Equilibrium: come usare i topoi dello yaoi per denunciare gli stereotipi di genere. (Parte I)

Dec 10, 2015 22:49

Tecnicamente questi pezzi avrei dovuto scriverli a fine mese, quando Equilibrium sarà effettivamente uscito. O avrei dovuto rimandarli di qualche anno, visto che contengono spoiler pesantissimi sull'universo narrativo delle Guilt|Pleasure. Ma X non ha saputo resistere alla tentazione di prendere l'issue con i capitoli finali in anteprima, e soprattutto non ha saputo resistere alla tentazione di raccontarmi i momenti clou (ti voglio bene, X, lo sto dicendo senza ironia), e visto che i momenti clou confermano tutte, ma proprio TUTTE, le ipotesi che mi ero fatta su svolte, ruoli e collegamenti tra i singoli personaggi e visto che è una roba ENORME ho deciso di rompere gli indugi e scriverci sopra ben DUE pipponi. Non mi aiuterà a superare questa fase ossessivo-compulsiva, ma può essere che ci trascini dentro anche voi.
Vai col tango (della gelosia) parte I, ovvero la storia riassunta dal punto di vista di questi tre signori qua. Poi seguirà il dopo-partita, con analisi, commenti e la moviola per decidere se c'era o no il calcio di rigore, ed eventualmente crocifiggere l'arbitro lungo la Via Appia.



È i tuo compleanno.
Trent'anni.
È un traguardo importante, i trenta, soprattutto per uno come te, la macchia sull'onore immacolato di una famiglia tradizionalista giapponese che ha dovuto lottare per dimostrare conquistarsi il diritto di vivere ed essere trattato con dignità, come se vivere fosse un diritto e non un dato di fatto.
Ma non importa, perché hai vinto tu.
Ti sei laureato ad Harvard, psichiatra come tuo padre ma con ancora più prestigio, hai dovuto gettare via l'infanzia e l'adolescenza per arrivarci ma non importa.
Hai vinto tu, e ora vivi nella Grande Mela.
Sei omosessuale ma non devi curarti di tenerlo nascosto, come avresti dovuto fare se fossi rimasto in Giappone.
La tua iniziazione sentimentale non è stata delle migliori ma ora hai una relazione stabile con un uomo stupendo.
Hai vinto tu, e lo sai.
Eppure non basta.
È il tuo compleanno e lo odi, non vuoi festeggiarlo, non pensi di avere nulla da festeggiare.
Ma hai un uomo stupendo al tuo fianco, no?
Il principe azzurro, quello che si è innamorato di te quando ti ha salvato da un'aggressione.
È tutto talmente perfetto da sembrare un film: ti ha perfino detto che ti ama, ti ha perfino promesso che invecchierà al tuo fianco.
Perché, quando ne hai avuto la possibilità, non lo hai ricambiato?
Certo, hai mollato il lavoro e sei stato al suo fianco ogni volta che ne ha avuto bisogno, ma non è abbastanza, te lo ha detto lui che non è abbastanza, lo senti anche tu.
Dovevi dirlo ad alta voce.
È questo che succede nelle favole.
Il principe azzurro ti dice ti amo e la principessa gli risponde anch'io.
E poi si sposano e diventano Re e Regina.
Ma non è andata così, non lo hai fatto per via delle cicatrici.
È come il compleanno: senti che dovresti festeggiarlo ma non ci riesci.
Per fortuna però c'è lui che ti costringe a tirare fuori quello di cui non hai voglia.
Hai lavorato sodo per farti ammettere a quel seminario ma lui ti ha fatto portare via con una scusa, ha bisogno di te per un caso, dice.
In realtà non è vero, il caso non è nemmeno un caso, o meglio lo sarebbe ma qual è il bello di essere capo-sezione, se non scaricare le responsabilità sui propri sottoposti?
E poi lo sta facendo per te, per il tuo bene.
Ti ama e vorrebbe vederti felice.
E le coppie felici passano sempre il giorno del compleanno assieme, no?
Lui ti ama, lo sai che ti ama.
Te lo ripete sempre, ogni volta che fate quel sesso pazzesco.
Certo, anche lì: David ogni tanto tende a pensare un po' troppo a sé, si fa sempre quello che piace a lui, solo la prima notte ti ha chiesto cosa volessi tu.
Ma tu non lo sai bene cosa vuoi, a parte stare con lui.
La carriera, il lavoro valgono la solitudine che provi?
No, ora che sai com'è essere amati.
Eppure non basta.
Mike è il partner di David: lo conosce da quando si è arruolato in polizia. Gli vuole bene, e ne vuole a te, e visto che state assieme da tanto, visto che ha sentito cosa sta organizzando David per (costringerti a) festeggiare il compleanno, ti racconta qualche aneddoto per farti aprire gli occhi.
Tipo: sapevi che ha frequentato per un certo tempo l'ambiente BDSM? Era uno che aveva successo, come Dom.
Ma d'altronde perché stupirti, ha la più alta media di confessioni ottenute in tutto il dipartimento, sa come far fare quello che vuole alle persone.
Magari non sai che gli piace, o non hai il coraggio di chiederlo, però ti ricordi di questo aneddoto quando lui ti chiede cosa vorresti per regalo.
Dopotutto si è offeso e assecondarlo potrebbe far tornare il sereno tra di voi.
Una sera di quel tipo. No, non sesso spanky, non intendi le sculacciate e qualche volgarità sussurrata all'orecchio, vuoi proprio quello.
È il tuo compleanno ma il regalo vuoi farlo tu a lui, per ringraziarlo di questi tre anni assieme, per lavarti di dosso definitivamente le cicatrici.
Imparare la sottomissione, concedere una fiducia cieca, priva di limiti.
Liberarsi finalmente del passato e aprire la gabbia di solitudine in cui ti ha segregato.
Lui, ovviamente, rifiuta.
Cerca cortesemente di spiegarti che non è il caso, che non sei adatto.
Sei orgoglioso, Katsuya, troppo.
Sei fragile, ti spezzerai.
Ok, sei uno psichiatra e sei laureato ad Harvard ma cosa è lo studio rispetto all'esperienza?
Fidati di me, Katsuya, fidati di me.
Ma dopo dieci minuti era già al telefono ad organizzare la serata con uomo che in teoria odia e di cui vorrebbe aver rimosso ogni ricordo.

Sei testardo, Katsuya.
Non fai mai quello che ti si dice.
Non stai al tuo posto, non rispetti le aspettative, vuoi sempre fare quello che ti pare.
Ti arrabbi se ti porto via da un seminario con una scusa, ma non vedi che lo faccio perché ti amo?
Vorrei vederti felice.
No, meglio: vorrei sentirti dire che sono IO a renderti felice.
Io e solo io nel tuo mondo.
Perché quello fuori è cattivo e tu non hai le spalle abbastanza larghe per affrontarlo.
Ci penserò io a te, ti proteggerò da ogni male ma, soprattutto, ti proteggerò da te stesso.
Perché la tua laurea ad Harvard non basta.
L'intelligenza non basta.
So che dici il contrario ma sei tu che ti sbagli.
Tu hai bisogno dell'amore.
Tu hai bisogno di ME.
Ecco, ad esempio: cosa è questa storia di voler provare il BDSM?
Che ne sai, tu?
Sì, ok, Harvard.
Sì, ok, vuoi spezzare le catene di diffidenza con cui la solitudine ha bloccato le tue emozioni.
Ma devi proprio farlo in questa maniera?
Ah, ok, vuoi farlo con me.
Vuoi farlo per me.
Me e me soltanto.
Una sera, una prova.
Ma tu di me non sai nulla, Katsuya.
Sei bravo nel tuo lavoro e forse qualcosa hai capito ma di me non sai ancora nulla.
Perché Mike ti ha raccontato quell'aneddoto, te lo sei chiesto?
Sì, avevo una ex fidanzata a cui piaceva il BDSM.
Piaceva anche a me, ma non è carino dirtelo.
Lederebbe la mia immagine di Principe Azzurro, e poi è sconveniente, sono un poliziotto.
Per servire e proteggere
Servire e proteggere, l'ho giurato.
Quando ho avuto il distintivo e quando ho scelto di stare con te.
Proteggerti dai mali del mondo, l'ho già detto?
Ma il vero male alberga in me.
Mi chiamo David, ma Golia è annidato nella mia anima.
È il mio egoismo.
Ma tu non lo sai.
Tu il mio lato egoista ancora non lo hai conosciuto.
Ma lo scoprirai stasera, perché se davvero hai in te la voglia di sperimentare la sottomissione, è a me e soltanto a me che dovrai concederla.
Ma non ti piacerà, mi convinco che non sarà così, ne sto parlando anche con M al telefono mentre gli chiedo se questa è una di quelle serate e anche lui è d'accordo.
Non ti piacerà, non sei portato, sei troppo testardo e orgoglioso.
Vuoi fare sempre quello che vuoi tu, e non quello che sarebbe meglio per te.

Davide e Golia in un unico, splendido corpo.
Il Re dei Re e l'ostacolo per eccellenza.
Due estremi che non riescono a trovare il loro punto di equilibrio.
Io so leggere nelle persone, ho imparato a sfruttare le loro debolezze per lavoro e ho affinato quest'arte per piacere.
So chi sono, so cosa desidero e ho accettato tutto questo con serenità.
Le regole sono tutto per contenere il caos, ne ho date a me stesso, ne ho date alle mie pulsioni, ne ho date perfino alle mie feste.
Non sono più una persona, sono diventato uno specchio.
Ho ridotto il nome a un'iniziale, la personalità a una maschera ben definita.
M
Per ottenere quello che voglio concedo quello che piace, anche se quello che piace è il dolore fisico.
Ma il dolore fisico è un'arma potente per conoscere se stessi, a patto ovviamente di avere il coraggio di sopportarlo.
O di sopportarsi.
David non ha questo coraggio: sa benissimo cosa è cosa e vuole, ma se mette delle regole non è per contenersi, bensì per negarsi.
Convivere con una bestia nel cuore non è semplice, questo lo capisco.
Capisco meno accusare gli altri della sua esistenza.
E poi c'è Katsuya.
Lui non sa niente.
Vuole educarsi alla sottomissione ma senza sapere che è già sottomesso.
L'amore rende sordi all'istinto professionale.
Katsuya intuisce, vede, ma minimizza ciò che vede.
In fondo è così che ti fregano, i tipi come David: ti affidi a loro perché pensi siano Principi Azzurri.
Credi che ti salveranno, e in parte lo crede anche lui, ma poi la bestia torna sempre, la bestia prevale.
E arriva la fine.
È successo una volta, succederà ancora.
Fidati di me, Katsuya, fidati di me, anche se David ti sta dicendo il contrario.
Posso darti ciò che vuoi e lasciarti libero.
Posso darti ciò che vuoi e in cambio delle cicatrici ti lascerò segni che svaniranno nel giro di qualche giorno.
Come un brutto sogno.
Ti aprirò gli occhi, se vorrai vedere.
Ma so che l'amore è una prigione dalle sbarre più strette della solitudine.



Tutto ciò avrà una seconda parte che giustifica il titolo, giuro.
Solo che Equilibrium ha toccato corde molto personali, e dovevo rassettare i pensieri.
Questo ibrido poco riuscito tra riassunto e fanfiction è un preludio.
Il prossimo passo sarà raccontarvi un'altra storia, più seria e più interessante, su come si sfrutta il fandom per aiutare la costruzione dei propri personaggi, facendo leva sugli stereotipi di genere e sulla difficoltà di inquadrarli, se usati in un contesto appena differente.
Credetemi, c'è da imparare.
Oh, se c'è da imparare.

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