Titolo: Scriverò su uno spicchio di luna [Spicchio di luna - Studio Tre-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yaotome Hikaru, Inoo Kei
Pairing: Hikanoo
Rating/Genere: PG/ AU, fantasy, romantico, fluff
Warning: slash
Wordcount 9.543
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la
diecielode per la tabella 12 Storie - Natura con il prompt ‘Luna’ e per la
500themes_ita con il prompt ‘Una strada da seguire’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
500themes_itaTabella:
Natura “Yuri! Yuri! Aspetta!”
Kei rincorse il più piccolo intercettandolo prima che l’altro potesse uscire.
“Che c’è’, Kei, sono in ritardo!” recriminò l’altro, mettendosi le scarpe senza neanche curarsi di slegarle prima di infilarle. “Yuya sarà qui a momenti!” gli disse, voltandosi e vedendo l’altro tendergli un involto.
“Ecco qui, volevo solo darti questo, ti ho preparato il bento per oggi. Divertiti!”
Yuri prese la scatola ben confezionata e abbassò lo sguardo, imbarazzandosi un poco: “Grazie” disse. “Ah e comunque non è niente di che, per cui non pensare che io…” iniziò il più piccolo, vedendo l’altro continuare a guardarlo in modo curioso.
“Oh, io non penso proprio niente!” assicurò Kei. “Perché, devo pensare qualcosa?”
“No!” negò frettolosamente Yuri. “No” disse con più calma. “Allora” esordì, guardando la porta. “Io vado eh!”
“Sì, fai attenzione!” si raccomandò Kei, salutandolo con la mano, aspettando che la porta si chiudesse, prima di salire velocemente su per le scale.
“Ryo-chan! Dai-chan!” chiamò i due più piccoli.
“Kei, muoviti!” la voce di Ryosuke che chiamava il suo padrone, mise all’altro ancor più furia, rischiando che cadesse mentre svoltava nella stanza.
“Eccoli, eccoli!” disse il più piccolo dei tre, prendendo Kei per mano, appena fu alla giusta distanza, tirandolo verso la finestra. “Guardali, li vedi?” chiese ancora Ryosuke, rivolto al proprio signore, spostandogli il volto con una mano, indirizzandolo verso il punto che anche lui stava osservando.
“Oh, sì, che carini!” esclamò Kei e Daiki, invece, sospirò, allontanandosi dalla finestra e sedendosi sul letto a braccia conserte.
“Se Yuri lo viene a sapere…” iniziò, ammonendoli, ma gli altri due gli fecero cenno di tacere, senza distogliere comunque la loro attenzione dalla scena che stavano osservando.
“Ma lui non lo saprà e poi stiamo emanando onde benefiche e positive, vero Ryo-chan?” domandò Kei, guardando il più piccolo il quale annuì.
“Io sono contento se Yuri riesce a dichiararsi!” spiegò, guardando verso il letto e allontanandosi dalla finestra per raggiungere Daiki. “Tu no, Dai-chan?” domandò a sua volta, inginocchiandosi sul letto, tra le gambe distese del più grande, sporgendosi verso di lui, a un palmo dal suo volto.
“Io… io… certo che sì, ma non sta bene spiare!” disse evasivo Daiki, distogliendo imbarazzato lo sguardo da quello di Ryosuke.
Kei, intanto, alla finestra continuava a osservare Yuya e Yuri parlare nel vialetto proprio sotto casa e poi allontanarsi insieme. Si crogiolò nei propri pensieri, sbirciando poi nel giardino della casa accanto alla loro, ridendo quando sorprese Hikaru accovacciato vicino al cancello che, come lui, controllava i due amici.
“Torno subito!” disse, rivolto ai due più piccoli, correndo al piano inferiore, uscendo poi in cortile, dove in punta di piedi si avvicinò al muro che separava i giardini delle due abitazioni.
“Cosa fai?” domandò d’improvviso, facendo sobbalzare Hikaru, il quale non si aspettava di venire sorpreso in quel modo.
“Kei!” lo riprese quando lo riconobbe.
“Non sta bene!” lo ammonì il più grande, muovendo l’indice in segno di diniego.
“Fare cosa?” restò sul vago il vicino.
“Lo sai! Li stai spiando!”
“E tu come fai a saperlo?”
“Perché lo facevo anche io!” ammise Kei, stringendosi nelle spalle, trattenendo una risata, tanto che Hikaru non seppe bene come ribattere, né se dovesse farlo.
“Oh, andiamo! Mi stai prendendo in giro” gli disse, infine, e Kei scoppiò a ridere.
“Sei preoccupato per Yuya?” domandò Kei, camminando verso il cancello, di modo da riuscire a vedere meglio Hikaru mentre gli parlava.
“Non proprio, cioè, sì, ma…” provò a spiegare, interrompendosi e facendogli cenno verso la propria casa. “Vuoi entrare?” domandò.
Kei rimase un attimo stupito per quell’invito e annuì con il capo, assolutamente incapace di fidarsi delle proprie parole: sapeva che non avrebbe dovuto, il suo cervello gli diceva che lui aveva una missione, una strada ben precisa da seguire e non poteva permettersi distrazioni, ma il suo cuore non era affatto d’accordo e ogni volta che c’era Hikaru di mezzo, nei suoi pensieri o realmente davanti ai propri occhi, iniziava a battere forsennatamente e non sentiva ragioni.
“Posso offrirti del tè?” propose Hikaru, scortando l’ospite in casa, facendolo accomodare nel piccolo soggiorno, mentre lui spariva un istante in cucina per mettere a bollire l’acqua.
Kei prese posto sul divano, riprendendo a parlare, in quel modo si sarebbe distratto e non avrebbe fatto caso al tumulto che gli si agitava dentro. “Perché sei preoccupato per Yuya?” domandò di nuovo, riportando l’altro all’argomento principale.
“Non è che sono in pensiero, solo non l’ho mai visto così, penso che Yuri gli piaccia molto e da che ho capito Yuuyan deve piacere a tuo fratello, ma mi sembrano un po’ ecco… imbranati. Se mi permetti” si scusò preventivamente, non voleva di certo offendere il fratello più piccolo.
Kei scosse il capo, tranquillizzandolo, osservandolo mentre ritornava da lui con la loro bevanda calda.
“A dire il vero è un pensiero che condivido anche io, conosco Yuri e fa tanto il sostenuto, ma in realtà è una maschera per proteggersi quando prova qualcosa di forte e, credimi, è la prima volta che lo vedo così coinvolto in quel modo da qualcuno” ammise. “Per quello faccio il tifo per lui!” spiegò.
“Tu invece?” fu Hikaru poi a sorprendere Kei con quella domanda.
“Io cosa?”
“Tu perché li spiavi?” chiese a sua volta. “Non mi sembri uno di quei fratelli morbosamente attaccati al più piccolo, né sei iperprotettivo, anzi, a vedervi, sembra che sia tu quello che viene protetto” rise, per quel ribaltamento di ruoli e Kei non poté negare, in fondo, era vero, tra tutte le bugie che avevano dovuto raccontare da quando erano arrivati sulla Terra, c’erano cose difficilmente manipolabili.
“Non sbagli, hai ragione. Sono molto legato a Yuri, Ryo e Daiki e ci vogliamo molto bene” spiegò. “Sono il mio supporto, ci sono sempre stati, in ogni momento della mia vita sapevo che potevo contare su di loro, sono la mia famiglia” si lasciò trasportare dai propri pensieri, prima di rendersi conto che alle orecchie di Hikaru, che non sapeva la verità su di loro, quel discorso poteva sembrare molto strano. “Scusami” si ravvide subito, cercando di fargli capire. “Io non vado molto d’accordo con mio padre, quindi se non avessi il loro supporto, sai… non so dove sarei adesso, probabilmente starei conducendo un’esistenza molto triste” raccontò e vide Hikaru annuire e aspettare che fosse lui a parlargli ancora se avesse voluto.
“Per me non ci sono problemi, non voglio forzarti a confidarti, ma sappi che se mai dovessi avere bisogno di un amico, puoi parlare con me” si offrì, facendogli capire che per quello che valeva era un bravo ascoltatore.
Kei si strinse nelle spalle, stringendo la tazza calda tra le mani e sollevando le gambe sul divano, piegandole di lato, guardando Hikaru da sotto in su.
“Un amico, già…” mormorò, portandosi la tazza alle labbra, facendosi pensieroso.
“Kei…?”
Yaotome notò quel suo cambiamento e lo fissò con fare confuso.
“Niente, lascia stare, non importa, era solo uno stupido pensiero. Rendermi conto che Yuri sta crescendo, così come Ryosuke e Daiki, e molto probabilmente io sarò quello che rimane indietro, mi fa diventare malinconico” si giustificò.
Hikaru rise appena, ma senza volerlo prendere in giro, al contrario intenerito da quella sua riflessione, gli mise una mano sul ginocchio, battendogli il palmo con fare incoraggiante.
“Non dire così, sono certo che per loro sarai sempre speciale. Sono la tua famiglia, no? L’hai detto prima!” gli fece presente e Kei sorrise, concorde con lui.