Titolo: La persona più importante
Fandom: RPF - Johnny’s Jr.
Personaggi: Kyomoto Taiga, Tanaka Juri
Pairing: Taijuri
Rating/Genere: nc-17/ romantico, fluff, erotico
Warning: slash
Wordcount 3.110
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la
500themes_ita con il prompt ‘Soffocante’.
Prompt imput a cura di
simph8 “Sei tornato presto stasera”
“Eh? Torno quasi sempre a quest’ora a casa.”
“Sì, quando non sei impegnato a uscire con Fujigaya-kun. Chissà in quali posti osceni ti porta quando siete solo voi due”.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
500themes_ita Per un papero <333
Tanto ho capito che se voglio riuscire a farti una qualche sorpresa devo fare tutto all’ultimo minuto. E sai benissimo che la cosa non mi piace per niente (io ho bisogno dei miei tempi). Stamani dovevo alzarmi e postare tutte le storie, ma ero un po’ stinfia nei confronti di me stessa, per cui volevo regalarti seriamente una sorpresa degna di questo nome!
Quindi questo è quello che ho fatto stamattina (motivo per cui a mezzanotte non c’era alcun regalo per te ;__; gomen ne).
Per il tuo compleanno: perché a distanza non posso fare altro che coccolarti con le mie storie.
Posso fare solo questo nella mia posizione, ma sono una fragola reietta (arancione e rossa) e un po’ zscemina, lo sai.
Ma ti voglio bene pertanto ti meriti tutte queste parole e molte altre.
Ti voglio bene e sai che mi manchi <3
(anche io ho finito la mia dose di affetto per il mese u.u
…
…
…
…
…
Sì, Ueda non ci crede neanche lei)
Buon compleannooooooo!!!
In piedi di fronte alla porta d’ingresso, Juri si rigirava tra le mani il doppione della chiave che Taiga gli aveva dato qualche giorno prima. Era rimasto sorpreso da quel suo gesto, a dire il vero: era da sei mesi che stavano ufficialmente insieme, dopo essere usciti per altrettanti in veste di amici, poi come qualcosa di più, fino a che non si erano decisi a essere sinceri scoprendo quali fossero i reali sentimenti che provavano l’uno per l’altro.
Era da tanto tempo che Juri sentiva che tra lui e Taiga, per lo meno in particolar modo da parte sua, c’era qualcosa di più, qualcosa che andasse al di là della stima tra colleghi, qualcosa che fosse più profondo dell’amicizia e quando anche Taiga gli aveva detto di provare per lui dei sentimenti più forti ne era stato felice, però nonostante questo sentiva di essere lui quello più coinvolto dalla loro relazione.
Per questo quando quel pomeriggio, dopo che tutti erano andati via, Taiga gli si era avvicinato e, imbarazzato, gli aveva consegnato un doppione della chiave del suo appartamento, Juri si era sentito al settimo cielo: non avrebbe mai immaginato sarebbero riusciti a fare così tanti progressi dopo pochi mesi, invece si era dovuto ricredere. Con il fatto che Juri era ospite a casa del fratello per comodità lavorativa, non si sentiva mai libero di invitare Taiga a stare da lui, Koki sembrava non vedere di buon occhio il kohai e Juri non voleva certo che tra lui e il proprio fidanzato si instaurasse un cattivo rapporto. Non che Kyomoto avesse fatto chissà cosa per meritarsi l’antipatia di Koki, anzi, Juri supponeva che sotto sotto Taiga gli piacesse anche, ma era troppo impegnato a recitare il ruolo del fratello maggiore geloso e possessivo per cedere tanto presto e dare loro il suo benestare.
Qualche volta era capitato che, in assenza del padrone di casa, Juri avesse chiesto a Taiga di raggiungerlo a casa, ma c’era sempre quella strana atmosfera tra loro, un misto di paura di essere scoperti e imbarazzo, che impediva a entrambi di essere naturali.
Quando, invece, era Juri ad andare da Taiga, si sentiva un po’ come a casa propria, gli piaceva stare negli spazi che il più grande poteva tranquillamente definire suoi, non si sentiva un qualcosa in più e la fiducia che aveva avuto Taiga nel voler condividere con lui la propria intimità lo faceva sentire felice.
Adesso però che era arrivato il momento di usare quella chiave, non riusciva a essere totalmente sereno: c’era qualcosa che lo turbava e sebbene sapesse che probabilmente era tutto frutto della propria immaginazione, non riusciva a non pensarci.
Controllò nuovamente il cellulare, rileggendo la mail che Taiga gli aveva mandato in risposta alla sua e non vi trovava niente di diverso dal solito.
Desiderava davvero sentire cosa provasse nel varcare da solo la soglia con la propria chiave, ma si era comunque sentito in dovere di avvisare l’altro che l’avrebbe trovato a casa ad attenderlo.
Kyomoto ne era stato felice, aveva riempito la mail di faccine sorridenti, ma neanche questo era riuscito a tranquillizzare il più piccolo.
Fece però un profondo respiro e riuscì a infilare la chiave nella toppa facendo scattare la serratura.
Aprì piano e si affacciò dapprima con titubanza nel piccolo ingresso, mormorando un breve saluto e avanzando finalmente, togliendosi le scarpe, camminando scalzo sul pavimento.
La casa di Taiga non era molto grande: vi erano due stanze di cui una fungeva da cucina e ingresso e un bagno, l’essenziale per degli idol come loro che avevano davvero molto poco tempo libero da passare fuori. Eppure quando Juri si trovava lì, sentiva di essere come in una reggia.
Si versò dell’acqua, controllando nel frigo per vedere se ci fosse qualcosa che avrebbe potuto utilizzare per improvvisare una cena quella sera, ma abbandonando presto l’idea: non era dell’umore adatto, si sentiva inquieto e nervoso; non vedeva l’ora che Taiga tornasse per abbracciarlo e lasciare che quella sensazione soffocante che sentiva nel cuore sparisse e dall’altra un po’ aveva paura che lo facesse.
Si sedette allora sulla poltrona, portandosi le ginocchia al petto, pensieroso, accese la televisione, iniziando a saltare da un canale all’altro senza trovare niente che gli andasse di vedere, lasciando poi sintonizzato su un programma musicale, giusto per avere qualcosa che riempisse il silenzio.
Quando sollevò lo sguardo sull’orologio appeso alla parete, vide che erano le sette e in quel momento sentì la porta d’ingresso aprirsi: si mise composto, sentendo il padrone annunciarsi e si avvicinò ad accoglierlo.
“Okaeri” mormorò.
Taiga sollevò lo sguardo verso di lui, lasciando la borsa sul pavimento, sorridendogli: “Tadaima.”
Kyomoto avanzò, raggiungendo il fidanzato e prendendolo per i fianchi, sporgendosi per baciarlo sulle labbra, un gesto tenero e dolce ma che non riuscì comunque a calmare il battito forsennato del cuore di Juri.
Il più piccolo chiuse gli occhi, schiudendo la bocca per avere di più, ma Taiga si scostò troppo presto per i suoi gusti.
“Aaah, sono stanchissimo!” esclamò, stiracchiandosi, sollevando le braccia verso l’altro. “Ti scoccia aspettarmi un secondo che mi vado a fare una doccia prima?” domandò al più piccolo, spostandosi nella camera da letto, seguito da Juri.
“No, fai…” concesse questi, osservandolo mentre si toglieva la felpa, restando con indosso una canotta nera, cercando poi il cambio pulito.
“Poi possiamo vedere di preparare qualcosa per cena, non so cosa ho in frigo, ma troveremo qualcosa. Al massimo ordiniamo da asporto” suggerì, spostandosi per la camera, aprendo un cassetto dall’armadio. “Ah, puoi stare per cena? Poi ti riaccompagno io, tuo fratello sa che sei qui?” gli chiese sorridendo divertito, voltandosi a guardarlo.
Juri però non gli rispose, restò a guardarlo, perso nei suoi pensieri.
“Sei tornato presto stasera” commentò.
“Eh? Torno quasi sempre a quest’ora a casa” affermò Taiga, voltandosi a guardarlo, prendendo tra le braccia i panni puliti.
“Sì, quando non sei impegnato a uscire con Fujigaya-kun” si lasciò scappare Juri, voltandosi per uscire dalla stanza, aggiungendo piano. “Chissà in quali posti osceni ti porta quando siete solo voi due”.
Taiga però sentì comunque quell’ultima insinuazione e lo richiamò: “Eh? Juri!”
“Niente, lascia stare!” tentò di dissimulare il più piccolo, pentendosi all’istante di aver dato voce a quei suoi pensieri.
“No, che non lascio stare” lo contraddisse Taiga, prendendolo per un braccio e facendolo voltare verso di sé. “Posso sapere che cosa significa?” domandò, mantenendo la calma, consapevole che non avrebbe ottenuto nulla se fosse stato aggressivo o, peggio, avesse dato modo all’altro di sospettare che avesse qualcosa da nascondere.
“Sei geloso, per caso?” domandò, con tono leggero, tentando di abbracciarlo, ma Juri si scostò da lui, infastidito.
“Ehi!”
“Non dovrei forse? Da quando hai iniziato a lavorare con lui per il drama non ci vediamo mai e anche quando abbiamo le interviste poi tu devi correre alle prove. L’altro giorno è passato a prenderti e sei scappato insieme a lui!” gli ricordò e Taiga lo guardò spalancando gli occhi.
“Te la sei presa per questo?”
“Non me la sono presa. Dico solo che quando c’è lui nei paraggi o c’è qualcosa che ha a che fare con Fujigaya Taisuke, tu dimentichi ogni cosa!”
“Adesso esageri, non è così!” si difese, il modo in cui Juri si stava ponendo verso di lui non gli piaceva affatto, era agguerrito e parlava come se nella propria mente avesse pensato di dirgli quelle cose svariate volte e non l’avesse mai fatto e, adesso, stava usando la tattica sbagliata per farsi ascoltare.
“Ma se quando hai saputo che avreste lavorato insieme non hai fatto altro che parlare di quanto fossi felice e di quanto non vedessi l’ora di iniziare le riprese!”
Kyomoto tacque un istante, stupito da tutto quel rancore che sentiva nella sua voce.
“Scusami tanto se sono stato felice di poter recitare di nuovo e stavolta di avere una parte un po’ più importante! Ma che ti salta in testa?” gli chiese, iniziando a perdere la pazienza.
“A me?”
“A te! Perché ti scaldi tanto?”
“Io? Hai cominciato tu! Tu hai cominciato a vaneggiare su cose che non esistono!”
Juri sbuffò, annuendo con la testa, sorridendo ironicamente.
“Cosa? Che c’è?” gli chiese Taiga, allargando le braccia. “È per Fujigaya-kun? Ti secca che lavori con lui? Scusami se sono felice di lavorare con un senpai che stimo e poi… e poi…” tergiversò, non sapeva se fosse giusto o meno dirgli quello che pensava, ma dal momento che l’altro con lui era stato così diretto non vedeva perché lui dovesse riservargli un trattamento di favore. “E io cosa dovrei dire allora?”
“Tu non hai da dire proprio nulla!” specificò Juri.
“Ah no? Beh, allora cosa mi dici di te e Takaki-kun?” lo provocò, incrociando le braccia al petto.
“Cosa? Me e…?” si fermò, guardandolo con rimprovero. “Non mi piace che usi questa espressione, non è giusto, Taiga! E lascia fuori Yuya!”
Kyomoto ridacchiò sarcastico.
“Oh, io dovrei lasciare fuori te e Yuya, ma tu puoi sindacare sulla mia professionalità e quella di Fujigaya-kun?”
“Smettila di parlare usando il noi, tra me e Takaki-kun non c’è niente. Lo ammiro e basta” specificò. “Fine del discorso!”
“No che il discorso non è finito, Juri!” lo apostrofò Taiga, il quale quando lo vide voltarsi per andarsene, lo trattenne di nuovo, fermandolo per un gomito e riportandolo indietro.
“Sai, forse non è stata una buona idea neanche darmi la chiave, non sarei dovuto venire!” disse Juri senza guardarlo, ma costretto a voltarsi nel sentire Taiga trattenere il fiato: vide i suoi occhi quasi spaventati e sul suo volto un’espressione dispiaciuta che gli fece capire che aveva detto una parola di troppo.
Perché si stava comportando così? Perché stava dicendo esattamente il contrario di quello che pensava e non riusciva invece a far capire all’altro come si sentisse realmente?
Kyomoto lasciò scivolare la mano lungo il braccio del più piccolo, prendendogli il polso e posando le dita sul suo palmo.
“Davvero pensi che sia stato uno sbaglio?” gli domandò piano, sedendosi sul letto, tenendo sempre un contatto con lui.
Juri non rispose subito, si mosse in modo da restare in piedi di fronte a lui, intrecciando appena le dita con le sue.
“Mi dispiace” ammise. “Io… no, non penso che… ero nervoso e… ho parlato senza riflettere” affermò.
Taiga sollevò la testa, cercando di guardare l’altro in viso e lo tirò verso di sé, facendo in modo che si sedesse accanto a lui.
“Ju” lo richiamò dolcemente. “Che c’è, che succede? Perché all’improvviso ti sei messo a fare pensieri di genere?” gli chiese, sollevandogli il mento con la mano perché anche lui lo guardasse.
“Io non lo so, mi dispiace. Forse… forse ho avuto paura, tutto qua” ammise, iniziando a giocare con le sue dita, mentre cercava di riordinare i pensieri. “Io sono felice, sono felice che tu possa lavorare, sono felice che stiamo insieme e mi abbia dato la chiave di casa tua, talmente tanto felice che non so come esprimerlo, ma…” fece una pausa.
“Ma?”
“Ma mi manchi e non mi piace il fatto che non ci possiamo vedere e lo so che non dipende né da te, né da me, ma ho pensato che qualcuno che ritieni importante poteva passare tanto tempo con te come non potevo fare io e mi sono ingelosito e ho pensato a tante cose stupide. Scusami, Tai, dovevo parlartene, ma mi vergognavo” ammise, buttando fuori tutto quello che sentiva dentro.
Taiga sorrise e lo abbracciò, stringendoselo contro, circondandogli le spalle.
“Scemo, per me tu sei importante, anzi, sei la più importante. La persona più importante” confessò, scostandosi da lui e accarezzandogli una guancia, guardandolo con un sorriso.
Juri abbassò leggermente lo sguardo e gli prese le dita tra le sue, intrecciandole insieme, sporgendosi per ricevere un bacio e stavolta Taiga schiuse le labbra, prendendo tra le sue quelle del più piccolo, togliendogli il respiro. Juri si sedette meglio sul materasso, allacciando le braccia attorno al collo del fidanzato e lasciandosi andare all’indietro, finendo disteso sul letto.
Taiga sorrise, scostandosi da lui, guardandolo in modo furbo: “Stai cercando di suggerirmi un modo carino per fare pace?”
“Non lo definirei carino, ma sì, sto cercando di fare pace!” rispose sullo stesso tono il più piccolo, accarezzandogli le spalle scoperte e scendendo all’orlo della canotta per levargliela.
Taiga lo aiutò sollevando le braccia, poggiandosi con i pugni sul materasso, intrappolando Juri sotto di sé, tornando a baciarlo, infilando poi una mano sotto la maglietta del più piccolo, iniziando ad accarezzarlo.
Juri si lasciò baciare e vezzeggiare, spostandosi poi con il volto contro il suo collo, mordendo e suggendo, sentendo Taiga sospirare e una mano del più grande infilarsi tra i suoi capelli.
“Juri” ansimò il suo nome quando il più piccolo lo morse più forte, allontanandosi poi soddisfatto per vedere il risultato. “Qui uscirà il segno!” appuntò Taiga, indicandosi la porzione di pelle arrossata e il più piccolo rise.
“Lo so!” affermò, affatto pentito, tracciando con le dita i contorni del succhiotto, soddisfatto.
Kyomoto scosse il capo, sfilandogli la maglietta e gettandosi immediatamente su di lui, continuando ad accarezzarlo con le mani e torturarlo con la lingua e con i denti, giocando con i suoi capezzoli, facendo ansimare Juri sempre più forte: lo sentiva agitarsi contro di sé, contorcersi per i brividi di piacere e si decise poi a proseguire le sue carezze, spostandosi verso il basso, sfilandogli i pantaloni e la biancheria, cercando il suo sesso, chiudendo la mano a pugno, iniziando a stimolarlo.
Juri ansimava, puntandogli le unghie sulla schiena, stringendolo contro di sé, allargando le gambe e muovendo il bacino incontro ai movimenti di quelle dita che lo torturavano deliziosamente.
“Tai-chan” lo chiamò, trattenendo un gemito e Taiga si sollevò da lui, solo un istante per finire di spogliarsi a sua volta e sistemarsi di nuovo su Juri.
Gli accarezzò le cosce con entrambe le mani, chiedendogli di schiuderle e Juri lo osservava, mente si portava tre dita alle labbra, inumidendole con la propria saliva.
Il più piccolo lasciò scivolare la mano sul proprio corpo, attento a che Taiga non staccasse gli occhi da lui, raggiungendo il proprio sesso, iniziando a masturbarsi, mentre vedeva Taiga muoversi impaziente contro di lui, ma deciso a non cedere a quell’erotica sfida.
Kyomoto si sistemò meglio tra le gambe del fidanzato, posandogli una mano sul sedere e cercando la sua apertura con le dita, infilandone un primo, attento all’espressione sul volto di Juri, il quale non aveva ancora smesso di toccarsi e anzi aveva iniziato ad accarezzarsi con entrambe le mani, per aumentare il piacere, lasciando che la propria voce si alzasse e i gemiti accarezzassero le orecchie del fidanzato, incentivandolo a fare più in fretta.
Taiga si morse il labbro inferiore, chinandosi sul corpo del fidanzato, baciandogli le labbra, rubandogli il respiro, muovendo insieme tre dita in lui, sfilandole per penetrarlo ancora, muovendole insieme per allargarlo.
“Taiga” lo chiamò il più piccolo con un gemito, spingendo il bacino verso quelle dita e puntando i piedi sul materasso.
Con un sorriso soddisfatto, il più grande lo baciò di nuovo, scendendo a torturargli il collo con la bocca, mentre sfilava le dita da lui, risollevandosi, afferrandogli i polsi e portandosi le mani a circondargli le spalle, afferrandogli le gambe, per farlo scivolare verso di sé.
Juri gemette quando sentì la punta contro di sé e poi Taiga spingere piano: per quanto fosse preso dalla situazione e desiderasse avere di più dal fidanzato, non riuscì a non provare comunque un po’ di dolore per quella intrusione e respirò pesantemente.
Taiga fu oltremodo attento e aspettò che Juri si abituasse, rilassandosi e poi continuò a spingere, beandosi dei lunghi lamenti di piacere che il più piccolo non riusciva a trattenere.
Quando fu completamente dentro di lui, Taiga si fermò, in attesa, e riprese a spingere e muoversi quando fu lo stesso Juri ad andargli incontro, muovendo i fianchi in sua direzione e sentendo la presa delle sue gambe su di sé più decisa. Lo baciò con trasporto soffocando nella propria bocca gli ansimi di piacere del più piccolo, muovendosi su di lui, sfilandosi quasi del tutto e spingendo con forza, costringendo Juri a inarcare la schiena e puntargli le unghie nella pelle, lasciandogli dei segni, marchi inconfondibili. Infilò una mano tra i loro corpi, stringendo di nuovo il sesso del più piccolo, riprendendo ad accarezzarlo, chiudendo la mano su di lui, scivolando con le dita, un movimento aritmico dal basso verso l’alto, così come senza controllo si muoveva dentro di lui, spingendosi sempre più in fondo, fino a toccare svariate volte quel punto nascosto che costrinse Juri a venire nella sua stretta.
Taiga continuò a muoversi contro il corpo del più piccolo, lasciandosi andare senza freni a sua volta, raggiungendo l’apice del piacere. Cedette alla stanchezza e si lasciò andare sul corpo di Juri, abbracciandolo, respirando contro il suo collo, inebriandosi dell’odore della sua pelle.
Il più piccolo aprì gli occhi, fissandoli sul soffitto e passando pigramente una mano sulla schiena nuda di Taiga, il quale, quando si riebbe, si sfilò delicatamente da lui, tornando a stendersi al suo fianco: gli prese una gamba, facendo in modo che lo circondasse e restarono abbracciati in quel modo, in silenzio, guardandosi negli occhi senza riuscire a smettere di sorridere.
Fu Taiga poi a rompere quella piacevole quiete, sussurrando piano: “Ti va di restare qui stanotte?” domandò, accarezzandogli una guancia e sistemandogli i capelli dietro l’orecchio.
“Mi piacerebbe, ma mio fratello…”
Taiga rise, interrompendolo e gli baciò le labbra.
“Ti fidi di me?” gli chiese e, anche se Juri non comprendeva il perché di quella domanda in quel momento, annuì.
Kyomoto si sporse, allungando un braccio verso il comodino per prendere il cellulare, componendo un messaggio, lasciando che Juri vedesse a chi stava scrivendo.
Nel vedere l’indirizzo di Fujigaya, guardò con la coda dell’occhio il fidanzato, leggermente indispettito, stringendosi però a lui, poggiando due dita sul succhiotto che gli aveva fatto e sorridendo quando lesse il contenuto del testo.
“Tai-chan, è mio fratello, io certe cose non le volevo sapere” lo brontolò, poggiandosi la testa sulla sua spalla, lasciandovi un bacio.
“Ecco fatto!” esclamò Taiga, posando il cellulare sul pavimento, voltandosi per abbracciare Juri.
“Mi doveva un favore!”
Juri sollevò perplesso un sopraciglio e Taiga rise, spiegando: “L’altro giorno è arrivato in ritardo e non aveva studiato le battute, per cui gli ho fatto un breve riassunto di cosa dovesse fare” chiarì subito.
“Mh!” annuì il più piccolo voltandosi e stringendolo in collo.
Stava per baciarlo quando il telefono di Taiga squillò, ma questi non sembrava affatto interessato a vedere chi fosse.
“Non lo leggi? Magari è…”
Taiga lo interruppe, baciandolo e rotolando su di lui.
“Non fa nulla. In questo momento non ci sono per nessuno e non mi importa di niente che non sia il mio fidanzato” affermò, baciandolo e imprimendosi sulle labbra il sorriso di quelle di Juri.