Titolo: e only do it for the scars and stories
Fandom: Harry Potter
Personaggi: James Potter, Peter Pettigrew, Sirius Black, Remus Lupin
Prompt: Pelle, per la terza settimana del
COW-T 3,
maridichallengeRating: G
Avvertimenti: nessuno
Wordcount: 1054
Note: è un'idea che avevo da non so quanti secoli e questo prompt mi ha dato occasione di scriverla <3
Il titolo ovviamente è una canzone dei FOB XD (sapete, una di quelle dal titolo indecentemente lungo, ascoltatela
qui!)
E niente, questo verso mi ha fatto pensare tantissimo a Sirius e a James, da qui l'idea - è la prima volta che scrivo col titolo già in testa, btw *urla sconvolte*
Fissa il buio oltre la finestra sgangherata, passandosi una mano fra i capelli; ci sono miliardi di stelle quella notte, ma la luna è ancora coperta da una nuvola piena di tentacoli. È una nuvola che il vento spazza in fretta, però, e i contorni di Hogwarts tornano a disegnarsi contro il cielo come per magia.
L’urlo più animalesco che umano riempie la stanza e lo fa voltare, sfilare gli occhiali e poggiarli sul davanzale.
Magari per una volta rimarranno intatti.
Non può far a meno di tremare, poggiato nell’angolo della stanza accanto al letto, gli occhi spalancati - anche se riesce a intuire più che a vedere denti digrignati e scatti veloci, dolore, i muscoli tesi.
Deve usare tutta la forza che ha per non correre fuori, verso il castello; dopotutto lui a cosa può servire? Non è grande e grosso, non è forte e non ha di certo voglia di farsi schiacciare. Non serve a nulla, lì. Non è ancora scappato solo perché le conseguenze gli fanno ancora più paura.
L’urlo gli fa capire che è arrivato il momento di nascondersi fra la muffa del materasso dove la bestia non lo verrà a fiutare.
Vorrebbe poter fare qualcosa, allungare una mano, stringerlo, ma sa bene che niente potrebbe anche solo calmare il dolore.
Si morde un labbro, stringe il pugno fino a imprimersi le unghie nella carne; se potesse servire a qualcosa lo strapperebbe da lì e lo porterebbe ovunque, lontano, in qualsiasi posto in cui tutto questo non possa più accadere.
L’urlo sembra abbattersi su di lui come uno Schiantesimo, gli si imprime nel cervello; si piega in avanti: è pronto.
L’unica cosa a cui riesce a pensare è che vorrebbe strapparsi la carne, i nervi e i muscoli e lasciare che le ossa si spezzino e si ricompongano senza bruciare e strappare tutto il resto. Probabilmente se potesse piangerebbe dal dolore, ma sente il controllo del suo corpo, di sé scivolargli adosso come acqua.
Cade in ginocchio e sente gli occhi attirati come calamite allo squarcio nel muro e la luce bianca lo acceca, non esiste nient’altro.
La vista, l’udito e poi tutto il resto non sono più i suoi.
L’urlo gli lacera la gola, non è lui ad averlo fatto ma sente salirlo fino alla mandibola spalancata che lui non può più muovere, l’urlo è l’ultima cosa che sente. Poi la luce bianca scompare.
È una scarica di corrente e adrenalina che si infila sotto pelle, di istinti e ossa che si spostano senza far male e sensi che si acuiscono e puoi lasciare te stesso in un angolo, puoi lasciare che il cervo, il topo e il cane prendano il sopravvento.
Puoi lasciare la paura e il buonsenso - se mai ne hai avuto un briciolo - alle spalle e caricare il lupo con le corna.
Puoi abbandonare chiunque e seguire l’istinto, rifugiandoti nell’angolo più buio e osservando i movimenti delle bestie, dei predatori sopra di te.
Puoi dimenticare il dolore e la rabbia e l’amore e ringhiare, rizzando il pelo e ficcando i denti nella zampa dell’animale che ti sovrasta.
Non sarebbe male rimanere lì e aspettare qualche anno prima di muovere un muscolo.
Remus socchiude gli occhi; la gamba contro la sua è quella di Sirius, come sempre, che sorride appena si accorge che ha aperto gli occhi e gli passa i vestiti. Come sempre. “Buongiorno, Moony”.
Sirius non è mai riuscito a fare un incantesimo curativo decente, glie l’ha detto mille volte di lasciare fare a lui; adesso l’animagus ha una linea rossa che scende dal mento fino a metà collo.
James si affaccia - senza occhiali, si saranno rotti di nuovo - e sorride a caso, guardando appena un po’ troppo a destra rispetto alla faccia di Remus “non ti vedo Rem ma buongiorno! Il sole splende e fa un freddo Siriu- cane, e ho fame! Colazione!”
Remus si tira su e si copre alla meno peggio; si guarda in giro, afferra la bacchetta incastrata sotto il comodino “Ahah, divertente Sirius - la punta sulle lenti frantumate di James e mormora - reparo”.
“Avrei potuto farlo io, secchione” sorride James e lo mette a fuoco, ringraziandolo inclinando il busto.
“Devi farti controllare il polso in infermeria” si tira su a fatica, aggrappandosi alla testiera del letto sfondato.
“Non è niente” si affretta a dire Prongs, e si guarda le mani; ovviamente Remus ha visto che stringe la bacchetta con la sinistra.
Peter entra portando profumo di pancakes e pane tostato “Ho fatto un salto alle cucine” sorride timido, e porge a Remus una barretta di cioccolato.
“Hai sentito quegli ululati, stanotte?”
La ragazza scuote il capo facendo dondolare i boccoli che avrà passato ad attorcigliare tutta la mattinata “Non ho chiuso occhio, che incubo…”
“Beh, tesoro, non conosci la storia della Stamberga Strillante, vero?”
Sirius sogghigna e le due ragazze lo fissano, occhioni spalancati e sospiri, sussurrando un no. Sirius sa bene che, come studente del settimo anno, ha un certo ascendente sulle ragazzine di undici anni - per non parlare poi della sua eccezionale bellezza.
“È infestata da fantasmi, sapete. Ma non come quelli che ci sono qui a Hogwarts - esclamazione affranta - sono pericolosi, sono rumorosi e sono arrabbiati. Invidiosi dei ragazzi ancora pieni di vita, che possono mangiare, divertirsi e fare - sogghigno, occhiolino - tanto altro. E la cosa peggiore è che non esiste nessun incantesimo che potrebbe tenerli fuori da qualunque stanza”.
Le ragazzine sospirano e tirano il fiato e arrossiscono. Troppo semplice.
“Sirius, dicci come ti sei fatto quella cicatrice…”
Il ragazzo sbuffa “Questo è un segreto, mie dolci pulzelle. E adesso scusatemi - percorre il corridoio con lo sguardo e vede Remus sorpassarlo, stufo delle sue solite storie - ma sono impegnato, sapete”.
Rifila una pacca sul sedere a Remus che sobbalza “Deficiente” borbotta.
“Ehi Moony, ti è piaciuta la versione di oggi? Eh?”
“Dovresti smetterla di spezzare il cuore a tutte, ogni anno” nasconde un sorriso e guarda dritto davanti a sé.
“Ma non ho fatto nulla!”
“-per ora” ride James e lo spintona.
“Fandonie! Disonore su di te e la tua stirpe, Potter!”
James gli agita il dito medio davanti al naso e corre in avanti “muovetevi, nonni, abbiamo lezione!”
Prima o poi si ammazzeranno, pensa Remus. Dovrebbe fermarli. Dovrebbe andare da solo, incatenarsi e-
“Ancora a pensare, barboso di un Moony? Guarda che ti lasciamo qui, eh” Sirius si blocca in mezzo al corridoio e lo fissa.
“Smettila, Remus - gli stringe un braccio e Remus sa che l’altro ha capito, come sempre - andiamo”.