Titolo: Tee tatake ya na koto wa wasurete (Clap your hands and forget the bad things) [Six Senses - KATTUN]
Fandom: RPF - Bakaleya6
Personaggi: Kyomoto Taiga, Tanaka Juri
Pairing: TaigaxJuri
Rating/Genere: nc-17/erotico, fluff
Warning: slash
Wordcount 1.978
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per le
Stelle kinkanti indetto da
kinkmemeita per fillare il prompt 'Lividi violacei sulla pelle' e per la
500themes_ita con il prompt 'Perdere la grazia di Dio'.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
500themes_ita Taiga era nervoso. Aveva passato tutta la giornata a sforzarsi di sorridere davanti alla macchina da presa, facendo forza su se stesso per non voltarsi a guardare cosa stesse facendo Juri o avrebbe mandato al diavolo tutto e tutti per una scenata di gelosia in piena regola. E non poteva farlo per due semplicissime ragioni, la prima delle quali avrebbe messo a repentaglio la carriera di entrambi dal momento che nessuno sapeva che stessero insieme. E in secondo luogo non voleva che l’altro scoprisse quel lato debole di lui, quello egoista che gli diceva che Juri fosse solo suo, che nessuno oltre a lui avesse diritto di parlargli, di ridere e scherzarci insieme, che nessuno meritavano i suoi sorrisi, neanche i suoi stessi compagni di gruppo. Taiga sapeva che quella fosse una cosa anche piuttosto infantile, ma era qualcosa di irrazionale che non poteva controllare e che gli faceva perdere la grazia di Dio ogni volta che vedeva Juri lontano da lui, ogni volta che li dividevano, come quel giorno, in due diversi set fotografici, quando si ritrovavano a dover lavorare separati.
E quello che Taiga non riusciva a farsi andare giù era il fatto che l’altro sembrasse non accorgersi di come lui si sentisse, di come prendesse alla leggera la loro situazione e continuasse a comportarsi con il resto dei compagni come se tra loro non vi fosse nulla, come se non sapesse di essere suo.
“Per oggi abbiamo finito. Grazie a tutti per il lavoro svolto!”
La voce del fotografo lo riscosse da quei negativi pensieri e Taiga tirò un sospiro di sollievo perché finalmente avrebbe potuto smettere di fingere; si diresse velocemente nei camerini per cambiarsi e tornare a casa il più velocemente possibile: contrariamente a quanto avrebbe pensato, non voleva vedere Juri, non voleva parlargli non nello stato in cui si trovava o avrebbero finito per litigare e Taiga preferiva che il più piccolo non venisse mai a conoscenza di quei suoi pensieri. Non voleva che lo guardasse con sufficienza o che ridesse di lui dandogli del paranoico, non avrebbe sopportato di rendersi conto di non essere per Juri abbastanza importante o, peggio, meno importante di quanto il più piccolo fosse per lui.
Si vestì in tutta fretta pronto ad andarsene fingendo di non aver sentito i compagni organizzare un’uscita tutti insieme, salutandoli distrattamente, venendo però richiamato indietro dalla voce di Juri, uscito in quel momento dalla doccia che si asciugava i capelli con una spugna.
“Tai-chan, tu non vieni con noi?” si sentì domandare dal più piccolo.
“No, ho un impegno” svicolò velocemente senza soffermarsi sulla sua figura, raggiungendo lesto la porta, ma fermato ancora dall’altro che gli prese un braccio.
“Dai, non farti pregare! Non capita mai che abbiamo del tempo per divertirci tutti insieme!” cercò di convincerlo, ma aveva usato decisamente le parole sbagliate perché Taiga non resistette più e si voltò in malo modo, allontanandogli il braccio.
“Ti ho detto che ho da fare!” sbottò, guardandolo storto e vide Juri spalancare gli occhi e guardarlo stranito, come se non trovasse giustificazione alcuna a quella reazione esagerata e, in effetti, Taiga si rese conto immediatamente di essere stato eccessivo; tenersi quei pensieri tutti per sé non faceva bene, pensava che nascondendo all’altro quello che realmente pensava e quello che lo faceva stare male fosse la soluzione migliore per il loro rapporto, ma evidentemente non era così se lo portava a comportarsi in quel modo con Juri.
“Scusa…” mormorò il più piccolo, indietreggiando di un passo, voltandosi per andare a cambiarsi.
Gli altri ragazzi nel camerino li osservarono sconcertati, decidendo poi di precederli fuori per dare loro il tempo di chiarirsi.
“Scusatemi…” mormorò a sua volta Taiga, mentre Jesse, Kochi e Hokuto gli passavano di fianco, sentendo poi Shintaro battergli una mano sulla spalla.
Taiga si passò le dita tra i capelli, indeciso su come meglio approcciarsi al più giovane, camminando verso di lui e posandogli le dita sul braccio nudo, sentendo Juri scostarsi da lui.
“Ju” lo chiamò piano, affiancandolo e notando la sua espressione tesa, si mordeva le labbra e cercava in tutti i modi di trattenere le lacrime. “Juri, mi dispiace di aver alzato la voce. Non volevo…”
“Sì, che volevi, invece!” recriminò l’altro con voce malferma e Taiga sentì il proprio cuore perdere un battito, colpevole per il modo in cui l’aveva fatto sentire. “Che cosa ti ho fatto, si può sapere?” domandò il più piccolo guardandolo. “L’ho notato che sei nervoso, ma se tu non mi parli io non so come aiutarti” gli disse e Taiga si sentì un completo stupido per aver pensato che quella di tacere ed escludere Juri dai propri pensieri potesse essere la soluzione migliore per sistemare le cose.
Sospirò, abbassando il capo e prendendogli le mani: “Succede che sono un idiota, Juri e non volevo dirti cosa mi passava per la testa perché pensavo che mi avresti considerato immaturo e infantile. Ma da quando stiamo insieme ho scoperto di essere un tipo geloso e possessivo e questo succede perché mi sono reso conto di essere innamorato di te” buttò fuori, guardandolo poi e scoprendo sul suo volto un’espressione sconcertata; Juri sbatté le palpebre più volte, cercando di comprendere bene quello che Taiga gli aveva appena detto, per non pensare di esserselo solo sognato.
“Dì, qualcosa, non… non lasciarmi così. Io non te lo volevo dire perché non volevo rendere le cose, insomma, non volevo spaventarti visto che non è da molto che stiamo insieme, ma ormai la cosa mi è sfuggita di mano e…”
“Stupido!” lo interruppe Juri. “Stupido, Taiga” gli disse, sorridendogli finalmente, abbracciandolo stretto in collo. “Io pensavo di aver fatto chissà che cosa e invece è solo colpa tua!” gli rinfacciò.
“Beh, tu non è che fai molto per non darmi pensieri. Anche oggi avevi bisogno di fare il carino in quel modo con Jesse?” lo riprese.
“Ma è lavoro, stupido! Cosa dovrei dire io quando balliamo durante le performance? Non ci vai leggero, te l’ha mai detto nessuno? Neanche a me piace quando ti metti a flirtare con la telecamera!” gli rese noto e Taiga ne fu sorpreso.
“Perché non me l’hai mai detto?” gli chiese.
Juri si strinse nelle spalle.
“Suppongo per il tuo stesso motivo. Perché anche io avevo paura che potessi pensare che fossi eccessivo e immaturo” disse, imbarazzato.
Taiga sorrise e lo prese per i fianchi, muovendo le dita sulla sua pelle, sentendo nascere dei brividi sottili sulla sua cute.
“Siamo ancora due adolescenti in fondo, magari è normale a quest’età!” ponderò, facendo ridere Juri.
“Ma come parli, Tai-chan? Cosa dici?” scherzò, posando la fronte contro la sua e tendendosi per baciarlo sulle labbra.
“Se vuoi…” cercò di parlare il più grande tra un bacio e l’altro. “Possiamo raggiungere gli altri, forse facciamo in tempo” gli disse, sentendo il più piccolo ridere contro la sua bocca.
“No, adesso, proprio, raggiungerli è l’ultima delle mie priorità” gli disse, prendendogli una mano e tirandolo verso di sé, mentre a sua volta indietreggiava, fino a poggiarsi con le spalle contro la parete. “Adesso dobbiamo fare pace come si deve, non trovi?” mormorò con fare malizioso, slegandosi l’asciugamano che aveva attorno ai fianchi e mostrando chiaramente all’altro le sue intenzioni.
Taiga sospirò pesantemente, abbassando lo sguardo sul corpo nudo del più piccolo e attaccandogli il collo con le labbra e con i denti, facendolo gridare, lasciandogli dei segni rossi come proprio marchio.
Juri ansimò, inarcando la schiena e cercando di spogliare Taiga a sua volta, levandogli la maglietta per poter sfiorare la sua pelle calda, frizionandola con la propria e slacciandogli i pantaloni, infilando una mano oltre la biancheria afferrandogli il sesso semiteso massaggiandolo e sentendolo ingrossarsi contro il palmo.
Taiga smise di torturargli il collo, scendendo con le labbra sul petto, accarezzandogli i fianchi con mani desiderose di sentirlo fremere, scivolando sulle cosce, chiedendogli di allargare le gambe e con la bocca e la lingua iniziò una lenta discesa verso la sua eccitazione.
Juri chinò il capo trattenendo il fiato, sentendo il cuore esplodergli tanto gli batteva forte nel petto, osservandolo abbassarsi su di lui e prendere in bocca il suo sesso, inglobandolo piano e muovendosi su di lui, ma senza attardarsi troppo, scivolando via e spostandosi verso il basso dove tracciò con la lingua un percorso malizioso e proibito fino alla sua apertura. Juri puntò i piedi, sollevandosi sulle punte, premendo le mani sulla testa del più grande, spingendolo verso di sé, sentendo la lingua e le dita stuzzicarlo piano, lentamente, facendolo gemere e gridare in modo incontrollato.
“Basta… ti prego” gli chiese in un ansimo impaziente, tirandogli i capelli e Taiga si risollevò in piedi, afferrandogli una gamba, portandosela contro il fianco, sollevandogli anche l’altra, trovando l’equilibrio quando Juri scivolò con la schiena contro il muro, iniziando a spingere con il proprio sesso dentro di lui, in modo lento che fece desiderare al più piccolo che quella tortura finisse il prima possibile o si estendesse all’infinito.
Mugolarono pesantemente entrambi quando Taiga si spinse completamente dentro il corpo di Juri, aspettando solo qualche minuto che il più piccolo si abituasse e Taiga tornò a baciargli il collo, leccando i punti che prima aveva morso, vedendo che dei lividi violacei stavano iniziando a formarsi sulla pelle e sorrise: quelli erano il segno del suo possesso e ne fu felice, non gli interessava cosa ne avrebbero pensato gli amici se li avessero visti, che sapessero e capissero come stavano realmente le cose tra loro e se non gli fosse andato bene, quello non era un suo problema.
“Taiga…” Juri gemette il suo nome, stringendogli le gambe dietro schiena, chiedendogli di fare qualcosa, di muoversi e far aumentare quella piacevole sensazione che stava nascendo in lui e alla quale non avrebbe resistito ancora per molto.
E Taiga lo accontentò subito, ritraendosi, stringendogli le mani sotto al sedere per sostenerlo meglio, sfilandosi di poco per poi affondare di nuovo con forza, sentendolo gridare, beandosi della sua voce che si sollevava di tono ogni volta che spingeva in lui, ogni volta che lo possedeva con forza e stringeva il suo sesso facendogli provare ancora più piacere, divenendo infine solo un insieme di ansimi e gemiti che si univano in una stessa voce.
Juri si chinò a baciare Taiga, cercandogli la bocca, stringendogli con una mano i capelli e con l’altra aggrappandosi alla sua spalla, mordendogli il labbro inferiore quando si lasciò andare a un lungo gemito di piacere venendo nella sua presa, ma senza cedere ancora alla stanchezza, sentendo Taiga muoversi meglio in lui e seguirlo dopo pochi istanti nel piacere dell’orgasmo.
Il più grande si lasciò andare contro il corpo di Juri, aiutandolo a mettersi di nuovo dritto, dopo essersi sfilato da lui, sentendo le sua braccia stanche aggrapparsi alle sue spalle per restare in piedi e riprendere fiato.
Quando poi lo sentì rabbrividire contro di sé, Taiga si riassettò i pantaloni e prese la propria felpa per coprirlo, incorniciandogli il volto con le mani per baciarlo dolcemente e senza fretta, guardandolo poi negli occhi e sorridendogli.
“Forse conviene andare di nuovo a farci una doccia” propose il più piccolo e Taiga annuì.
“Come facciamo con gli altri?” domandò Kyomoto mentre sfilava di nuovo il proprio asciugamano dalla sacca e Juri prese il cellulare, chinando il capo e sorridendo, mostrandogli il display.
“Sai, penso che ci siamo messi fin troppi problemi anche con loro” sorrise. “Gli ho scritto che li raggiungiamo tra poco, va bene?” chiese conferma, scoprendosi di nuovo e dirigendosi nudo verso le docce.
Taiga lo osservò da dietro e poi si avvicinò a lui prendendolo per i fianchi, baciandogli una spalla nuda.
“Tra poco… forse avresti fatto meglio a dare loro un po’ più di margine” mormorò malizioso contro il suo orecchio, afferrandogli piano il lobo con i denti, facendo ridere Juri che gli prese le mani tra le sue circondandosi la vita e chiudendosi poi alle spalle la porta del bagno.