Titolo: Not only two words
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arthur Pendragon, Merlin
Pairing: Merthur
Rating/Genere: PG/AU, fluff
Warning: slash
Wordcount 3.917
fiumidiparoleNote: la storia è scritta e per la
500themes_ita con il prompt ‘nebbia che sale’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
500themes_ita La storia è scritta per
izumi_hat su gentile commissione.
“Che cosa?” Arthur urlò.
Merlin con le mani giunte davanti al viso si avvicinò all’amico.
“Ti prego, Arthur!”
“Non se ne parla neanche! Scordatelo! Per quale motivo dovrei farlo?”
“Perché siamo amici? Perché io sono il tuo migliore amico e se non mi aiuti non mi rivedrai mai più per il resto della tua vita?”
“Oh, andiamo non è essere drastico, siamo nel ventunesimo secolo ci sentiremo e avremo modo di…”
“Ti ricordo che mi devi un favore!” lo interruppe Merlin, deciso a giocarsi il tutto per tutto.
“Quale favo-”
Lo sguardo che gli rivolse l’altro ad Arthur bastò per capire immediatamente a cosa si stesse riferendo e sbarrò gli occhi.
“Non vale, non puoi ritirare fuori quella vecchia storia e…”
“Tu hai detto che ti dovevo un favore… anzi no, aspetta, le parole esatte erano ‘Grazie, Merlin, mio salvatore, ti sarò eternamente grato. Ti devo la vita. La vita!’” lo citò. “Me lo ricordo benissimo, non ti provare neanche a negarlo!” lo minacciò con un dito.
Arthur sospiro e si grattò la testa, arreso: “Oh, e va bene. Accidenti a te, a me, e alle feste di Lancelot!”
“Quindi vedo che ti è tornata la memoria?” lo stuzzicò Merlin con fare divertito, incrociando le braccia al petto.
“E va bene, sì, ma a una condizione!” mise in chiaro Arthur.
“Certo, sentiamo!”
“Non intendo prendere la cosa come un impegno realmente serio. Voglio continuare a vivere la mia vita. Noi siamo amici e tu sai come sono fatto!”
“Oh lo so molto bene!” lo interruppe Merlin con fare sarcastico.
“Merlin!” lo riprese Arthur, perentorio.
“Scusa… insomma questa condizione?” lo spronò Merlin.
“Semplicemente voglio continuare ad avere la mia libertà.”
“Vuoi continuare a darti alla bella vita, insomma” riassunse Merlin.
“Esattamente. E sappi che giusto oggi ho un appuntamento!”
“E dov’è la novità?” sorrise Merlin, ricevendo da Arthur un’occhiata traversa.
Merlin rise e si avvicinò all’amico, inginocchiandosi davanti a lui e prendendogli teatralmente la mano nella sua, portandosela al cuore: “Arthur Pendragon” recitò. “Mi vuoi sposare?”
*
Merlin uscì dalla propria camera coprendo uno sbadiglio con la mano e gettando un’occhiata al corridoio d’ingresso prima di entrare in cucina.
“Allora ci vediamo stasera?” sentì dire ad Arthur mentre, a petto nudo, con solo indosso i pantaloni del pigiama, salutava l’ultima conquista di quella settimana.
La ragazza, una tipa dai capelli biondo cenere e gli occhi chiari, sorrise ridacchiando poi, passando un dito sul braccio di Arthur.
“Ma non lo so” finse distacco. “Sai, sono una ragazza molto impegnata…” lasciò in sospeso, scoppiando poi a ridere quando Arthur l’afferrò per i fianchi, attirandola contro di sé, baciandole le labbra.
“Ti chiamo alle sette e alle otto passo a prenderti” le disse, lasciando scivolare una mano sulla sua schiena con fare malizioso.
Nel vederli, Merlin non riuscì a trattenere uno sbuffo divertito che fece comprendere ai due piccioncini che non fossero più soli.
“Ops” mormorò con fare vergognoso la ragazza, allontanandosi da Arthur e passandosi le dita sulle labbra, ricomponendosi. “Sarà meglio che vada, ci sentiamo stasera, Arthy” lo salutò e il diretto interessato sentì chiara la risata mal trattenuta del neo marito che spariva di corsa nella cucina.
“Merlin!” lo riprese raggiungendolo, dopo aver congedato la sua ospite.
“No scusa, davvero!” Merlin stentava a trattenere le risate. “Sul serio, Arthur. Dimmi che non è vero! Arthy?” provò, sentendo dolore alla pancia da quanto stava ridendo.
“Smettila!” lo riprese Arthur, spegnendo la caffettiera sentendo il caffè uscire. “E basta!” lo rimproverò, sedendosi al tavolo per fare colazione, imitato da Merlin che non riusciva a reggersi in piedi sulle proprie gambe.
“No, ma riesci a ecco… insomma, se ti chiama così…” provò, guardandolo divertito e vedendo Arthur scuotere le spalle.
“Questi non sono affari tuoi!”
Merlin tossì, ricomponendosi e rubandogli dalle mani la tazzina prima che l’altro potesse bere.
“Ehi!”
“Era il mio caffè!”
“Sì, ma l’avevo preparato io, mettitene altro!” gli disse, sorseggiando piano la bevanda calda.
“Voglio il divorzio!” recriminò Arthur, alzandosi e andando a versarsi altro caffè.
“Non puoi e poi, guarda, mi sta proprio bene!” disse Merlin mostrandogli la piccola fede.
“Cosa ci fai con quell’anello al dito?”
Merlin lo guardò spalancando gli occhi.
“Non te ne sei dimenticato, vero?” lo interrogò e Arthur prima di rispondere fece un momento memoria, guardando Merlin con un’espressione che era certo apparisse convincente.
“Ma certo, ma certo che non mi sono dimenticato, come potrei!”
“Te ne sei scordato!”
“No!”
Merlin roteò gli occhi.
“Devi essere pronto tra un’ora. Alle dieci usciamo, spaccheremo il minuto!” ordinò Merlin alzandosi da tavolo. “Dobbiamo vedere la consulente nel suo studio alle dieci e mezzo” elencò. “Vestiti bene, mettiti l’anello e stampati sul viso un’espressione da uomo innamorato!” pretese, guardandolo poi divertito e aggiungendo prima di uscire dalla cucina. “Non quella specie di sguardo da pesce lesso che avevi stamattina. Io valgo molto di più di quella biondina!” gli disse, correndo via quando vide Arthur sollevare un braccio fingendo di lanciargli il giornale del mattino.
*
“Oh, benvenuti, signori Pendragon!”
Una donna vestita in un elegante tailleur accolse i due ragazzi che le sorrisero: Arthur fece passare per primo Merlin nello studio, seguendolo poi.
“Vi trovo bene!” continuò la consulente, chiedendo loro di sedersi sulle poltrone davanti alla scrivania.
“Sì, benissimo. La nostra vita matrimoniale va a gonfie vele!” le rispose Arthur fin troppo entusiasta meritandosi un pizzicotto sul palmo della mano da Merlin che gliela prese nella sua.
“Ne sono felice. E poi, dal momento che avete deciso di sposarvi così giovani per impedire al suo fidanzato di essere espatriato deve amarlo moltissimo!” appuntò rivolta ad Arthur il quale sorrise e poi guardò Merlin, stringendogli le dita.
“È la luce dei miei occhi” disse, cercando, come gli aveva detto l’altro a casa e come gli aveva ripetuto durante tutto il tragitto fatto per raggiungere lo studio della dottoressa, di essere convincente e innamorato.
“Oh, Arthy” lo prese in giro Merlin, stringendogli a sua volta le dita: Arthur non si stava impegnando o si stava impegnando per fare in modo che la donna li scoprisse e giurò che gliel’avrebbe fatta pagare.
“Bene, bene. Mi dispiace di dover dubitare del vostro amore. Si vede che siete molto uniti, ma sapete come vanno le cose, ci sono coppie che prendono molto sottogamba questo genere di cose e si sposano solo per convenienza con persone che neanche conoscono. Ma voi, ragazzi, siete diversi, ero certa che il vostro fosse vero amore!” esclamò con aria sognante, osservandoli, compilando un foglio e poi tendendolo ai due.
“Mi servono due firme qui e poi potete andare, immagino che anche se è già passato un mese siate ancora nell’atmosfera di gioia che caratterizza i primi giorni dopo il matrimonio” sperò, convinta di quello che diceva e i due ragazzi annuirono.
“Oh sì, infatti a breve andremo a fare un piccolo viaggio, io e Merlin!”
“Cosa?”
Merlin lo guardò sconvolto.
“Oh, tesoro, non ti avevo detto niente per farti una sorpresa, ma la dottoressa me l’ha praticamente fatto scappare di bocca!”
“E dove andiamo?” domandò Merlin che non capiva se Arthur in quel momento fosse serio o meno.
“Ho prenotato una settimana in un residence di montagna, ho trovato un pacchetto in offerta e ho pensato potesse farti piacere. Ho fatto male?” gli domandò con espressione contrita e dubbiosa.
“Oh, ma questa è un’idea magnifica! Andate, ragazzi e divertitevi!” li spronò la consulente, alzandosi.
I due la imitarono, stringendole la mano, salutandola con un sorriso.
Una volta fuori dall’ufficio della consulente, mentre procedevano per la strada, Merlin si rivolse stupito verso Arthur: “Non so come tu ci sia riuscito, a un certo punto ho pensato che stessi facendo di tutto per farci scoprire, invece con quell’improvvisata del viaggio, devo ammetterlo, hai tratto in inganno anche me!” si complimentò.
“Oh, ma in viaggio ci andremo!”
“Prego?”
“Sì” Arthur sorrise, affabile, battendo una mano sulla spalla di Merlin. “Ho trovato sul serio un pacchetto offerta e, senti, io so come vanno queste cose, ci sono passato quando i miei hanno divorziato e, dammi retta, quella là continua a tenerci d’occhio.”
“Dici?”
“Non dico, ne sono certo. L’hai sentita, molte coppie usano il trucco dei matrimoni combinati e loro non aspettano altro che un nostro passo falso per cacciarti e per quanto l’idea di questo matrimonio continui a sembrarmi assurda, beh, sei il mio migliore amico e non voglio che te ne vada!” ammise.
“Arthur…”
Merlin era piacevolmente sorpreso e colpito dalle belle parole che Arthur gli aveva rivolto, non che dubitasse della sua amicizia, ma il loro rapporto era sempre stato così, basato sul continuo punzecchiarsi, sebbene in modo amichevole e non avrebbe voluto cambiarlo per niente al mondo. Stavano bene insieme, come amici e Merlin sapeva che solo di Arthur poteva fidarsi, per quel motivo aveva chiesto a lui di diventare suo marito.
“Comunque mi devi la metà delle spese” Arthur gli sorrise.
“Eh?”
“Sì, beh, non vorrai davvero che ti paghi la vacanza, e poi con noi verrà anche Sophia!”
“Cosa?”
“In realtà dovevo andare in vacanza con lei poi però mi sono ricordato di te… anzi, è stata anche molto comprensiva e per lei non ci sono problemi se vieni con noi!” lo informò.
“Sono certo che non mi divertirò affatto allora” borbottò Merlin, allungando il passo verso casa, seguito da Arthur.
“Hai detto qualcosa, tesoro?” lo riprese il biondo, divertito dall’espressione contrariata dell’altro.
Merlin si girò verso di lui e sorrise forzatamente: “No, no, niente, tesoro” calcò sul vezzeggiativo, scuotendo poi la testa.
*
Merlin ancora si domandava chi mai gliel’avesse fatto fare di accettare la strampalata proposta di Arthur di seguirlo in quella sua vacanza romantica: avrebbe dovuto stare a casa e godersi la solitudine dall’appartamento che per una settimana sarebbe stato vuoto. Niente risatine, niente schiocchi di baci nell’aria, niente sdolcinatezze fin dalla mattina, niente di niente.
Invece si ritrovava a dover subire in silenzio l’amoreggiare di Arthur e Sophia per tutto il tempo. Erano li da soli tre giorni e ne avevano da passare altrettanti e, a essere sincero, Merlin ne aveva pieni gli occhi di tutti quei cuori volanti.
Non capiva proprio cosa ci trovasse Arthur in quella ragazza: non aveva spessore, ridacchiava in continuazione -in modo molto fastidioso oltretutto- e poi non spiccava certo per intelligenza!
Non capiva, Merlin, se la ragazza lo facesse di proposito o meno a essere così stupida, come quando, una sera, offertasi di cucinare un non meglio identificato piatto a casa loro, dopo aver messo a bollire l’acqua per la pasta si era voltata verso Merlin domandandogli cosa fosse quella ‘nebbia che sale’ e che le stava arruffando i capelli appena allisciati.
Merlin era rimasto sconvolto! Però, magari era quello ad attirare Arthur, anche se Merlin era convinto l’altro meritasse di più.
Sbuffò per l’ennesima volta, lasciandosi andare all’oscillare della cabina della funivia, in attesa che raggiungessero la vetta della montagna per poter ridiscendere.
Ovviamente la pista baby.
“Fa davvero freddo qui, Arthy!” la sentì dire una volta scesi dalla funivia ed erano tutti e tre in posizione per a discesa.
“Siamo nel bel mezzo della neve” borbottò Merlin guardandola di traverso, trovandola sempre più stupida, ogni volta che apriva bocca.
Arthur, che l’aveva sentito chiaramente, si voltò verso di lui ammonendolo con lo sguardo e Merlin gli regalò un sorriso innocente, apprestandosi a discendere per primo.
“Non ti preoccupare, ci penso io a scaldarti” gli sentì dire e Merlin fece una smorfia con la lingua decidendosi a lasciarseli alle spalle il prima possibile, prima che gli venisse il disgusto.
Mentre scivolava sulla neve, trovando la discesa alquanto noiosa, si imbatté in un altro ospite della struttura che stava seduto sulla neve e cercava di rimettersi in piedi senza successo. Si fermò, per prestare soccorso, chinandosi e tendendo una mano alla ragazza che lo guardò riconoscente.
“Tutto bene?”
“Oh, grazie… sì, credo. Sono scivolata e non riesco a risollevarmi!” ammise in evidente imbarazzo.
Merlin le sorrise incoraggiante.
“Non ti preoccupare, succede se sei alle prime armi! Tieniti a me!” le consigliò, mentre si faceva passare il braccio della ragazza sulle spalle e con l’altro la teneva dietro la schiena, sollevandola.
“Ecco qua!” la lasciò andare adagio, assicurandosi che riuscisse a stare in piedi e sorrise.
“Grazie e scusami. Che vergogna!” disse lei, chinando lo sguardo.
“Vieni, ti scorto fino all’albergo!” si propose Merlin.
“Oh, no, non ti preoccupare. Non voglio darti ulteriore disturbo” si affrettò a negare, ma Merlin scosse il capo.
“Nessun disturbo, anzi, mi fa piacere!” assicurò e la ragazza non si fece pregare oltre.
“Allora accetto… A dire il vero sono piuttosto spaventata di ruzzolare di nuovo e farmi seriamente male” ammise.
Merlin l’aiutò a raggiungere la fine della pista e poi a togliersi gli sci che entrambi riconsegnarono all’addetto dell’attrezzatura.
“Grazie!” sorrise la ragazza. “Sei stato davvero gentile ad aiutarmi. Ah, mi chiamo Gwen!” si presentò.
“Io sono Merlin, molto piacere!” ricambiò, stringendole la mano.
“Merlin, posso offrirti una tazza di cioccolata calda? Per sdebitarmi, mi farebbe piacere!” aggiunse, prima che l’altro potesse rifiutare, ma Merlin non ne aveva intenzione, anzi fu ben lieto di aver trovato un’alternativa interessante a un pomeriggio che si prospettava disastroso.
Qualche ora dopo, anche Arthur e Sophia tornarono all’hotel e trovarono Merlin ancora seduto al tavolino del bar che chiacchierava allegramente con qualcuno.
“Cosa sta facendo?” domandò Arthur più a se stesso che a Sophia.
La ragazza si avvicinò prendendolo sottobraccio e indicando Merlin e Gwen.
“Uh, Merlin deve aver rimorchiato qualcuno. Meno male, temevo che avremo dovuto scortarcelo ovunque” ammise Sophia, guardando Arthur che rimase perplesso da quell’affermazione, sentendo un leggero fastidio a quell’appunto.
“Non è che dia poi così tanto fastidio e poi non è un cane che dobbiamo portarcelo appresso” la riprese.
La ragazza lo guardò e sorrise: “Sì, beh, non volevo offenderlo, ma solo mi dispiaceva che fosse ecco… il terzo incomodo” gli disse, suggerendo di avvicinarsi ai due.
“Merlin?”
Arthur chiamò l’amico che si volse e fu come sorpreso di vedere l’altro.
“Oh, Arthur… avete finito?” domandò allegramente Merlin, alzandosi poi per presentare ai due amici la sua nuova conoscenza.
“Arthur, Sophia, lei è Gwen. Gwen, gli amici con cui ti dicevo che sono venuto in vacanza” li presentò e la ragazza strinse la mano ai due, sorridendo loro affabile.
“Molto piacere!”
“Io e Gwen stavamo pensando che sarebbe carino mangiare tutti insieme stasera a cena. Lei è venuta qui insieme a un’amica.”
“Morgana!”
“Già, Morgana, ma ha fatto colpo sul suo istruttore di sci e quindi l’hanno lasciata indietro” riassunse Merlin.
“Sì, Merlin è stato proprio gentile a soccorrermi sulla pista, io non sono per niente brava!” ammise, ridacchiando.
“Fortuna però che non ti sei fatta nulla” ne fu sollevato Merlin, il quale poi si rivolse ai due amici. “Vi va?” propose.
“Inoltre stasera faranno una specie di festa vintage nel salone grande, potremo partecipare!”
“Una festa vintage?” si entusiasmò subito Sophia. “Oh, Arthy, per favore, andiamoci!” lo pregò, prendendolo per un braccio e Arthur osservò anche gli altri due, indeciso: a essere onesto non aveva poi così tanta voglia di partecipare a quella festa e non sapeva neanche lui il perché dal momento che era un habitué di quel genere di divertimento, ma non poteva fare il guastafeste.
“Se Arthur non vuole venire, puoi stare con noi, Sophia” intervenne Merlin, guardando la ragazza e leggendo i pensieri dell’amico.
“No!” intervenne Arthur. “No, va benissimo!” si convinse.
“Oh, bene, allora potremo vederci verso le nove al ristorante dell’albergo e poi ci avviciniamo alla festa!” propose Gwen con fare spiccio, ricevendo l’assenso degli altri, prima di congedarsi per tornare ognuno alle proprie camere per prepararsi.
*
“E così ci diamo da fare, eh?”
“Mh?”
Merlin che si stava lavando i denti sollevò lo sguardo sullo specchio dove, dietro di lui, Arthur si acconciava i capelli con un po’ di gel.
“Gwen” rispose semplicemente il biondo.
“Simpatica, vero?” sorrise Merlin, sciacquandosi la bocca e asciugandosi con la spugna.
“Insomma…”
“Ehi! Capisco che per i tuoi standard possa essere un po’ anonima come persona, ma esistono altre cose oltre all’aspetto fisico” lo riprese Merlin, il quale era convinto che Gwen non piacesse ad Arthur.
“E comunque a me piace e ti sarei grato se fingessi di divertirti stasera, altrimenti le nostre strade possono anche dividersi qui.”
“Merlin non capisco perché ti alteri tanto!” ribatté Arthur.
Merlin sbuffò.
“Non lo so… non mi altero è solo che non capisco. Da quando siamo rientrati da sciare sei stato molto antipatico con me. Eppure non mi sembra che io mi sia poi lamentato con te o ti abbia fatto pesare il fatto che tu e Sophia state tutto il giorno come due procioni in amore!”
“E perché mai avresti dovuto esserne infastidito?” ribatté Arthur.
Merlin spalancò gli occhi: forse la stupidità della ragazza aveva acuito ancora di più quella già naturale di quell’asino che aveva come amico.
“Ah, lascia stare!” decise di far correre Merlin: conosceva bene Arthur e quando era di quell’umore era davvero insopportabile e non avrebbe capito qualsiasi cosa lui avrebbe detto, con quella regale testa di legno che si ritrovava era dura fargli comprendere certe cose, anche le più ovvie.
Uscì dal bagno, precedendo lui e Sophia nella hall e incontrando Gwen, sentendosi decisamente un po’ meglio quando vide il sorriso della ragazza.
“Aspetti da molto? Scusa, ma quei due sono lenti!”
“No, tranquillo, sono appena arrivata anche io. Ci sono diversi tavoli liberi, ma conviene affrettarsi se vogliamo mangiare!” precisò la ragazza, osservando altri clienti arrivare.
Merlin guardò verso le scale e l’ascensore, ma dei suoi due amici ancora non vi era traccia, per cui decisero saggiamente di iniziare a sedersi per occupare il tavolo.
Arthur e Sophia, infatti, arrivarono dopo quasi venti minuti di ritardo.
“Finalmente! Credevo vi foste persi!”
“Potevi avvisare che eravate dentro, vi abbiamo aspettato impalati per chissà quanto!” si indispettì Arthur.
“Oh, è colpa mia!” intervenne Gwen. “Ho proposto io di entrare, iniziavano ad arrivare troppe persone e temevo per i posti” spiegò.
Arthur la guardò ma non disse nulla e Merlin gli diede un calcio da sotto il tavolo.
“Non ci sono problemi, Gwen, poteva arrivarci da solo non vedendoci, dal momento che sono arrivati tardi rispetto all’ora dell’appuntamento!” appuntò Merlin, a sua volta in modo antipatico.
Le due ragazze si guardarono con fare imbarazzato e fu l’arrivo di un solerte cameriere a salvare la situazione, chiedendo loro cosa volessero ordinare.
E dal momento che non poteva alzarsi da tavola e prendere a pugni Arthur, il che sarebbe stato impossibile anche se non ci fossero state delle ragazze a fargli osservare il galateo, dal momento che l’amico era due volte lui in quanto a fisico, Merlin aveva deciso di darsi al cibo, mangiando anche la parte di Arthur il quale non aveva pressoché favorito niente.
Merlin aveva cercato di comportarsi a modo, riuscendo a giostrare più o meno bene la situazione, facendo divertire entrambe le ragazze e notando che il malumore di Arthur non aveva avuto alcun effetto su Gwen, rovinando la serata a tutti.
Come da programma, poi, dopo cena avevano preso parte alla festa a tema vintage che ripercorreva le hit musicali degli anni cinquanta e Merlin e Gwen si erano gettati in pista, partecipando a quasi tutti i balli di gruppo e a coppie.
Merlin era riuscito ad allontanare dai propri pensieri quello di Arthur che, incurante dei desideri della propria ragazza, la quale aveva saggiamente deciso poi di concedere svariati balli ai pretendenti di turno, si era chiuso nel suo ostinato mutismo e si era messo in un angolo della sala a osservare gli altri divertirsi.
Quando Merlin si ritirò dalla festa, era ormai quasi l’alba, aveva accompagnato Gwen nella sua stanza e in silenzio era rientrato verso la propria, fermandosi davanti alla porta di quella di Arthur e Sophia, sospirando, grattandosi la testa con fare confuso: non sapeva proprio cosa doveva fare con quell’asino. A volte proprio non capiva cosa gli passasse per la testa, come quella sera che non aveva idea di che cosa avesse fatto di male tanto da urtare Arthur in quel modo.
Aprì la porta della singola e, perso nei suoi pensieri, sobbalzò quando vide un’ombra seduta sul letto.
“Arthur!” lo riconobbe subito, abituando gli occhi a quella semioscurità. “Mi hai fatto prendere un colpo! Cosa ci fai qui?”
“Facciamo le ore piccole eh?”
“Dov’è Sophia?” chiese Merlin.
“Con qualcuno alla festa!” Arthur fece spallucce.
“E tu perché non sei con lei? Cosa?” Merlin spalancò gli occhi. “La cosa ti sta bene?”
“A dire il vero non mi interessa!”
“Ma… scusa non state insieme?” domandò giustamente Merlin.
“Non è niente di serio!”
“Come? Scusa e allora perché siamo qui? Questa non era la vostra vacanza romantica?” gli chiese, iniziava a non capire molto bene data la stanchezza e forse anche un po’ per quello che aveva bevuto tra un ballo e l’altro.
“Arthur non credo di riuscire a stare dietro alle tue idee al momento, possiamo…”
Merlin neanche si rese conto del pugno che lo colpì in pieno viso, registrandolo solo quando si ritrovò seduto a terra con il labbro sanguinante: si passò il dorso della mano all’angolo della bocca e guardò Arthur sconvolto.
“Ma sei pazzo? Ti ha dato di volta il cervello?” gli urlò contro, restando un secondo dopo senza parole quando Arthur si inginocchiò davanti a lui, stringendogli le guance e posando le labbra sulle sue.
Merlin ci mise qualche secondo per realizzare, scostandosi poi dall’amico, prendendolo per le spalle, guardandolo a labbra socchiuse, sentendo ancora il calore di quelle di Arthur impresso sulle proprie.
“Arthur…” lo chiamò, sedendosi meglio sul pavimento e osservando il biondo.
Arthur non rispose, limitandosi a sollevare una mano per sfiorargli la guancia, carezzando con il pollice il labbro ferito.
“Mi dispiace” mormorò piano. “Per tutto. Per questi giorni che sono stati infernali per te. Per il continuo via vai di ragazze in casa, per… per averti rovinato la serata con Gwen…”
“Non l’hai rovinata. Mi sono divertito molto stasera!” precisò Merlin e Arthur scosse il capo, sbuffando per quell’appunto.
“Suppongo di meritarmelo.”
“È la verità!” continuò Merlin.
“La verità” riprese Arthur. “È che ho cercato fino a oggi di nascondermi e andava tutto bene fino a che tu non hai deciso di rovinare tutto!” lo riprese, sollevando lo sguardo verso di lui.
“Io?” Merlin non capiva.
“Sì, tu. Andava bene fino a quando ero solo io quello che aveva degli appuntamenti e tu invece no.”
“Ah, tante grazie!” sbuffò Merlin, iniziando però a comprendere cosa l’altro volesse dire. In fondo, era sempre stato così tra loro, Arthur era il solito asino e Merlin quello comprensivo.
“Quello che voglio dire è che mi dispiace per come mi sono comportato, per averti dato per scontato e aver avuto la presunzione di pensare che tu potessi esserci per sempre per me. E quando ti ho visto con Gwen e ho visto quanto in così poco tempo vi foste affiatati ho avuto paura di perderti e…”
“Insomma, cosa stai cercando di dirmi?” sorrise Merlin, prendendo Arthur per un polso.
“Lo sai cosa voglio dirti!”
“Sì, ma lo voglio sentire. Penso di meritarmelo dopo tutto quello che mi hai fatto passare” gli sorrise, lasciando scivolare le dita tra quelle di Arthur come incentivo.
Il biondo si morse un labbro e poi lo guardò dritto negli occhi.
“Quello che voglio dire è che sono geloso, Merlin. Sono geloso di te, di chiunque ti si avvicini e voglio che aboliamo quella stupida regola del darsi alla bella vita, perché in fondo noi siamo sposati e ci sono dei doveri da rispettare e…”
“Arthur!” Merlin lo interruppe, ridendo. “Arthur, un semplice mi piaci sarebbe stato sufficiente!” rise, avvicinandosi a lui e tendendo il volto verso il suo.
Arthur scosse il capo, accarezzandogli il viso e unendo la fronte a quella di Merlin.
“No che non sarebbe stato sufficiente, Merlin, perché tu non è che mi piaci. Io ti amo” confessò, chinandosi per baciarlo.