Titolo: Nothing but us
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yaotome Hikaru, Inoo Kei
Pairing: Hikanoo
Rating/Genere: PG/romantico, fluff
Warning: slash
Wordcount 974
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la
diecielode per la tabella 12 Storie - Natura con il prompt ‘Alba’ e per la
500themes_ita con il prompt ‘Quando l’innocenza incontra la propria morte’.
Shouchu: bevanda alcolica tipica che si ricava dall’orza, dalle patate dolci o dal riso e ha il 25% di alcool ed è originario dell’isola di Kyushu. Di solito viene servito col ghiaccio o allungato con acqua calda, tè o succo di frutta. O come cocktail, assumendo il nome chuhau e contiuene shochu, soda, ghiaccio e altri aromi alla frutta come limone, mela, prugna o pompelmo.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
500themes_itaTabella:
Natura Kei si svegliò, ritrovandosi a sorridere nel sonno, aprendo gli occhi e fissando la semioscurità che avvolgeva la stanza. Si alzò piano, stiracchiandosi, sentendosi stranamente riposato nonostante fossero passate solo poche ore da quando si era addormentato.
Si voltò appena vedendo Hikaru che riposava sotto le coperte e sorrise: era un giorno speciale quello appena nato, lui e Hikaru festeggiavano il loro primo anniversario e Kei non ricordava di essersi mai sentito più felice di così in tutta la sua vita.
La sera prima erano andati a cenare fuori, Hikaru l’aveva portato in un ristorante italiano e Kei, che non se l’aspettava, era rimasto affascinato e senza parole. Avevano mangiato delle delizie e, dopo una passeggiata in quella che a Kei era sembrata la Tokyo più romantica che avesse mai visto, erano ritornati a casa e avevano fatto l’amore, non ricordava neanche lui quante volte era stato amato dal più piccolo e l’aveva amato a sua volta, ma il suo cuore non sembrava mai averne abbastanza.
Si erano addormentati poi all’alba, dopo aver osservato il sole sorgere, l’uno tra le braccia dell’altro.
Kei indossò la vestaglia dal camera, scostando appena gli scuri, lasciando che la luce del sole ormai alto filtrasse nella stanza, ma senza disturbare il sogno del compagno. In silenzio, uscì dalla camera da letto e si diede una veloce rinfrescata, spostandosi in cucina e preparando qualcosa da mangiare: non voleva attardarsi molto, perché non voleva stare troppo tempo lontano dal fidanzato, per cui recuperò qualche dolcetto di fortuna trovato nella credenza e trovò del shouchu avanzato dal giorno prima. Mise a scaldare dell’acqua, preparando nel frattempo un vassoio, versando poi il tè caldo nella bevanda, dividendolo in due bicchieri.
Attento a non rovesciare niente tornò nella stanza, aprendosi la porta con il sedere e posando il vassoio sulla scrivania, aprendo completamente le finestre e salendo sul letto per svegliare Hikaru: un po’ gli dispiaceva farlo, dal momento che l’altro dormiva così bene, ma non voleva stare senza di lui, voleva passare più tempo possibile in sua compagnia, lasciandosi stringere e facendosi coccolare, per dormire avrebbero avuto tempo, adesso voleva viverlo.
“Hikaru” lo chiamò piano, sdraiandosi al suo fianco e passandogli una mano tra i capelli. “Hikka…” tentò di nuovo, insistente. “Amore, svegliati!” gli disse con tono un po’ più fermo, non riuscendo a fare a meno di sorridere quando lo vide stringere gli occhi e mugolare.
“Ancora cinque minuti” chiese l’altro, tirandosi meglio le coperte addosso e Kei rise, mettendosi seduto sul letto.
“Dai, svegliati, ho preparato la colazione!” disse, cercando di incentivarlo e dopo alcuni altri istanti, Yaotome sollevò le palpebre, guardando l’altro prima con un occhio, poi anche con l’altro.
“Buongiorno” mormorò Inoo con tono basso, quando il più piccolo si riprese, salendo cavalcioni su di lui.
“Buongiorno” rispose di rimando il Yaotome, portando le mani ai suoi fianchi, accarezzandolo piano e guardandolo poi con fare leggermente confuso.
Inoo ridacchiò e si chiuse meglio la vestaglia, intuendo i pensieri dell’altro, fingendosi improvvisamente pudico e vergognoso: “Non vorrai approfittarti di me subito appena sveglio, vero?”
“Non fare l’innocentino con me” lo prese in giro Hikaru, riuscendo a sollevarsi a sedere, consentendo all’altro di trovare una posizione più comoda su di lui.
“Prima di conoscerti io ero una personcina a modo” ribatté Kei, stando al gioco, allungando le braccia a cingere il collo del fidanzato, il quale a sua volta lo abbracciò in vita.
“Vorresti dire che è colpa mia se hai perso la tua innocenza e sei diventato l’essere più bello, meraviglioso, sensuale e sexy che io conosca?” lo elogiò, attirandolo meglio verso di sé per riuscire a baciarlo.
“Esattamente” appuntò Kei, ancora a occhi socchiusi, fregando le labbra con quelle di Hikaru, dolcemente. “Buon anniversario” aggiunse guardandolo e Hikaru sorrise.
“Buon anniversario anche a te” replicò, vedendo l’altro scendere dalle sue gambe e recuperare il vassoio, portandolo con sé sul letto. “Come mai ti sei svegliato così presto?” chiese, guardando l’ora.
“Non so, non avevo sonno e non mi andava di restare sveglio da solo, oggi è la nostra giornata!” gli disse, tendendogli la tazza calda e un dolcetto.
“Grazie!” Hikaru soffiò sulla bevanda, riconoscendone il profumo e guardando sorpreso Kei. “Non ti sembra un po’ presto?” lo prese in giro.
Inoo si strinse nelle spalle: “È buono!” commentò solo, prendendo un primo assaggio. “E poi ci scalderà!”
“Io avevo in mente altri metodi per farlo!” mormorò Hikaru al suo orecchio, prendendo l’altro per le spalle, facendo in modo che si accoccolasse contro di lui.
“Lo vedi? Maniaco!” lo riprese Kei, guardandolo, ma nonostante il rimprovero l’espressione del suo viso era assolutamente rilassata e felice.
“Io intendevo abbracciarti tutto il tempo” ne corresse i pensieri Hikaru e Kei ridacchiò, prendendogli il braccio, avvolgendoselo meglio attorno.
“Bugiardo!” lo smascherò, pizzicandogli una guancia con le dita, finendo di bere e mangiando a sua volta una brioche.
“Cosa hai intenzione di fare allora?” domandò Hikaru, posando sul comodino il proprio bicchiere e quello di Kei, passandogli una mano tra i capelli, dalla fronte, portandogli indietro la frangia.
“Mmm” Kei finse di pensarci, conoscendo invece già la sua risposta. “Assolutamente niente, voglio solo stare qui con te, così” propose, guardandolo da sotto in su e poi spostandosi, stendendosi sotto il piumone, aspettando che Hikaru lo raggiungesse.
Il più piccolo lo imitò, coricandosi su un fianco, di modo da poter abbracciare il fidanzato, dandogli un bacio sulla fronte.
“Questo piano mi piace, mi piace moltissimo, Kei!” concordò con lui.
Kei sorrise e si tese di nuovo per baciarlo, stringendolo, incastrando una gamba tra quelle del fidanzato per restare ancora più accoccolati.
Hikaru sollevò una mano, passandogliela dietro l’orecchio, sistemandogli i capelli, osservando il suo volto.
“Ti amo, Kei” confessò piano, unendo le loro fronti, guardandolo negli occhi.
Kei sorrise e sospirò, inebriandosi del profumo della pelle di Hikaru e del suo respiro.
“Ti amo anche io, Hikka.”
**
Titolo: Thunder and kisses
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yaotome Hikaru, Inoo Kei
Pairing: Hikanoo
Rating/Genere: PG/romantico, fluff
Warning: slash
Wordcount 1.259
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la
diecielode per la tabella 12 Storie - Natura con il prompt ‘Tuono’ e per la
500themes_ita con il prompt ‘Baci di una notte di terrore’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
500themes_itaTabella:
Natura Kei odiava i temporali, fin da bambino non gli erano mai piaciuti e anche adesso che aveva ormai ventitre anni, ogni volta che fuori imperversava il maltempo, quelle vecchie paure di quando era piccolo tornavano e lui veniva come trasportato indietro nel tempo.
Quando succedeva che si trovasse a casa da solo, bastava una chiamata a tranquillizzarlo, la voce di Daiki dall’altra parte del telefono che gli teneva compagnia, riusciva a fargli dimenticare i suoi timori. Purtroppo però non esistevano più i tempi in cui Arioka si precipitava a casa sua e gli teneva fisicamente compagnia con la sua presenza, adesso che c’era Ryosuke con Daiki e Kei non voleva intromettersi più di tanto nelle loro vite. Capiva bene che il migliore amico non potesse lasciare a casa da solo il fidanzato solo perché lui era un fifone. Razionalmente lo capiva e aveva anche cercato di superare le proprie paure con le sue sole forze, ma inutilmente. Era più forte di lui.
Una volta aveva resistito all’impulso di prendere il cellulare e comporre il numero di Arioka, cercando di distrarsi da solo, quando sorprendentemente era stato l’altro a chiamarlo, preoccupato.
“Kei, stai bene?” gli aveva chiesto e Inoo aveva annuito, cercando poi di assumere un tono di voce convincente.
“Sì, perché?” aveva domandato, cercando in quel modo di tenere l’altro più a lungo al telefono con sé.
Daiki aveva riso e poi la voce di Yamada si era sostituita alla sua: “Kei-chan!” l’aveva richiamato. “Non devi fingere con noi che vada tutto bene!”
Kei a quell’esclamazione si era sentito sollevato e aveva sorriso, grato per il pensiero che gli amici avevano avuto per lui.
“Hai ragione, Ryo-chan, sto morendo di paura” aveva ammesso, mesto.
“Stiamo arrivando!” aveva poi esclamato Yamada, chiudendo la conversazione e pochi istanti dopo entrambi erano arrivati a casa sua con del cibo in una busta e diversi DVD tra le mani, tenendogli compagnia fino al mattino.
I due ragazzi gli avevano allora fatto promettere che se ne avesse avuto bisogno, la prossima volta non avrebbe dovuto mettersi problemi a chiamarli per stare con loro. La situazione, però, in quella circostanza era molto diversa: erano in tour e per quanto Kei non avrebbe avuto problemi, in altre occasioni a sgattaiolare nella loro stanza infilarsi nel letto con loro e dormire insieme, quella volta non poteva farlo.
Non poteva muoversi, perché il destino l’aveva fatto capitare in stanza con Hikaru, il quale non aveva idea di quel suo tallone d’Achille. Inoltre, a ben pensarci, non gli sembrava corretto andare a disturbare i suoi due migliori amici: aveva notato che sia Yamada che Daiki, dopo il concerto non vedevano l’ora di stare da soli, Yamada aveva anche evitato di andare a cena tutti insieme e Kei non aveva avuto bisogno di altri indizi per afferrare al volo la situazione.
Sospirò quindi, nascondendo la testa sotto al cuscino, sperando che quei tuoni se ne andassero presto il più lontano possibile da dove stavano loro. Eppure lo scroscio della pioggia era incessante e gli dava idea che quell’intenso rumoreggiare, che sembrava volesse smuovere l’intera struttura alberghiera con il suo rombo, non si sarebbe attenuato per nulla. Non sarebbe riuscito a chiudere occhio, lo sapeva e l’indomani sarebbe stato uno straccio e non sarebbe riuscito a lavorare.
Si rigirò tra le coperte, stringendosi maggiormente il piumone di modo da avvolgersi e magari scomparire tra le coltri, ma la sua paura non ne voleva sapere di andarsene: era terrorizzato e iniziava seriamente a ponderare l’idea di mandare tutto al diavolo e infilarsi nel letto di Hikaru e che poi l’altro lo prendesse pure in giro e lo andasse a dire agli altri del gruppo, poco gli interessava, non era quello che principalmente lo fermava dal farlo.
Non gliene sarebbe importato assolutamente nulla di quello che Hikaru o gli altri ragazzi avrebbero detto di lui, conoscendo quella sua infantile paura, sarebbe entrato nel suo letto e avrebbe dormito con lui se non avesse avuto coscienza dei propri sentimenti nei confronti del più piccolo: Hikaru gli piaceva e gli piaceva tanto, Kei era innamorato di lui e aveva paura, oltre che dei tuoni e del temporale, che l’altro lo scoprisse. Aveva paura che Hikaru lo rifiutasse e temeva anche per se stesso, perché ogni volta che si trovava con lui non riusciva a controllare il battito del proprio cuore, non riusciva a evitare di guardarlo, di sorridergli, di cercare una scusa per parlargli e per fare in modo che Hikaru gli rivolgesse la parola.
Temeva che avrebbe potuto fare qualcosa di sconveniente, se l’avesse avuto vicino e non voleva che accadesse, perché perderlo come amico non l’avrebbe sopportato.
Si stese sulla schiena, restando pochissimi istanti in quella posizione, voltandosi poi su un fianco e fissando la finestra chiusa come se da un momento all’altro un tuono potesse entrare e sorprenderlo: sapeva che era tutto molto irrazionale e frutto della sua mente terrorizzata, ma così sarebbe stato pronto ad affrontarlo. Prese un profondo respiro, imponendosi di rilassarsi quando sentì qualcosa sollevargli le coperte e sussultò.
“Sono io” gli disse la voce di Hikaru per tranquillizzarlo, spingendolo a fargli posto.
“Hi- Hikaru, cosa fai?” domandò Kei, il cuore balzatogli in gola. “Non credo che sia…” cercò di dirgli, ma l’altro gli circondò la vita con un braccio stringendolo contro di sé.
“Ma io ho paura!” affermò il più piccolo, sporgendo il mento sulla sua spalla, guardandolo nella penombra e Kei trattenne il fiato: era troppo vicino, troppo bassa la sua voce contro il proprio orecchio, troppo caldo il suo corpo contro il proprio, troppo buono il profumo della sua pelle.
“Hikaru…” lo richiamò Kei con voce appena roca, non aveva idea di cosa volesse dirgli, se di andarsene perché in quel modo lo agitava ancora di più o continuare a stringerlo per evitare che pensasse al temporale là fuori.
Yaotome allentò la presa su di lui e Kei riuscì a girarsi: non era certo di volere che i loro occhi si incontrassero, stava rischiando molto, ma i suoi sentimenti in quel momento erano più forti della ragione.
E forse per una volta aveva fatto bene a decidere di assecondare il volere del proprio cuore, perché quando furono uno di fronte all’altro Hikaru gli sorrise, posando una mano sulla sua guancia e accostando di più il viso al suo, sfiorandogli la bocca con la propria.
Kei restò fermo per alcuni secondi, cercando di capire se stesse o meno sognando, ma quando l’ennesimo tuono lo fece sobbalzare, si disse, quella non poteva essere che la realtà: Hikaru lo stava baciando e aveva preso lui l’iniziativa.
E questo bastò per fare in modo che Kei si lasciasse andare, schiudendo le labbra e rispondendo al bacio, anzi rendendolo più intimo e passionale, muovendo le braccia per stringerle attorno al collo di Hikaru, il quale lo abbracciò meglio, attirandolo contro di sé.
“Hai ancora paura?” domandò Hikaru, quando si separarono, sorridendo e Kei si passò la lingua sulle labbra.
“Mmh, se dico di sì continuerai a baciarmi e dormirai abbracciato a me?”
“Quella era l’intenzione, sarebbe una buona scusa?” provò, passandogli una mano sulla schiena.
Kei ridacchiò a bassa voce e annuì: “Io ho ancora paura, sì, ma la mia non è una scusa” ammise, guardandolo da sotto in su.
“Bene, allora vorrà dire che se anche dovesse smettere di tuonare non mi allontanerò di qui per nulla al mondo. Sai perché?”
Kei scosse la testa e si strinse maggiormente a lui nel sentire quella bruttissima eventualità.
“Perché mi piaci e sono innamorato di te Kei!” confessò Hikaru, sorridendogli e tornando a baciarlo ancora.