[Hikanoo] I’ll be ok if you came along with me

Feb 23, 2013 11:44

Titolo: I’ll be ok if you came along with me [Walk in the sun - Danny Jones]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yaotome Hikaru, Inoo Kei
Pairing: Hikanoo
Rating/Genere: PG/fluff, romantico
Warning: slash
Wordcount 1.217 fiumidiparole
Note: la storia è scritta per le Stelle kinkanti indetto da kinkmemeita per fillare il prompt '"Ho una sorpresa per te"' e per la 500themes_ita con il prompt 'E' tutto ciò che ti chiedo'.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella: 500themes_ita

Quando aveva sentito Hikaru rientrare a casa prima del solito quel pomeriggio, Kei aveva avuto il sentore che qualcosa fosse andato storto, avendone poi conferma non appena aveva visto la sua faccia e il saluto discretamente scostante che gli aveva rivolto.
“Bentornato” l’aveva accolto il più grande come sempre regalandogli un sorriso, cercando di metterlo a suo agio.
“Sono a casa” aveva mormorato Hikaru in risposta, chinandosi su di lui per baciarlo distrattamente sulle labbra.
‘Come è andata?’ questo era solito domandare Inoo al fidanzato ogni volta che rincasava, ma non l’aveva fatto questa volta, conosceva abbastanza Hikaru da sapere quando l’altro non aveva voglia di parlare: alle volte rientrava a casa e anche se aveva passato una pessima giornata gli raccontava cosa fosse successo per sfogarsi con lui, rendendolo partecipe dei propri pensieri, altre volte invece, come quel giorno, il suo viso parlava da sé e suggeriva che non gli servisse alcun tipo di pressione ulteriore che potesse aggravare il suo malumore. Kei rispettava quella sua scelta, ma non la condivideva totalmente, perché se anche Hikaru si comportava in quel modo per non farlo preoccupare, il risultato che otteneva era esattamente l’opposto e Kei non voleva che il proprio fidanzato fosse triste.
“Vado a farmi una doccia” lo informò Yaotome, riponendo in frigo la scatola di succo di frutta, sciacquando da sé il bicchiere che aveva sporcato e Kei l’aveva guardato continuando a sorridere.
“Ok” aveva risposto semplicemente, tornando a concentrarsi sui propri disegni, aspettando che l’altro uscisse dalla cucina e tendendo le orecchie ascoltando lo scrosciare dell’acqua prima di alzarsi e decidere che, quella volta, avrebbe fatto di testa sua e avrebbe messo Hikaru alle strette.
Indossò il proprio grembiule da cucina, fermandosi i ciuffi più lunghi di capelli con delle forcine di modo che non gli andassero sul volto e dopo essersi sollevato le maniche della maglietta si lavò le mani iniziando a cucinare: mise a bollire il riso e sbatté le uova in una terrina creando una crema per l’omurice, ricetta semplicissima ma che sperava avrebbe fatto piacere al più piccolo e che gli potesse far tornare il buonumore.
Preparò gli ingredienti per il ripieno e quando sentì il timer scattare, scolò il riso, amalgamandolo con quanto aveva precedentemente preparato e versò le uova nella padella, facendo in modo che il composto si espandesse bene sulla superficie, rigirandola due volte su se stessa prima di sistemare la frittata nel piatto e versarvi dentro il ripieno di riso, chiudendo il tutto, osservando soddisfatto il risultato.
Corse verso il frigo, prendendo dallo sportello il ketchup e dopo averlo agitato, disegnò con attenzione sull’omurice una faccia sorridente: due punti per gli occhi, uno nel mezzo per il naso e poi con maestria tracciò una linea curva con le estremità che si rivolgevano verso l’alto a formare un grande sorriso.
A sua volta incurvò le labbra, entusiasta di quella pietanza e prese poi il piatto spostandosi in camera da letto dove trovò Hikaru già cambiato e seduto alla scrivania che fissava svogliato il computer.
“Hikka!” lo chiamò, nascondendo il braccio dietro la schiena.
Il più piccolo si voltò, trattenendo un sospiro, cercando di assumere un’espressione rilassata, osservando curioso l’altro quando lo vide abbigliato in quello strano modo. “Ho una sorpresa per te!” gli disse Kei, avvicinandosi e, dopo aver spostato il computer e abbassato lo schermo lasciandolo in standby gli mise sotto gli occhi il piatto, voltando la frittata in modo che gli sorridesse.
Hikaru osservò l’omelette di riso e non riuscì a trattenere uno sbuffo e poi una risata osservando il piatto.
“Cos’è?” chiese guardando Kei, rivolgendogli un sorriso sincero del quale il più grande non poté che essere soddisfatto.
“Missione compiuta!” disse Inoo battendo le mani tra loro e prendendo posto di traverso sulla gamba di Hikaru che gli cinse la schiena con un braccio. “Ho pensato che per scacciare via il malumore questo potesse andare bene!” spiegò, tirando fuori dalla tasca del grembiule una forchetta e tagliandone il bordo, pungendo la frittata per imboccare il compagno.
“Fai aaah” gli disse, dopo aver soffiato sul riso che all’interno fumava, vedendo Hikaru aprire la bocca e assaggiare la pietanza.
“Buonissima!” si complimentò Hikaru con il più grande, sorridendogli e sfiorandogli le labbra con le sue. “Grazie!” disse, mentre gli prendeva di mano la posata, tagliando un altro piccolo pezzo e imboccando lui stavolta il fidanzato.
“È davvero proprio buona!” si stupì di se stesso Kei, portandosi una mano sotto il labbro a ripescare un chicco di riso che gli era sfuggito.
“Hikka” gli chiese dopo poco, osservando l’altro mangiare di gusto e dispiacersi solo un attimo per aver rovinate l’espressione ridente del’omelette.
“Mh?” gli chiese il più piccolo, fermandosi dal mangiare per guardarlo.
“Cosa è successo?” si azzardò a chiedere Kei, infilando un dito sullo scollo tondo della maglia scivolando poi con tutta la mano sopra la stoffa posandogliela sul petto.
Hikaru scosse il capo: “Nulla di grave, davvero. Ora non ha più importanza. È tutto passato, grazie a te!” gli disse, baciandogli una guancia, ma Kei non voleva lasciare correre.
“Sì, va bene, ma… Hikka io lo so che lo fai perché non mi vuoi far preoccupare e che probabilmente sono solo momenti e lo capisco, solo vorrei poterci essere sempre per te” confessò.
“Ma tu ci sei per me, Kei, ci sei sempre” lo volle rassicurare.
“Sì, ma a volte quando ti chiudi così in te stesso non lo so, mi spaventa un po’, perché ho come l’impressione che tu non riesca ad aprirti totalmente con me e mi fa sentire inutile” confessò, guardandolo da sotto in su, storcendo la bocca.
“Kei-chan, ma cosa vai a pensare? Mi dispiace farti sentire così, non era mia intenzione e davvero non è niente di che. Oggi ero particolarmente stanco e ho sbagliato diverse cose e mi sono arrabbiato con me stesso perché ho preteso troppo e ho strafatto, quando mi sarei invece dovuto fermare” gli disse, cercando di tranquillizzarlo, slegandogli il grembiule per poterglielo sfilare e poi sollevò una mano sfilandogli una forcina e passandogli le dita tra i capelli, ravvivandoglieli, guardandolo con un sorriso.
Kei gli strinse le braccia al collo, poggiandosi contro di lui e dondolandosi sulle sue gambe.
“Va bene, ma non tenermi fuori dai tuoi pensieri, è tutto ciò che ti chiedo” gli disse, guardandolo negli occhi per fargli capire quanto fosse serio in quella sua richiesta.
Hikaru sorrise e annuì, lasciando scivolare una mano alla base della sua schiena, sollevandogli con l’altra sotto le gambe, alzandosi a sua volta dalla sedia solo per spostarsi insieme a lui sul letto dove lo distese, sistemandosi accanto a lui, riprendendo a baciarlo.
“Hikka, forse non dovremo, sei stanco e hai bisogno di riposare, non voglio essere io una delle cause della tua mancanza di sonno!” gli disse, sollevando l’indice davanti al volto, prendendolo in giro.
Hikaru lo comprese e sorrise, osservandolo con fare curioso, infilandogli una mano sotto la maglietta iniziando ad accarezzarlo distrattamente.
“Non sono mai stanco per stare con te, Kei” parlò a bassa voce, sorridendogli, baciandolo sulle labbra, “E poi tu mi fai stare bene. Sei l’unica cosa bella della mia vita e poi devo ringraziarti per avermi preparato quel piatto tanto simpatico” gli disse, abbracciandolo e chinandosi di nuovo sulle sue labbra sentendo Kei ridere e stringerlo a sua volta.

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