Titolo: Kokoro no mama kimi no mama (Lascia il tuo cuore e te stesso così come sono) [Love yourself - Kimi ga kirai na kimi ga suki - KATTUN-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yabu Kota, Inoo Kei
Pairing: Inoobu
Rating/Genere: nc-17/ fluff, romantico, erotico
Warning: slash
Wordcount 2.797
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la
500themes_ita con il prompt ‘Fuoco’.
Dedicata a Jessica, per il suo compleanno <3
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
500themes_ita “Ok, a dopo, ciao!”
Daiki rise, mettendo di nuovo giù la cornetta del telefono e Kei rientrò proprio in quel momento nella stanza.
“Chi era?” chiese il più grande, finendo di asciugarsi i capelli e sedendosi sul letto accanto all’amico.
“Ryo” rispose Arioka osservandolo perplesso. “Sei già in pigiama?” domandò.
Inoo si strinse nelle spalle: “Sì, tanto non ho intenzione di uscire, sono stanco e anche se volessi…” lasciò in sospeso la frase muovendo una mano per aria, facendo intendere al compagno di gruppo che non fosse una cosa importante, domandando ancora: “Cosa voleva? E poi ti chiama in stanza?”
Daiki rise: “Sì, si diverte e a fare queste cose” si strinse nelle spalle, divertito dalle strane manie del fidanzato, stendendosi sul letto. “Mi ha detto se mi va di fare una passeggiata” spiegò. “Non è che ti va di venire?” gli domandò Arioka e Kei scosse il capo, sorridendogli.
“Non ti preoccupare, starò benissimo anche qui da solo, mi guarderò un po’ di televisione!” assicurò, annuendo con la testa.
“Ma Kei dubito che ci capirai qualcosa” gli ricordò, dal momento che si trovavano in Thailandia per lavoro e i programmi che avrebbero potuto trasmettere non sarebbero di certo stati nella loro lingua.
“Oh, ma vedrai che qualcosa trovo, al massimo guardo le figure o vado a dormire presto. Devo riposare o mi si potrebbe sciupare la pelle” disse, dandosi un tono, passandosi il dorso della mano sulla guancia.
“Kei, ma queste sono cose che dicono le ragazze!” lo prese in giro Arioka, ridendo e l’altro sollevò un sopraciglio.
“Prima di venire a fare la ramanzina e prendere in giro me, ti consiglio di guardare un po’ le tue cose: il tuo fidanzato ogni sera va a letto con una maschera per il viso!” gli ricordò incrociando le braccia al petto e accavallando le gambe.
“Touchè” dovette ammettere Daiki ridendo, alzandosi dal letto. “Allora io vado a farmi una doccia poi mi preparo per scendere, l’invito comunque resta valido se vuoi!” gli assicurò, mentre prendeva il cambio e le proprie cose per lavarsi.
Kei annuì e si sdraiò sul letto di Daiki, aggrappandosi al cuscino, perdendosi nei suoi pensieri: era ovvio che non gli andasse di passare tutta la sera da solo a guardare la televisione e qualche programma di cui non avrebbe capito assolutamente niente, ma non poteva fare in altro modo. Gli sarebbe piaciuto chiedere a Yabu di uscire per fare insieme un giro della città, ma aveva rinunciato da tempo a chiedere cose del genere al fidanzato. Kei amava Yabu e sapeva che anche Kota teneva tantissimo a lui, ma il più grande era sempre così restìo a farsi vedere in pubblico insieme, che ormai non ci provava neanche più. Il primo periodo per Kei era stato difficile, non capiva perché Kota fosse sempre così riservato e attento, invidiava Daiki e Yamada che non si mettevano problemi se capitava che venissero fotografati insieme, così come qualsiasi altro dei loro compagni. Kota invece non riusciva a passarci sopra, era sempre così spaventato che potessero scoprire di loro e Kei doveva accontentarsi di attimi rubati, ma era stanco di nascondersi. Aveva provato a parlare con Kota di come tutto quello lo facesse sentire, ma avevano sempre puntualmente finito per litigare e Kei si era stancato anche di quello, per cui aveva deciso di prenderla con filosofia, se proprio avesse voluto la compagnia di Yabu l’avrebbe chiamato una volta che Daiki fosse uscito o sarebbe andato a trovare lui e Yuya e sarebbe stato ugualmente felice.
Fu quando era ancora immerso in quei pensieri che sentì qualcuno bussare alla porta e si alzò di scatto.
“Daiki, deve essere Yama-chan!” avvisò il compagno, il quale però era ancora sotto la doccia e sembrava non averlo sentito, per cui andò ad aprire, ma si stupì quando vide che l’ospite non era quello che lui si era aspettato.
“Kota! Non sei Yama-chan!” affermò l’ovvio e Yabu sorrise.
“Pare di no, aspettavi lui?” chiese, poggiandosi contro lo stipite della porta.
Kei scosse la testa, negando: “Pensavo fosse per Dai-chan.”
“Ah, ho capito… posso entrare?” domandò il più grande indicando la stanza e Kei si scostò velocemente per lasciarlo passare.
“Ma certo, vieni! Scusami, non ti aspettavo e sono sorpreso” ammise, accennando un sorriso, chiudendo la porta, restando poi immobile vicino al muro quando Yabu si volse verso di lui posandogli le mani sui fianchi, tenendolo fermo.
“Allora sono riuscito nel mio intento!” disse sempre con il sorriso e Kei posò le mani sulle sue, accarezzandolo piano.
“Sei sempre così imprevedibile!” gli disse prendendolo un po’ in giro.
“Oh, Yabu-kun!” Daiki, uscito in quel momento dalla doccia, vide i due e sorrise.
“Ciao, Daiki!” lo salutò il più grande voltandosi a guardarlo, ma senza allontanarsi dal fidanzato.
“Scusatemi, mi levo subito di torno, avevo solo dimenticato queste!” disse mostrando loro i calzini e tornando in bagno.
Yabu tornò a rivolgere la propria attenzione a Inoo che lo guardava da sotto in su curioso e lo abbracciò meglio intrecciando le mani alla base della sua schiena: “Sei già in pigiama, hai intenzione di andare a letto presto?” chiese.
“Mh, a dire il vero no, ma volevo stare comodo. Non avrei saputo cos’altro fare comunque…” spiegò guardandolo attento.
“Ah, bene, perché mi chiedevo se ti andasse di uscire un po’ con me” propose.
“Cosa?” Kei spalancò gli occhi sorpreso.
“Sì, mi hanno indicato un posto davvero carino non molto lontano da qui dove possiamo andare a mangiare, sempre se ti andava di venire con me.”
“Ah, sì, sì, mi va, mi va tantissimo, Ko!” gli rispose entusiasta Kei, allacciandogli le braccia al collo e stringendolo a sé. “Ci metto un attimo a prepararmi, mi aspetti?” gli chiese guardandolo dubbioso preoccupato che l’altro cambiasse idea e quando Yabu annuì, il più piccolo scivolò via dal suo abbraccio cercando qualcosa da mettersi adatto all’occasione: era troppo felice per quella inaspettata proposta di Yabu che non stava più nella pelle.
“Dai-chan, io sto uscendo!” urlò avvicinandosi alla porta del bagno, aprendola quando poi Daiki gli diede il permesso. “Kota mi porta a mangiare fuori!” gli disse entusiasta, con gli occhi che quasi brillavano e Arioka sorrise, annuendo.
“Divertitevi allora!”
“Sì, grazie, anche tu!” ricambiò Kei, tornando vicino a Kota, pronti per uscire.
*
“Sono stato benissimo!”
Kei si stiracchiò, sollevando le braccia verso l’alto, portandosi poi una mano sullo stomaco.
“Ho mangiato tantissimo, era tutto buonissimo, Kota!” lo ringraziò. “Ma sei sicuro che non vuoi fare a metà? Tu non hai mangiato praticamente nulla” gli fece notare, ricordando la discrepanza che vi era stata tra i propri piatti e quelli del fidanzato.
“Stai tranquillo, Kei! Io sono apposto e poi ci tenevo a offrirti una buona cena e se questo è il risultato allora posso ritenermi più che soddisfatto!” assicurò, tendendo un braccio e circondando il fidanzato per la vita, attirandolo contro di sé per potergli posare un bacio sulla tempia, prima di cercare la mano con la propria, intrecciandole insieme.
Kei lo guardò stupito per quel comportamento sempre più insolito, ma non riuscendo a fare a meno di sentirsi felice per come le cose stavano procedendo: stava bene, aveva passato una bellissima e rilassante serata con il proprio ragazzo e non voleva in alcun modo che quella sensazione di beatitudine scomparisse, per nessun motivo. Continuarono a camminare in silenzio, lasciandosi attrarre dalle luci della città, osservando quello scenario così differente dalla loro Tokyo, rientrando poi in albergo, dove Yabu accompagnò Kei nella propria stanza.
“Daiki non è ancora tornato!” constatò il più piccolo quando aprì la porta, accendendo la luce e illuminando completamente la stanza. Si tolse la giacca posandola sulla sedia e facendo cenno all’altro di entrare.
“Che fortuna, allora posso fermarmi un po’ con te?” gli chiese Kota, avanzando dopo di lui e chiudendosi la porta dietro le spalle.
Kei lo guardò e sorrise, avvicinandosi e posandogli le mani sulle braccia, levandogli il cappotto lanciandolo distrattamente sulla scrivania, tendendosi poi per baciarlo.
“Yabu Kota, qualsiasi cosa tu abbia in mente, sappi che non possiamo. È per questo che sei stato così carino con me per tutta la sera?” gli domandò, guardandolo con un sopraciglio alzato, mettendo in dubbio la sua buona fede.
Yabu sorrise, senza prenderlo sul serio, abbracciandolo e sollevandolo da terra camminando per la stanza insieme a lui, facendolo ridere.
“Mettimi giù, sono pesante!” rise Kei, passandogli le mani tra i capelli, arcuandosi contro di lui quando Yabu gli fece poggiare di nuovo i piedi per terra.
“In effetti dopo la cena di stasera…”
“Ehi!” lo rimproverò Inoo, tirandogli qualche ciocca. “Sei cattivo!” mise il broncio.
Kota rise e lo baciò di nuovo, a lungo, prima di allontanarsi da lui e parlare piano: “Ti amo, Kei” gli disse, infilandogli le mani oltre la camicia, sulla schiena.
“Anche io, Ko” confessò a sua volta, incorniciandogli il volto con le mani, unendo le loro fronti e sfiorandogli le labbra con le proprie. “Vorrei tanto poter concludere degnamente questa serata, ma Daiki potrebbe tornare da un momento all’altro” spiegò ancora, mentre permetteva a Yabu di spingerlo, indietreggiando un passo alla volta.
“Daiki… Daiki… Daiki…” gli fece eco Yabu. “Non hai pensato che Daiki potrebbe anche non tornare in stanza stanotte?” suppose, mentre gli faceva poggiare le spalle al muro, prendendolo per i fianchi.
“Mh?” Kei lo guardò senza comprendere.
“Pensaci…” esordì Yabu, iniziando ad aprirgli la camicia, un bottone alla volta, partendo dal basso. “Io sono qui con te, quindi Yuuyan è da solo. Chinen sarà sicuramente andato da lui a trovarlo” iniziò a spiegare, scivolando sul suo collo per baciarlo. “Yutti si annoierò di certo una volta da solo, quindi andrà a chiamare Hikaru che ha la camera singola e insieme trascineranno Keito, da solo perché Yamada è via con Daiki, in giro per qualche locale” suppose, mentre risaliva sulle labbra, baciandolo distrattamente, fermandosi a guardarlo.
“Ti sembra che qualcosa non torni in tutto questo?” insinuò, lasciando scivolare le dita sul suo stomaco, fino a incontrare la cinta dei pantaloni, sfilando il bottone dall’asola.
“Sì” ansimò Kei con voce roca. “Tu hai ancora troppi vestiti addosso e io pure… cosa stiamo aspettando?” sussurrò maliziosamente, afferrando l’orlo della maglietta di Kota e sfilandogliela velocemente dalla testa.
“Lo sapevo che i miei argomenti ti avrebbero convinto” rise Yabu, mentre finiva di spogliarlo e si liberava anche lui di quello che indossava.
E una volta che furono di nuovo uniti in un abbraccio, pelle contro pelle, Yabu procedette con la bocca e con le labbra alla riscoperta di quel corpo che tanto adorava, inginocchiandosi sul pavimento: gli baciò il petto e percorse con le mani il torace, pizzicando con le dita i capezzoli, sentendo Kei gemere forte e inarcarsi verso di lui. L’erezione del più piccolo premeva contro la sua gola e Kota la richiuse nel proprio pugno, iniziando a massaggiarla lentamente, mentre con la lingua lo assaporava piano.
“Kota…” gemette Kei, senza controllo, muovendo il bacino in avanti per ricevere di più, ma il fidanzato aveva altre intenzioni.
Lo stuzzicò ancora per qualche istante, facendogli desiderare di più, stringendogli poi i fianchi facendogli capire che dovesse voltarsi: Kei poggiò le mani contro la parete, posando la guancia sul muro freddo cercando in quel modo di ritrovare la lucidità, ma senza riuscirci. E ancor meno ne fu capace quando sentì le labbra di Kota baciargli la schiena e poi spostarsi con la lingua al centro verso la colonna, scivolando verso il basso, facendolo gemere più forte.
Kei si addossò completamente al muro, cercando un appiglio inesistente, graffiando la parete, mordendosi le nocche quando la lingua di Kota si infilò tra i glutei e il più grande iniziò a inumidire la sua apertura.
Yabu si prese un tempo infinito per prepararlo, attardandosi a giocare con la lingua e con le dita dentro di lui, inebriandosi dei suoi gemiti, degli ansimi mal trattenuti e di come Kei pronunciava il suo nome, impaziente. Si risollevò quando decretò che entrambi ne avessero avuto abbastanza di quella tortura e gli circondò la vita con un braccio per attirarlo contro di sé e stringerlo.
Kei ne approfittò per portare indietro un braccio, abbracciandolo in collo e infilandogli una mano tra i capelli, stringendoglieli e spingendo in avanti verso di sé la testa per riuscire a baciarlo, mentre il proprio corpo bruciava, come se il sangue si fosse tramutato in fuoco nelle sue vene e non ci sarebbe stato niente in grado di fermare quel calore che sentiva dentro.
“Kota…” lo chiamò ancora con urgenza, sentendo la mano del più grande scivolare sul suo petto, sfiorare il suo sesso a lungo ignorato, accarezzandolo di nuovo, stringendolo, mentre il fidanzato affondava in lui, trovando il proprio posto contro di lui e dentro di lui.
Kei sospirò, reclinando il capo, poggiandolo sulla spalla del più grande.
Yabu continuava ad accarezzarlo, portando la mano libera sul suo petto, sfiorandolo e graffiando quella pelle delicata, spostandosi con le dita verso l’altro, sul suo collo, sentendo le vene pulsare: risalì ancora infilandogli quelle stesse dita nella bocca, che Kei schiuse, giocando con esse, prendendogli il polso e tenendolo fermo contro di sé, mentre sentiva Kota muoversi contro di lui, sfilarsi e possederlo di nuovo con sempre maggiore forza.
Kei gemeva, senza controllo e lasciava andare la voce, puntando di nuovo entrambe le mani contro il muro e spingendosi incontro a quel corpo, muovendo il bacino avanti e indietro, sentendo la mano di Kota scendere di nuovo sul suo corpo fino a che non arrivò ai fianchi: deviò su una coscia, accarezzandolo laddove era più sensibile, tirandogli indietro la gamba, graffiando quella carne morbida e aumentando la stretta sul suo sesso costringendo Kei a venire nel suo pugno. Kei posò la fronte contro il muro davanti a sé respirando pesantemente, sentendo ancora il fidanzato muoversi dentro di lui, stringergli un fianco e la gamba e mordergli poi una spalla quando raggiunge l’orgasmo.
Sopraffatto dal piacere, Yabu si addossò contro la schiena di Kei, riprendendo fiato, scostandosi da lui quando lo sentì muoversi a disagio, costretto da quella posizione, scivolando fuori da quel copro accogliente, permettendogli di voltarsi e abbracciarlo.
Kei gli accarezzò la fronte portandogli i capelli indietro e lo guardò da sotto in su, prima che Yabu lo prendesse di peso, con una insospettabile forza dopo quanto avevano condiviso, e Kei rise, indicandogli quale fosse il proprio letto: si misero insieme sotto le coperte e Inoo si strinse contro il corpo del fidanzato, sospirando beato.
“È stata una serata bellissima, Ko. Grazie!” gli disse, avvicinando il volto al suo sul cuscino.
Yabu gli sorrise e l’abbracciò meglio. “Sono contento, sono stato bene pure io” ammise.
“Ko, però, mi dici perché l’hai fatto? Non fraintendere” si affrettò a precisare. “Io sono felice, è stata una bellissima sorpresa, però tutto questo non è da te, ecco” spiegò, sperando che il più grande comprendesse il motivo del suo discorso.
“Lo so, Kei” annuì l’altro. “Lo so che non sono solito fare queste cose, ma ho pensato che non è poi così male ogni tanto fare delle cose come le fanno le coppie normali. Anche a me manca quella quotidianità che ci permette di passare tranquille serate come queste. Anche quando siamo a casa non capita mai che ci prendiamo del tempo per noi e tu ti sacrifichi tanto per colpa mia” spiegò.
“Ko, ma io ti amo e capisco anche perché lo fai, non ce l’ho con te” lo volle rassicurare.
“Lo so, ma non è comunque giusto e poi mi mancavi, solo che avevo paura che se ti avessi proposto questo appuntamento organizzandolo nei dettagli, qualcosa sarebbe andato storto. Non volevo rendere la cosa troppo ufficiale, insomma. La trovi una cosa stupida?” gli chiese poi.
Kei scosse il capo e sorrise, baciandolo sulle labbra.
“No, Ko, non è stupido, lo capisco e sono felice perché è da queste piccole cose che fai per me che capisco ogni volta di più che mi ami e che ci tieni. Cioè, me ne accorgo ogni giorno, ma ecco… mi piace che a volte mi stupisca in questo modo e ti amo per questo. Ti amo come sei.”
“Ti amo anche io, Kei. Perché mi perdoni tutto, perché sei paziente con me e per essere una persona splendida. Sono un uomo davvero fortunato!” confessò, stringendolo contro di sé.
Kei gli sorrise e si accoccolò meglio contro di lui.
“Non devi andare via stanotte, vero?” chiese Kei, coprendo uno sbadiglio con la mano.
“No, posso restare” gli assicurò.
“Quindi possiamo dormire così abbracciati per tutta la notte?” domandò ancora, mentre la voce pian piano si affievoliva e il respiro si faceva più basso, segno che stava velocemente cedendo al sonno.
“Esatto, Kei-chan, per tutta la notte” affermò.
“Mh…” riuscì solo a mormorare il più piccolo stringendolo a sé, chiudendo i pugni sulla sua schiena.
“Buonanotte, Kei” sussurrò Kota, baciandogli la fronte, appisolandosi a sua volta.