Titolo: Gliel'avevo detto, Watson, di non ballare con gli zingari.
Rating: Verde
Pairing: Holmes/Watson
Note: Scritta dopo credo la seconda visione di AGOS, domenica sera tardi, e ricordata solo ora grazie a
shadowolf19 e la sua ultima fic -
andate e leggete, su - a cui senza volerlo mi ricollego un minimo per la storia della mentalità aperta degli zingari, cosa di cui sono fermamente convinta e credo sarò sempre, anche se mai mi verrà dimostrato il contrario xD
Ma la smetto di cianciare, si.
E capitemi, oggi sono stata di nuovo al cinema.
Già sono poco sana di mio, se poi aggiungete AGOS di nuovo fresco fresco in mente - come se una persona se lo potesse dimenticare, una volta visto, ti si imprime nel cervello a fuoco e lì rimane - e la colonna sonora che ho su al momento e che continua a ricordarmi Watson che balla ubriaco, potete direttamente cestinare la mia persona senza nemmeno passare dal via.
Gli zingari non erano famosi per la loro ristrettezza mentale.
Proprio per questo, ne aveva dedotto Holmes, Sim non si era mostrata nemmeno minimamente sorpresa quando si era vista andare a cercare un letto abbastanza ampio da accogliere entrambi i suoi ospiti prima che Watson, ubriaco fradicio e con ancora l'adrenalina in circolo dalla danza, desse spettacolo di sè e di Holmes stesso.
Li aveva lasciati al riparo in una carovana al limitare dell'accampamento giusto in tempo perchè la frenesia del dottore contagiasse anche Holmes, rendendo il compito di farlo suo decisamente meno arduo.
Gli zingari non avevano ristrettezze mentali, pensò la stessa Simsa la mattina dopo, trovando Holmes serenamente addormentato che stringeva Watson, il viso affondato tra i suoi capelli, entrambi coperti quel tanto che bastava perchè non si ammalassero da una di quelle spesse coperte grezze trovate nei dintorni.
Il suo popolo non era mentalmente ristretto, no, e vedendo una scena simile non poteva non chiedersi come facesse invece ad esserlo tutto il resto del mondo.