Sergio Ramos/Fernando Torres || 1,330w (FDP) || Gen, The Hunger Games!AU, angst (è dire poco), DEATH (lo sottolineo, lo grassetteggio, ci metto pure il neon. se non vi piacciono queste cose, non aprite proprio.) || NSFW || Lies || Maritombola @ MDC, prompt #52 "Lo sai perché si fanno le guerre? Perché il mondo è cominciato senza l'uomo e senza l'uomo morirà."
A/N: Era da un po' che ci pensavo. Cioè da quando ho visto THG. E mi sono picchiata mentalmente perché fin dall'inizio volevo scrivere di quella fine e non è affatto una cosa bella. Vi amo tantissimo, voi due, ok? Sorry.
Come non dire grazie, come al solito, a
elisewin16? Piantiamola di vivere in due corpi separati.
Lo trova in una grotta, ferito e privo di sensi. Gli si avvicina di corsa, avvicina il viso al suo e quando sente il respiro di Fernando, seppur flebile, tira un sospiro di sollievo. Posa l'arco e le frecce accanto a lui, si strappa un pezzo dalla maglietta e la bagna con quel po' d'acqua che gli è rimasta, prima di poggiarla sulla fronte di Fernando.
Sergio sa che hanno appena mandato rifornimenti - acqua, cibo, medicinali, altre armi - ma sa anche che ci sono ancora troppi avversari pronti ad attaccare e, soprattutto adesso, non vuole uscire dalla grotta. Una fitta alla gamba lo distoglie dalla sua attenta ispezione, lui digrigna i denti e continua a bagnare la fronte di Fernando.
“Svegliati, svegliati,” sussurra, “vaffanculo, svegliati.”
Qualche ora dopo crolla addormentato accanto a lui, l'arco ben stretto tra le mani.
Non si dorme in guerra - anche se si sa benissimo quando avrà fine, anche se si tratta solo di ragazzini, è una guerra a tutti gli effetti. Non bisogna dormire, bisogna stare sull'attenti, ma Sergio è talmente stremato e, ora che ha ritrovato Fernando, anche un po' sollevato che si lascia andare.
Sogna.
Ha sempre dato una mano in famiglia, da che ha ricordi. Almeno da quando suo fratello è stato ucciso.
Sua sorella e sua madre non potevano di certo aiutare suo padre, e allora è toccato a Sergio abbandonare i giochi e il calore e la sicurezza della propria casa per passare ore e ore a lavorare. Giusto per un tozzo di pane, un po' di verdure, un po' di carne. Giusto per non vedere sua madre spegnersi totalmente e sua sorella non piangere più per la fame.
Quando è stato mandato nel Distretto Nove per vendere gli oggetti creati con tanta fatica insieme a suo padre e tutti i suoi compagni di lavoro, non si sarebbe mai aspettato di trovare una cosa talmente bella da togliergli il fiato e fargli dimenticare per parecchi minuti cosa stesse facendo. (Ci ha pensato il padrone a farlo tornare al suo posto, e Sergio si porta ancora le ferite addosso.)
Ricorda.
Capelli biondi, una marea di lentiggini, la pelle bianchissima.
“Quanto costa questa?”
Sergio lo aveva guardato, incapace di aprire bocca, di distogliere lo sguardo per capire cosa volesse comprare il ragazzo di fronte a lui.
Il biondo, gentilmente, aveva chiesto ancora. Sergio, boccheggiando, aveva guardato cosa teneva tra le mani e quasi gli si era stretto il cuore.
Era la collana di sua madre. Di sua nonna e di sua madre prima di lei. Apparteneva alla loro famiglia da secoli e Sergio avrebbe dovuto venderla, perché i gioielli non ti riempiono lo stomaco.
Il padrone si era avvicinato in fretta, notando la scena, e aveva strattonato Sergio, facendolo cadere a faccia in giù nella polvere.
“Ragazzino, quando ti viene fatta una domanda, devi rispondere immediatamente. Devi vendere immediatamente. Appena raccoglieremo le cose per la notte te lo farò capire meglio,” aveva ghignato, rivolgendosi poi con voce suave al ragazzo biondo, “Non è ancora abituato.”
Il ragazzino non sorrideva più. Guardava a terra, dove Sergio stava provando a rialzarsi, e si mordeva le labbra, sentendosi colpevole per qualcosa che di certo non era colpa sua.
Sergio si era rassettato in fretta, lanciando un'occhiata di sfuggita al padrone, già occupato con nuovi acquirenti, “Mi scusi,” aveva balbettato, “Il prezzo è lì, vicino alla chiusura.”
Il biondo aveva sorriso a mezza bocca, gli aveva dato le monete ed era fuggito via.
Sergio rantolava di dolore, fuori dalla tenda. Aveva freddo da morire e il padrone non si era premurato di dargli nemmeno una piccola coperta. La pioggia bagnava le ferite e le faceva bruciare. Non aveva sentito nemmeno il rumore dei passi svelti che si avvicinavano.
“Ti ha punito perché ti sei distratto stamattina?”
Sergio aveva alzato lo sguardo, incontrando di nuovo le infinite lentiggini del ragazzino visto molte ore prima. Aveva annuito, incapace di fare altro.
“Mi chiamo Fernando,” si era seduto accanto a lui, nel fango. Tra le mani aveva una coperta, “Pensavo ti sarebbe servita.”
Sergio l'aveva presa tremando, “Non ho niente per ringraziarti.”
“Non serve. Ma io ora devo tornare a casa.”
Ritrovarlo agli Hunger Games. Vederlo sul carro del suo Distretto, ancora con l'aria da bambino. Sergio non lo aveva mai dimenticato, aveva continuato a pensare a lui, in quei due anni. Si chiedeva perché gli avesse portato una coperta, perché fosse uscito di notte per cercare lui. Rivedeva le sue lentiggini, i suoi capelli biondi, il suo sorriso.
E poi, eccolo lì. Alla cena della prima sera, subito dopo la Sfilata, si era avvicinato a lui.
“Sei il ragazzo della collana,” aveva sussurrato Fernando.
“E tu il ragazzo della coperta,” Sergio aveva provato a ridere, ma come si fa a ridere o semplicemente sorridere sapendo che nel giro di pochi giorni si verrà uccisi?
Sveglia.
Fernando mugola, accanto a lui. Sergio si mette a sedere. Non ha più acqua. Ha pochissimo cibo. Niente medicine. Spera negli sponsor, ma non crede che abbiano apprezzato che un ragazzo del Distretto Quattro si sia messo a fare la guardia per uno del Distretto Nove, altrimenti avrebbero già mandato qualcosa.
Fernando si spaventa quando lo vede lì. Balza sull'attenti, e istintivamente tira fuori il coltello dalla tasca.
“Sono io,” sospira Sergio, “avessi voluto ucciderti lo avrei fatto mentre tu eri svenuto.”
Fernando lo abbraccia forte, “Quanti sono morti?”
“Siamo rimasti in cinque.”
“Olalla? La ragazza del mio Distretto?”
“Niente da fare,” Sergio scuote la testa, “Ieri sera.”
Fernando abbassa lo sguardo.
“Perché sei qui? Perché non mi hai ucciso?”
“Ti ho trovato qui, ferito, privo di sensi. Non ho ucciso nessuno finora, sono semplicemente scappato e ho continuato a nascondermi. Perché avrei dovuto uccidere te?”
“Queste sono le regole.”
Sergio sta zitto. Prende lo zaino e porge un pugno di bacche commestibili a Fernando, “É tutto quello che ho, mangia.”
“La tua gamba,” Fernando la indica, “fa molto male?”
Sergio, per tutta risposta, fa una smorfia. “Dobbiamo uscire da qui. Dobbiamo combattere. Hanno mandato medicine e armi e tutto il resto, dobbiamo prendere qualcosa.”
Dimentica d'un tratto, o semplicemente non vuole dirlo, che il combattimento implica dei vincitori. Ma negli Hunger Games solo un tributo può trionfare.
Il ragazzo del Distretto Due è solo, vicino ai rifornimenti. Sembra non avere fretta, si muove cauto, ha paura che ci siano delle mine. Si guarda attorno, non vede Fernando e Sergio nascosti tra i cespugli.
Sergio sfila lentamente una freccia, senza distogliere mai lo sguardo dall'obiettivo.
La freccia si infila nella spalla del ragazzo che urla di dolore e si volta verso di loro. Fernando corre più forte che può, gli pianta una coltellata nel petto e non lo guarda nemmeno cadere. Prende due sacche, un altro pugnale, altre frecce mentre Sergio, più lentamente, si avvicina a lui, sempre pronto ad attaccare con l'arco.
Stanno per correre via di nuovo, quando il ragazzo del Distretto Uno salta fuori all'improvviso.
“Bene. C'è un'alleanza qui,” sorride con un sorriso cattivo, sporco di terra e di sangue, quasi una scintilla di follia negli occhi. “Ve lo hanno detto che il vincitore è solo uno?”
Nessuno attacca. Girano in tondo, come animali in una gabbia, quasi ringhiandosi addosso.
È Sergio il primo ad attaccare, ma la freccia manca di poco il ragazzo, che scoppia a ridere ancora. È veloce e pieno di energie, nonostante siano passate quasi due settimane nell'Arena. Sergio si rende conto che sicuramente sarà stato il favorito dagli sponsor e avrà ricevuto cibo e medicine in abbondanza. E poi sa delle storie del Distretto Uno. Lì si allenano fin da piccini per prepararsi agli Hunger Games.
Il ragazzo lancia il coltello, dritto verso Fernando. Sergio tira immediatamente un'altra freccia, prima di lanciarsi verso Fernando, buttandolo a terra.
La freccia colpisce il tributo del Distretto Uno che cade inerme. Sergio guarda il volto di Fernando, poi la propria mano, poi ancora Fernando, poi ancora la sua mano, poi l'erba, poi il pugnale piantatosi nello stomaco di Fernando. Tutto è rosso.
Non si rende quasi conto dell'arrivo della ragazza del Distretto Sei. Si tende a riprendere l'arco e le frecce, ma è tardi. Sente solo un'esplosione di dolore al petto quando viene colpito e poi più niente.
I colpi di cannone riempiono l'Arena ormai calma.