C'è chi ha talento per certe cose e c'è chi invece è come me

Oct 08, 2011 01:11

Sorvolando sul dramma serale avvenuto grazie a mia madre, che tenta in tutti i modi di prepararmi la cena senza che io lo voglia, che mi finisce cose di cui ho un vitale bisogno e che lei invece potrebbe sostituire facilmente con altro, mia madre che è una rompiballe insomma. Sorvolando su questo vorticare di palle, vorrei arrivare al dunque, ovvero scrivere un paio di cose che ho ponderato da un po' e che, di ritorno da shiatsu stasera, ho pensato fosse meglio metterle per iscritto che non si sa mai mi possano servire in futuro... e poi mi sono fatta portare il pc dal senpai a quest'ora, non vorrei averlo disturbato solo per fargli vedere la litigata con mia madre.

In questi due anni di frequentazione di shiatsu e dei ragazzi, ho sempre avuto difficoltà a legare con loro. Anche negli ultimi tempi, complice forse che Sa-chan mi ha lasciato andare un po' con la corrente (e diciamolo, mi sono lasciata trascinare lontana senza opporre resistenza), forse grazie all'esperienza del corso di massaggio Tao, ho legato forse un po' di più con più persone. Nonostante questo però, non mi sento ancora parte del gruppo, non mi sento ancora parte di loro. Di tutte le ragioni che ci possono essere, di sicuro, sono tutte mie colpe.
Ora, non vorrei che questa sembrasse un'autocritica inutile di una persona in cerca di redenzione, perdono, comprensione. Non me ne frega nulla, è semplicemente così. E' una cosa a cui penso ogni tanto e, se prima ne soffrivo un po', ora mi viene più da guardarla dal di fuori come l'evolversi di una cosa, di un rapporto che deve essere così, che cambierà in altre cose nel tempo, ma che è così e basta.
Un'altra cosa a cui mi è capitato di pensare più di una volta, un po' anche come conseguenza alla mia "non appartenenza al gruppo", è riguardo al mio posto e al mio ruolo in quel luogo. Ho cominciato con il sentirmi un'ospite all'inizio, quindi più come una spettatrice alla quale è permesso imparare delle cose, ma che non può farle veramente come sue. Poi via via che la cosa si faceva difficile e io mi ci infilavo sempre più dentro, la sensazione è cambiata ed è diventata un sentirsi inadeguata alla situazione. Ovvero mi sono venuti tutti quei dubbi sulla mia sensibilità, le mie capacità dei quali ho sentito spesso parlare anche gli altri. Penso che in realtà sia anche normale farsi delle domande, chiedersi se si sta facendo la cosa giusta, aver timore di cosa può succede a sbagliare. Ma poi con la pratica e la conoscenza delle stesse esperienze vissute dagli altri,  la maggior parte delle paure se ne sono andate. Qualcuna è rimasta, certo, ma per fortuna il più delle volte mi ricordo cosa dice sempre il sensei, di provare e quando si sbaglia allora si cambia strada e si riprova finché non si impara il metodo giusto. 
Il problema di adesso allora qual è? Quando l'anno scorso il sensei mi ha provocata con una semplice frase: "E se ti dicessi che non sei fatta per fare shiatsu?", mi ha reso sicuramente più determinata ad andare avanti, se non altro per dimostrare a me stessa che non era vero. Il problema è che invece è proprio così. Durante il Tao questa cosa mi è parsa molto chiara. A confrontare me e i senpai, a guardare me nella mia goffaggine, nella mia ottusità a vedere evidenti priorità, ecc. è così chiaro che non sono fatta per lo shiatsu. Ho sempre pensato al sensei e ai senpai come semplici esseri umani che hanno fatto un percorso prima di me, dai quali imparare ma che prima erano semplici umani come me (leggasi con il giusto impegno chiunque può diventare come loro), eppure sento in me la mancanza di qualcosa che non mi rende adatta a fare massaggi agli altri. Sarà la mia mancanza di pazienza, la mia mancanza di fisicità, sarà quel che volete, io non sono fatta per questa cosa.
Però sappiate che non me ne frega assolutamente un cazzo!
Continuerò a fare shiatsu anche se non ho pazienza perché così potrei imparare ad averla, potrei imparare come si amano gli altri, potrei imparare i miei problemi vedendoli negli altri. Oppure potrei vedere i problemi degli altri e non capire che sono anche i miei ma... prima o poi... potrei capire. E allora è meglio che vada avanti. E poi mi fa sentire bene.
Non ho ancora capito se c'è un posto e un ruolo per me, lì dentro. Forse prima o poi capirò anche quello. Per ora so solo che mi aspetta un anno non facile, dove non posso più barare, o so farlo o non lo so fare. Quindi per quest'anno mi pongo il mio obiettivo, che non è un buon proposito ma un obiettivo appunto, di fare tutto ciò che è nelle mie forze e di aumentare le mie forze per riuscire a fare ancora di più.

ps: perdonate eventuali errori di scrittura. A quest'ora di notte ho avuto la forza di scrivere ma non di rileggere.

shiatsu

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