19 settembre
Massimo e il suo interlecutore sono seduti nel parco prospicente l'accademia, su una panchina di pietra seminascosta dall'erba alta. Il tizio in bicicletta ha con sé una sacca piena di prelibatezze: acqua fresca in bottiglia, panini imbottiti con formaggio e lattuga, ciliegie e albicocche. Ha offerto da mangiare allo scrittore. I due si sono piaciuti subito. Hanno anche scoperto di essere quasi colleghi.
Il ciclista si chiama Danilo Somma ed è un giornalista freelance di cronaca nera. Pur non essendone certo al 100% Massimo crede di aver anche letto qualche suo vecchio articolo. Del resto Somma, prima di finire lì, si occupava di quei casi singolari e bizzarri che per uno scrittore sono oro colato: assassini efferati, leggende metropolitane, avvistamenti di Ufo e pantere a spasso per la Pianura Padana.
Mentre mangiano Danilo gli spiega come è finito lì, sette anni fa: in un periodo particolarmente sciatto della sua vita, tra divorzio e alcolismo, indagava sulla storia di un misterioso architetto, collega e amico del fantomatico Emilio Varelli, personaggio che ha ispirato la Trilogia delle Madri di Dario Argento. Ovviamente si tratta del Pliss. Danilo ne aveva sentito parlare in un convegno di appassionati di alchimia ed occultismo, a cui ogni tanto partecipava per trovare l'ispirazione per scrivere qualche articolo.
Alla fine, durante una notte di pioggia in cui si aggirava alla ricerca di chissà quale indizio, Danilo si è ritrovato nel Borgo.
«Il mio più grande scoop... e non posso nemmeno raccontarlo!»
Il giornalista ride e stacca quasi mezzo panino con un morso.
«Ma hai capito cos'è davvero questo posto?», gli chiede Massimo. «Il Sindaco mi ha rifilato un sacco di stronzate.»
«In realtà parte delle sue spiegazioni sono valide. È che non sono complete. Il Borgo è una creazione magica, alchemica, questo è palese. Secondo me è una specie di fotocopia del mondo reale. Ma vive di vita propria. So anche che è tenuto in piedi dall'energia della stessa creatura che imprigiona.»
«La gorgone?»
Danilo soffoca un rutto nel pugno. «Già. Non chiedermi di preciso chi è, ma di certo è reale e potentissima. La sua aura pietrifica il tempo, impedendoci di invecchiare. Non solo: essa preserva anche la consuzione delle cose. Guarda qui.» Estrae un vecchio Nokia dal taschino. «Due tacche di carica residue. Da sette anni. Ti sei già accorto che anche per il tuo è così?»
Massimo scuote la testa e controlla lo smartphone. In effetti è vero. La batteria è ancora al 70%. Peccato solo che non gli serva a nulla, non essendoci campo.
«È la stessa cosa anche per l'elettricità, l'acqua corrente, per gli orti della comunità, che sono sempre fertili. Ciò che consumi si rigenera immediatamente. Forse anche l'aria. Tutto questo grazie alla prigione alchemica di Pliss che vampirizza i poteri della sua Signora. Gli adepti del Sindaco definiscono il Borgo "un Ouroboros perfetto", solo che è stato creato con lo scopo di contenere un... mostro. Noi siamo soltanto ospiti imprevisti e marginali, o almeno credo. Se Steno crepasse, chissà...»
«Magari saremmo liberi.»
«Già. O magari moriremmo tutti.» Danilo fa spallucce. «In realtà vivere qui non è così male, se si eccettua l'eterno conflitto con Malebolgia, che comunque sembra sempre più una Guerra Fredda che non altro. A parte ciò nel Borgo si sta bene. Siamo liberi, liberi veramente.»
«Quindi nemmeno tu vuoi tornare a casa?»
Il reporter sorride sornione. «E chi ha detto questo? Sono sette anni che aspetto il partner adatto per tentare la fuga. E alla fine credo di avere anche una specie di piano. Ora ti spiego...»
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