Shooting Stars.
(Fabriquè)
Gerard non ci ha mai creduto, alla stronzata delle stelle cadenti che esaudiscono i desideri. Quando era piccolo passava notti intere col naso all'insù, in ginocchio sul letto della stanza che sua nonna gli metteva a disposizione quando restava a dormire in campagna da lei. Dalla finestra posta appena sopra il materasso poteva perdersi a guardare il cielo stellato e ad esprimere i desideri più strampalati, quelli che - se ne è reso conto a distanza di anni - erano palesemente impossibili da realizzare.
Col passare degli anni, Gerard era arrivato alla conclusione che le stelle non realizzassero mai i desideri, o che perlomeno lo avessero in particolare antipatia.
Eppure adesso, nel vedere Cesc di fronte a lui, esattamente tre giorni dopo il dieci agosto, quando in quella spiaggia di Bari ha espresso il desiderio che tornasse a casa, Gerard è costretto a ricredersi: forse ogni tanto le stelle lo ascoltano.
- Sei tornato a casa. - gli dice, allungando una mano verso la sua guancia e accarezzandola delicatamente.
- Già. - risponde Cesc con un sorriso che gli illumina il volto e gli fa brillare gli occhi.
Arrivati a casa di Gerard, non c'è tempo di andare in camera da letto: cominciano a baciarsi in ascensore, sulla porta di ingresso si sono già sbottonati le camicie e in salotto hanno già fatto volare le scarpe sotto il divano.
Fanno l'amore sul pavimento, affamati e pieni di passione, come se non si vedessero da anni. Ma stavolta è diverso: ogni bacio non ha più il sapore della fretta di chi di lì a due ore potrebbe perdere un aereo, i loro sguardi non sono più quelli di due amanti che hanno paura che l'ennesima separazione possa fare più male dell'ultima volta.
- Sei tornato a casa. - sorride Gerard, accarezzando i contorni della bocca di Cesc.
- Sì, sono tornato. E stavolta non me ne vado.