Nome dell'autore: ichigo_85
Titolo: What are you thinking?
Fandom: RPF - Arashi
Claim: Ohno Satoshi/Ninomiya Kazunari
Set: Vario III
Numero dell'immagine:
27Rating: NC-17
Avvertimenti: slash
Conteggio parole: 2.606 (
fiumidiparole wordcount)
Note: la storia inoltre è scritta per il prompt 05:00 - Stupito per la community
24oree per il
mmom_italiaTabella:
*qui*Tabella:
24oreDiscalimer: gli Arashi non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
“Oh-chan! Oh-chan, apri la pooortaaa!”
Nino continuava a premere il dito sul campanello insistentemente.
“Lo so che ci sei, Oh-chan, svegliati!” ordinò iniziando a bussare anche con il palmo della mano, sghignazzando, poggiandosi allo stipite quando la porta si aprì e un Ohno stupito e confuso lo fissò ancora mezzo addormentato.
“Buongiorno” sussurrò strascicando le vocali, chinandosi in avanti.
“Nino, che diavolo ci fai qui?” gli chiese l'altro, indispettito. “Sei ubriaco per caso?” domandò, anche se in realtà conosceva già quale fosse la risposta.
“Sssht! Un po'!” annuì ridacchiando il più piccolo, usando pollice e indice come unità di misura, portandosi le altre dita davanti al naso, facendo cenno al più grande di tacere.
Ohno continuava a guardarlo perplesso: era lui quello che aveva iniziato a urlare fuori da casa sua disturbando il vicinato e svegliandolo, per cui l’unico a dover fare silenzio era solo Nino.
“Sai che ore sono?” gli fece notare, trascinandolo dentro per un braccio, chiudendosi la porta alle spalle.
Ninomiya si guardò il polso dove chiaramente non portava l'orologio, stringendosi nelle spalle.
Ohno sollevò gli occhi al cielo, rimproverandolo.
“Sono le cinque del mattino, la gente solitamente a quest'ora dorme!”
Nino non l'ascoltò, spostandosi traballante verso la camera da letto del Riida, gettandosi a peso morto sul materasso. “Ecco perché mi sentivo così stanco. È tardi!” constatò, ridendo e raggomitolandosi su un lato, infilando le mani sotto il cuscino, inspirando a pieni polmoni il profumo del compagno.
Satoshi si grattò la testa con una mano, scompigliandosi i capelli.
“Sei irrecuperabile, perché poi tocchi sempre a me sopportarti è un mistero” borbottò, avvicinandosi a lui, invitandolo a mettersi prono e togliendogli le scarpe (cosa che l’ospite aveva dimenticato di fare una volta entrato in casa) .
“Perché tu sei il nostro Riida, Oh-chan, da chi altri potrei mai andare? Jun mi avrebbe ucciso se fossi andato da lui.”
“Ah beh, mi fa piacere saperlo, allora la prossima volta potrei anche prendere esempio da lui” scherzò, iniziando a slacciargli i pantaloni, facendo ridere il più piccolo.
“Mi fai il solletico!” gli disse divertito Kazunari, fermandogli i polsi.
“Fai da solo, allora!” si infastidì Ohno, sedendosi dall'altra parte del letto e infilandosi di nuovo sotto le coperte.
Ninomiya si spogliò, restando solo con la biancheria, raggiungendo Ohno, stendendosi accanto a lui, spalmandosi contro la sua schiena.
“Oh-chan?” lo disturbò ancora, allungando un braccio e mostrandogli il palmo aperto dove c'erano due piccoli dadi bianchi e su ogni faccia dei puntini neri da uno a sei. “Giochiamo?”
Ohno sollevò la testa dal cuscino guardandolo perplesso.
“Dove li hai presi?”
Nino si strinse nelle spalle: “Li ho vinti!”
“Li hai vinti?” ripeté incredulo Ohno, voltandosi completamente verso di lui. “Nino, dove, esattamente, sei andato a bere?” gli domandò.
“Mmh, boh, non mi ricordo, ma era divertente, c’erano tante persone che bevevano e giocavano con le carte o i dadi!” ridacchiò esaltato.
“Nino lo sai che devi fare attenzione a queste cose, se qualcuno ti avesse visto? Se ci fossero stati dei giornalisti?”
Nino sbuffò, posandogli una mano sulla bocca per farlo tacere, fregandosi infastidito il pugno sugli occhi, lasciando cadere il discorso.
“Insomma, non lo so dov’ero, dai giochiamo!”
“Sono stanco, Nino e anche tu dovresti riposare!” cercò di convincerlo.
“Ma io ora non ho più sonno, Oh-chan!” lo pregò, poggiandosi su di lui e guardandolo supplice.
Ohno sospirò, arrendendosi a soddisfare le richieste del più piccolo, tanto in quelle condizioni non sarebbe di certo riuscito a spuntarla e, se fosse stato fortunato, al primo turno di gioco l’altro sarebbe caduto addormentato.
“Allora, cosa vuoi fare?” gli chiese, senza troppo spirito di iniziativa dopotutto.
Ninomiya lo guardò con espressione maliziosa, mettendosi seduto, osservando prima Ohno, poi se stesso.
“Le regole sono queste” esordì. “Numero pari conduci tu il gioco, numero dispari, io!”
Ohno guardò leggermente stupito il più piccolo, non aveva ben compreso in cosa consistesse quel gioco, ma prima che potesse porre delle domande, Nino aveva lanciato la prima mano sul materasso.
“Sette!” esordì felice, gli occhi che brillavano. “Tocca a me!” si mise in ginocchio sul letto, scostandogli le coperte e, senza dargli il tempo di comprendere, gli sollevò l'orlo della maglia del pigiama, sfilandogliela dalla testa.
“Nino, cosa ti salta in mente?” domandò Ohno, sconvolto dal comportamento dell’amico; c'era decisamente qualcosa che non andava in Nino quel giorno.
“Ho vinto, per cui posso farti quello che voglio! Sono le regole” gli rispose candidamente.
Ohno si alzò con il busto, intenzionato a porre fine a quello strano gioco prima che la situazione potesse precipitare, ma Nino fu più rapido, prevenendo le sue mosse e sedendosi cavalcioni su di lui.
“Oh-chan, non fare il guastafeste!” lo sgridò, mettendo il broncio, lanciando nuovamente i dadi che diedero di nuovo un numero dispari.
“Che giro fortunato: cinque!” dichiarò, posando le mani sulle spalle nude del Riida, scendendo in una carezza verso il basso dove sfiorò con i pollici i capezzoli bruniti. Sollevò curioso lo sguardo su Ohno, esaminando l'espressione del suo viso, un po' persa perché non comprendeva cosa gli stesse passando per la mente e un po’, probabilmente, dovuto all’effetto che le sue piccole mani avevano sul suo corpo.
Nino sorrise, sentendolo rilassarsi sotto le sue carezze, chinandosi fino a poggiargli distrattamente le labbra sul collo, baciandolo piano, prendendo nuovamente i dadi e lanciandoli di nuovo sul materasso.
Ohno volse leggermente il capo e non appena vide il numero sulle due facce mormorò: “Tre.”
La voce tremò leggermente quando Nino scese ancora con le labbra su di lui, baciandogli la pancia, scivolando disteso tra le gambe aperte del più grande, scostando con le mani l’elastico del pantalone.
“Nino…” ansimò Ohno senza riuscire a impedirselo; qualsiasi cose stesse facendo Nino, per quanto il suo corpo lo trovasse piacevole, doveva fermarlo; il collega era ubriaco, non era in sé e...
Un altro ansimò gli sfuggì dalle labbra quando la mano del più piccolo si infilò oltre la biancheria, accarezzando direttamente il suo sesso non propriamente a riposo; lo vide sparire dentro il pugno chiuso, incurante dei gemiti di Ohno, Nino continuava a tormentarlo, ad accarezzarlo, scendendo con le dita verso il basso, usando entrambe le mani per stimolarlo maggiormente, premeva il pollice sulla punta, scendeva, sfiorando più pelle possibile, premendo con i polpastrelli, segnandolo con le unghie e lo sentiva caldo e duro tra le sue mani, sentendosi appagato dalla sensazione che provava in quel momento, nell’averlo così sotto il suo completo controllo.
Kazunari sollevò uno sguardo soddisfatto sul volto di Ohno, chinandosi su di lui, ma la voce del Riida lo fermò.
“Nino… Nino per favore, dovresti fermarti. Questo gioco non mi piace, tu… tu non ci stai molto con la testa adesso e domani probabilmente…”
Non riuscì a finire la frase perché Nino si era sollevato su di lui e gli aveva chiuso la bocca con la propria: la lingua si era infilata di prepotenza, iniziando a stuzzicare quella di Ohno che si ritrovò a rispondere al bacio, ipnotizzato.
E se prima era stato un contatto vorace e rude, piano piano si era trasformato in qualcosa di più lento e accennato. Ohno si era ritrovato a stringere con le mani i fianchi nudi del più giovane, sentendo quelle piccole di Nino che vagavano su di lui.
“Oh-chan…” sospirò Ninomiya, gli occhi ancora chiusi e le labbra che sfioravano quelle del Riida. Ohno gli mise una mano alla base del collo, spostandosi pigramente con le labbra sul suo viso, ormai dimentico dei suoi propositi di finire lì il gioco: avere Nino così vicino, sentire il calore e il profumo della sua pelle gli impedivano di continuare a ragionare.
“Devo confessarti un segreto” annunciò Nino, separandosi da lui, guardandolo, aspettando che Ohno schiudesse le palpebre. “I dadi sono truccati” mormorò, leccandosi le labbra, prendendo di nuovo i due cubi e lanciandoli una, due, tre volte, il risultato era sempre lo stesso: dava solo numeri dispari.
Ohno lo guardò con stupore, inghiottendo a vuoto, quando sentì di nuovo le sue labbra contro la propria pelle.
“Però è divertente lo stesso” sussurrò Nino, lanciando i dadi, senza guardare il risultato, scivolando completamente su di lui e questa volta Ohno non era riuscito a trovare la forza per fermarlo; aveva allargato maggiormente le gambe, ansimando pesantemente, sentendo le mani di Nino tornare a farsi invadenti, mentre accarezzava il suo sesso per eccitarlo e il più piccolo, quando lo sentì finalmente duro tra i palmi, sollevò la testa, schiudendo le labbra sulla punta.
Ohno si irrigidì, cercando di trattenersi dallo spingere in avanti il bacino, Nino sorrise maliziosamente, aprendo di poco le labbra, inglobandolo lentamente, lasciando scorrere la lingua per tutta la lunghezza, prima di decidersi a prenderlo completamente in bocca.
Ohno mosse una mano, posandola sulla testa di Nino, stringendogli i capelli, chiedendogli di più, ma il più piccolo non lo volle accontentare subito. Risollevò il capo, soffiando sulla propria saliva, sentendo Ohno gemere di frustrazione, tornando su di lui, aiutandosi con le dita nella stimolazione, circondandolo alla base, stringendo e allentando la presa, mentre con la bocca si muoveva su e giù su di lui, sentendo i gemiti di Ohno invadere la stanza.
Gli strinse un fianco con forza, graffiandone la pelle quando sentì la presa sui suoi capelli farsi più forte e Ohno venirgli in bocca; non si allontanò comunque da lui, succhiando ancora, diminuendo l’intensità fino a che non lo sentì tornare a rilassarsi. Solo allora si sollevò, stendendosi al suo fianco, aspettando che riprendesse fiato.
Ohno si portò un braccio a coprirsi gli occhi, mentre sentiva il cuore battere veloce nel petto e il fiato corto.
Passarono minuti interi in cui il silenzio aleggiava su di loro, poi il più grande volse il viso verso Nino, trovandolo a fissarlo. Piegò un braccio, accarezzandogli la guancia con le nocche, allungandosi verso le sue labbra che l’altro schiuse immediatamente; fu un bacio lento in cui Ohno poté assaggiare il proprio profumo mischiato a quello del compagno.
Un cocktail erotico che, unito al corpo di Nino, ancora insoddisfatto, premuto sul suo gli fecero tornare la voglia. Rotolò su un fianco, schiacciando il compagno al materasso, graffiandogli con le unghie le spalle, lasciando dei segni rossi sulla pelle chiara. Ridiscese su di lui, baciandogli il collo, succhiando la pelle morbida, formando dei marchi inconfondibili, avanzando con le mani che si insinuarono tra le sue gambe e sul sedere. Sicuro, l’altro braccio andò a recuperare dal cassetto del comodino del lubrificante e i preservativi; Nino sentì distrattamente quei rumori, riuscendo a capire cosa il Riida stesse facendo anche senza guardarlo. Continuò a tenere ostentatamente gli occhi serrati, godendo solamente delle sensazioni che provava sulla propria pelle, non voleva pensare alla facilità con cui Ohno lo stava preparando, con quanta prontezza avesse aperto quel cassetto, trovando esattamente quello che gli serviva. Non voleva sapere se e con chi aveva fatto le medesime cose o tutto quello che aveva fatto quella sera non sarebbe servito a niente.
Non voleva pensare a nulla e continuare a convincersi che gli andasse bene anche così, per poi riuscire a considerare tutto come una semplice scopata e giustificare le proprie azioni perché il proprio cervello era semplicemente annebbiato dall’alcol.
“Samii…” lo chiamò, così come solo lui poteva e aveva il diritto di fare, con quel nome che aveva scelto per lui, quando lo sentì allontanare le dita da sé e spingersi dentro di lui. Allargò le gambe, sollevando il bacino per allacciarle dietro la sua schiena, mentre Ohno scivolava con maggiore facilità dentro di lui, fino a che non lo sentì completamente parte di sé.
Fu allora che si permise di aprire gli occhi e gemere, gridò, godendo a voce alta, voleva che Satoshi lo sentisse, che sapesse che quello che stava provando lo stordiva, che non era assente come il compagno probabilmente pensava che fosse, voleva fargli capire quanto fosse presente in quel momento con lui e quanto gli stesse piacendo.
Sollevò le braccia, cingendo Ohno per le spalle, sollevandosi con il busto per baciarlo, fino a perdere il fiato, rimanendo su di lui fino a quando non resistette più e si abbandonò di nuovo sul materasso, sentendosi scosso da brividi di piacere intenso, sciogliendosi nella stretta con cui Ohno lo avvolgeva, sentendo il compagno venire di nuovo, stavolta dentro di lui.
Ohno attese, reggendosi con le braccia, riprendendo un minimo di fiato, scivolando fuori dal corpo del compagno; si alzò poco dopo, per andare in bagno a darsi una rinfrescata e quando tornò nella stanza, vide che Nino si era raggomitolato su un fianco e dormiva profondamente.
Lo guardò per istanti interi, sedendosi accanto a lui, accarezzandoli la fronte con una mano, pettinandogli all'indietro i capelli.
“Vorrei tanto che domani non considerassi tutto questo un errore, Kazunari…” sussurrò, lasciando scivolare la mano lungo la guancia e il collo in una carezza tentatrice; Nino si mosse e prima che Ohno potesse allontanarsi, il più piccolo fu lesto a fermarlo con la propria mano.
Ohno lo guardò, stupito dalla prontezza di movimenti.
“Eri sveglio?” mormorò, spalancando leggermente gli occhi.
Kazunari si mise a sedere e il lenzuolo scivolò dalle spalle, posandosi sui fianchi. Allungò un braccio, attirando la testa di Ohno verso di sé, posando la fronte contro la sua, restando a un soffio dalle sue labbra.
“A cosa stai pensando?” gli chiese il più piccolo e Ohno abbassò lo sguardo, fissandogli le labbra, ricordando che sapore avessero, ricordando il calore del suo corpo, ricordando in modo chiaro e vivo le sensazioni che aveva provato pochi istanti prima.
Nino era piombato a casa sua nel cuore della notte e avevano finito con il fare sesso: a cosa stava pensando? Cosa doveva pensare adesso che Nino sembrava stranamente lucido e lo guardava in quel modo pieno di... non voleva sbagliarsi, non voleva illudersi, ma ciò che leggeva nel suo sguardo era aspettativa. Non sembrava intenzionato a recriminare niente, né a dimenticare quello che era successo.
“Sa...”
“Ti amo!” confessò d'un tratto, interrompendolo. “Ti amo così tanto Nino che vorrei che quello che è successo stanotte non fosse soltanto qualcosa di occasionale e senza significato. Vorrei che restassi con me fino a domani e il giorno dopo ancora. Vorrei chiederti di stare con me sul serio, ma ho paura della risposta. Ho paura che quello che è successo per te non abbia significato nulla e che sia stato solo per seguire un bisogno effimero dovuto alla sbornia. Per cui penso che non dovresti trattarmi così adesso e se stai pensando di baciarmi solo perché...”
“Sai perché sono venuto da te, stanotte, Riida?” lo interruppe il più piccolo a sua volta. “Sai perché non sono andato da chiunque altro? Perché volevo te. Voglio te da sempre e pensavo che sarebbe stato tutto più semplice se tu avessi pensato che lo stavo facendo solo perché avevo la mente annebbiata dall'alcol. In questo modo, se mi avessi rifiutato, avrei almeno potuto mantenere ancora una parvenza di orgoglio.”
“Non potevo rifiutarti, Nino” gli disse, allungando le braccia, cingendogli la schiena, avvicinandolo a sé. “Ci ho provato, mi sono detto che non avrei dovuto approfittarmi di te, però...”
Il più piccolo portò anche l'altro braccio sulle spalle del Riida, facendo scivolare la mano sulla spugna dell'accappatoio, accostando ancora il viso al suo.
“Mi dispiace di averti mentito e averti costretto a venire a letto con me con l'inganno, Oh-chan” mormorò Nino, sulle labbra un lieve sorriso ironico.
Il più grande lo strinse a sé, posandogli un delicato bacio sulle labbra.
“Non so se potrò perdonarti tanto facilmente” stette al gioco, mentre approfondiva il contatto e le mani del più piccolo si insinuavano sotto la stoffa, riprendendo in carezze leggere.
“Se me lo permetti, potrei provare a convincerti” sussurrò di rimando Nino con malizia, lasciandosi andare all'indietro, portando su di sé Ohno che si lasciò tirare giù senza opporre resistenza.