Troppo interessante quest'articolo di Aldo Grasso per non segnalarvelo. Spesso e volentieri il famoso giornalista appena citato mi sta sugli zebedei, però quando ci si mette dice cose interessanti.
Parliamo (brivido!!!) di Maria De Filippi, il vero anticristo della TV italiana, insieme ad altri lobotomizzatori professionisti come Simona Ventura, tutta la crew di programmi finto-impegnati come "Striscia la Notizia", la non-morta, Raffaella Carrà, e via dicendo.
Visto che non sono uno spocchioso intellettuale come molti altri scrittori (forse perchè non sono nemmeno uno scrittore!), mi fa comunque piacere capire i meccanismi che muovono l'Arma Definitiva creata dall'uomo: la televisione.
Quell'elettrodomestico che tanti si vantano di non possedere ("non guardo nemmeno i film, io!", ho letto più di una volta...)... avete presente?
Eppure c'è un vecchio detto: Non attribuiamo particolare valore al possesso di una virtù, finché non ne notiamo la totale mancanza nel nostro avversario.
- - - - -
«Il ballo delle debuttanti», il nuovo reality voluto da Maria De Filippi e condotto da Rita Dalla Chiesa è poco avvincente dal punto di vista spettacolare ma molto interessante da quello sociologico. I prodi osservatori di costume, delusi dalla politica, ribadiranno così che la De Filippi è un periscopio che esplora la superficie della collettività (Canale 5, domenica, ore 21.25).
Seguendo la trasmissione, una specie di reality dove 12 ragazze di età compresa tra i 18 e i 23 anni «iniziano il loro percorso formativo per debuttare alla vita», ci sono infatti tre elementi che possono aiutarci a capire a che punto è l'identificazione fra tv e vita.
Il primo. Come ha già osservato brillantemente Walter Siti, la tv generalista italiana è dominata da un universo omosessuale: l'estetica, rappresentata da balli, vestiti, buone maniere, è qualcosa che assomiglia molto a una nuova affermazione di identità legata al gender, e modellata su un immaginario queer (qui persino troppo caricaturale, di maniera).
Il secondo. Molte trasmissioni sono una parodia della scuola: una strana istituzione dove vige un metodo d'insegnamento basato sulla lite continua: le ragazze chic contro le pop, gli insegnanti contro gli allievi, gli opinionisti (c'è persino Diaco con una sua giovane accompagnatrice) contro gli insegnati. Al fondo, si immagina sempre una preside vestita di pelle nera con la frusta in mano. Si cresce litigando, si matura scambiandosi ingiurie, si coltiva la rabbia e l'invidia come molle dell'elevazione sociale, né chic né pop.
Il terzo. Tutte le trasmissioni della De Filippi hanno uno strano fondo di pedagogia: il suo ideale di vita e di tv consiste nel traghettare la coatteria all'onor del mondo (da questo punto di vista il suo capolavoro è l'invenzione del tronista), di mascherare il greve (come una signorina deve leccare il gelato) con il galateo. Ancora una volta, il limite di ogni volgarità è solo una volgarità più grande.
(Aldo Grasso da:
http://www.corriere.it/)