[Fanfic] (I'm sorry that) I'm on the run

May 20, 2011 10:49

Titolo: (I'm sorry that) I'm on the run
Fandom: DC Comics - Lovvoverse
Beta: namidayume
Personaggi: Ibn Al Xu’ffasch, Lucy Queen; nominato Radley Xeradis
Pairing: accenni al Radley/Lucy ma c’è un botto di Ibn/Lucy platonico
Rating: G
Conteggio Parole: 661 (FDP)
Disclaimer: Tutto abbastanza nostro, ma ugualmente senza lucro.
Note:
• Ambientata nel 2032, quando Lucy abbandona l’identità di Black Canary e la Justice League per “scappare” con Radley. ♥ Ibn è una delle poche persone informate prima.
• Prima di questo momento, Lucy non ha mai mai mai chiamato Ibn ‘capo/boss’ o affini in tutta la loro vita. ♥
• Nel caso non si fosse capito prima, li shippo un sacco. XDDD
• Titolo da My apology degli Elefant.


(I'm sorry that) I'm on the run

«Ho deciso di andarmene.»

Lucy fissa attentamente la sua schiena coperta dal mantello e si morde il labbro inferiore subito dopo, come a volersi rimangiare ogni singola parola. Ibn impiega qualche istante a voltarsi, perché gli serve del tempo per processare la frase, per comprenderla, per valutare l’intonazione della ragazza ed individuarne i sentimenti celati.

«Cosa?» chiede, guardandola da sopra una spalla. Ha la maschera abbassata e Lucy agisce d’istinto nel portare una mano al viso e togliersi la propria.

«Lascio. La squadra, il costume, tutto,» spiega. Gli occhi di Ibn si allargano leggermente per la sorpresa e dall’uomo arriva silenzio, silenzio e ancora silenzio, finché non si decide a spostare indietro la sedia e ad alzarsi.

«Cosa?» ripete, adesso in piedi di fronte a lei. Lucy sorride - non può farne a meno - della sua testardaggine che stranamente la diverte, invece di irritarla.

«Io e Radley vogliamo riprovarci e vogliamo fare le cose per bene. Niente più eroi o criminali o stupide maschere, solo noi stessi,» aggiunge, sorprendendosi una volta di più di quanto quel piano abbia senso, di quanto sembri giusto, fattibile, l’unica scelta possibile. «Andremo ad abitare altrove, via da Star City,» conclude.

«Dove?» chiede Ibn e la rigidità della domanda le dà l’idea di essere un sospetto sottoposto ad un interrogatorio, più che un’amica che sta cercando di salutarlo. Anche questo, tuttavia, la fa sorridere con affetto, perché sa che sentirà nostalgia, prima o poi, di questi suoi atteggiamenti.

«Non posso dirtelo. È meglio che per un po’ resti un segreto,» replica, sollevando una mano e ghignando, ma la leggerezza che adotta non riesce a coinvolgere l’uomo, che non abbandona nemmeno allora il suo contegno rigido. Sembra non volersi esporre troppo, sembra non voler credere alle sue orecchie e Lucy sa benissimo quanta verità ci sia in una simile apparenza.

«Perché me lo stai raccontando?» è l’ultima domanda che l’Inquisizione le rivolge. La donna incrocia le braccia al petto e semplicemente scuote la testa.

«Io non sparisco nel nulla senza nemmeno informarti,» afferma, fissandolo dritto negli occhi. È l’ultima frecciata, l’ultimo rimprovero implicito che gli indirizza, lo sanno bene entrambi, ma Lucy non sta pronunciando quelle parole perché ancora prova rimorso nei suoi confronti - l’idea di abbandonare tutto le ha insegnato a guardare un sacco di cose con la giusta distanza, eliminando ogni possibile rancore. Le sta pronunciando perché lui capisca ciò che davvero intende: ne abbiamo passate tantissime e non ne scorderò nessuna.

Ibn, infatti, accenna un sorriso. La sua voce è più morbida e amichevole, adesso, quando chiede: «È davvero questo che vuoi?»

Lucy annuisce prontamente, così che a lui non rimanga alcun dubbio, e poi il silenzio riempie la stanza. Rimangono a fissarsi per qualche istante, indecisi sul da farsi, entrambi increduli sia già arrivato il momento in cui non lavoreranno più insieme, non condivideranno più gli stessi spazi, le stesse persone.

Lucy è la prima a muoversi e a scivolare in avanti, ad allacciargli le braccia al collo. Si raccomanda: «Comportati bene in mia assenza, capo,» ed è la prima volta che lo chiama a quel modo, la prima volta che gli concede un’autorità del genere. Quello che sta dicendo, in realtà, è: grazie, nonostante tutto è stato bello, e lui lo capisce, lo capisce fin troppo bene; è per questo che si concede di stringerla un attimo più forte prima di permetterle di allontanarsi.

Quando rimettono nuovamente distanza tra loro, Lucy rindossa la mascherina e si prepara per andarsene, cercando di tornare tranquilla e rilassata come quando è arrivata alla sede della JLA.

«Allora ci vediamo,» lo saluta sventolando una mano e gli dà le spalle prima che lui possa rispondere, già sapendo che, probabilmente, non lo farà. È arrivata alla porta e l’ha già aperta quando, invece, si sente chiamare.

«Lucy,» la voce monocorde di Ibn è un po’ meno monocorde, un po’ più malinconica, un po’ più affettuosa. «Buona fortuna.»

Lei sorride e, «Buona fortuna anche a te,» gli augura. Girarsi e chiudersi quella porta alle spalle è più difficile di quanto avesse creduto.

cronologia: 2031/2042, autore: cialy, * fic, pg: ibn al xu'ffasch, verse: lovvoverse, pg: lucy queen

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