[Takachii] In a blink of an eye it’s happening now

Aug 01, 2013 14:37

Titolo: In a blink of an eye it’s happening now (Suddenly - Ashley Tisdale-)
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Takaki Yuya, Chinen Yuri, Arioka Daiki, Yamada Ryosuke
Pairing: Takachii; Ariyama
Rating/Genere: nc-17/AU, romantico, fluff, erotico
Warning: slash
Wordcount 5.748 fiumidiparole
Note: la storia è scritta per la 500themes_ita con il prompt ‘Ricordati di me’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella: 500themes_ita

Non so cosa dire in realtà riguardo questa storia, vorrei dirti che ne sono soddisfatta pienamente, ma non è così ;___;
C’è un cameo inutile che non mi piace e l’idea che avevo avrei voluto svilupparla meglio.
Come scusante ho il fatto che, sai, lavoravo, ma non volevo rischiare di arrivare a oggi senza prepararti niente. Sai come sono fatta, mi conosci troppo bene da questo punto di vista.
La parte centrale mi piace, mi ha dato molti feelings in alcune parti, per cui forse può piacere anche a te (>3<)
I Takacosi si meritano molto più di questo, lo so e anche tu.
Ricorda però che ti voglio bene e che oggi siamo qui per festeggiare te <3

Tanti tanti tanti auguri di buon compleanno!! <333

“Yuri! È arrivato Ryo-chan!” la madre chiamò Chinen, affacciandosi alle scale in attesa di risposta.
“Arrivo!” esclamò il figlio, conservando con cura una foto che quella mattina gli era venuta voglia di rivedere, riponendo sotto al letto la sua scatola dei ricordi.
Si alzò dal pavimento e scese al piano di sotto: era già pronto e non voleva fare aspettare l’amico, altrimenti poi sarebbe stato insopportabile per tutto il tragitto fino a casa di Daiki, loro amico di infanzia, il quale quel giorno festeggiava il proprio compleanno.
“Ciao Chii-chan!” Yamada salutò il più piccolo, osservandolo mentre si infilava le scarpe.
“Ciao” gli rispose Yuri con fare mesto.
“Che hai?” domandò Ryosuke, guardandolo curioso. “Ti sei alzato con il piede storto?” chiese, intuendo il suo umore al solo guardarlo negli occhi.
“No, stavo solo pensando a una cosa” spiegò Yuri, salutando velocemente la madre e uscendo con Ryosuke.
“Tipo a cosa?”
Chinen ci mise alcuni secondi a rispondere, indeciso se parlare o meno all’amico.
“Senti, tu…” si decise poi a domandare lo stesso, “Ti ricordi per caso, quando andavamo all’asilo, di un bambino di due classi più grande che veniva sempre a scuola con un mazzo di carte e ci spiegava i giochi di magia?” provò.
Ryosuke lo guardò storcendo appena la bocca, pensieroso.
“Mmm… non mi viene in mente al momento, a essere sincero” ammise, continuando a scavare nei propri ricordi. “Perché?” gli chiese, guardandolo.
Yuri si strinse nelle spalle: “No, così, è che ho ritrovato delle vecchie foto e quel bambino compare sempre, mi domandavo se lo ricordassi anche tu!”
“Così su due piedi no, ma magari se vedessi la foto anche io forse potrei esserti d’aiuto!” sottolineò Yamada.
“Mi sembra strano. Io lo ricordavo anche prima di ritrovare quelle foto… per cui doveva essere qualcuno con cui giocavamo spesso. Mi ha insegnato diversi trucchi, ma non mi riesce di metterli in pratica” spiegò, camuffando un po’ quello che era il vero motivo per il quale gli avesse fatto quella domanda e il motivo per cui si ricordasse così tanto bene di quel bambino.
Yuya, era così che si chiamava, Yuri lo rammentava perfettamente.
Yuuyan, quante volte aveva pronunciato il suo nome quando era piccolo e ogni volta il bambino gli sorrideva e tirava fuori da dietro il suo orecchio una carta, facendolo ridere.
Poi si erano persi di vista, quando Yuya era entrato alle elementari: Chinen si era sentito smarrito, ricordava ancora perfettamente la tristezza che aveva provato quando aveva realizzato che Yuya non avrebbe più potuto giocare con lui, che avrebbe cambiato scuola per seguire i suoi in un’altra città. Non avrebbe voluto che se ne andasse. A parte Ryosuke, Yuya era l’unico amico che aveva e con il quale si trovava bene.
E, per essere completamente sincero, gli voleva molto bene, molto più che a Yamada e per quanto all’epoca tendesse a negarlo fortemente, poteva dire con certezza che Yuya era stato il suo primo amore.
“Siamo arrivati!”
Ryosuke prese Yuri per il gomito, chiedendogli di affrettare il passo, fermandosi davanti alla casa di Daiki, facendo un profondo respiro.
Chinen lo guardò inarcando un sopraciglio e lo riprese: “Posso sapere perché non glielo dici?”
Ryosuke lo guardò spalancando gli occhi: “Mai!”
“Perché?”
“Perché non sono cose che devo fare io!”
“Allora deve essere lui a farlo?” indagò il più piccolo non riuscendo a comprendere il problema.
“Non è così semplice!”
“Secondo me sì. Se ti piace glielo dici, semplice e lineare! Io farei così!”
“Ma io non so se gli piaccio! Ho paura se proprio lo vuoi sapere!”
“Se non gli piacessi sono certo che non ti permetterebbe di continuare a gironzolargli attorno in modo fastidioso così come fai! È un ragazzo gentile, ma secondo me anche la sua pazienza ha un limite!”
“Io non gli gironzolo intorno in modo eccessivo e poi Dai-chan è una persona a modo, non mi tratterebbe mai male, non è antipatico come qualcuno!” alluse, guardandolo.
Yuri scosse il capo e pigiò il campanello.
“Sarà, ma vi piacete a vicenda e gli unici che ancora non se ne sono accorti siete voi due!” lo liquidò svelto, chiudendo poi il discorso quando vide la porta di casa aprirsi e Daiki accoglierli con un sorriso.
“Benvenuti! Vi aspettavo!”
“Ciao, Daiki! Buon compleanno!” esclamò Chinen, entrando in casa e guardando poi verso Yamada, alzando gli occhi al cielo quando vide i due sorridersi in modo che avrebbe definito stupido (e non perché lui fosse una persona antipatica e insensibile come Ryosuke aveva sottointeso poco prima) e sbuffò. “Insomma, quando avete finito di guardarvi come dei pesci lessi, avvertitemi. Ryosuke ti deve dire una cosa!” Yuri colse di sorpresa i due, lasciandoli poi a cuocere nel loro brodo, entrando in casa dell’amico, sentendo delle voci e un chiacchiericcio vivace provenire dalla cucina.
“Yuri!” Yuto, compagno di classe del più piccolo, lo salutò con una mano, chiedendogli di avvicinarsi, attirando la sua attenzione muovendo le braccia. “Ti aspettavo, dov’è Yama-chan?” domandò, guardando verso la porta in attesa di vederlo comparire.
“Ah, l’ho lasciato lì con Daiki a dichiararsi, ma è un caso senza speranza!”
Yuto rise: “Non ce la possono fare!”
“Come procede qui?” domandò Yuri, guardandosi intorno, salutando con un cenno del capo un ragazzo che conosceva e che chiacchierava con una ragazza che lui non aveva mai visto.
“Vi aspettavamo per il taglio della torta” lo informò, mentre si avvicinavano al tavolo per prendere qualcosa da bere.
Yuri prese un bicchiere e controllò cosa gli andasse, allungando un braccio verso una bottiglia con del succo di frutta, scontrandosi, nel compiere quel gesto, con una mano sconosciuta.
“Ops, scusa!” disse, ritirando il braccio, dando la precedenza all’altro e sentendo il proprio cuore perdere un battito quando sollevò la testa, incontrando i suoi occhi.
“Scusa tu” gli disse un ragazzo alto con un sorriso gentile. “Prego” concesse, stappando la bottiglia e avvicinandola a Yuri con il chiaro intento di versargli da bere.
Chinen rimase per alcuni istanti spaesato, non sapendo bene come comportarsi, gli veniva difficile pensare a qualsiasi cosa, gli veniva difficile anche respirare: allungò piano il braccio, tendendogli il bicchiere, cercando di non far tremare il proprio polso, e avvicinando anche l’altra mano per evitare che con il peso del succo il bicchiere gli cadesse dalle mani.
“Ne verseresti un po’ anche a me?” la voce di Yuto arrivò alle spalle del più piccolo il quale lo ringraziò mentalmente, portandosi il bicchiere alle labbra, continuando a guardare il nuovo ragazzo.
Non poteva davvero credere che potesse trovarsi di nuovo di fronte a lui; Yuri non era preparato e per un attimo la propria mente elaborò un pensiero molto simile alla realizzazione che quel ragazzo di cui lui ricordava esattamente ogni cosa, fosse reale e non solo frutto della propria immaginazione.
“Yuuyan!” la voce di Daiki lo riscosse ancora e l’interpellato si voltò verso il festeggiato. “Vedo che hai conosciuto i miei amici!”
“Sì” Yuya annuì. “Ma ancora non abbiamo avuto modo di presentarci” spiegò, guardando di nuovo verso Yuto e Yuri e chinando leggermente la testa. “Mi chiamo Takaki Yuya, molto piacere!”
“Frequentiamo lo stesso gruppo di studio, in sostanza siamo due asini!” rise Daiki, prendendosi in giro.
“Non mi fai una bella pubblicità, Dai-chan!” lo rimproverò Yuya dandogli un buffetto sulla testa.
Daiki rise e passò alle presentazioni: “Loro sono miei kohai, nonché vecchi amici d’infanzia, abitano tutti in questo quartiere” esplicò, facendo le presentazioni.
Yuya sorrise a ognuno dei ragazzi, tendendo loro la mano e quando allungò le dita verso Yuri, il più piccolo trattenne il fiato: ‘Ricordati di me!’ pensò, incontrando gli occhi del ragazzo più grande, trattenendo il fiato, ma lo sguardo di Takaki si posò sulla sua figura solo per pochi secondi, prima di spostarsi per continuare a parlare con Daiki.
E la cosa che fece più male a Yuri fu il rendersi conto, dai modi di fare dell’altro, che davvero la sua presenza alla festa, il suo nome e il suo cognome, non avevano suscitato in Yuya alcuna reazione, mentre lui si sentiva particolarmente scombussolato e in un istante il suo umore era mutato: non aveva più voglia di stare lì alla festa, non aveva voglia di parlare, di divertirsi e, soprattutto, non aveva alcuna voglia di rispondere agli interrogativi che leggeva negli occhi di Ryosuke ogni volta che incrociava per sbaglio il suo sguardo, solo per sfuggire quello di Yuya.
“Dai-chan?” Yuri andò a salutare Daiki che si era spostato verso un altro gruppetto di amici per chiacchierare anche con loro, informandolo che tornava a casa.
“Ma no, Yuri, perché vai già via?” gli chiese il festeggiato, dispiaciuto. “Avevo pensato di invitarvi a cena, a te, Yama-chan, Yuto e Yuya!” gli propose.
Yuri, nel sentire quel piano per la serata, però, non se ne sentì entusiasta, era già tanto se era riuscito a stare insieme a loro per quasi due ore e adesso non ne poteva davvero più, voleva solamente tornare a casa e stare da solo: magari fare un bel falò con tutte le foto che ritraevano lui e Yuya da piccoli l’avrebbe aiutato a superare la frustrazione che aveva provato nel subire la sua prima delusione d’amore.
Sapeva che forse stava esagerando, che Yuya non avesse poi così tanta colpa quanta Yuri gliene imputava, ma non poteva fare a meno di sentirti arrabbiato con Yuya perché si era dimenticato di lui.
“Mi dispiace, Daiki, ma purtroppo non posso davvero restare” si scusò ancora e Arioka annuì, non insistendo oltre, avendo notato che l’altro non dovesse sentirsi affatto bene.
“In effetti non hai una bella cera, meglio se ti riposi!” gli disse, sorridendogli e dandogli una pacca sulla spalla come incoraggiamento.
Yuri annuì e Daiki lo accompagnò alla porta, salutandolo.
“Ah!” Chinen si voltò prima di uscire, guardando il più grande. “Lascio qui Ryosuke, non è che lo accompagneresti tu a casa? Se mi vede andare via non mi lascerà in pace, vorrà venire con me e non è il caso!”
“Certo, nessun problema!” annuì Daiki, sorridendo ampiamente.
Chinen abbozzò un sorriso e annuì: “Te lo affido” gli disse con tono serio e Daiki comprese.
“Grazie” gli rispose il più grande, salutandolo con la mano e poi chiudendo la porta dietro le sue spalle.

*

“Quindi adesso state insieme?” Chinen sollevò una spalla incastrando il cellulare contro l’orecchio per passare il sacchetto da una mano all’altra, muovendo poi le dita, aprendo e chiudendo il pugno.
“Beh… ecco, sì… io penso di sì, non lo so, non ne abbiamo parlato a dire il vero.”
Yuri emise un verso di frustrazione e roteò gli occhi: “Insomma, il giorno del suo compleanno gliel’hai detto o no?” domandò, esasperato.
“Sì, cioè, no… lui mi ha detto che gli piacevo e allora io gli ho detto anche io. Poi lui mi ha detto che mi voleva bene e gli ho detto che gliene volevo anche io… quindi non so se come dire…” tergiversò, mangiandosi le parole, imbarazzato. “Non ha detto proprio che stiamo insieme, sai, non me l’ha chiesto.”
“Oh, mamma…” esclamò Chinen, portandosi una mano alla fronte.
“Pensi che io sia scemo, vero?” si sentì chiedere da Ryosuke con voce seriamente dubbiosa e Yuri non se la sentì di continuare a prenderlo in giro, per cui fece un profondo respiro cercando di tranquillizzarlo.
“No, non lo penso, sul serio. Mi fai semplicemente ridere” gli disse, usando un tono morbido, sperando che anche Yamada comprendesse che non volesse assolutamente metterlo in difficoltà.
“Yuri?” lo chiamò il più grande con voce seria.
“Cosa?”
“Quando mi ha riaccompagnato a casa, prima di andare via mi ha baciato” confessò e Chinen non poté fare altro che sorridere, anche se lo prendeva in giro e si divertiva a metterlo in difficoltà, Yuri voleva molto bene a Ryosuke e vedeva quanto l’altro fosse innamorato di Arioka.
“Eh bravo, Dai-chan!” disse. “Sono contento per te, Ryo” gli disse, sinceramente felice che l’amico fosse finalmente riuscito a stare con la persona a cui teneva di più in assoluto.
“Grazie!” sentì rispondere da Yamada. “Adesso dove sei? Ti va se ci vediamo?” gli propose.
“Al momento sono fuori casa, sono andato a prendere alcune cose al combini per stasera, sono solo a cena!” spiegò.
“Ah, allora posso passare quando torni? Se ti va di cenare insieme, così mi dici anche cosa ti passa per la testa!” indagò.
“Ma a me non passa niente per la--- ops!” cercò di dissimulare, ma distraendosi per la telefonata, non si era accorto del semaforo rosso, andando a sbattere contro un altro passante in attesa.
“Chii, cosa è successo?” Yamada lo chiamò confuso.
“Ti richiamo dopo!” Yuri mise velocemente giù, affrettandosi a raccogliere e cose che gli erano cadute, parlando distrattamente. “Mi dispiace molto esserle venuto addosso, non guardavo dove stavo---”
“Yuri?” Chinen sollevò di scatto la testa sentendo il proprio nome e rimase di sasso quando vide che la persona contro la quale era andato a sbattere era Yuya.
Lo guardò per qualche secondo disorientato, vedendo l’altro imbarazzarsi sotto i suoi occhi e iniziare a ridacchiare: “Scusa… Chinen-kun, giusto?” si corresse. “Mi spiace averti chiamato per nome” gli disse, interpretando lo sguardo dell’altro come segno di fastidio per il modo troppo familiare con cui l’aveva chiamato.
“No, io… scusami, non importa, Yuri va bene, solo ero sorpreso” disse Chinen risollevandosi, prendendo di nuovo i manici della busta, controllando di avere tutto e vedendo Yuya tendergli una lattina.
“Anche questa è tua” gli disse e Yuri la prese, sfiorando le dita del più grande, rimettendo tutto nel sacchetto.
“Grazie.”
“Prego!” sorrise Yuya, affrettandosi poi a parlare, sicuro che se non l’avesse fatto, sarebbero rimasti in una fase di stallo. “Sei andato a fare spese?” domandò l’ovvio.
“Sì… volevo qualcosa per cena” lo informò, stringendosi nelle spalle, ammutolendosi di nuovo, guardando Yuya in attesa che l’altro dicesse ancora qualcosa, ma quando il più grande restò in silenzio, si preparò per andarsene.
“Scusami ancora per essermi scontrato con te. Ci vediamo!” cercò di essere naturale, accennando un saluto con il capo e sorpassandolo, ma sentendosi fermare dall’altro.
“Aspetta!” lo trattenne Takaki, voltandosi e prendendolo per un braccio, lasciandolo subito quando Yuri lo guardò perplesso. “Senti, ti va di prendere un gelato con me? Offro io!” aggiunse, sperando così di incentivare il più piccolo e Yuri si ritrovò ad annuire, vedendo Yuya sorridere e mostrarsi entusiasta.
Si fermarono davanti a un chiosco, al limitare del parco, decidendo di sedersi in tutta tranquillità su una panchina, ristorati dal leggero e piacevole fruscio del vento.
Mangiarono in silenzio, Chinen particolarmente imbarazzato data la situazione e Yuya che non sapeva cosa dire per rompere quello strano mutismo: in effetti aveva agito d’impulso, si era ricordato di aver conosciuto Yuri alla festa di Daiki e quando l’aveva visto andare via aveva dovuto richiamarlo e chiedergli di passare del tempo insieme, ma adesso che il più piccolo pareva trovarsi poco a suo agio con lui, forse stava iniziando a pentirsene. Forse avrebbe dovuto dirgli il vero motivo che l’aveva spinto a invitarlo per la merenda, ma si sentiva stranamente in imbarazzo.
Stava cercando qualcosa di intelligente da dire per dare una svolta a quella situazione quando un bambino che correva scappando dai richiami della madre attirò l’attenzione di entrambi.
“Non voglio andare via!” urlava questi all’indirizzo della donna, voltandosi per mostrarle la sua migliore faccia risoluta, ma nel farlo inciampò sui propri piedi e cadde a terra lungo disteso iniziando a piangere.
Il primo istinto di Yuya fu quello di alzarsi per andargli vicino e soccorrerlo.
“Tieni!” disse a Yuri, chiedendogli di reggergli la coppetta ormai vuota e si avvicinò al piccolo, sollevandolo per le braccia, rimettendolo in piedi, consolando il suo pianto.
“Ehi, ometto coraggioso” gli disse, carezzandogli la testa, vedendo la madre avvicinarsi a sua volta, “sei inciampato?” gli chiese, rivolgendosi a lui con un sorriso.
“Sì!” affermò il più piccolo tra le lacrime, stropicciandosi l’occhio.
“Guarda un po’ cosa ho qui?” lo incuriosì Yuya, prendendo qualcosa dai pantaloni e mostrandogli un mazzo di carte da gioco con delle figure.
Il bambino tirò su con il naso, smettendo piano piano di piangere.
“Cosa sono?” gli chiese, indicandole.
Yuya sorrise: “Sono delle carte magiche!” spiegò.
Chinen che era rimasto un istante perplesso dall’agire di Yuya, nel sentirgli pronunciare quella frase si alzò, avvicinandosi a loro di pochi passi, restando però in disparte a osservarli.
“E cosa fanno?” domandò il bambino sempre più curioso, avvicinandosi a Yuya, poggiandogli una mano sulla spalla per vedere meglio.
Yuri osservò le dita di Takaki scorrere sul dorso delle carte e mostrare al bambino entrambe le facce, chiedendogli di sceglierne una.
Il piccolo ne indicò una e Yuya la voltò, facendola sparire nel mazzo, richiudendolo per mescolarlo in modo che si confondesse tra tutte. Mosse veloce una mano, portandola dietro l’orecchio del bambino e mostrandogli poi quella che l’altro aveva scelto.
“Ma sei un mago!” si complimentò questi entusiasta il bambino, prendendo la carta e osservandola entusiasta, guardando Yuya con occhi luminosi.
“Di nuovo!” gli chiese, battendo le mani e Yuya ripeté il trucco, addolcito nel vedere come l’altro avesse ritrovato il sorriso, dimentico della precedente caduta.
Quando il piccolo venne richiamato dalla madre e questi corse via, salutando il nuovo Oniichan con un largo sorriso, Chinen si avvicinò a Takaki.
“Ci sai fare con i bambini…” commentò.
Yuya si mise di nuovo a sedere sulla panchina, stiracchiandosi e giocherellando con il mazzo di carte, mescolandole; Yuri lo osservò, sentendo una sensazione di nostalgica malinconia, spostando l’attenzione su Yuya quando continuò a parlare con sguardo dolce e un leggero sorriso in volto.
“Mi piacciono, io sono figlio unico e ho sempre desiderato avere un fratellino da coccolare e viziare” fece una piccola pausa, iniziando a ridacchiare piano, continuando poi a parlare: “C’era un bambino, tanto tempo fa, quando andavo all’asilo che era sempre entusiasta dei miei trucchi” ricordò e Yuri ebbe un leggero sussulto, sentendo il proprio cuore iniziare a battere fortissimo, pur senza avere la certezza che Yuya fosse realmente consapevole di quanto gli stesse raccontando.
“Mi piaceva stare con lui, mi ci trovavo bene” ammise. “Scegli una carta!” gli disse, cambiando discorso all’improvviso, voltandosi verso di lui.
“Eh?” Yuri lo guardò dubbioso, abbassando lo sguardo e vedendo l’altro aprire il mazzo a mo’ di ventaglio, di modo che potesse vedere le figure.
Yuri ne indicò una e Yuya sorrise, estraendola e voltandola, mescolandola tra tutte così come aveva fatto davanti al bambino e poi fece comparire di nuovo la stessa carta da dietro l’orecchio di Yuri, mostrandogliela.
“È questa?” gli chiese, sorridendo, osservando il volto dell’altro.
Yuri aveva trattenuto il respiro, per tutto il tempo da quando la mano di Yuya si era avvicinata alla sua guancia, rivivendo le medesime sensazioni di quando era piccolo, e quando si rese conto di aver spinto in avanti la testa e aver poggiato le labbra su quelle di Yuya, era già troppo tardi.
Si spostò, guardandolo negli occhi, stupendosi di se stesso per quel gesto avventato: eppure quando aveva visto il volto di Yuya così vicino al proprio non aveva resistito.
Si riscosse, alzandosi dalla panchina e allontanandosi.
“Mi dispiace” riuscì solo a dire, iniziando a correre.
“Yuri!” lo richiamò Yuya, inseguendolo. “Yuri, aspetta!” gli chiese, allungando il passo e riuscendo ad acchiapparlo per un braccio, facendolo voltare verso di sé, abbracciandolo.
Yuri posò la fronte contro il petto del più grande e per un istante di irrigidì.
“Non scappare per favore” gli chiese Yuya, portandogli una mano sulla testa, muovendo le dita tra i suoi capelli. “E non dispiacerti per quel bacio” sottolineò, mentre Yuri arrossiva nel sentire quelle parole, come se avendolo detto a voce alta, Yuya avesse reso il suo gesto ancora più reale.
“Tu probabilmente non ti ricordi di me, ma quel bambino di cui ti parlavo prima…”
“Sì che mi ricordo di te, razza di deficiente!” lo interruppe Chinen, poggiandogli i pugni sul petto, per allontanarlo da sé, ma restando invece fermo, lasciando che Yuya lo stringesse ancora. “Non ti ho mai dimenticato e mi sono ricordato di te non appena ti ho visto a casa di Daiki, ma tu…”
Fu ora il turno di Yuya di fermare l’altro.
“Lo so e mi dispiace aver usato questo stupido mezzuccio per uscire allo scoperto, ma non sapevo cosa pensassi di me dopo tredici anni nè se ti ricordassi di uno stupido Oniichan che ti faceva divertire con i suoi giochi di magia” rise appena, allentando l’abbraccio e chinando la testa per guardare Yuri e sondarne le reazioni.
Il più piccolo attese qualche secondo, prima di sollevare il volto e guardarlo con un leggero broncio.
“Sì, sei uno stupido Oniichan e non sei cambiato affatto, ma…” fece una pausa, abbassando il capo, lasciando scivolare le mani dal suo petto ai fianchi, stringendo le dita alla sua maglietta, “ma lo devo essere anche io, stupido, perché in tutto questo tempo sono sempre rimasto innamorato di te” confessò, sollevando poi di nuovo il volto per guardarlo, come a volerlo sfidare con lo sguardo, cercando di non imbarazzarsi per la propria schiettezza. Normalmente non si sarebbe esposto così tanto, ma Yuri si sentiva davvero felice di aver ritrovato Yuya e sollevato di sapere che anche l’altro si ricordasse di lui e, molto probabilmente, lo ricambiava.
Yuya gli sorrise, sollevandolo da terra, facendo un giro su se stesso, ridendo, poggiando poi le spalle contro il tronco di un albero, nascondendosi agli sguardi dei passanti.
“Anche io non ho mai smesso di essere innamorato di te” lo citò Yuya, continuando a tenerlo in braccio e sporgendosi con il volto verso il suo, attendendo solo un istante, come a voler avere un cenno di conferma da parte del più piccolo, il quale si tese verso di lui, andandogli incontro per baciarlo di nuovo.
Yuya scivolò seduto ai piedi dell’albero, sempre tenendo Yuri su di sé, abbracciandolo meglio, approfondendo il bacio, regalandogliene diversi, alcuni a fior di labbra, altri più passionali, sorridendogli, accarezzandogli il volto quando si separavano.
“Posso accompagnarti a casa?” gli chiese, Yuya dopo un po’ che lo cullava e Chinen si era poggiato con la testa sulla sua spalla, beandosi della piacevole e assoluta sensazione di pace che lo avvolgeva stando con Yuya.
“Mh” Yuri annuì e si risollevò, permettendo a Yuya di alzarsi a sua volta, raggiungendo la panchina e recuperando la busta della spesa.
“Dalla a me” si offrì il più grande, prendendogli poi la mano nella sua, per camminare insieme.
Durante il tragitto, parlarono di tante cose, di quello che avevano fatto in quegli anni, di come fossero cresciuti e quando si ritrovarono davanti a casa di Yuri, si resero conto di essere arrivati troppo presto.
“Eccoti arrivato, sano e salvo!” esclamò Takaki, tendendogli la busta che Chinen prese, annuendo.
“Ah, mi dai il tuo numero, così posso…”
“Ti andrebbe di farmi compagnia ancora un po’?” lo interruppe Yuri, guardandolo. “Ah, ti do lo stesso il numero, ma sono solo oggi a cena e se non hai altri programmi per la serata potresti…”
“Sono liberissimo e se anche ne avessi avuti, mi sarei liberato” aggiunse, avvicinandosi a lui e prendendogli di nuovo di mano la spesa.
Yuri annuì, aprì il cancello e poi la porta di casa, facendo accomodare il suo ospite.
“Dalla pure a me!” gli disse, sistemando le cose che aveva comprato e sentendo il cellulare squillare.
“Scusa!” disse, aprendo la conversazione.
“Che c’è?” esordì, sorridendo poi in seguito al mutismo dall’altra parte. “Ryo?”
“Perché sei sempre così cattivo con me?” recriminò l’altro, una volta riavutosi. “E io che ero preoccupato!”
“E perché mai?” domandò Yuri, camminando per il corridoio, guardandosi allo specchio e notando che finalmente i lineamenti del suo volto erano più rilassati. Si toccò le guance con il dorso della mano, sentendosi leggermente caldo.
“… tra mezz’ora sono lì!” disse Yamada.
“Eh?”
“Ma mi ascolti sì o no? Per stasera a cena, ricordi?” gli fece fare memoria. “Cosa mi prepari di buono?”
“Non ti preparo proprio niente, perché non sei più invitato!”
“Che cosa?” Yamada ci rimase malissimo. “Ma Chii!”
“Senti, perché non vai ad autoinvitarti a casa del tuo fidanzato?”
“Ma… ma… ma io non posso piombare così a casa degli altri senza preavviso, non è carino!”
“Yama-chan?”
“Cosa?”
“Vai da Daiki, io sto bene. Ci vediamo domani.”
“Ma Yuri!”
“Ti devo dire una cosa. Ci vediamo domani!”
“Eh? E cosa? Dimmela ora! Yuri? Yuri? Chinen!” Yamada continuò a chiamare l’amico, ma invano che questi aveva già chiuso la conversazione.
“Eccomi, scusa” una volta tornato in salone, Yuri si sedette sul bracciolo della poltrona dove Yuya aveva preso posto in attesa che lui tornasse.
“Quindi eri tu quello che era impegnato, allora” rise Yuya, allungando un braccio per attirarlo contro di sé, facendolo sedere sulle proprie gambe.
“Come vedi anche io mi sono liberato comunque!” lo citò, guardandolo con un sopraciglio sollevato, facendo scoppiare l’altro a ridere.
“Vedo che comunque non sei cambiato molto, sei sempre un bel peperino!” constatò, prendendogli il naso con due dita.
Yuri intercettò la sua mano con la propria e intrecciò le loro dita, sporgendosi per baciare Yuya sulla bocca, gesto a cui l’altro non si sottrasse, al contrario, schiuse le labbra per un contatto maggiore, spingendo in avanti la lingua, verso quella di Yuri che lo cercava a sua volta.
Il più piccolo sospirò, spostandosi per sedersi meglio sulle gambe di Yuya, avvolgendogli i fianchi con le cosce, infilando le mani tra i suoi capelli e sentendo quelle del più grande sulla sua schiena.
Quando si separarono, Yuri posò la fronte contro quella di Yuya, passandosi la lingua sulle labbra, guardandolo da sotto in su.
“Sei caldo” mormorò Yuya con voce appena roca, accarezzandogli il collo.
“Lo so” rispose il più piccolo con tono basso, “ma sto bene” affermò. “A dirla tutta non sono mai stato meglio in vita mia” aggiunse, tornando a baciarlo e sollevandosi sulle ginocchia, facendo in modo che Yuya arrovesciasse la testa all’indietro. Scese da sopra di lui, poggiando i piedi sul pavimento, tra le gambe di Takaki e continuando a baciarlo, spostandosi sul suo viso, passando per la bocca, proseguendo sul collo e la gola, mentre con le mani cercava l’orlo della maglietta per riuscire a sfilargliela.
Yuya lo capì e ne agevolò il compito, levandosela da sé, prendendo poi il volto di Yuri tra le mani, baciandolo di nuovo sulla bocca, mugolando quando questi se ne separò, scendendo a baciargli le spalle e il petto, inginocchiandosi davanti a lui.
Il più grande sospirava, estasiato da tutte quelle attenzioni, passando le mani tra i capelli del più piccolo quando questi si chinò tra le sue gambe, muovendo le dita sui passanti della cinta, abbassandogli i pantaloni e la biancheria.
Yuri si fermò per un istante, il tempo necessario per fare in modo che Takaki si concentrasse su di lui e sui suoi movimenti, iniziando ad accarezzare la sua erezione con le mani, circondandogli la base e spostandosi lentamente verso il basso, torturandolo in quel modo, decidendosi a dargli di più quando lo vide iniziare a muovere i fianchi a piccoli scatti verso di lui. Ripeté quello stesso lento movimento altre volte, prima di decidersi finalmente a scivolare con la bocca su di lui, racchiudendo prima la punta con le labbra, scivolando poi verso il basso, cercando di rilassare i muscoli per riuscire a dargli maggior piacere.
Yuya scivolò meglio seduto sulla poltrona, infilando entrambe le mani tra i capelli di Yuri, tirandoli appena, intrecciandole dietro la nuca e spingendolo verso di sé, allargando maggiormente le gambe, sentendo Yuri farsi spazio e accarezzargli le cosce, puntandogli le unghie, mentre si muoveva su di lui, spingendosi fino a sentire la punta sfiorargli la gola, stringendo gli occhi e allontanandosi di nuovo, diminuendo il ritmo, suggendo lento, sentendolo scivolare contro il palato.
“Yuri” Yuya lo chiamò con tono roco, la voce impastata, muovendo la mano su di lui, spingendolo poi via da sé prima che potesse lasciarsi completamente andare.
Chinen si sedette sul pavimento, portando indietro le mani e respirando a fatica, guardando Yuya cercare di riavere un minimo di controllo su di sé.
Il più grande incontrò i suoi occhi e sorrise, alzandosi e spogliandosi totalmente, chinandosi verso Yuri, aiutandolo a risollevarsi.
“Hai il volto tutto rosso” commentò, passandogli un dito sulla punta del naso e aggiungendo poi prima che l’altro potesse ribattere o mal interpretare la sua affermazione. “E sei bellissimo e incredibilmente sexy” concluse, baciandolo sulla bocca, spogliandolo con urgenza, liberandolo dei pantaloni e l’intimo che Chinen calciò lontano, allacciando poi le braccia al collo del più grande, lasciando che i loro corpi entrassero in contatto, pelle contro pelle.
“Yuya” mormorò Chinen, nascondendo il volto contro il suo collo, baciandolo, sentendo l’erezione dell’altro premere contro il suo stomaco, mentre le mani scivolavano sulla propria, eccitandolo.
“È la prima volta che mi chiami per nome” notò il più grande, sollevandolo per la vita e portandolo sulle poltrona, facendogli poggiare le ginocchia sul cuscino, accarezzandogli la schiena e il sedere. “Girati” gli chiese, sorridendo, prendendogli le braccia e facendo in modo che stringesse la spalliera, mentre a sua volta si inginocchiava sul pavimento dietro di lui e faceva vagare le mani sul suo corpo, sullo stomaco, mentre gli baciava la schiena, in modo erratico, scendendo lungo la colonna, passandovi la lingua, sentendo Yuri gemere e rabbrividire, spingendosi in avanti, stringendo il rivestimento della poltrona.
“Yuya!” lo chiamò all’improvviso, trattenendo il fiato e chinando la testa quando sentì la lingua scivolare sul suo corpo, tra i glutei e le mani separargli le natiche, per avere maggiore libertà di movimento, premendo con un primo dito per farsi spazio in lui.
“Yuuyan” continuò con tono sempre basso e roco, incentivando Yuya a continuare quella seducente tortura.
Il più grande spingeva la lingua dentro la sua apertura, inumidendola, forzando con un secondo dito e poi anche con un terzo, muovendole in contemporanea, sfilandole e spingendo di nuovo, incentivato a continuare dai gemiti sempre più lunghi e impazienti del più piccolo.
Takaki gli circondò la vita con il braccio libero, racchiudendo di nuovo il suo sesso nella propria mano, muovendola dal basso verso l’alto, stringendolo, mentre ancora con la lingua e con le dita, lo preparava, aumentando il piacere.
Quando Yuri iniziò a lasciarsi andare maggiormente, spingendo i fianchi all’indietro e chinandosi quasi completamente in avanti, abbracciando stavolta il cuscino, allargando le gambe, Yuya si risollevò, lasciandolo per un istante privo del suo tocco.
Yuri voltò appena il capo, osservando Yuya accarezzare il proprio sesso, poggiandosi poi contro di lui e sorridergli.
“Sei pronto?” gli domandò il più grande, chinandosi leggermente in avanti per parlare contro il suo orecchio e spingendo in lui.
Yuri mugolò, lasciandosi poi andare a un sospiro, annuendo, mordendo la stoffa del guanciale, cercando di rilassarsi per non creare attrito tra i loro corpi, assaporando quella nuova sensazioni di sentirsi completamente e assolutamente parte di qualcuno. Aprì meglio le game e Yuya fece piano, spingendosi con calma dentro di lui, lasciando a Yuri il tempo di abituarsi alla sua presenza, distraendolo passandogli le mani sulla schiena e stringendo il suo sesso, separandogli meglio i glutei con una mano, affondando poi totalmente nel suo calore.
Yuri trattenne il fiato, sentendo il proprio respiro mozzarsi e il cuore battere incredibilmente veloce nel petto; Yuya si chinò su di lui, baciandogli la nuca e le spalle, vezzeggiandolo con carezze leggere, oscillando piano, attento alle reazioni del corpo del più piccolo sotto di sé, sentendolo ben presto rilassarsi completamente e andare incontro ai suoi movimenti. Takaki allora si permise di più, lo prese meglio per i fianchi, sfilandosi dal suo corpo e penetrandolo ancora, ripetendo quel movimento in modo sempre più rapido, sentendo la voce di Yuri, i suoi ansimi e gemiti salire di intensità, chiedendogli di più.
Yuya strinse il suo sesso, continuando a muoversi in lui, sfilandosi poi completamente e permettendogli di girarsi: lo fece distendere di traverso e gli prese le gambe, una ad avvolgersi il fianco e l’altra sulla spalla, mentre di nuovo, improvviso lo penetrava, vedendolo inarcarsi dal piacere e stringergli le braccia, mentre si mordeva forte il labbro inferiore. Riprese a spingere in modo quasi incontrollato, stringendo il suo sesso e sentendolo venire nel proprio pugno, sporcandosi lo stomaco.
Yuya lo osservò, stremato dal piacere e si fece scivolare anche l’altra gamba contro il torace, chinandosi sul suo corpo per ripulirlo con la lingua sentendo Yuri gemere.
Si risollevò, sorridendo quando Yuri riuscì ad aprire gli occhi per guardarlo e riprese a muoversi in lui, affondando piano, avvolto in quel calore che lo faceva andare fuori di testa, aumentando piano la velocità delle spinte, fino a che non si lasciò andare e seguì completamente l’istinto, muovendosi in lui, piegando il ginocchio sulla poltrona per migliorare l’angolazione degli affondi e venendo poco dopo a sua volta, raggiungendo l’orgasmo.
Troppo presto, si sfilò da lui, aiutandolo a poggiare le gambe sul cuscino e ritagliandosi uno spazio accanto a lui, permettendogli di riposare con la testa contro il proprio petto.
Yuri si spostò in cerca di coccole e carezze, cingendo la vita del più grande, recuperando fiato; Yuya gli circondò le spalle, accarezzandogli lentamente il braccio e baciandogli una tempia.
Quando si riebbero, Yuri si sollevò, mettendosi meglio a sedere e Yuya gli prese le gambe, facendo in modo che le stendesse sulle proprie, sorridendogli.
Yuri allungò un braccio, passandogli una mano sulla guancia, attirandolo verso di sé, baciandolo sulle labbra, piano, suggendo prima uno poi l’altro in modo estremamente tenero.
Yuya sorrise, accarezzandogli la schiena e sollevandolo poi di peso, prendendolo da sotto le ginocchia, alzandosi a sua volta.
“Ehi!”
Yuri si sorprese, allacciandogli le braccia al collo e poggiandosi contro di lui.
“Andiamo a farci una doccia!” decise Yuya, camminando per la stanza e aspettando che il più piccolo gli indicasse la strada.
“Di là!” disse, vedendo Yuya avviarsi lungo il corridoio.
“Sto anche morendo di fame!” commentò Takaki, quando gli fece di nuovo poggiare i piedi per terra e Chinen si avvicinò alla doccia.
“Vuoi restare per cena?” gli chiese l’altro entrando nel box e spostandosi da una parte per permettere a Yuya di entrare con lui.
Il più grande sorrise e annuì, prendendolo per la vita, attirandolo con sé sotto il gettito dell’acqua che andava scaldandosi raggiungendo la giusta temperatura: era come se dopo tanto tempo passato lontani, non riuscisse a fare a meno di lui, a sentirlo vicino, contro di sé. Sollevò una mano, spostandogli con due dita i capelli dalla fronte e sorrise, vedendo anche Yuri ricambiare.
“Sarebbe troppo presto se ti dicessi adesso che ti amo?” domandò Yuya, accarezzando il volto del più piccolo e scivolando con le dita sul collo.
Yuri trattenne il fiato e scosse la testa, stringendogli la mano e avvicinandosi maggiormente a lui, guardandolo pieno di aspettativa, nel voler risentire quella dichiarazione dalla sua voce.
Yuya lo comprese e rise: “Bene, allora, perché non ne posso proprio fare a meno” ammise. “Ti amo.”

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