A single man's honour is worthless on the sea

Mar 16, 2017 23:26


La Santìsima Beatriz era un pesante vascello mercantile dotato di due alberi recanti vele quadrate che gli consentivano di raggiungere una discreta velocità anche a pieno carico.
Era partita da Barcellona con la stiva piena di stoffe preziose e vino pregiato ed era diretta a Maracaibo, dove avrebbe scambiato il suo carico con oro e argento da riportare poi in Spagna.
A bordo si trovavano, oltre al capitano Vargas e al suo equipaggio, alcuni passeggeri di nobili origini che avevano acquistato della terra per avviare delle piantagioni di tabacco. Questi ultimi, di cui tre erano donne che accompagnavano i loro padri, avevano con sé diverso oro e gioielli.
Tutto ciò li rendeva una preda molto allettante per i pirati che infestavano le acque delle Indie Occidentali, motivo per cui la Santìsima Beatriz si era armata con quattro cannoni.
Avevano da poco completato la traversata dell’Oceano Atlantico, superando l’isola di Tobago ed entrando ufficialmente nel Mar dei Caraibi e si stavano dirigendo verso sud per costeggiare il continente americano mentre veleggiavano verso la loro meta.
Sembrava andare tutto per il meglio: avevano un buon vento costante in poppa che gonfiava loro le vele e il cielo era così terso da far temere ai marinai un’insolazione.
Non fu che all’alba del secondo giorno di navigazione su quelle acque calme che all’orizzonte si stagliò una nave diretta verso di loro dalla costa.
Il marinaio di vedetta la studiò per diversi momenti per capire che colori portasse prima di gridare l’allarme.
-È il Jolly Roger!- strillò per farsi sentire dai compagni sul ponte, che corsero subito ad avvisare il capitano.
Quest’ultimo, un uomo di mezza età con capelli brizzolati e fisico appesantito dal buon cibo, stava intrattenendo un nobiluomo a colazione e impallidì a sentire quel nome.
-Il Jolly Roger? Cosa sarebbe?- chiese il passeggero, un giovane snello con occhi e capelli castano scuro e baffi e pizzetto dello stesso colore.
-Un pessimo segno, signore, significa che siamo inseguiti dai pirati.- gli spiegò il capitano prima di precipitarsi sul ponte per richiamare tutti i suoi marinai al lavoro.
-Spiegate tutte le vele!- ordinò non appena mise piede sul ponte.
Salì sul cassero e prese personalmente in mano il timone, virando verso ovest per cercare di distanziare i pirati, che provenivano da sud.
I marinai obbedirono prontamente, arrampicandosi sugli alberi e rilasciando ogni vela piegata che la nave possedeva, posizionandole in modo da imbrigliare più vento possibile.
L'uomo di vedetta non faceva che fissare i loro inseguitori, sudando freddo ad ogni nodo che quelli recuperavano su di loro.
Man mano che questi ultimi si avvicinavano gli era sempre più chiara la natura della nave: si trattava di un agile brigantino a cui i due alberi ingombri di vele permettevano facilmente di guadagnare terreno sul pesante mercantile.
Verso mezzogiorno i pirati erano così vicini da permettere a tutte le persone in coperta di vedere la loro bandiera: un teschio impiccato che sormontava due spade incrociate su fondale nero.
Ovviamente i passeggeri non appena saputa la notizia avevano nascosto tutti i loro averi e si erano precipitati sul ponte per osservare come procedeva la fuga, spaventati dall'idea di incontrare quei demoni di mare.
L'ansia e la paura crescevano ad ogni ora che passava e la speranza di riuscire a fuggire o di incontrare una nave che potesse prestare loro soccorso si affievoliva ad ogni miglio percorso.
Verso metà pomeriggio i pirati avevano completamente recuperato lo svantaggio e lanciarono una cannonata di avvertimento.
Il capitano Vargas ordinò ai suoi passeggeri di ritirarsi nelle proprie cabine e di non uscirne per alcun motivo in modo da non intralciare i suoi marinai, poi divise il suo equipaggio fra il governare la nave e il difenderla.
Quelli posizionati ai cannoni li caricarono e tennero pronta una miccia per sparare al primo segnale del loro capitano, che non tardò molto ad arrivare: anch’egli, infatti, sparò un colpo di avvertimento, come se volesse intimorire i loro inseguitori per fargli cambiare idea.
Purtroppo per lui i pirati interpretarono quel colpo come una sfida e si comportarono di conseguenza.
La nave pirata si avvicinò lateralmente -permettendo loro di leggere il minaccioso nome Killer sulla fiancata- e scaricò tutti i propri cannoni rivolti verso il mercantile su di esso: quattro pesanti palle sfondarono diverse vele, strapparono molte sartie e danneggiarono il ponte e gli alberi.
Mentre il capitano Vargas gridava ordini ai suoi uomini per rimettere le vele a posto e non perdere quindi velocità poterono udire dalla Killer il rombo di una voce possente che gridava in inglese:
-Fuoco di bordata!-
Altre quattro palle sparate all’unisono colpirono la Santìsima Beatriz, due delle quali spezzarono di netto il pennone dell’albero maestro e lo fecero crollare assieme alle sue vele sul ponte.
Diversi marinai vennero feriti in questo modo, mentre altri rimasero imprigionati nelle vele.
Il capitano del mercantile emise un grido di frustrazione a quella vista, tirando fuori dalla cintura una pistola e alzandola in aria.
-Uomini, preparatevi a combattere!- ruggì mentre la nave rallentava inesorabilmente.
-Arrendetevi subito o preparatevi a morire!- minacciò lo stesso pirata che prima aveva dato l’ordine di sparare.
-Fate fuoco!- ordinò di rimando Vargas.
I suoi marinai accesero prontamente le micce dei cannoni, scagliando due palle sul ponte affollato della Killer.
Si udirono alcune grida di dolore, ma principalmente ruggiti di rabbia.
I pirati reagirono a quell’affronto con una raffica di moschetto, uccidendo tutti gli uomini ai cannoni e ferendo alcuni degli altri che vi erano vicini.
-Uomini, lanciate i rampini! All’arrembaggio!- ordinò quello che evidentemente era il capitano.
Egli fu il primo a saltare sul ponte della Santìsima Beatriz appena le due navi si trovarono fianco a fianco, seguito immediatamente da un numeroso gruppo di pirati, tutti armati fino ai denti.
Il capitano spiccava facilmente nella mischia del combattimento che scoppiò a bordo del mercantile grazie principalmente alla sua stazza: era un uomo enorme, alto e muscolo, senza barba ma con lunghi e folti capelli neri raccolti da un nastro del medesimo colore dietro la nuca; possedeva inoltre un paio di occhi dal particolarissimo colore giallo, che contribuiva a terrorizzare i suoi avversari.
Combatteva con una sciabola nella mano sinistra e un coltellaccio nella destra, usando entrambe le lame per ferire, mutilare o uccidere chiunque avesse il coraggio, o la sfortuna, di trovarglisi davanti.
Il capitano della Santìsima Beatriz, seppur non più giovanissimo, fissò il timone con una cima prima di scendere dal cassero per difendere l’ingresso sottocoperta e così facendo i propri passeggeri.
-Capitano Vargas, permettetemi di aiutarvi!- gli disse una voce alle sue spalle.
L’uomo si ritrovò a fianco il giovane nobile con cui aveva condiviso la colazione, armato di fioretto.
-Signore, tornate nella vostra cabina!- cercò di convincerlo il comandante.
-No se posso aiutarvi a fare la differenza!- insistette il passeggerò.
Non poterono continuare la conversazione perché alcuni pirati avevano già superato le difese poste dai marinai, la maggior parte dei quali giaceva a terra ferito o senza vita, e li attaccarono.
I due si difesero strenuamente, il nobile dimostrandosi molto abile nella scherma nonostante l’età.
Ben presto, però, il capitano soccombette agli attacchi continui e fu disarmato e catturato.
Solo il giovane rimaneva a proteggere la porta che portava sotto coperta, a cui era appoggiato con la schiena.
Il capitano pirata in persona, dopo essersi assicurato che tutti gli altri marinai fossero impossibilitati ad attaccare, raggiunse il gruppetto che circondava il nobile e i suoi aggressori, facendosi largo fra di essi.
-Razza di mezzi uomini, possibile che non riusciate a sconfiggere un ragazzo?- li rimproverò aspramente prima di spingerli da parte.
-Ti conviene arrenderti se hai cara la vita!- minacciò lo spagnolo.
-Non vi permetterò di catturare questo vascello!- ribatté il giovane.
I pirati scoppiarono a ridere a quelle parole.
-Forse non te ne sei accorto, ma è già nostro. Rimani solo tu, piccola fastidiosa seccatura.- gli rispose il capitano pirata, che lo attaccò all’improvviso.
Il nobile, per niente preso alla sprovvista, si difese adeguatamente dagli affondi e dai colpi di taglio dell’avversario finché la stanchezza dovuta ai duelli precedenti e l’inesperienza rispetto al rivale non gli fecero commettere l’errore di scoprire la gola.
Il pirata ovviamente ne approfittò immediatamente per premergli il coltellaccio sotto il pizzetto, bloccando allo stesso tempo con la sciabola il fioretto del nobile contro la porta.
-Ora scegli, ragazzo: vuoi morire o ti arrendi?- gli chiese in tono di scherno, ghignando.
Il giovane fu costretto a lasciar andare la propria spada e a farsi catturare.
Una volta che anche l’ultimo difensore del vascello si fu arreso, i pirati si riversarono sotto coperta per far prigioniere le persone restanti e portarle tutte sul ponte.
Fra urla disperate e strilla di dolore e paura i criminali trascinarono all’aperto il cuoco, il carpentiere e i passeggeri, che furono legati assieme ai marinai sopravvissuti in un angolo, sorvegliati da una decina di manigoldi armati di spade e pistole.
Il capitano pirata ispezionò il mercantile prima di proclamare la loro vittoria con un colpo di pistola sparato in aria e un grido di giubilo, che fu immediatamente seguito da molti altri da parte della sua ciurma.
-Facciamo rotta verso sud!- annunciò il capitano. -Passeremo la notte a festeggiare!-
-Aye, capitano!- risposero gli uomini all’unisono.
Quasi senza bisogno di ordini i pirati si divisero sulle due navi; le separarono tagliando le cime attaccate ai rampini, poi le orientarono dove il loro comandante aveva deciso di andare.
Quest’ultimo era salito sul cassero della nave catturata e ne aveva preso in mano il timone, per poter guidare le due navi al passo di quella più lenta.
Nonostante i pesanti danni subiti, il mercantile raggiungeva ancora una velocità accettabile perciò ci vollero solo poche ore (stava infatti appena iniziando a tramontare il sole) prima che le due navi raggiungessero la costa ed entrassero in una piccola cala nascosta da alte scogliere.
Là le due navi si misero alla cappa e ancorarono l’una accanto all’altra, cosicché i loro ponti potessero essere messi in comunicazione tramite una robusta passerella di legno.
Il capitano pirata ordinò ad un gruppo di uomini di sbarcare i prigionieri e allestire un bel falò, mentre tutti gli altri sarebbero stati impegnati a trasferire il carico di merce di valore dalla nave catturata alla loro.
Una volta che i pirati ebbero i loro ordini di trasferire anche tutto il cibo e l’acqua e il sartiame, le vele e gli attrezzi per riparare la nave di cui avrebbero potuto aver bisogno, il capitano sbarcò con un paio di uomini su una scialuppa contenente il cibo e il vino necessari per fare baldoria tutta la notte.
Invece di sovraintendere i preparativi della festa, però, si avvicinò ai prigionieri per interrogarli.
-Buonasera signori e signore.- li salutò guardando languidamente le donne, che rabbrividirono di paura. -Siete comodi? Le corde non sono troppo strette, vero?- chiese scherzosamente, accovacciandosi di fronte a loro.
Una serie di proteste e improperi gli si riversò contro da parte degli uomini legati, ma si interruppero immediatamente non appena il pirata tirò fuori dalla cintura il coltellaccio e se lo picchiettò sulle labbra.
Ghignò divertito a quella differenza di comportamento.
-Noto che non siete completamente stupidi, bene.- lanciò un’occhiata al giovane che aveva osato tenergli testa durante l’abbordaggio, insultandolo silenziosamente. -Quindi immagino che risponderete sinceramente alle mie domande. Prima di tutto: dove avete nascosto l’oro e i gioielli?-
-Non collaboreremo mai, farabutto!- rispose un vecchio nobile, chiaramente ferito nell’orgoglio da quel trattamento.
Dalla gola del pirata uscì una risata che fece accapponare la pelle a tutti i presenti; si alzò e si spostò di fronte all’uomo che aveva avuto l’ardire di insultarlo prima di accucciarsi nuovamente e premergli la punta del coltello contro la tenera carne che si trova fra il collo e mandibola.
-Forse non avete capito in che situazione vi trovate.- disse in tono glaciale, fissando i suoi terrificanti occhi gialli in quelli della propria vittima. -Siete prigionieri di una ciurma di pirati armati fino ai denti che non hanno alcun problema a uccidere un innocente pur di ottenere ciò che vogliono. Penso che dovreste riconsiderare la vostra risposta alla mia domanda.-
Il vecchio, seppur sudando freddo per la paura, non cedette e sostenne caparbiamente lo sguardo dell’altro, tenendo le labbra serrate.
Il pirata aspettò qualche momento prima di sbuffare irritato.
-Come volete.- disse semplicemente, per poi tagliare alla propria vittima la gola.
Questo annaspò, cercando di respirare ma ottenendo solo di riempirsi i polmoni di sangue, che finì per sputare anche.
Una delle donne gridò e svenne di fronte a tale crudele vista, mentre tutti gli altri prigionieri distolsero lo sguardo.
Il pirata invece continuò a guardare la propria vittima negli occhi finché questi non persero la luce della vita e si ribaltarono nelle loro orbite; a quel punto, con il coltello ancora gocciolante in mano, si alzò e camminò lentamente di fronte a tutti i prigionieri.
-Avete tutti assistito che fine fa qualcuno che non collabora.- spiegò come ad un gruppo di bambini. -Ora avete due scelte: rispondere alle mie domande o fare la stessa fine di quell’uomo. Che non si dica che il capitano Logan Creed non vi ha avvisati.-
A sentire quel nome i prigionieri sbiancarono e alcuni addirittura trattennero il fiato.
Logan Creed! Il pirata più sanguinario dei Caraibi! Si diceva che parlasse con il Diavolo in persona e che egli gli avesse addirittura concesso un buon posto nel suo esercito grazie alla sua crudeltà! Tutti i giornali d’Europa avevano parlato delle sue malefatte in qualche modo!
Il pirata ghignò malvagiamente a quella reazione.
-Vedo che finalmente avete capito qual è la vostra situazione.- commentò. -Quindi ripeterò la mia domanda una volta sola: dove avete nascosto l’oro e i gioielli?-
Un silenzio tombale seguì quelle parole; gli spagnoli erano ancora troppo terrorizzati per riuscire a formulare una frase di senso compiuto in inglese.
-Allora? Tu!- Creed puntò il coltello contro un uomo piuttosto grasso che vestiva abiti sfarzosi. -Rispondimi!- gli ordinò minacciosamente.
Questo cominciò a farfugliare terrorizzato, confessando subito di aver nascosto il proprio oro dentro il cuscino della propria cabina.
-Bene.- Logan ghignò soddisfatto, abbassando il coltello. -Ah, giusto per vostra informazione: se scopriremo che quello che ci avete detto è falso non ve la caverete con una morte rapida come quella del vostro compagno.- spiegò accennando al vecchio che aveva ucciso poco prima.
Grazie a quest’ultima domanda tutti i prigionieri confessarono senza indugi.
Tutti tranne uno: il giovane nobile che aveva osato tenergli testa in combattimento.
-Sei più stupido di quanto pensassi, ragazzo.- commentò il pirata, premendo il coltello contro la gola del prigioniero.
-Non cederò mai alle minacce di un criminale!- ribatté quest’ultimo con orgoglio.
Creed rise divertito.
-Qual è il tuo nome? Giusto per far riavere a tua madre la tua testa mozzata.- gli chiese.
-Rafael Herrera.- annunciò il giovane.
-Bene, Rafael.- Creed gli premette il coltello sulla guancia, facendolo sanguinare e sibilare di dolore. -Questo è un piccolo assaggio di quello che ti aspetta quando avrò finito di divertirmi con la mia ciurma.- lo minacciò.
Si alzò e leccò il coltello insanguinato davanti ai prigionieri per scandalizzarli, poi tornò in mezzo ai suoi uomini.
Ordinò a un paio di loro di tornare sulla nave e verificare che le confessioni che aveva ricevuto fossero veritiere, in modo da trasferire anche quell’oro sulla loro nave, poi si rivolse verso il cumulo di rami secchi che sarebbe diventato il loro falò, supervisionandone la costruzione.
Quando i pirati incaricati del trasferimento del bottino ebbero finito, raggiunsero i loro compagni sulla spiaggia, tranne un manipolo a cui era stato affidato il compito di sorvegliare le navi e l’imboccatura della baia per evitare di venir presi alla sprovvista da qualche nave della marina.
A quel punto la festa poté cominciare: i pirati che possedevano uno strumento musicale si misero a suonare, il falò venne acceso e su di esso vennero arrostiti alcuni animali uccisi durante la ricerca della legna da ardere, ma soprattutto i criminali cominciarono a bere vino e rum in gran quantità.
Ben presto l’ebbrezza causata dall’alcol fece sì che i pirati cominciassero a cantare e ballare allegramente attorno al fuoco.
I prigionieri non poterono fare altro che assistere impotenti a quella festa, sperando che ai farabutti non venisse qualche malsana idea. Erano soprattutto le donne a temere maggiormente per la loro incolumità, perciò restavano mute e immobili, quasi come se cercassero di diventare anch’esse degli alberi come quelli a cui erano legate; dopotutto nessuna di loro poteva sapere da quanto tempo quegli uomini orribili non vedevano una donna.
A parte le loro guardie, che comunque si godevano la festa seppur da lontano, nessuno pareva rivolgere attenzioni ai prigionieri. Non venne nemmeno offerto loro del cibo, cosa in sé certamente sgradevole, ma che d’altro canto dimostrava che nessuno stesse pensando a loro.
Il sole era ormai tramontato da diverse ore e i pirati si erano tracannati diversi litri di liquore; erano scoppiate alcune risse, che però si erano risolte da sole in mezzo a fragorose risate e potenti bestemmie.
A vedere quello sfoggio inutile di violenza e a udire quelle blasfemie, gli spagnoli non poterono che tremare internamente all’idea di cosa avrebbero fatto loro quei criminali non appena si fossero ricordati della loro esistenza.
Non dovettero attendere a lungo, però:
-Chi vuole divertirsi con gli spagnoli?- chiese Creed a voce talmente alta che persino i prigionieri lo sentirono.
I pirati ubriachi esultarono a quella domanda.
-Impicchiamo quei cani!- propose qualcuno.
-Bruciamogli i vestiti mentre li indossano!- gridò un altro.
-Picchiamoli a morte!- disse un altro ancora.
Molte acclamazioni accompagnarono quest’ultima frase, assieme a coretti che incitavano alla morte.
-Preparate quattro paletti!- concesse il capitano, ricevendo in risposta grida di gioia.
Logan si diresse verso i prigionieri, seguito da altri due pirati, puntando il capitano Vargas.
-Prendete lui.- ordinò ai suoi uomini, che obbedirono prontamente.
-Canaglia! Con che coraggio osate maltrattare un uomo disarmato!- lo accusò il giovane Rafael.
Per tutta risposta Creed gli tirò un calcio in faccia, spaccandogli il labbro e facendolo sanguinare.
-Non tirare troppo la corda, ragazzo, o a essere picchiato a morte sarai tu.- lo minacciò freddamente prima di allontanarsi.
Il capitano Vargas ovviamente si stava contorcendo nella presa dei suoi carnefici, ma invano.
Questi, aiutati da qualche altro compagno, gli legarono gli arti ai paletti conficcati ad una certa distanza l’uno dall’altro in modo che la povera vittima fosse obbligata a restare sdraiata a pancia in su con game e braccia distese, completamente vulnerabile a qualsiasi tormento sarebbe stata sottoposta.
Il primo ad avvicinarsi a lui fu Creed in persona, che gli strappò i vestiti per aumentare l’umiliazione della tortura prima di colpirlo con calci e pugni in viso e sul torso.
Quando si ritenne soddisfatto si allontanò, lasciando il posto ai suoi uomini, che si scontravano su chi dovesse picchiare lo spagnolo per primo.
Vargas fu tempestato di colpi da tutte le direzioni e in ogni punto del suo corpo raggiungibile; la sua pelle divenne viola di lividi e rigata di sangue nelle zone in cui i criminali si erano divertiti a usare i loro coltelli per infierire sul suo corpo immobile, il suo viso tumefatto divenne irriconoscibile, le sue urla di dolore annegate nel sangue che gli scivolava inesorabilmente in gola.
Il suo tormento durò per diverso tempo, finché ogni singolo pirata aveva avuto modo di colpirlo almeno una volta e ritenersi soddisfatto. A quel punto Creed si avvicinò di nuovo allo spagnolo e gli inferse il colpo di grazia: lo pugnalò all’altezza dell’ombelico, squarciandogli poi il ventre verso l’alto finché il suo coltello non trovò un ostacolo nello sterno.
Mentre i suoi uomini lo incitavano a farlo a pezzi, Logan liberò la vittima ormai inerme dai legami che lo costringevano sdraiato e gli avvolse una cima attorno al collo, trascinandolo così verso un albero e appendendocelo come un impiccato.
Vargas cercò in qualche modo di trattenersi le budella nella pancia e allo stesso tempo di non farsi strozzare dalla corda, ma l’unico risultato che ottenne fu di ricoprirsi di sangue e morire comunque soffocato, i suoi intestini penzoloni fino a terra.
I pirati esultarono compiaciuti quando lo spagnolo smise completamente di muoversi, la loro crudeltà appena soddisfatta da quel gesto.
-Chi volete ora?- chiese il capitano in tono esaltato, alzando il braccio insanguinato.
Si alzarono una serie di voci che si sovrapposero l’una all’altra, ma di cui chiaramente la maggioranza parlava delle donne.
Queste scoppiarono in lacrime e cominciarono a dimenarsi per cercare di liberarsi e scappare, ovviamente senza riuscirci.
Creed guidò i suoi uomini verso i prigionieri con tutta l’intenzione di assecondare le loro voglie, ma fu distratto dal suo obiettivo da Rafael.
-Vigliacchi! Prendetevela con qualcuno in grado di difendersi!- li provocò lo spagnolo.
I pirati risero divertiti a quell’insulto.
-Ti stai forse offrendo di prendere il posto delle donne, ragazzo?- gli chiese Logan in tono di scherno.
-Lasciatele stare!- ringhiò Herrera.
Creed si accovacciò di fronte a lui, usando la mano gronda di sangue per prendergli il mento e obbligarlo a guardarlo negli occhi.
-Vuoi prendere il loro posto? Vuoi fare la puttana per tutta la mia ciurma e venire sbattuto per tutto il resto della notte? Ci tieni così tanto a salvare quelle fanciulle in cambio del tuo onore e del tuo orgoglio? O forse…- fece una breve pausa. -vuoi provare sulla tua pelle come un vero uomo come me tratta le donne?- lo sfidò, ghignando malvagiamente.
Rafael rimase muto, sostenendo però ostinatamente lo sguardo inquietante del suo tormentatore.
Mentre loro due sostenevano una battaglia mentale di resistenza e sottomissione, alcuni dei pirati si stancarono di aspettarne l’esito e raggiunsero le prigioniere.
Queste gridarono e lottarono mentre venivano slegate dagli alberi per essere portate più vicino al fuoco, dove sarebbero state violentate più agevolmente.
-No, fermi!- ruggì Rafael, distogliendo lo sguardo dal suo avversario per lanciare occhiatacce agli altri pirati.
Creed lo costrinse immediatamente a guardarlo di nuovo.
-Allora? Qual è la tua risposta? Vuoi prendere il loro posto o no?- gli chiese di nuovo.
-Le lascerete stare?- ringhiò il ragazzo.
-Questo dipende da quanto sarai collaborativo.- Logan gli rispose, ghignando divertito.
Il pianto e le grida di una ragazza che stava venendo picchiata per sottometterla convinsero Rafael a prendere una decisione:
-D’accordo, lo farò!- concesse, abbassando lo sguardo. -Ma voi dovete lasciarle stare!-
Il capitano ghignò vittorioso e lo lasciò andare, alzandosi per far segno ai suoi uomini di fermarsi.
Questi, com’era prevedibile, protestarono all’inizio.
-Lui si è offerto di farci da puttana!- annunciò Creed.
I criminali scoppiarono a ridere, ma misero da parte l’idea di violentare le donne per assistere prima allo spettacolo.
Logan liberò il ragazzo e lo spinse faccia a terra.
-Striscia come un verme verso il fuoco, voglio che tutti i presenti vedano cosa ti sto per fare.- gli ordinò crudelmente.
Il nobile gli lanciò un’occhiataccia, ma obbedì: gattonò nella direzione in cui gli era stato ordinato di andare, mentre i pirati si chiudevano a cerchio attorno a lui e al loro capitano. Anche le povere fanciulle furono costrette a unirsi al cerchio, tenute strette per evitare che scappassero e per assicurarsi che non si sarebbero perse nemmeno un secondo di quello spettacolo.
Rafael si fermò quando si accorse di essere al centro del cerchio, cercando di rialzarsi.
-Sta’ giù.- gli ordinò invece Creed, che gli stava girando attorno come uno squalo attorno alla preda. -Spogliati.- aggiunse dopo qualche secondo.
Lo spagnolo esitò prima di sedersi sui propri talloni e portare le mani ai bottoni della giacca per aprirli.
Logan si era fermato davanti a lui e lo fissava ardentemente negli occhi, studiando le sue reazioni.
Rafael sosteneva caparbiamente quello sguardo infernale, sfilando con calma ogni bottone prima di togliersi il primo indumento e gettarlo di lato.
Poi si sfilò il fazzoletto dal collo, che seguì la giacca. Successivamente si slacciò e tolse la camicia, restando così a petto nudo. La sua pelle era liscia e glabra, leggermente più pallida del viso e del dorso delle sue mani.
I pirati assistevano divertiti allo spettacolo, facendo qualche sporadico commento e fischiando come se avessero davanti una donna nuda.
Herrera sperò vivamente che nella luce soffusa del falò non si notasse il fatto che fosse arrossito dalla vergogna per quello che stava per fare.
Si slacciò la cintura e la fece cadere sopra il resto dei suoi vestiti, poi si sedette sulla sabbia per sfilarsi gli stivali e infine rimosse anche i pantaloni, rimanendo completamente nudo.
I pirati esultarono, schernendolo per la carenza di peli sul suo corpo e trattandolo in generale come farebbero con una prostituta.
-Lo volete vedere il corpo di un vero uomo?- chiese Creed, ricevendo ovviamente solo assensi in risposta.
Il capitano si slacciò la giacca e la aprì per rivelare il proprio petto muscoloso e villoso, solcato da alcune cicatrici. Allargò le braccia e fece il giro del cerchio per mettersi in mostra, fermandosi poi di fronte alla propria vittima.
-Hai ancora tanto latte da succhiare prima di poter essere considerato un uomo.- infierì sull’orgoglio del ragazzo.
Quest’ultimo non riuscì a sostenere il suo sguardo, troppo concentrato a nascondersi l’intimità per ribattere.
Creed gli girò ancora attorno, fermandosi dietro di lui per spingerlo col viso a terra.
Rafael portò in avanti le mani per attutire la caduta, ma non poté usarle per rialzarsi perché Logan si era inginocchiato fra le sue gambe e lo stava costringendo a terra con una mano premuta sul collo.
Il nobile cercò di lottare per tirarsi su, ma il pirata era palesemente più forte di lui: mentre lo teneva fermo con un solo braccio, con l’altro lo costrinse ad alzare i fianchi per metterlo in una posizione più umiliante e facilmente disponibile.
Creed strofinò il proprio cavallo dei pantaloni sulle natiche del ragazzo, facendogli intuire cosa sarebbe successo a breve.
-Lottare è completamente inutile.- gli ricordò prima di chinarsi su di lui per sussurrargli languido all’orecchio: -Ma preferisco le puttane focose come te.-
-Disgustoso bastardo pervertito!- gli ringhiò contro Herrera, facendolo ridere.
Logan si slacciò la cintura e i pantaloni con una mano sola per assicurarsi che la sua vittima non si muovesse, poi premette la propria erezione contro l’apertura di Rafael per cominciare a spingersi dentro di lui.
Il ragazzo si irrigidì immediatamente a quella sensazione, lottando con più foga per cercare di liberarsi.
Ovviamente i suoi tentativi erano completamente inutili e dopo qualche sforzo Creed riuscì a superare l’anello di carne che cercava di impedirgli l’ingresso.
Herrera grugnì di dolore, stringendo le mani a pugno e digrignando i denti.
-Ah, da quanto tempo non fottevo qualcuno di così stretto!- commentò soddisfatto il capitano, che cominciò a spingersi violentemente nel ragazzo per affondare completamente in lui.
Rafael rabbrividiva di dolore ad ogni colpo, tanto che fu costretto a serrare gli occhi e cercare di nascondere il viso premendo la fronte contro la sabbia. Non voleva dare a quel farabutto la soddisfazione di vederlo piangere e si morse le labbra pur di trattenere i gemiti di dolore.
A Logan non sembrò importare particolarmente delle sue reazioni, continuando a muoversi dentro e fuori e grugnendo il suo piacere.
Ogni nuovo affondo era sempre più doloroso per Herrera, finché non si sentì strappare da dentro e gridò di dolore.
Creed rise di quella reazione, notando compiaciuto come la lubrificazione fosse migliorata grazie al sangue, permettendogli di muoversi più agevolmente e provare più piacere.
Il nobile ormai non poteva più trattenere i gemiti dolore, squassato da capo a piedi dai brividi per ogni nuova fitta; le lacrime gli riempirono gli occhi e nemmeno le palpebre chiuse furono in grado di fermarne l’uscita e conseguente gocciolamento sulla sabbia.
I pirati attorno a loro commentavano divertiti lo spettacolo, rivolgendo ingiurie e fischi allo spagnolo, sempre più eccitati da quella vista.
Ci vollero diversi minuti che a Rafael sembrarono un’eternità prima che Creed raggiungesse il culmine del piacere; il capitano spostò la mano dal collo alla testa del ragazzo, tirandogli dolorosamente i capelli per obbligarlo a sollevare il busto quanto bastava perché fosse visibile il suo viso imbrattato di lacrime e sabbia. Si spinse in lui ancora alcune volte prima di riversarsi al suo interno, riempiendolo di seme caldo e facendolo gridare per il bruciore causato da quel liquido estraneo.
Lo rigettò a terra, recuperando il fiato per qualche attimo prima di ritirarsi e uscire da lui, riallacciandosi i pantaloni.
Si alzò e premette con uno stivale contro la natica del ragazzo, ammirando come il proprio seme si mischiasse al sangue nell’uscire e imbrattargli la pelle pallida.
-Qualcun altro lo vuole?- chiese in tono di scherno, guardandosi attorno.
I suoi uomini risero.
-E che ce ne facciamo di una puttana sfondata?- gli risposero.
Creed si chinò di nuovo sul ragazzo, che stava ancora cercando di calmare il respiro, tirandogli i capelli per fargli inclinare la testa verso l’altro e farsi ascoltare.
-Hai sentito, puttana? Non sei soddisfacente.- gli disse all’orecchio.
Le ragazze ricominciarono a gridare quando i pirati ripresero da dove erano stati interrotti.
-Avevi promesso!- cercò di ribattere Rafael.
-No di certo. Avevo detto che sarebbe dipeso da te e così è stato.- gli ricordò il capitano.
Lo costrinse a guardare mentre un gruppo di uomini sollevava la gonna a una ragazza e la costringeva ad aprire le gambe per loro.
-Ti lascerò vivere con la consapevolezza che hai perso il tuo onore e non è servito a nulla. L’onore di un singolo uomo non ha valore in mare.- gli sibilò crudelmente all’orecchio prima di lasciarlo andare e unirsi agli uomini che avevano ricominciato a bere.
Alcuni pirati, per riempire il tempo nell’attesa del loro turno con le donne, si avvicinarono al ragazzo e cominciarono a picchiarlo e umiliarlo, finché questo non perse i sensi per le percosse.

Al suo risveglio, diverse ore dopo l’alba, si guardò attorno e trovò solo desolazione: il falò era stato spento e la spiaggia era piena di barili rotti e ossa spolpate. Ritrovò i suoi compagni di viaggio impiccati dal primo all’ultimo, molti di quali avevano visibilmente subito torture prima della morte. Le donne erano state lasciate a terra, le gambe ancora aperte, con la gola squarciata dopo chissà quante umiliazioni e percosse.
Le due navi erano sparite dalla baia, perciò i pirati alla fine avevano deciso di prendersi anche il mercantile per qualche motivo.
Era rimasto solo, umiliato, senza viveri né acqua.
Mentre cercava di alzarsi e rivestirsi per poter dare una degna sepoltura ai suoi compagni di viaggio giurò vendetta su Logan Creed e la sua ciurma.

pirates, fanfic, cow-t!verse

Previous post Next post
Up