese il controllo del proprio corpo e mosse l'indice in direzione dell'apertura di Castiel trovandola ed inserendolo lentamente all'interno, muovendolo per allargare l'orifizio tra le natiche. L'angelo portò il proprio peso sulle braccia ai lati del capo del cacciatore.
Dean inserì una seconda falange allargando l'apertura e preparandola al suo membro. Si allungò verso il compagno leccandogli il collo, la lingua scivolò lungo il pomo d'Adamo e risalì lentamente ad un lato, verso il lobo dell'orecchio; la lentezza con cui le sue dita si muovevano faceva mugolare il servo di Dio che si spingeva verso la sua mano.
Castiel gemette alzando il bacino e tirandosi via «voglio altro» sussurrò con la voce spezzata dal piacere e Dean quasi non venne quando quel tono basso e sensuale penetrò nei suoi timpani; vide il suo angelo gattonare sul letto fino a portarsi cavalcioni sul suo inguine e allungare una mano intorno al pene del cacciatore, che gli arpionò le natiche con entrambe le mani prima di guardarlo intensamente ed affondare con un gesto secco in lui. E l'antro caldo e stretto di Castiel gli liberò del tutto la mente, svuotandola. L'unica cosa a cui riuscì a pensare fu che quello era il posto in cui doveva essere, e quell'angelo era l'unico che avrebbe voluto al suo fianco.

[…]

Aprì gli occhi stancamente mentre la luce del sole filtrava dispettosa tra le vetrate non oscurate la sera prima, sospirò strizzando le palpebre un po' di volte prima di mettere a fuoco la camera. Il sole lo infastidiva così si decise a mettersi seduto per tentare di raggiungere il bagno e sciacquarsi il volto. Prima che però potesse portare a termine parte del suo piano notò qualcosa impedirgli i movimenti, abbassò lo sguardo verso il fianco incontrando un braccio poggiato sulla sua pelle. D'un tratto le immagini vivide della notte prima presero vita nella sua mente investendolo come un treno in corsa, si girò notando il corpo nudo di Castiel steso accanto a lui con gli occhi socchiusi.
Il cuore cominciò a pulsargli velocemente, non era mai stato bravo con i discorsi post sesso né un classico tipo da giorno dopo.
«Buongiorno Dean» lo richiamò Castiel che aveva liberato il suo corpo dal braccio e si era portato a sedere.
«Hey -sussurrò il Winchester schiarendosi la gola- hai dormito?»
Castiel sorrise «noi angeli non dormiamo, sono rimasto sveglio.»
«Dio, non dire che ti sei messo a fissarmi tutta la notte?»
Castiel lo guardò colpevole «sei inquietante te l'ha mai detto nessuno?» affermò Dean alzandosi dal letto e dirigendosi verso il bagno.
«Hai una caccia da portare avanti.» cambiò discorso l'angelo portandosi in piedi e cercando i vestiti sparsi per la camera.
«Già, anche tu no? Una caccia al paparino.» sbuffò divertito il cacciatore prendendo degli abiti dalla sacca dei cambi.
«Tornerà tutto come prima?»
Dean si voltò verso Castiel che era ora fermo nel bel mezzo della camera con indosso solo i boxer, e Dean poté notare la moltitudine di macchie rossastre sul suo corpo, specialmente sul collo, marchi che aveva lasciato egli stesso con le sue labbra.
Sentì il cuore cedergli nel petto pensando a quello che sarebbe potuto accadere al di fuori di quella camera, lontano da quella realtà che per puro caso aveva scoperto. Gli era piaciuto stare con Castiel, aveva amato le sue attenzioni e gli piaceva la sua compagnia, si divertiva con lui ma era ancora presto per poter rispondere a quella domanda. E non poteva promettergli nulla, in quella vita le promesse non avevano lunga vita.
Gli si avvicinò mettendogli le mani sui fianchi «Cas per quanto ne so potrei morire oggi stesso. In questa vita è tutto così imprevedibile, un anno fa nemmeno avrei immaginato di poter conoscere un angelo del Signore.»
Le iridi blu di Castiel si incupirono sotto la pioggia di parole di Dean «Però non voglio che tutto torni come prima, se è accaduto significherà qualcosa credo. Non lo so, non sono portato per le cazzate romantiche, ma non voglio che tutto torni come prima. Non voglio fare finta di niente.»
E la luce negli occhi di Castiel fu abbastanza per Dean, abbastanza per confermare le sue parole, abbastanza per farlo cedere, abbastanza per non farlo sentire più solo.

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