Titolo: Many Aspects
Autore:
GillianGenere: Romantico, Fantasy, Drammatico
Personaggi: Frodo Baggins, Samwise Gamgee, Lord Elrond Peredhil, Gandalf The White, Legolas Greenleaf, Gimli son of Glóin, Bilbo Baggins, Peregrin ‘Pippin’ Took, Meriadoc ‘Merry’ Brandybuck, personaggi originali (non tutti compaiono in tutti i capitoli, anzi)
Pairing: Sam/Frodo
Rating: NC17
Capitolo: 1(parte terza)/4
Avvertimenti: Traduzione, Slash, MPREG (Male Pregnancy), che tradotto in termini terra-terra significa che un maschio partorisce un bambino di due chili. Se la cosa vi disturba, in alto a destra c’è una x bianca su sfondo rosso che aspetta solo di essere cliccata.
Summary: Dopo la loro missione, Sam scopre che Frodo è ancora malato e lo porta a Gran Burrone alla ricerca di una cura. Qui conoscono un Elfo guaritore che li offre una possibile soluzione.
Sam non riuscì nemmeno a voltarsi. Guardò Frodo, congelato dallo shock. Nestadren sembrò capire, si poggiò sul bordo della sedia su cui si era seduto la notte prima e annuì.
“Proprio così,” confermò. “Porti in te una nuova vita, Frodo. Riesci a sentirla?”
“Io... Io...” La flebile voce di Frodo si affievolì e si portò una mano al petto. “Non credo di sentirmi diverso.”
Sam aprì la bocca senza trovare niente di utile da dire, quindi la richiuse.
“Ne sei sicuro?” Chiese Frodo e Sam annuì vigorosamente. Ecco! Ecco cosa voleva chiedere!
Nestadren annuì nuovamente, il suo sorriso si allargò alle estremità. “Sì.”
Sam guardò nuovamente Frodo.
Ebbe nuovamente l’impressione di dover dire qualcosa, ma non era sicuro di cosa fosse. Avrebbero dovuto abbracciarsi, no? Gioire? Per qualche ragione l’incantesimo aveva funzionato e Frodo sarebbe guarito. Questo era abbastanza.
“Um,” provò Sam. “Siete veramente sicuro?”
Nestadren gettò il capo indietro e rise. “Tutti gli Hobbit sono così scettici? Ve lo assicuro. È fatta, amici miei. La sola magia elfica non avrebbe potuto far tanto. L’amore ha concepito un Figlio della Luce.” La mano libera di Frodo rimase sul suo petto e Nestadren la prese gentilmente conducendola al ventre mascolino. “È qui che dovresti poggiare la tua mano, Frodo. Qui si annida la nascita di vostro figlio.”
“Figlio,” ripeté Sam sentendo il sangue defluire dal suo volto. Frodo guardò la propria mano. Se avesse potuto spalancare ancora di più gli occhi, avrebbero occupato il suo volto intero.
“Temo che le mie capacità di mago siano state chiamate in causa,” disse Nestadren tra sé e sé. “Qualcuno di voi ha mai creduto che potesse funzionare?”
“Certo!” Si affrettò a rassicurarlo Sam. Quando Nestadren lo guardò alzando un sopraciglio, esitò. “Per la gran parte del tempo,” finì. Infine arrossì e si concesse di guardare Frodo. Il giovane Hobbit stava ancora seduto con la mano poggiata sul proprio ventre.
“Credo di sentirmi male,” disse Frodo inghiottendo.
L’istinto protettivo di Sam ebbe la meglio e lasciò la sua mano per accarezzargli la schiena conciliante. “Vado a prenderti un bicchiere d’acqua?”
“Vedo che anche la fiducia di Frodo, non ha mai vacillato,” osservò secco Nestadren.
“Avevamo così tanta speranza all’inizio,” disse Frodo. “Ma credo che la scorsa notte ci siamo convinti che non avrebbe funzionato.”
“Non ha niente a che vedere con le vostre capacità,” precisò Sam. “Solo che siamo Hobbit e la vostra magia è elfica, se capite cosa intendo.”
Nestadren si alzò e porse una mano ad entrambi, come aveva fatto la notte prima. “Vi lascio soli ad assorbire la novità, allora. Se vi siete arresi, capisco perfettamente che vi sia un po’ di shock in voi.” Si inchinò e si diresse alla porta. Poi si voltò e sorrise. “Nel caso non mi abbiate sentito, gioite! La guarigione è iniziata!”
Sam questa volta la assorbì interamente. Ce l’avevano fatta! Frodo sarebbe sopravvissuto!
Affondò il volto fra le proprie mani e iniziò a piangere.
“Oh, Sam,” mormorò Frodo. Avvolse le braccia attorno a Sam e le braccia di quest’ultimo lo strinsero fieramente al proprio petto.
“Guarirai,” disse con la voce rotta dal pianto. “Frodo, Frodo.”
“Sì, Sam. Andrà tutto bene.”
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Quando uscirono all’aria aperta, per Frodo, come per Sam, fu come se non avesse mai visto il sole prima di allora. Sbatté le palpebre per un momento e tenne una mano davanti agli occhi per proteggerli da esso, poi sorrise e arricciò il naso. Inclinando il capo, si voltò verso est e guardo il mattino: accarezzando il suo viso, la luce gli donava una sfumatura dorata. Il suo sorriso si ampliò e rise, gettando indietro il capo e aprendo le braccia come per afferrare i raggi del sole.
Gli occhi di Sam si colmarono di comprensione. “Lo senti, non è vero?”
“Mi sento... pieno, Sam.” Frodo gli sorrise. “Probabilmente è solo sollievo, o forse shock.” Scosse la testa. “È lo shock, ecco.”
La gioia fiorì in Sam. “Ora, signor Frodo,” lo prese in giro quando questi lo prese per le mani facendolo girare in tondo insieme a lui. “Cos’hai da essere così spensierato?”
“Spensierato?” Frodo rise continuando a girare con Sam, che dovette saltare per stare al passo. “Questa è la parola giusta, Sam! Spensierato e pieno di Shock!”
“Shock!” ripeté Sam. “Shock ovunque! Shock per tutti!” Girarono per la radura, guardando il sole, continuando finché non caddero a terra con un tonfo.
Frodo si lasciò cadere, indebolito dal tanto ridere.
“Attento,” ansimò Sam rotolando sulla schiena e tenendosi il petto dolorante. “Stai girando per due adesso! Ricordati del bambino e non esagerare.”
“Uh uh, Sam,” lo rimproverò Frodo issandosi a cavallo dei suoi fianchi. “Non voglio parlare di questo.” Poggiò una mano a entrambi i lati della testa di Sam e si sporse verso di lui, le labbra ancora contratte dalla gioia. “Lasciami passare questo shock spensierato prima di iniziare a parlarne.”
“Di cosa?” domandò Sam allungando le forti mani a catturare i fianchi sottili di Frodo. “Vuoi dire del bambino?”
Le parole uscirono dalle sue labbra prima che Frodo potesse soffocarle con le proprie. Sorpreso, ma allo stesso tempo compiaciuto, Sam ricambiò il bacio meglio che poté, facendo scivolare le mani sulle spalle di Frodo mentre lo spingeva giù affinché si stendesse su di lui.
In quel momento seppe che la loro intimità non sarebbe finita nonostante avessero raggiunto l’obbiettivo. Fu un sollievo.
“Niente bambino,” mormorò Frodo nella sua bocca. “Non parliamo di niente di simile, va bene?”
Sam rotolò su un lato facendo finire Frodo con la schiena a terra e l’altra parte coperta dal suo corpo. Si concesse un altro comodo bacio prima di separarsi. “Non capisco come possiamo ignorarlo,” osservò pigramente leccandogli le labbra e godendosi il suo sapore. “Dal momento che è il motivo per cui ti senti così vivace.”
“Vivace e stordito,” lo canzonò Frodo facendo scorrere le mani fino alla sua nuca. “Ma non ancora pronto a pensarci veramente, Sam.” I suoi occhi si fecero seri per un attimo. “Tutto bene?”
Sam annuì senza capire del tutto, ma desideroso di prolungare la felicità di Frodo. “Come vuoi,” concordò prima di sporsi per un nuovo bacio.
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Quando quella notte Sam si sedette sul bordo del letto, si sentì un po’ nervoso, ma Frodo si avvicinò subito a lui e lo abbracciò stretto.
“Sam?” Sussurrò. “Grazie per la notte scorsa. È stato bellissimo.”
“Non credevo che potesse essere qualcosa di simile,” rispose Sam con meraviglia. “E tu?”
“Mi hai preso un po’ di sorpresa,” ammise Frodo. “Anche se non sarebbe dovuto succedere, dopo la sera prima.” Le sue mani corsero giù per la muscolosa schiena di Sam accompagnate da un mormorio compiaciuto.
“Se qualcuno mi avesse detto che avrei potuto desiderare qualcosa di simile,” mormorò, le guancie rosse contro quelle di Sam. “Sarei svenuto per lo shock.”
Sam baciò quella curva arrossata e prese un profondo respiro.
“È così che mi vuoi?” Chiese d’improvviso, le orecchie che andavano a fuoco.
Frodo si ritrasse con sorpresa. “Non lo so,” confessò pensieroso. “Se dare è bello come ricevere, credo che dovrei, Sam.”
“Lo è,” rispose Sam con fervore. “Voglio dire, è bello,” aggiunse frettolosamente. “Non posso dire dell’altro, dal momento che ho solo dato.” Chiuse gli occhi stizzito per le proprie orecchie che andavano a fuoco. “Cavolo.”
“Caro Sam,” disse Frodo ridendo. “Credo di volerti in qualsiasi modo possa esserci. Ma per ora facciamo pratica negli altri modi, hmm? Mani e bocca possono essere molto piacevoli.”
“E posso averti?” Tentò Sam. “Forse è meglio di no, visti gli ultimi sviluppi.”
“Sam,” lo rimproverò Frodo. “Per favore, non parliamone. Fallo per il mio bene. Ho un gran turbinio nella testa, non riesco a pensare a niente di più lontano di domani. Va bene?”
“Sì,” rispose perplesso. “Anche a me gira la testa.”
“Sam,” sussurrò ancora Frodo. “Ti amo.”
Il cuore di Sam si mise a cantare. “Anch’io ti amo,” disse pieno di gioia.
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Col passare dei giorni Frodo fiorì come una rosa. Il suo appetito tornò alla sua gloria usuale e Sam ne fu meravigliato. Si era dimenticato di quanto Frodo potesse mangiare. Passarono le loro giornate al sole leggendo, cantando vecchie canzoni e creandone di nuove. Passeggiarono in lungo e in largo per Gran Burrone, fermandosi soltanto presso i cesti di frutta delle cucine. Ammirarono gli alberi e i giardini, Sam prese nota di cosa seminare e cosa potare una volta tornato nella Contea. Bisognoso di attività, Sam pregò di poter avere un angolo di giardino per sé e Frodo. Lord Elrond fu felicemente favorevole.
“Alcuni angoli sono trascurati,” disse tristemente. “Ho in mente un posto che potrebbe piacervi. Se riusciste a dargli nuova vita, ne sarei onorato.”
Era un groviglio selvaggio, ma Sam era un bravo giardiniere e i suoi occhi potevano vedere i fini alvei e gli arbusti coperti dalla vegetazione. Erano troppo avanti nella stagione per la potatura, ma pensò che il clima si sarebbe sistemato a suo favore. Passò giorni felici insieme a Frodo a seminare le piante e iniziare il lavoro.
Ovviamente non era ancora possibile vedere alcun segno della gravidanza di Frodo, Sam imparò presto a non citarla nemmeno vagamente. In tal caso, Frodo avrebbe cambiato soggetto, se ne sarebbe andato, oppure gli avrebbe tappato la bocca con i suoi baci.
“Abbiamo un sacco di tempo, Sam,” avrebbe sussurrato deliziato nell’orecchio di Sam. “Godiamoci il sole adesso, hmm?”
E, lasciandosi trasportare, Sam avrebbe soltanto acconsentito.
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Giugno 1420. S.R.
“Non vi ho ancora ringraziato,” disse imbarazzato Sam.
“Vedere Frodo in salute è un ringraziamento più che sufficiente per me,” rispose Nestadren con un sorriso.
“Sta bene,” convenne Sam. Abbassò lo sguardo sulle proprie mani. Le dita si contorcevano nervosamente. “Ma è anche... Non lo so. Non vuole parlare di quello che sta succedendo! E non lascia parlarne nemmeno a me. Sono in un labirinto e non so cosa fare.”
“È comprensibile, no?” Rispose il guaritore. “Tutti i vostri sforzi erano mirati per un futuro lontano, pensarci fa sì che non venga risparmiato neppure il presente.”
“Ma ora siamo nel futuro, dobbiamo pensare alle cose pratiche.”
“Avete tempo per questo, Sam. Per Frodo, questo è il momento della guarigione e di venire a patti con ciò che ora dorme dentro di lui.”
“Ma se nemmeno ci pensa, come fa a venirci a patti?”
“Il corpo di Frodo sa cosa fare, Sam, e penso che lo sappia pure il suo cuore. Sta facendo tutto quel che dovrebbe fare: mangiare bene e fare esercizio.”
“Assorbe il sole” rifletté Sam. “Gode di esso, il mio cuore si rallegra nel vederlo così.”
“Il sole,” ripeté Nestadren. “Interessante.”
“Beh, dopotutto è un hobbit,” puntualizzò Sam. “Viviamo a stretto contatto con la terra in tutto e per tutto. E so come mi sento quando, specialmente se non sto bene, esco al sole e sento il vento sulla faccia.”
“Sì,” Nestadren si voltò verso di lui con un sorriso. “Non preoccuparti del domani, Sam. Frodo non ha bisogno di stare sotto pressione. Concentrati sull’oggi, per ora, sui suoi miglioramenti e prenditi cura di lui. Quello che devi ricordarti è che, sebbene venga richiesto al suo corpo di svolgere un compito da tale, Frodo non è una femmina. Non ha i relativi istinti per questa situazione.”
“Come annidarsi o roba simile?”
“Esatto. Sam, Frodo potrebbe non provare per suo figlio quel che crediamo che sia giusto che provi. Potrebbe sentirlo come un fardello, qualcosa che deve portare per poter guarire. Se questo è il caso, avrà bisogno di tutto il tuo amore e sostegno.”
“Non l’ho mai preso in considerazione,” disse Sam con un leggero dolore al cuore. “Il povero piccolo che sta in lui... Spero non senta quel che avete detto.”
“Il tuo compito, Sam, sarà di amare entrambi,” disse fermamente Nestadren. “Non dubitare mai che il bambino possa sentire il tuo amore, anche se non è il tuo corpo a ospitarlo. Ama e proteggi entrambi, è questo il tuo compito adesso. Puoi farlo?”
“Certo che posso!” Urlò Sam saltando in piedi. “A volte penso di essere nato proprio per questo: prendermi cura di Frodo.”
“Ne avrà bisogno nei giorni e mesi che verranno. Presto si accorgerà di non poter più ignorare la cosa. Quando avrà bisogno di me, non esitate a venire a qualsiasi ora.”
“Grazie.”
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Agosto 1420. S.R.
“Soffri il solletico!” Esclamò Frodo al contorcersi di Sam sotto il tocco delle sue dita esploratrici.
“Smetti,” ansimò Sam tra le risate che lo lasciavano senza respiro.
“Oh, ma devo!” Asserì Frodo stuzzicando l’interno del braccio che Sam teneva stretto al suo corpo. Si divincolarono ridendo e sghignazzando, Sam si mise sopra Frodo, ma questi prese il sopravvento e le furbe dita si spostarono ad accarezzare il suo stomaco.
“Arrenditi!” Esclamò infine Frodo mettendosi a cavalcioni su Sam tenendogli le mani sopra la testa.
“Mi arrendo!” Rantolò Sam con lacrime di gioia sulle guancie. “Sei un bullo!”
Frodo spostò il proprio peso indietro con risa giulive, sorvegliando Sam, steso sotto di lui, come un conquistatore che sorveglia il proprio premio. Sam lo guardò, gli occhi ancora chiusi dalle risate implacabili. Com’era bello Frodo alla chiara luce del sole mattutino! I suoi riccioli rimbalzavano con vitalità, la sua pelle liscia ai limiti del possibile brillava intensamente. E i suoi occhi; Sam aveva scordato quanto potessero essere birichini e tentatori, illuminati dall’interno come una lanterna, di un blu capace di spezzare il cuore.
Il proprio doveva essere visibile dai suoi occhi, perché l’espressione molesta di Frodo mutò nell’attimo in cui lo guardò, e quegli occhi impossibili si addolcirono.
“Sam,” mormorò come faceva dozzine di volte ogni giorno e, come accadeva dozzine di volte ogni giorno, il cuore di Sam gli si sciolse nel petto. Quando Frodo si stese su di lui, Sam si stava già alzando a riceverlo, i loro baci ora erano semplici e naturali, le morbide labbra erano esperte e sicure nell’affermare il loro sorprendente amore.
Non vi erano spinte di passione, solo la dolce gioia del contatto. Frodo si accovacciò sul petto di Sam poggiando la testa sotto il suo mento.
“Sam,” sussurrò di nuovo. “Sei felice?”
Sam avvolse le braccia protettive intorno a lui, la bocca si incurvò in un sorriso come accadeva ogni volta che Frodo gli era vicino. “Sì,” mormorò semplicemente in risposta.
“Questi giorni sono stati come un sogno,” sospirò Frodo. “Il sole è dentro di me a riscaldarmi dall’interno, Sam. Non mi sento così bene da anni.”
Sam prese il volto di Frodo fra le proprie mani e lo avvicinò a sé, le dita infilate fra i riccioli baciati dal sole. Era giunto il tempo di parlare, ma odiava l’idea di rovinare l’atmosfera. “C’è più del sole dentro di te, mio caro,” disse teneramente.
“Sam,” lo rimproverò Frodo irrigidendosi fra le sue braccia.
“Non cominciare,” disse Sam mentre Frodo si spingeva via. I boccoli scivolarono via dalle sue dita e istantaneamente sentì la loro mancanza. “Ho fatto come hai chiesto, ti ho dato il tempo di cui avevi bisogno, ma scorre veloce, Frodo.” Si prese la libertà di posare una mano sulla pancia di Frodo. Vi era un inconfondibile rigonfiamento, solido sotto le sue dita. “Questo ce ne da la prova.”
“È troppo presto,” rispose Frodo, il cuore che si contorse. Non spinse via la mano di Sam, invece, alzò la propria e la poggiò vicino a essa per esplorare per la prima volta tale rigonfiamento.
“Giuro che è già più grande dell’altra notte,” disse con meraviglia Sam. “Senti niente dentro te?”
“No,” rispose Frodo a bassa voce.
Con l’altra mano, Sam gli accarezzò confortante la schiena. “Va tutto bene,” lo rassicurò. “Abbiamo ancora un po’ di tempo, se ne hai bisogno. Non che questa piccola protuberanza si possa vedere dal tuo panciotto, comunque.”
“Oh, Sam,” disse Frodo con tristezza. “Non è giusto, vero? Mi sto godendo tutti i benefici di questa... protuberanza senza dargli niente in cambio.”
“Gli stai dando la vita,” puntualizzò ragionevole Sam.
“Ma solo questo,” esclamò Frodo saltando sui propri piedi. “Non riesco nemmeno a pensarlo come una cosa viva. È folle da parte mia credere di poter stare bene senza pagarne un prezzo! Ed è crudele crederlo un prezzo. È persino peggio, mi sta facendo guarire e continuo a vederlo come una cosa.” Si strinse malinconicamente nelle spalle. “Sono egoista.”
“Non preoccuparti di questo, Frodo,” disse Sam sedendosi a gambe incrociate sull’erba. Gli accarezzò la schiena e le cosce. “Tu pensa a guarire e tornare in forze. Al resto ci penserò io.”
Frodo si lasciò cadere davanti a lui sull’erba, e Sam ammirò l’aggraziata disinvoltura dei suoi movimenti invidiandola un poco.
“Il resto?”
“Beh, tutto ciò che non riesci ancora a fare,” disse Sam ragionevole. “Amarlo, pensare a lui e cose così.”
Frodo spalancò gli occhi. “Pensi a lui, Sam?”
Sam sorrise nel notare il ‘lui’. “Certamente! Tutto il tempo. Mi chiedo se riesca a udirci, se riesce a sentire quanto stiamo bene quando siamo insieme. Mi domando se dovrei leggergli qualche poesia o cose del genere, quando crescerà ancora un po’. Magari cantagli qualcuna delle nostre canzoni, dopotutto è un hobbit, le adorerebbe.”
“Hai pensato a tutto questo,” disse Frodo meravigliato.
“Ho a malapena pensato ad altro se non voi, amore.” Annuì e sorrise. “Non preoccuparti, Frodo. Lo amo abbastanza per tutti e due, per il momento può bastare.”
“Sam,” disse Frodo timoroso. “Forse non dovresti... farti prendere così tanto.”
“Perché?”
“Perché fra due mesi sarà Ottobre e il malore tornerà. E se... beh, se non funzionasse? Sarebbe già abbastanza duro perdere la speranza senza anche spezzarti il cuore.”
“Ma stai bene ora,” disse Sam fiero. “Non ti ammalerai di nuovo! Guardati, sei come nuovo!”
“Sono sotto cura, Sam, ricordati quel che ha detto Nestadren. La battaglia deve ancora arrivare e la potremmo perdere.”
“No,” disse testardo Sam. “Non siamo arrivati fin qui per perdere. È praticamente da quando ti ho dato il mio seme che migliori. Sei forte ora, e lo è pure il bambino che è dentro di te. Niente farà del male a nessuno dei due. Non lo permetterò.”
Frodo distolse lo sguardo, le guancie arrossate. “Vorrei che fosse facile come dici te.”
“Beh, non è cambiato nulla per me, dopotutto,” puntualizzò Sam. “Mi sto solo prendendo cura di voi due.” Ridacchiò. “Meglio abituarsi, immagino.”
Frodo scosse la testa e prese un lungo respiro, come se avesse avuto in mente qualcosa di importante da dire. Ma in quel momento vi furono delle voci provenienti dal sentiero vicino e si alzarono entrambi in piedi, sorpresi. Il loro giardino era lontano dai sentieri più trafficati e sentivano loro quell’angolo di Gran Burrone più di qualunque altro.
Tra gli alberi, apparvero due alti elfi che si fermarono con grazia sotto i rami bassi. Erano completamente vestiti in verde e marrone, e i morbidi stivali di pelle sembravano a malapena toccare il suolo o disturbare le radici. Quando videro gli hobbit, si arrestarono sorpresi e Sam si avvicinò istintivamente a Frodo.
“Amici!” Esclamò il più alto dei due. Aveva i capelli biondi e la carnagione pallida, gli occhi azzurri. “Non scomodatevi. Siamo in visita a Gran Burrone e non conosciamo chi altro dimora qui. Abbiamo trasgredito la vostra privacy?”
“Non proprio,” disse gentilmente Frodo salutandoli con un sorriso. Alzò lo sguardo e vide gli elfi scambiarsi una rapida occhiata. Probabilmente non riuscivano a credere a quanto fosse fiero, pensò Sam con orgoglio.
“Mi chiamo Silasigil Eastfern,” disse quello alto. “Questo è mio fratello Glamren. Veniamo dal Reame Boscoso.”
“L’ho intuito dal vostro accento,” Frodo sorrise e annuì. “Io sono Frodo Baggins, della Contea, e questi è Samwise Gamgee.”
“Piacere di conoscervi,” annuì educatamente Sam.
“Sappiamo chi siete,” disse gentilmente Glamren. Per un momento, la luce del sole parve assottigliarsi e farsi più cupa. L’elfo inclinò la testa in un gesto aggraziato, i capelli rossastri si mossero gentilmente.
Sam si sentì irritato dal tono di voce di Glamren. Era una minaccia quella che aveva sentito?
“Ovviamente abbiamo sentito parlare di voi,” disse gentilmente Silasigil. Fece un passo avanti e si inchinò mellifluo. I suoi modi erano così gentili e cortesi che Sam si sforzò di rilassarsi. Era stato stupido. Cosa avrebbero avuto da minacciare lì, nella casa di Lord Elrond?
“Le storie sulla fama del Portatore dell’Anello sono sparse per tutta la Terra di Mezzo,” continuò Silasigil. “Sarei onorato di avervi con noi stasera,” li invitò affascinante. “Ci sono molte cose che ci piacerebbe sentire da voi.”
Sam vide Frodo lanciare uno sguardo inquieto a Glamren che rimase silenzioso dietro al fratello, il volto inespressivo. “Di solito non ceniamo nel salone,” spiegò e, con sorpresa di Sam, cercò la sua mano e la afferrò stretta.
Sam la strinse forte e gli si avvicinò senza curarsi di come sarebbe apparso agli occhi dei nuovi arrivati. Silasigil inclinò il capo da un lato ridendo, e Sam ne fu sicuro: vi era un sottofondo di minaccia qui, che correva attraverso ogni parola e sguardo. “Affascinante,” disse dolcemente, poi il fratello si sporse e mormorò qualcosa nel suo orecchio che lo fece ridacchiare nuovamente.
“Sì, fratello,” convenne. “Pare che tu abbia ragione.”
Frodo si irrigidì e Sam ricordò che avevano parlato in elfico. Desiderò avere la propria spada o almeno una daga con sé. Vi era una minaccia nell’aria, e l’aveva avvertita pure Frodo.
“Vi lasciamo alla vostra solitudine,” disse Silasigil con disinvoltura, poi i suoi occhi si posarono su Frodo e si soffermarono sui bottoni del suo panciotto. Sam sapeva bene che non era possibile vedere alcun segno della gravidanza attraverso i vestiti, ma combatteva comunque contro l’urgenza di pararsi davanti a Frodo e proteggerlo dallo sguardo acuto degli elfi.
“Lo sanno!” Esclamò Frodo quando furono spariti tra gli alberi. Il suo volto era cereo. “Lo sanno!”
“Come può essere?” Ragionò Sam, sebbene fosse anch’esso sicuro che Frodo avesse ragione. “Elrond e Nestadren sono gli unici a sapere e non lo direbbero a nessuno.”
“Non so,” rispose Frodo tenendo ancora stretta la mano di Sam. “Dobbiamo trovare Nestadren, scoprire se è a conoscenza di chi sono e perché sono qui.”
“Frodo?” Chiese Sam mentre si affrettavano sul sentiero. “Cos’ha detto quel Glamren? Cos’ha detto a suo fratello?”
“Ho sentito solo poche parole,” mormorò Frodo, trascinando Sam per la mano. “Una la conosco. Thaur.” Si sforzò di continuare. “Significa abominio.”
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Nestadren li accolse con un sorriso in faccia, ma si fece serio non appena sentì le loro novità.
“Molto male,” disse cupamente sedendosi sulla propria sedia come se le gambe non lo avrebbero potuto reggere ancora per molto. Ancora più allarmati dalla preoccupazione del loro amico, Frodo e Sam gli si avvicinarono e appoggiarono rassicuranti le loro mani sulle sue spalle. Nestadren tentò un sorriso.
“Per favore, rimanete vicino a me finché non vedremo Lord Elrond,” chiese.
“Ma chi sono loro?” domandò Sam con urgenza.
“E come fanno a saperlo?” Frodo era teso e pallido in volto.
“Lo sanno perché mi conoscono,” disse semplicemente Nestadren. “Sanno come sono nato. Quando ero dentro Sian sono stati loro a parlare con più vigore contro di loro.
“Abominio,” disse a bassa voce Frodo e Sam serrò i pugni con forza.
“Comunque sia non sono affari loro!” sbottò.
“Si credono guardiani della natura,” disse gravemente Nestadren. “O almeno credo che fosse stato così, all’inizio.”
“Cos’è cambiato?”
“Una volta erano tre fratelli. Sono stati il motivo per il quale i miei genitori, dopo avermi concepito, hanno lasciato Gran Burrone diretti in un luogo segreto tutto loro.”
“I vostri genitori avevano paura di loro?” Chiese Sam timoroso. “Ma erano guerrieri!”
“Che si sono dovuti sentire molto vulnerabili, al tempo.” Frodo poggiò una mano sul proprio ventre per un momento, prima di afferrare il proprio polso. “Che succede, Nestadren? Perché ci odiano così tanto?”
“Quando ero piccolo i miei genitori potevano proteggermi. Viaggiammo molto per poi stabilirci nella loro vera casa, il Bosco Atro. Con loro ero al sicuro e tutto è andato bene per lunghi anni, ma quando ho lasciato la mia famiglia per imparare l’arti della guarigione sono nuovamente tornati a incombere su di me. I fratelli mi hanno attaccato, ferito, e sono stato costretto a fuggire per salvarmi la vita.”
“Come sei sopravvissuto?”
“I miei genitori,” disse Nestadren. “Hanno sempre avuto questo dono di sapere cosa mi accade da quando nacqui. Sian aveva sognato che fossi in pericolo e, insieme a Sial, mi ha trovato. Il terzo fratello, Brandereb, è stato ucciso nel combattimento che seguì. Era di alto lignaggio e la sua famiglia potente, ma Sian e Sial erano ben rispettati e, tramite negoziazioni, hanno stabilito un armistizio.”
“Non capisco,” disse Sam confuso. “Un armistizio?”
“I fratelli e la loro intera famiglia furono costretti a promettere sotto giuramento di non interferire con me nel corso della mia vita.”
“Ed è stato abbastanza per tenerli lontani da voi?” Chiese incredulo Sam. “Anche se loro fratello è morto per mano vostra?”
“Certi giuramenti non vengono presi alla leggera, Sam. E nemmeno le negoziazioni. Abbiamo rinunciato a molto.” Per un momento il volto di Nestadren si ingrigì di un vecchio dolore. Poi scosse la testa. “Ma il giuramento era potente. Uno di quelli che lega quelli della mia specie con la loro vita stessa.”
“Non penso che abbiano fatto alcun giuramento su di noi,” disse Frodo intontito.
“E il loro odio è ceco. La morte del loro fratello non è stata dimenticata.”
“Ma come fanno a esserne così sicuri?” Urlò Sam. “Come hanno potuto sapere di Frodo guardandolo soltanto?”
“La luce di Galinsell è forte e pura, Sam. Qualsiasi elfo lo capirebbe, guardando Frodo. Immagino che i fratelli abbiano sentito che siamo tutti quanti qui insieme e abbiano pensato all’incantesimo. È bastato uno sguardo, Frodo, per confermarlo.”
“Allora siamo in pericolo.” Sam cercò, prese la mano libera di Frodo e la strinse forte. “Che facciamo?”
“Andiamo da Elrond,” disse Nestadren alzandosi in piedi. “Non permetterà che vi sia fatto alcun male finché sarete nei confini di Gran Burrone.
“E quando ce ne andremo? Quei due hanno aspettato a lungo per ucciderti, Nestadren. Possono aspettare per tutto il tempo che vogliono.” Gli occhi di Frodo erano spalancati dallo sgomento. “Come possiamo combatterli?”
Nestadren scosse la testa. “Non lo so.”
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Ma quando raggiunsero il palazzo di Lord Elrond, questi stava già parlando con i due fratelli. Gli hobbit rallentarono il passo quando li videro, dopo aver sentito la storia di Nestadren, Sam non voleva nemmeno entrare nella grande sala spaziosa in cui erano.
“Sono felice che siate qui, amici miei,” li accolse calorosamente Elrond. I fratelli Eastfern sono venuti a rassicurarmi sulle loro pacifiche intenzioni.”
“Già,” borbottò Sam.
“Temo di avervi spaventato, fuori nel giardino,” disse Silasigil mellifluo. “Non era nostra intenzione.”
“Cosa ci fate qui?” Chiese educatamente Nestadren. Sam notò che i due fratelli non avevano guardato né considerato il guaritore.
Silasigil esibì i propri denti in quello che poteva essere considerato un sorriso. I suoi occhi si fissarono in un punto oltre le spalle di Nestadren. “Credo che solo il padrone di Gran Burrone abbia il diritto di porre questa domanda,” disse secco. Si inchinò gentilmente a Lord Elrond. “Abbiamo saputo del malessere del Portatore dell’Anello. Quando siamo venuti a conoscenza del guaritore presente, abbiamo temuto il peggio.”
“Non sono affari vostri!” Sbottò Sam incapace di stare zitto per altro tempo. Sentì Frodo afferrargli il braccio e stringerlo in avvertimento, ma non poté pentirsi di aver parlato. Nell’aria vi era una minaccia e, nonostante la presenza di Nestadren e Elrond, il suo istinto gli diceva che Frodo era in pericolo. Glamren rimase silenzioso, ma Sam non aveva dubbi che fosse il più pericoloso dei due. I suoi occhi studiavano Frodo in un modo che lo facevano desiderare di mettersi in mezzo.
“Al contrario, giovane mezzuomo,” disse Silasigil con condiscendenza. “È stato fatto un giuramento ancora prima che voi nasceste.”
“A quanto ne so, quei giuramenti riguardavano il solo Nestadren,” osservò modestamente Elrond.
“Riguardano quel maledetto incantesimo!” Ribatté Silasigil con voce stridula. Fu il turno di Glamren di poggiare una mano sul braccio del fratello che si morse la lingua. “Scusate, Lord Elrond,” disse con più calma. “Sono questioni che ci riguardano, come capirete. Deve essere indetto un concilio per discutere sul problema.”
“Non c’è niente da discutere!” Ribatté Sam ad alta voce. “Non sono affari vostri! Siamo hobbit, non elfi. I vostri concili non hanno niente a che vedere con noi.”
“Mastro Gamgee ha ragione,” convenne Elrond. “Nessun concilio elfico ha il potere di interferire. Ciò che è fatto è fatto.”
“Ma il giuramento-”
“Conosco ogni lettera di quel giuramento,” disse Elrond, la voce dura come l’acciaio. “Riguarda Nestadren, e lui ha mantenuto la sua parte. Ma non sta scritto da nessuna parte che non può lanciare l’incantesimo su chi ritiene più opportuno.”
“Lo spirito del giuramento era abbastanza chiaro per quello che lo hanno preso,” disse amaramente Silasigil. “E per quelli di noi che l’hanno mantenuto per tutti questi anni. E...” Raddrizzò le spalle e fronteggiò Elrond fieramente. “Quel che è fatto può essere disfatto.”
Sam gemette e sentì Frodo irrigidirsi accanto a sé.
“Le nostre famiglie sono rimaste alleate per molto tempo,” disse Elrond, i suoi occhi fiammeggiarono fieramente. “Sono stato a lungo impasse mentre questa faida infuriava. Ma questa è casa mia e non tollererò tutto questo! Non verrà tollerato alcun trattamento simile verso gli ospiti di Imladris. Andatevene per favore, e non fate ritorno finché questi mezzuomini saranno miei ospiti.”
Silasigil incontrò i suoi occhi rabbiosi per un lungo momento e si inchinò. “Come sempre hanno fatto, i figli di Eastfern si piegano al volere del signore di Gran Burrone,” disse mellifluo.
Si raddrizzò e voltò verso la porta. “Gradirei ringraziarvi,” disse guardando direttamente Frodo. “Il vostro sacrificio ha salvato il mondo. È un tale peccato che i più innocenti siano chiamati a farlo.”
Con un sorriso falso si inchinò di nuovo e se ne andò con il silenzioso fratello alle calcagna.
Frodo barcollò e Sam gli strinse il braccio. “Non è finita, Sam.”
Nestadren scosse la testa tristemente. “No. Temo di no.”
“Contatterò il signore di Bosco Atro,” li informò Elrond. “Un concilio potrebbe essere inevitabile.”
“Cosa?” Urlò Sam.
“Sam, dobbiamo trovare un modo per tener sotto controllo questi fratelli,” disse gravemente Elrond. “Dobbiamo trovare un compromesso, prima che muti in violenza. Temo che i lunghi anni non abbiano conciliato gli Eastfern e questo incantesimo.”
“Nestadren?” chiese Frodo a bassa voce. “Quale è stato il prezzo che hai pagato?”
Il guaritore scosse la testa. “È passato tanto tempo,” disse allontanando lo sguardo.
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“Mi sembra che tutti gli elfi sbagliati salpino per l’Ovest,” disse scontroso Sam. “È un peccato che non l’abbiano fatto anche questi due.”
Tornarono nel giardino, l’atmosfera di quel giorno ormai rovinata. Sam si stese sull’erba e Frodo si sedette accanto a lui.
“È un gran macello,” disse Frodo con paura. “Non avrei mai pensato di essere minacciato dagli elfi o essere un nemico di gente così antica e potente.”
“Ce ne sono solo due,” disse Sam il più confortante possibile. “E scommetto che vincerebbe Lord Elrond, su di loro.”
“Elrond non potrà proteggerci per sempre.”
“Ce la caveremo, Frodo.” Sam allungò la mano su una sua guancia vellutata. “Non possiamo arrenderci ora.”
“Ma il modo in cui mi guardava! Capisco solo ora quanto sono fortunato a essere qui, Sam. Ho avvertito degli sguardi curiosi da parte degli elfi, ma niente come... l’odio che era negli occhi di Glamren.”
“E la voce di Silasigil,” rammentò Sam con un brivido. “Un altro problema del vivere così a lungo. Quando certi tizi tengono astio, lo fanno veramente!”
Gli occhi di Frodo erano distanti. “Pensi che gli elfi del posto sappiano dell’incantesimo? Cosa accadrebbe se si comportassero come i fratelli, se lo scoprissero?”
“Se credeva vi fosse questa eventualità, Elrond ci avrebbe avvertiti,” lo rassicurò Sam. “A dir il vero, credo si senta colpevole.”
“Colpevole?”
“Per come ha trattato Sian e Sial tutti questi anni fa. Hai visto il suo sguardo, quando parlava del prezzo che Nestadren ha pagato? Deve essere qualcosa di terribile.”
“Lo credo anch’io,” convenne Frodo. Appoggiò una mano sul petto di Sam e accarezzò dolcemente il cotone bianco e sottile.
“Ma questo mi porta senza dubbio a pensare al futuro,” rifletté Sam. “La gente non capirà, sarei parecchio sorpreso, se lo facesse! Dobbiamo trovare qualcosa da dire in proposito. Voglio dire, aspetta di tornare a Hobbiville con un bambino fra le braccia!” Sam rise. “Saranno sicuramente necessarie delle spiegazioni.”
Frodò tirò un filo del ricamo sulla camicia. “Sai, Sam, stavo pensando che forse non avremo bisogno di dare simili spiegazioni. Non possiamo dire la verità, tutto ciò che possiamo fare è tessere una rete di bugie.”
“Non mi piace l’idea quanto non piace a te, Frodo. Ma che scelta abbiamo? Sarà difficile che non si accorgano del bambino!”
Frodo mantenne lo sguardo fisso sul filo, stuzzicando i morbidi punti blu come assorto. Un brivido di disagio percorse la schiena di Sam.
“Andrà tutto bene, Frodo,” disse di nuovo Sam, il più rassicurante possibile. “Penseremo a qualcosa.”
“Ho già pensato a qualcosa, Sam,” rispose a bassa voce, il capo ancora chino. “Qualcosa che è meglio per entrambi. Forse dovremmo trovare degli hobbit senza figli loro. O magari una buona famiglia con una stanza in più.”
Sam si mise a sedere bruscamente, a malapena capace di parlare per lo shock. “Cosa?”
Gli occhi blu rimasero abbassati. “Dove possa crescere come dovrebbe uno hobbit, circondato da altri piccoli, a correre sotto il sole.”
“Lo farà con noi,” disse Sam disperatamente, incapace di credere alle proprie orecchie. “Guardami, Frodo!”
Frodo serrò la mascella ostinato, ma non avrebbe incontrato gli occhi di Sam. “Con una madre e un padre-”
“Sono io suo padre!” Urlò Sam.
“Ma io non sono sua madre,” lo rimbeccò Frodo, almeno adesso lo guardava. “Un bambino si merita almeno questo! Gli devo una vita normale.”
“Cosa c’è di normale?” Boccheggiò Sam. “Nel darlo via come un dono indesiderato? ‘Grazie per avermi guarito, ora vattene!’”
“Sam!” Frodo scosse la testa rabbioso. “Sai che non è quello che intendevo!”
“Cosa intendevi, allora? Perché io non capisco.” Sam puntò un dito tremante verso il ventre di Frodo. “Una parte di noi sta crescendo dentro di te, è tua e mia. Lo abbiamo fatto con l’amore, ricordi? Come puoi volerlo dar via?”
“Come puoi farmi la ramanzina come se potessi capire?” Gli urlò. “Sono io quello che ce l’ha dentro! Gli sono grato per la vita che mi sta dando, ma tutto ciò che posso dargli in cambio è la sua stessa vita! Non posso amarlo, Sam, non come lo ami tu.” Si morse un labbro, con la rabbia che andava svanendo dal suo volto. “È più facile per te...” si ritrasse tristemente.
“Che ti importa di quanto facile o difficile sia per me?” Sbottò Sam, le labbra contorte dall’amarezza. Non riusciva a ricordarsi di essere mai stato così arrabbiato con Frodo, a dire il vero, non riusciva a ricordare di essere mai stato arrabbiato con lui. Qualunque cosa volesse o di cui avesse bisogno, Sam era sempre stato pronto a dargliela. “Te la posso concedere,” sibilò. “Perché ti amo così tanto che potrei amarlo persino se non fossi suo padre. Persino se fosse stato soltanto un incantesimo elfico e io non ne avessi niente a che fare.”
Frodo abbassò il capo. “So che lo faresti, Sam.”
“Allora perché non puoi amarlo per essere parte di me?” Lo implorò, i pugni serrati.
“Non lo so. Sto solo cercando di fare ciò che è meglio, per tutti e due.”
“Non voglio più sentirtelo dire.” Disse Sam tremando.
“Sam-”
“Farei qualsiasi cosa tu mi chieda,” disse Sam amaramente. “Qualsiasi cosa! Ma non puoi chiedermi questo, Frodo! Non questo.”
Gli occhi di Frodo erano umidi e bruciavano. “Mi dispiace, Sam, ma non dirò quel che vuoi sentirti dire solo per farti sentire meglio.”
“Quindi questa è la scelta con cui mi lasci?” Chiese, gli occhi che pungevano, la mascella dolente per lo sforzo di non tremare. “Mi è permesso amare uno solo di voi due?”
Frodo scosse la testa, le braccia avvolte attorno al lieve gonfiore. “Non posso comandare i miei sentimenti.”
“Ti penti del tuo desiderio, adesso?” Domandò Sam, e sapeva che in realtà stava chiedendo molto di più. ‘Ti penti di noi?’, stava domandando. ‘Ti penti di avermi invitato nel tuo corpo?’
Frodo abbassò nuovamente il capo con tristezza, ma non rispose. Preoccupato per quel che avrebbe potuto dire, Sam se ne andò.
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Le lacrime lo accecarono, mentre barcollava lungo il sentiero, inconsapevole di dove stava andando.
“Qualcosa non va, piccolo mezzuomo?” La voce suono come il sibilo di un serpente, Sam reagì come se fosse stato morso, scattando indietro e cercando automaticamente la spada che non stava alla sua cintura da ormai tanto tempo. Silasigil emerse dall’ombra, i morbidi passi inudibili persino per le fini orecchie di un Hobbit. Sam tirò su con il naso, strusciandosi la faccia con una manica.
“Dov’è il tuo thaur, perian?” Chiese Glamren dietro di lui. Sam si girò, intrappolato fra i due, costretto a indietreggiare finché non fu premuto contro la vecchia balaustra. Si ricordò della parola, e lo ferì come una frustata. Abominio.
“Lasciatemi passare,” disse coraggiosamente. Dietro di lui, l’acqua delle cascate rimbombava nella profonda gola.
“Con piacere,” rispose Silasigil con un sorriso falso. “È la tua puttanella dai begli occhioni, che stiamo cercando. Non lo hai lasciato solo, non è vero?”
Sam capì con orrore che ora erano fra lui e Frodo. L’amara rabbia per il loro litigio era morta e sostituita dalla paura per il suo amante e il loro bambino. Si ricordò della preoccupazione nella voce di Nestadren quando li aveva parlato di loro, di come Sian e Sial avevano lasciato Gran Burrone per salvarsi. E loro erano dei guerrieri coraggiosi. Non avrebbe mai dovuto ascoltare Elrond! Non avrebbe mai dovuto credere di essere al sicuro.
“Non è qui,” mentì. “È ancora con Lord Elrond.”
“È per questo che piangi, piccolo mezzuomo?” domandò Silasigil compassionevole. Le sue dolci parole tradivano un veleno che non si preoccupava più di nascondere. “La tua puttanella preferisce un altro, ora che ha avuto cosa vuole da te?”
“Chiudi quella tua lurida bocca!” Urlò Sam.
Glamren si avvicinò di un passo e automaticamente Sam si ritrasse. Quando alzò i piedi, dei piccoli sassi caddero giù per l’argine dietro di lui.
“Siamo stati buoni una volta, a vedere il veleno infettare il sangue degli Elfi,” disse Silasigil colloquiale. “E ora si sta diffondendo alla tua razza.”
“Perché dovrebbe importarvi?” Lo sfidò Sam con rabbia. “Voi disprezzate la mia razza!”
“Al contrario,” disse Silasigil, irradiando un’innocenza ferita. “Abbiamo onorato la vostra razza sin da quando abbiamo appreso del sacrificio che un perian ha fatto per salvare il mondo.” Scosse la testa tristemente. “E ci siamo rammaricati quando abbiamo saputo del suo destino. Dare una vita per salvarne altre è senza dubbio il modo più nobile di morire.”
“Lui non morirà,” affermò Sam, cercando di mantenere lo sguardo su entrambi i fratelli allo stesso tempo.
“Deve morire,” rispose dolcemente Silasigil. “Lui e il fardello che sta portando. Non staremo a guardare di nuovo, mentre il male è libero di vagare per il mondo.”
“Non lo toccherete,” disse Sam a denti stretti.
Con un movimento fluido, Silasigil tirò fuori una spada ampiamente ricurva da un fodero sulla sua schiena. “Strapperò via dal suo corpo il veleno,” rispose con semplicità.
Con un grugnito rabbioso e primitivo, Sam si lanciò avanti, incerto su cosa avrebbe fatto anche se fosse stato abbastanza veloce da toccarlo, consapevole soltanto che non sarebbe rimasto fermo a farsi buttare nella gola. Il coltello balenò e Glamren ridacchiò nell’afferrare i riccioli di Sam in un pugno.
“Fermo!” La voce rimbombò in tutta la gola e, per un momento, pure il vento tra gli alberi smise di stormire. “Chi osa sfoderare la spada contro un amico di Imladris?”
“Elrond,” disse Sam a bocca aperta mentre Glamren lo lasciò andare, gettandolo a terra.
“Sam!” Urlò Frodo, correndo al suo fianco.
“Stai lontano da loro, Frodo,” riuscì a dire Sam, terrorizzato dal ricordo della lama ricurva. Si alzò in piedi e si frappose fra Frodo e i fratelli. Ma loro, adesso, stavano guardando Lord Elrond e davano la schiena agli Hobbit.
“Parlate!” Comandò Elrond, e Sam si ritrovò a fare un passo indietro, impaurito dalla rabbia che scaturiva dalla sua voce. Non aveva mai visto quell’Elfo così arrabbiato, gli occhi piantati sugli Elfi che aveva davanti, le mani chiuse a pugno.
“Ho dato la mia protezione a questi due Hobbit,” disse cupamente. “Questi eroi che si meritano rispetto e onore. Come osate disobbedire alla mia richiesta e affrontarli con una spada sguainata e la minaccia sulle vostre labbra?”
“Sai perché,” rispose Silasigil con un’intensità morente. “Questo folle abominio non si merita di vivere!” Continuò in Sindarin, alzando la voce.
Riuscì a malapena a parlare, prima che Elrond lo fermasse, anche lui nella loro lingua, la nuda rabbia stampata sul suo volto. Il cielo intorno a loro sembrò brillare, Sam serrò il braccio attorno al fianco di Frodo e lo tenne al suo fianco, protettivo. Infine Elrond fendette l’aria con un movimento fluido del braccio e, per un momento, cadde il silenzio. Il vento, il canto degli uccellini, persino il fragore distante dell’acqua nella radura, sparirono.
I fratelli rimasero rigidi, ma, dopo tempo, si inchinarono e, senza nemmeno uno sguardo dietro di loro, se ne andarono.
“Frodo, Sam,” disse Elrond, con vergogna. “Come posso farmi perdonare?”
“Nessuno si è fatto male,” si destreggiò Sam. Lanciò uno sguardo timoroso agli Elfi. “Forse Frodo e io dovremmo trovare un altro posto in cui stare.”
“No, sono Silasigil e Glamren, che se ne stanno andando,” rispose Elrond fiero. “Pare che me ne debba assicurare, questa volta, quindi se mi scusate, parlerò con voi più tardi. Ancora, vi faccio le mie scuse.” Dopo essersi inchinato, si affrettò dietro ai due fratelli.
“Stai bene, Sam?” Chiese Frodo ansioso, scorrendo le mani sul suo cuoio capelluto. “Ti hanno fatto male?”
“Sto bene,” rispose Sam scosso. “Pensi che se ne andranno veramente, Frodo? Non sono più sicuro di quanto sia sicuro stare qui.”
“Se ne andranno,” disse Frodo, il volto pallido. “Non sono riuscito a capire tutto, ma ho sentito abbastanza da sapere che Lord Elrond li ha banditi da Gran Burrone. Per sempre.”
“Dovrei pensarla così anch’io,” disse Sam, ricordandosi, con un brivido, la spada che balenava al sole.
“Sam, è una punizione molto seria,” puntualizzò Frodo. “Il per sempre è qualcosa di importante, per gli Elfi.”
“Mi piacerebbe che smetteste di ripeterlo,” ribatté scontroso, spingendosi via da Frodo e massaggiandosi i riccioli indomabili. “Per sempre è per sempre. Che tu viva più a lungo di chiunque altro, non cambia il fatto.”
“Non credo di essere d’accordo,” rispose Frodo. “Fa lo stesso, non avrei voluto che Lord Elrond dovesse arrivare a tanto.”
Sam rimase a bocca aperta. “Stai scherzando, vero? Hai notato che quei bastardi stavano per tagliarmi la gola?”
“Non intendevo questo,” Frodo scosse la testa. “Volevo dire che questo li renderà soltanto più arrabbiati e determinati che mai, tutto qui.”
“O forse tifi per loro,” disse Sam con rabbia. “Dimenticavo, forse sei dalla loro parte ora? Dopotutto, risolverebbero tutti i tuoi problemi, no? Se lo uccidessero!”
Frodo boccheggiò e gli mollò uno schiaffo ancora prima che Sam riuscisse a realizzare quel che aveva appena detto. Subito dopo, Frodo lo stava fissando inorridito, il volto di Sam era rosso sia per il colpo che per la vergogna.
“Scusami,” ansimò Frodo.
Sam alzò una mano alla guancia che bruciava, aveva un pungente sapore di sangue in bocca. “No,” disse calmo. “Me lo merito. Non sapevo quel che dicevo.”
“Sei ancora arrabbiato con me,” disse tristemente Frodo.
Sam lasciò ricadere la mano, improvvisamente sopraffatto dalla stanchezza. “Ha importanza? Voglio dire, ti importa veramente di quello che provo?”
“Certo che importa, Sam,” urlò Frodo, ma Sam gli dette le spalle.
“Andiamo da Nestadren ad assicurarci che se ne stanno andando. Non dormirò tranquillo finché non sarò sicuro che se ne sono andati.”
“No, non andare,” lo implorò Frodo, afferrandolo per il braccio. “Ti prego, Sam, dobbiamo parlarne.”
Sam fece un respiro profondo, arruffandogli i riccioli sulla fronte. “Sono stanco, signor Frodo, molto stanco. Possiamo parlarne più tardi?”
“Sam,” lo pregò Frodo, ma Sam continuò a camminare, dando un’occhiata oltre le proprie spalle di tanto in tanto per assicurarsi che Frodo lo stesse seguendo. Non riusciva a smettere di proteggerlo nemmeno così arrabbiato.
Nestadren li stava aspettando alla porta della sua stanza, il volto pallido e gli occhi preoccupati. “State bene?” Esclamò. “Elrond mi ha mandato un resoconto dell’accaduto. È incredibile, dove il loro odio li abbia spinti.”
“Se ne sono andati?” Domandò Sam, mentre Frodo si lasciava cadere sulla morbida poltrona.
“Banditi,” confermò Nestadren. “Questa volta verrà lanciato un incantesimo che ci avvertirà nel caso mettano di nuovo piede a Gran Burrone. Ti sei fatto male, Sam? Ti sanguina un labbro.”
“Sto bene,” tagliò corto Sam. Indietreggiò fuori dalla stanza. “Ho bisogno di fare due passi,” disse frettoloso. Vide Frodo alzare il capo e aprire la bocca per parlare. “Da solo.” Distolse lo sguardo dal volto ferito di Frodo al guaritore. “Prendetevi cura di lui,” disse a bassa voce, poi si voltò e lasciò la stanza.
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Con il calare della notte, l’atmosfera si oscurò, ma Sam non si mosse da dove era seduto, in un angolo. Sembrava che nessuno venisse mai in quel posto tranquillo e polveroso. Vi erano dipinti sui muri, grandi scene di combattimenti di cui Sam non sapeva nulla, eroi nelle loro armature e elmi scintillanti, dei quali non conosceva il nome. Erano la sua unica compagnia, mentre le ombre s’accrescevano e si convertivano in oscurità.
“Samwise, idiota.” Sussurrò a sé stesso. Cosa si aspettava? Mr e Mrs Gamgee di ritorno nella loro casa accogliente con il loro fagotto di gioia? Frodo che giocava a fare la madre e lui il padre orgoglioso che insegnava al suo ragazzo a non confondere i fiori dalle erbe, a pescare, la differenza fra i funghi buoni e quelli velenosi?
Non aveva mai provato alcun desiderio particolare di essere padre e, se Frodo avesse voluto figli, lo avrebbe accennato. Nessuno dei due aveva in programma di farsi una famiglia. Questa era una cura, un modo di salvare la vita a Frodo, e il fatto che il prezzo da pagare fosse creare una nuova vita non cambiava niente. Hai avuto tutto ciò che volevi, si disse. Cercavi una cura e l’hai trovata. Hai espresso un desiderio e quello si è esaudito. E sei stato pure fortunato, no? Hai trovato la tua anima gemella, un amante, l’altra metà del tuo cuore. Pensavi di aver già forgiato dei legami in passato, ma erano come foglie nel vento, in confronto al legame che hai ora.
Hai tutto questo.
E vuoi interferire con tutto ciò.
Sam si portò stancamente le mani sul suo volto. “È tempo di lasciar perdere, vecchio mio,” sussurrò. “Tempo di lasciar andare quest’ultimo sogno senza speranze. Frodo non ha né colpa dei suoi sentimenti, né sulle tue fantasie assurde. È tempo di smettere di costringerlo a fargli provare qualcosa che non c’è.
Lascialo andare. Hai Frodo. Il tuo lavoro è prenderti cura di lui, ricordi? Sei nato per questo. Alcuni sogni muoiono, altri svaniscono, ma alcuni li devi impacchettare e metterli da qualche parte al sicuro. Sogni teneri, sogni senza speranze.”
Sam passò la notte a scorrere questi sogni, a memorizzarli, ad accarezzarli. Finché, alla fine, quando una nuova alba illuminava il cielo su Gran Burrone, diete un bacio agli ultimi rimasti e li mise via, al sicuro.