[Takachii] I've got you

Aug 01, 2012 00:08

Titolo: I’ve got you
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Takaki Yuya, Chinen Yuri
Pairing: Takachii
Genere: romantico, erotico, fluff
Rating: nc-17
Wordcount: 4.990 fiumidiparole
Warning: slash
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Il titolo riprende l’omonima canzone dei McFly.
Note: la storia è scritta per la community diecielode per la tabella Misc Warning con il prompt Fluff (romanticismo al quadrato)
Tabella: Misc Warning
Dediche: Otanjoubi omedetou Mommy! <3


“Yuuyan, posso toglierla adesso?” domandò Chinen, portandosi entrambe le mani alla testa, ma l’altro gliele scostò, distraendosi un secondo dalla guida.
“Non ancora, resisti, siamo quasi arrivati!”
“Aaaah, ancora?” sbuffò il più piccolo, poggiando la testa contro il sedile, allungando le braccia per stiracchiarsi; stava da troppo tempo seduto e il non poter vedere niente rendeva quel viaggio ancora più snervante e lungo.
Yuya ridacchiò.
“Dai, dai, manca davvero poco e ci fermiamo!” lo rassicurò Yuya, mettendo la freccia e voltando in un viottolo, parcheggiando poco dopo l’auto come promesso.
“Grazie al cielo!” sospirò Chinen, portandosi le mani alla testa, per slegare il fiocco, lasciandosi cadere la benda sulle gambe, sentendo la mano di Yuya posarsi sul suo viso.
“No! No, Chii, non ancora!” lo rimproverò.
“Ma ci siamo fermati!” protestò. “E io mi sto irritando!”
“Dai, Chii, un attimo di pazienza, ti ho detto che è una sorpresa, no? Fidati di me!” gli disse. “Lasciali chiusi, per favore” gli chiese gentilmente, scostando la mano, attento che l’altro non sbirciasse e, anche se non gli aveva risposto, aveva tenuto gli occhi chiusi.
Yuya sorrise, slacciandosi la cintura e scendendo dalla macchina, andando ad aprire lo sportello del suo passeggero, prendendo l’altro per le mani, aiutandolo a uscire.
“Attento alla testa, ok, vieni” gli disse, tirandolo leggermente per farlo avanzare, chiudendo l’auto con il telecomando.
“Ok, qui c’è un gradino, bravo” lo guidò. “Ora, fermo. Bene, li puoi aprire!” concesse, spostandosi di lato e osservando il volto del più piccolo mentre apriva finalmente gli occhi.
Chinen sbatté le palpebre diversi istanti, osservando la facciata della casa davanti al quale Yuya l’aveva fatto sistemare, guardando poi il più grande.
“Allora?” chiese questi, entusiasta.
“Allora cosa?”
“Come cosa, Chii?”
“Io non capisco, Bakaki, non so neanche dove siamo, cosa dovrei dirti?” obbiettò giustamente, prendendolo in giro.
Yuya gli andò di fronte, sollevando l’indice davanti al viso.
“Prima di tutto è Takaki! Secondo… credevo fossi contento!”
Chinen rise.
“Ma di cosa? Non capisco!”
Yuya si spostò e allungò un braccio, mostrandogli di nuovo l’edificio.
“Questa è casa mia! Siamo a Osaka!” chiarì e Yuri aprì appena la bocca.
Yuya scoppiò a ridere.
“Non dirmi che abbiamo viaggiato tutte queste ore e tu non avevi capito?”
“Secondo te come avrei potuto? Non comprendo ciò che avviene nel tuo cervello, Yuuyan. Mi hai svegliato alle nove nell’unico giorno in cui potevo finalmente riposare e mi hai ordinato di farmi trovare pronto entro mezz’ora. Ho semplicemente pensato che tu fossi pazzo!” gli disse, nascondendo un sorriso divertito.
“Che antipatico! Non sei tu quello che dice sempre di voler vedere dove sono nato e com’è la mia casa? Ti ci porto e mi tratti male” finse di fare l’offeso.
“Non ti tratto male, te lo meriti. Fai tutto il misterioso…”
“Volevo farti una sorpresa!” rimarcò Yuya e Chinen lo prese per un polso, facendogli dondolare il braccio.
“Non tenermi il muso…” chiese, colpito poi da un pensiero improvviso. “Senti, ma i tuoi non saranno in difficoltà per questa improvvisata?” si preoccupò.
Yuya prese le chiavi e si avvicinò alla porta.
“Non ci sono” lo informò, dando due giri e aprendo, cedendo il passo a Yuri. “Mia madre ha vinto un mini soggiorno in una località qui vicina a una di quelle lotterie di strada con le palline colorate e sono partiti ieri sera. Tornano domani mattina sul tardi” spiegò.
Chinen annuì, entrando in casa e togliendosi le scarpe, mentre Yuya portava la loro roba in salotto.
“Ti faccio fare un tour, vieni” commentò l’altro, mostrandogli la cucina e la sala al primo piano e la zona notte in quello superiore dove c’erano quattro camere da letto e il bagno.
Chinen corse fino in cima, osservando le porte chiuse e avvicinandosi a una in particolare.
“Questa è la tua, Yuuyan?” chiese, con un sorriso furbo.
“Ehi, come hai fatto?” si stupì il più grande.
Chinen si strinse nelle spalle.
“Sesto senso! Posso entrare?” chiese, entusiasta e Yuya annuì.
“Tanto anche se ti dicessi di no…”
“Appunto. Permesso” chiese educatamente, aprendo la porta e osservando curioso la stanza dell’amico. “Mmh” commentò poi, pensieroso.
“Che hai?” rise Yuya.
“È ordinata!” esplicò l’altro.
“Grazie, io non ci sono mai. Mia madre la tiene bene, ci sono tutte le mie cose!”
Yuri si infilò nella camera, gironzolando con fare attento, osservando i soprammobili, i poster appesi alla parete e alcune foto sparse qua e là sulle ante dell’armadio, notando in cima anche degli adesivi fosforescenti a forma di stella.
“Hai paura del buio, Yuuyan?” lo prese un poco in giro.
“Sono lì da quando ero piccolo, ci sono cresciuto qua dentro, ci sono molto affezionato” gli disse, cercando di non arrossire per l’imbarazzo. A lui piacevano tanto quelle stelline che si illuminavano al buio, anche adesso che aveva ventidue anni, questo però Yuri era meglio non lo sapesse.
“Dai, adesso andiamo!” gli disse, raggiungendolo e tirandolo per un braccio quando lo vide troppo vicino al suo cassetto dei ricordi.
“Perché?” chiese Yuri. “Io non ho finito, voglio curiosare ancora. Cosa non devo vedere, Yuuyan?” domandò con fare investigatore.
“Niente! Cioè, non c’è niente che tu non possa vedere, Yuri!” disse, ma dal suo tono, traspariva un certo nervosismo che il più piccolo colse.
“Ah, no, adesso che siamo qui voglio vedere un po’…” si guardò attorno, scrutando la stanza e posando lo sguardo proprio dove non avrebbe dovuto. “Ecco, qui cosa c’è?” chiese, aprendo un cassetto e trovando una piccola scatola, tirandola fuori.
“Yuri, quello no!”
Yuya si protese per prendergli via l’oggetto, ma Chinen fu più svelto perché si abbassò, passando sotto le sue braccia, sorpassandolo, arrivando al letto.
“Invece sì!” obbiettò, aprendo il coperchio e scoprendo un album di foto, alcuni oggetti dall’aspetto passatello come una matita quasi completamente consumata, dei fogli ripiegati, un fascicolo di vecchie foto e…
“No, dimmi che non è vero!”
Yuri spalancò gli occhi ed estrasse quello che aveva tutta l’aria di essere un diario segreto.
“Dammelo!”
Yuya corse verso di lui, salendo a sua volta sul letto, tentando di prendere di mano al più piccolo quell’oggetto così personale, ma Yuri non aveva alcuna intenzione di lasciarlo. Sollevò il braccio, sfuggendo al tentativo di Yuya di prenderglielo, nascondendolo dietro la schiena, continuando a lottare per non perdere quel prezioso trofeo.
“Aaah, no, se fai così sono ancora più curioso. Ma davvero tenevi un diario segreto?” gli disse, divertito, mentre ancora Yuya allungava le braccia, circondandolo per prenderglielo.
“Yuri, dai, non essere dispettoso, ridammelo!” gli chiese, circondandolo con entrambe le braccia.
Chinen lottò ancora per un po’, giusto per il gusto di vedere Yuya agitarsi preoccupato, lasciandosi andare disteso sul materasso portando il diario davanti a sé, contro il petto del più grande.
“Tieni!” gli disse e Yuya si mosse veloce per prenderlo, perdendo però il proprio precario equilibrio, finendo addosso al più piccolo.
“Scusa” gli disse, quando si rialzò, ritrovandosi a un palmo dal viso di Yuri, il quale scosse il capo.
“Non è niente” parlò piano il più piccolo, sollevandosi sui gomiti per tornare a sedersi composto, quando Yuya gliene diede la possibilità.
“Non l’avrei letto comunque… non sono così indiscreto” disse, prendendo la scatola, iniziando a osservare gli oggetti.
“Sì, lo so, ma è che è una cosa stupida. Le fanno le femmine, questa cosa del diario… non è che ci scrivessi chissà quali segreti, però ecco…”
“Lascia stare, Yuuyan” lo tranquillizzò Yuri, sorridendogli. “Questa perché l’hai conservata?” chiese, indicando la matita e Yuya lasciò il diario sotto il cuscino e si sedette accanto a Chinen, piegando una gamba, posando una mano dietro la schiena del più piccolo per stare più comodo, senza rendersi conto che, in quel modo, parte del suo petto era poggiato contro il corpo di Yuri.
Prese la matita e sorrise, cercando con le altre dita i fogli ripiegati, mostrandoli al più piccolo.
“Li puoi aprire se vuoi” lo invitò a spiegarli. “Sono le prime canzoni che ho scritto, non le ho mai fatte vedere a nessuno. E questa è la matita che ho usato” disse. “È una cosa un po’ stupida. In effetti, forse non avresti dovuto vedere anche questo!” rise, imbarazzandosi un poco.
“No, no, anzi è una cosa bella. Sono contento che me le abbia mostrate. Le posso leggere?” gli chiese Yuri, guardandolo, voltando il capo verso di lui e ricevendo in cambio un assenso con il capo.
Chinen lesse in silenzio, con lo sguardo, quelle strofe, sorridendo ed emozionandosi un poco.
Yuya attendeva in silenzio il responso, osservando Chinen che apriva e ripiegava con cura uno dopo l’altro i fogli, fino a che non arrivò all’ultimo.
“Come sono?” gli chiese dopo poco e Chinen si volse sorridendogli.
“Mi piacciono. Sono un po’, come dire, acerbe, forse, rispetto a come lavori ora, però non sono male, davvero!” si affrettò a sottolineare, prima che l’altro avesse dubbi a riguardo.
“Grazie” mormorò Yuya, un po’ a disagio per quei complimenti, prendendo poi lui un vecchio ricordo.
“Ah, e questo? Non lo ricordavo neanche io!” rise, provandosi un braccialetto che aveva l’elastico un po’ lento.
Yuri lo guardò dubbioso e l’altro spiegò.
“È il bracciale del fidanzamento!”
“Cosa?”
“Sì, ero molto quotato alle elementari, sai. Me lo regalò una bambina, era innamoratissima di me e me lo diede come pegno di fidanzamento, aspetta, si chiamava… oddio… Miyu, no Mizu… mmm… ah! Mizuki!” ricordò, guardando poi Chinen che lo osservava con entrambe le sopraciglia sollevate e un’espressione quasi schifata.
“Che c’è?”
“Niente, lascia stare, non mi interessava!” gli disse infastidito, prendendogli il braccialetto e rimettendolo a posto.
“Aah, sei rimasto sorpreso. Lo so, lo so, ero un Casanova!” continuò a pavoneggiarsi Yuya.
“Ma finiscila!” lo rimise in riga Chinen e Takaki lo pungolò per un fianco.
“Non ci provare!” lo avvertì Chinen, sobbalzando, spostandosi da lui.
“A fare cosa?” finse di non capire Yuya, continuando a infastidirlo, facendogli il solletico.
“Yuuyan!” lo riprese l’altro, fuggendo lontano da lui, ma Yuya lo agguantò con entrambe le mani, incastrandolo tra le proprie gambe, facendogli il solletico sui fianchi.
“Yuya! Yuya! Piantala!” ordinò. “Takaki!” lo rimproverò, muovendosi su di lui senza controllo, arcuando la schiena, cercando si allontanarsi. Gli posò la testa contro la spalla, ridendo, perdendo ogni controllo, cercando di colpirlo con le mani.
“Lasciami, ti prego!” lo supplicò tra le risa, riuscendo a voltarsi nella sua presa, mettendosi in ginocchio sul materasso davanti a lui, imprigionandogli una mano sotto il braccio, fermando l’altra, intrecciandone le dita con le proprie.
“Ecco, ce l’ho fatta!” esclamò vittorioso, cercando di riprendere fiato.
Yuya lo guardava con occhi divertiti e ridenti, proclamando tregua.
“Ok, siamo pari!” concesse.
“No, ho vinto io!” ci tenne a precisare Chinen poiché, giustamente, l’aveva spuntata.
“Ma solo perché non stavo facendo sul serio!” si difese Yuya, muovendo le dita su quelle di Chinen, giocando con esse, posando bene il palmo su quello del più piccolo che, senza accorgersene, ammorbidì la stretta, assecondando quella del più grande.
“Tutte scuse!” gli disse, guardandolo.
Uno strano silenzio era calato poi tra loro che erano rimasti a fissarsi, continuando a sorridersi; Yuri sentì la mano di Yuya, che aveva stretto contro di sé, muoversi sulla sua schiena, e cambiò espressione, confuso da quelle carezze. Non riuscì a domandare niente, però, che Yuya sfuggì il suo sguardo e lasciò la sua mano, per prendere l’ultimo involto rimasto nella scatola.
Yuri abbassò il capo, voltandosi di nuovo per sedersi, restando a prendere posto però tra le gambe del più grande che lo tenne vicino a sé, cingendolo piano in vita. Takaki passò le polaroid al più piccolo e iniziarono a guardarle insieme; Yuya spiegava persone e parenti che erano raffigurati insieme e a lui, fino a che non trovarono una foto particolare e Yuya la indicò entusiasta.
“Ecco, guarda! È lei! È Mizuki! Carina, vero?” lo provocò, non dimentico della gelosia che l’altro aveva provato prima nei suoi confronti, ma non aveva fatto i conti con Yuri che, stavolta, superiore, non gli diede alcuna soddisfazione.
“Mh, sì, carina. Hai ragione Yuuyan!” concordò. “E quanto siete stati insieme?” gli domandò, senza scomporsi più di tanto, voltandosi, sollevando il capo, poggiandolo sulla spalla di Takaki, il quale storse la bocca.
“Ah, così non c’è gusto, però!” si imbronciò, allontanandolo da sé.
Chinen saltò giù dal letto, risistemando le cose nella scatola e Yuya lo aiutò, conservando personalmente il diario, nascondendolo altrove, mentre Yuri era impegnato a curiosare nel suo armadio.
“Senti, Chii, hai fame?” domandò, guardando l’orologio.
L’altro annuì, in effetti aveva un certo languorino.
“Allora vediamo cosa c’è in casa. Cosa ti va di mangiare?” domandò, mentre scendevano le scale.
“Cucinerai tu?” si informò Chinen.
“Sei dubbioso? Non mi piace il tuo tono!” lo rimproverò Yuya fermandosi qualche gradino sotto di lui e Chinen lo prese per le spalle, facendolo voltare, saltandogli in collo.
“Ehi, Chii, non sei un po’ cresciutello per queste cose?” lo prese in giro, iniziando comunque a scendere le scale, sistemandosi meglio il peso del ragazzo sulla schiena. “E comunque io sono un cuoco provetto, sappilo!” continuò il discorso.
Chinen lo strinse con le braccia e rise.
“Come sei permaloso, non ho detto niente. Preparami la tua specialità!” gli chiese, stringendosi maggiormente anche con le gambe, sporgendosi per guardarlo in volto e sorridendo.

“Gochisosama deshita!”
Chinen posò le bacchette sulla tavola e unì le mani, ringraziando Yuya per il cibo; il più grande lo guardava curioso e Chinen si decise finalmente a dargli il responso sul pranzo.
“Sono molto soddisfatto, Yuuyan, era tutto buonissimo!” gli disse, passandosi una mano sullo stomaco con fare sazio.
Yuya annuì, felice che l’altro avesse apprezzato: non aveva fatto nulla di così complesso, un po’ di ramen saltato in padella e degli spiedini di carne alla piastra, con verdure di contorno che aveva trovato già affettate nel frigorifero.
Si alzò per sparecchiare, seguito da Chinen che lo aiutò a liberare.
“Non ti preoccupare!” gli disse subito, prendendogli le ciotole dalle mani, sistemandole nel lavello. “Sei l’ospite, va’ pure a sederti!” gli consigliò e l’altro storse un po’ il naso.
“Non trattarmi come qualunque altro ospite, Yuuyan, ti aiuto volentieri e poi non mi va di stare seduto, ho bisogno di muovermi per digerire questo pranzetto!” spiegò, mentre si sistemava davanti al lavello vuoto. “Io risciacquo!” si offrì e Yuya sorrise, posandogli le mani in vita, spostandolo davanti all’acquaio con i piatti sporchi.
“Facciamo che tu lavi qui e io risciacquo e metto a posto; non credo ci arrivi!” gli disse, trattenendo un sorriso, indicandogli le mensole dove avrebbe messo a scolare le ciotole e i bicchieri.
Chinen gli diede un leggero colpo con la mano sul braccio, prendendo la spugna e iniziando a strofinare i piatti, facendo ridere Yuya.
In due impiegarono veramente poco tempo a sistemare e rigovernare, poi Yuya decise di stendersi sul divano.
“Yuuyan, sei stanco?” gli domandò Chinen, guardando l’orologio.
“Un po’” ammise Takaki, sentendo il più piccolo sedersi accanto a sé. “Guidare mi pressa parecchio e poi, ecco, ero un po’ nervoso” ammise, guardandolo di sottecchi.
“Nervoso?” ripeté Chinen.
“Sì, beh…”
“Perché volevi portarmi qui?” indagò l’altro, tendendosi verso di lui, piegando un braccio, posandoglielo sul petto.
“Mh… lo so che può sembrare inutile. Che ci conosciamo da tanto e che è una fesseria, però ecco, non mi era mai capitato portare qualcuno a vedere casa mia” spiegò e Chinen sorrise.
“Sono felice di avere insistito tanto e di essere stato il primo!” gli disse, poggiando il mento sulla mano e guardando Yuya che sollevò un braccio, accarezzandogli la testa.
“Cosa vuoi fare, Chii?” gli chiese. Era ancora presto e Yuya, in tutta sincerità, non aveva pensato a cosa potessero fare per passare il tempo. “Non c’è molto movimento qui… specie nel primo pomeriggio” disse, scusandosi per le poche attrattive.
Yuri si sollevò e gli prese una mano, tirandolo per un polso.
“Mi importa stare insieme e se non sei troppo stanco, potremo andare a fare un giro qua intorno. Puoi portarmi nei posti dove ti piaceva andare quando eri qui o dove ti piace stare quando torni a casa” gli spiegò, fuggendo poi lo sguardo curioso del più grande.
Yuya si alzò a sedere e annuì, avviandosi verso l’ingresso.
“Ok, vieni, c’è un posto in cui mi piacerebbe portarti!” gli disse, tendendo a Yuri la sua giacca e indossando la propria. Poi prese le chiavi di casa e uscirono.

*

Quando rientrarono era ormai sera inoltrata, si erano attardati a giocare come bambini in un parchetto che Yuya definiva il suo posto segreto, anche se era un giardino conosciuto da più o meno tutti gli abitanti del quartiere; avevano provato gli scivoli e le altalene, il ponte mobile nella piccola casetta, la rete e la corda. Yuya aveva mostrato a Chinen le proprie capacità nel sollevarsi da terra sostenendosi a una barra di ferro, lasciandosi ricadere dopo appena cinque flessioni, facendo ridere Chinen che l’aveva ripreso con un divertito ‘Bakaki’, mentre il più piccolo aveva mostrato a Yuya le sue doti di equilibrista, camminando su una corda che avevano trovato legata tra due alberi.
E il pomeriggio era letteralmente volato, fino a che Chinen non aveva voluto fare un giro nella parte più dinamica dove si erano fermati a fare merenda e poi si erano trattenuti a mangiare qualcosa in uno dei tanti chioschetti, gustando dei buonissimi takoyaki, continuando a passeggiare e a scherzare tra loro.
“Tieni!” disse il padrone di casa, tendendo a Chinen degli asciugamani puliti e indicandogli il bagno. “Puoi farti una doccia e rilassarti, io preparo il letto” lo informò, spostandosi in camera, lasciando a Chinen la libertà di fare con calma.
Il più piccolo rientrò nella stanza diversi minuti dopo e aveva già indossato il pigiama, vedendo il più grande con le braccia piene di biancheria.
“Che fai?” gli chiese, curioso e Yuya sorrise.
“Uh, hai già finito? Sto andando in salotto, preparo il divano, non mi piace dormire senza lenzuola, il rivestimento è fastidioso” spiegò, raggiungendo il posto in cui avrebbe dormito.
Yuri lo guardò stando fermo sulla soglia, un po’ deluso e dispiaciuto di averlo spodestato dalla propria camera.
“Mi spiace, Yuuyan” si scusò e l’altro gli sorrise.
“E di che? Stai tranquillo, purtroppo non abbiamo una stanza per gli ospiti e la branda si è rotta, altrimenti avremo potuto stare entrambi in camera mia” spiegò sorridendo e Chinen stava ribattere che, se solo lui l’avesse voluto, avrebbero comunque potuto dormire entrambi nel suo letto, ma si trattenne.
“Ok…” gli disse. “Il bagno è libero, comunque” lo avvisò, risalendo le scale.
Yuya lo guardò allontanarsi e una strana sensazione si fece strada in lui; guardò sconsolato il divano e decise che si doveva riprendere in fretta, non voleva che quella splendida giornata venisse rovinata da stupidi pensieri.
Prese le proprie cose che aveva portato via dalla sua stanza e andò a sua volta a lavarsi.
Quando anche lui fu cambiato e rilassato, risalì le scale, bussando alla porta socchiusa della propria stanza, la cosa gli faceva un po’ strano e sorrise.
“Vieni” lo invitò Chinen e Yuya si affacciò, sporgendosi con parte del corpo, trovando il più piccolo già sotto le coperte.
“Stai bene?” volle sapere.
Chinen annuì, sorridendo appena.
“Se ti serve qualcosa sono di sotto, buonanotte, Chii” gli augurò, spegnendo la luce.
“Buonanotte, Yuuyan” rispose l’altro, voltandosi su un fianco, chiudendo gli occhi.
Eppure, nonostante la stanchezza di quella giornata, il lungo viaggio e il pomeriggio passato fuori casa, Chinen non riusciva a prendere sonno: era preoccupato per qualcosa e non stava bene. Nessun male fisico, ma non si trovava a suo agio.
Quando aveva realizzato che Yuya l’avesse portato a casa sua era stato felice, credeva che finalmente il più grande avesse deciso di dargli la sua risposta e immaginava fosse positiva, ma l’altro gli mandava segnali contrastanti, il fatto stesso che non avesse voluto dormire con lui gli dava da pensare. Non sapeva se l’avesse fatto come forma di rispetto o perché voleva fargli intendere che tra loro non ci sarebbe mai potuto essere niente.
Non credeva di essere indifferente a Yuya, si comportava in modo troppo strano con lui, ma strano non nel senso comune del termine. Credeva che anche Yuya potesse provare per lui qualcosa di più del semplice affetto per un amico, qualcosa di più profondo e se da una parte Chinen si sentiva forte di questa convinzione, dall’altra non sapeva cosa pensare: era stato bene quel giorno, stava sempre bene con Yuya e voleva che il loro rapporto potesse diventare qualcosa di più definito, sperava di trovare le sue risposte quel giorno, ma non aveva risolto niente.
Si alzò dal letto, sentiva la gola asciutta e scese le scale per prendere un bicchiere d’acqua; non voleva disturbare Yuya per così poco, per cui si servì da solo, cercando di non fare molto rumore, passando poi per il salotto; perché, in fondo, era stato più forte di lui e voleva vedere Yuya. Il ragazzo, ovviamente, riposava tranquillamente sul divano, con il lenzuolo un po’ smesso e una gamba fuori: Chinen sorrise, perché aveva preferito dormire lui in quel divano troppo piccolo, per lasciargli il suo letto, così comodo, dove lui per primo avrebbe potuto riposare meglio.
Si avvicinò, sollevando le coperte e spostandogli la gamba, quando lo sentì sospirare, voltandosi, e mugugnare qualcosa.
“Yuri” biascicò nell’incoscienza del sonno.
Il più piccolo si fermò, voltandosi verso di lui, avvicinandosi e inginocchiandosi ai piedi del divano. Posò una mano sul petto del più grande, sorridendo.
“Yuuyan sei uno stupido” mormorò, sporgendosi e chinandosi a baciarlo sulle labbra, restando fermo qualche secondo, prima di provare a chiedere di più, premendo appena di più su esse, schiudendole, cercando di ottenere una risposta da quelle di Yuya, desiderio che non tardò a realizzarsi, perché il più grande aprì leggermente la bocca, iniziando a ricambiare il bacio.
Chinen spinse in avanti la lingua, mentre si sedeva si traverso sul divano, ritagliandosi un posto accanto a Yuya. Con una mano gli accarezzò il collo, sotto il mento, approfondendo il bacio, fino a che anche Yuya non si svegliò; dapprima, ancora con la mente avvolta nelle nebbie del sonno, non si rese conto di quello che stava accadendo, sebbene avesse sollevato una mano ad accarezzare il viso di Chinen e lo stesse baciando a sua volta, così quando lo realizzò, lo scostò da sé, guardandolo stranito.
“Chii… cosa… cosa fai qui?” gli chiese.
Il più piccolo si sistemò meglio su di lui, mettendoglisi cavalcioni, sopra le coperte e guardandolo negli occhi.
“Mi sentivo solo nella tua stanza…” spiegò, prima di cambiare espressione. “Bakaki” lo rimproverò. “Perché fai così?” gli domandò.
Lo sguardo spaesato di Yuya lo portò a parlare di nuovo.
“Perché mi confondi? Non hai ancora risposto alla mia dichiarazione” gli ricordò.
Il più grande distolse lo sguardo e cercò di rimettersi seduto, ma senza allontanare Chinen da sé.
“Ci ho provato…” esordì. “Volevo darti la mia risposta, Chii. Io, ecco, forse ho sempre saputo che cosa provavi per me, ma non mi sembrava giusto, ecco… credevo di approfittarmi di te e non volevo che lo pensassi.”
“Quando ti ho detto che mi piaci, perché non mi hai risposto subito se…”
“Non lo so. Non sono tanto bravo con queste cose” lo interruppe, continuando a spiegare, “credevo che portandoti qui avresti capito che, ecco, che faccio sul serio, ma non sono riuscito a dirtelo e mi sembrava sempre che fosse il momento sbagliato.”
“Non lo sarebbe stato, nessuno dei momenti che hai lasciato passare. Ma, Yuuyan? Adesso, se vuoi è il momento giusto” lo spronò, sorridendogli, portando le braccia a circondargli il collo, in attesa.
Yuya tacque e Chinen si chinò leggermente per guardarlo in viso.
“Ho capito perché hai fatto tutto questo e, credimi, non è stato invano, ma vorrei sentirtelo dire” gli chiese, emozionato.
Yuya sorrise, prendendogli il volto tra le mani e avvicinandolo al proprio.
“Yuri, mi piaci. Vuoi stare con me?”
Chinen rise, poggiando la fronte su quella del più grande.
“Ehi, questo te l’ho chiesto prima io!”
Yuya scosse il capo, attirando il volto del più piccolo al proprio, cercandogli di nuovo le labbra, baciandolo con trasporto.
Chinen piegò le gambe, stendendosi all’indietro con l’intento di trascinare Yuya con sé, ma l’altro lo fermò.
“Aspetta” gli disse con voce bassa, accarezzandogli una guancia, mettendosi in piedi, tendendogli una mano.
Chinen si sollevò sul divano e Yuya lo circondò per la vita, prendendolo in braccio, tornando a baciarlo; Chinen gli avvolse le gambe attorno alla vita, le braccia sulle spalle e le mani intrecciate ai suoi capelli, mentre si lasciava andare alle attenzioni di quella bocca gentile che lo stuzzicava piano, di quella lingua che cercava la sua e i denti che mordevano giocosamente le sue labbra.
Sentì Takaki iniziare a camminare e poi fermarsi, facendogli poggiare la schiena contro il muro, allontanandosi da lui.
Il più grande rise, scivolando a baciargli il collo, facendogli poggiare i piedi per terra e Chinen si rese conto che si trovavano all’inizio delle scale. Ridacchiò a sua volta, baciando velocemente Takaki sulle labbra, prendendolo per mano e poi correndo svelti insieme su per le scale.
Si chiusero la porta della camera di Yuya alle spalle e Takaki pretese di nuovo le labbra del più piccolo contro le sue: lo sollevò di nuovo di peso, portandolo sul letto e lasciando che si stendesse, sistemandosi a sua volta su di lui; introdusse una mano al di sotto della maglia del pigiama, a contatto con la pelle di Chinen, accarezzandolo, sentendolo sospirare. Con le labbra scese a baciargli la guancia e la mascella, mentre arrotolava la stoffa verso l’alto, sfilandogliela poi e sentendo le mani di Chinen correre dalle spalle ai fianchi, togliendogliela a sua volta. Si chinò su di lui, baciandogli la fronte, Chinen sollevò il volto, baciandolo alla base del collo, percorrendo con la lingua la sua pelle, mentre le mani scivolavano sulla sua schiena.
Yuya chiuse gli occhi, assaporando quelle sensazioni, eccitandosi piano; Chinen lo sfiorava in modo lento, spostandosi poi per abbassargli l’elastico dei pantaloni e introducendo la mano oltre la biancheria, prendendo la sua erezione, stringendola tra le dita. Yuya si tese, cadendo disteso su un fianco, permettendo a Yuri di muoversi con maggiore libertà su di sé, mentre continuava a torturargli il petto di baci e morsi, scendendo sempre più in basso, sostituendo alla mano la bocca, schiudendo le labbra e abbassandosi su di lui con lentezza esasperante. Yuya gli posò le mani sulla testa, aiutandolo, dettando il ritmo come piaceva a lui, respirando pesantemente, cercando di prolungare quel momento all’infinito. E quando si sentì vicino al proprio limite, gli accarezzò la nuca, facendolo allontanare da sé. Chinen lo guardò perplesso e il più grande scosse il capo, scivolando via da sotto di lui e mandando a sua volta l’altro disteso sulla schiena.
“Lascia fare a me, adesso” mormorò, mentre gli levava i pantaloni e la biancheria, abbandonandoli sul pavimento insieme ai propri, restituendo al più piccolo il favore; prese in bocca la sua erezione, stuzzicandolo con la lingua e con le labbra, sentendo Yuri spingersi contro di lui e ansimare a labbra socchiuse.
Continuò quella piacevole e seducente tortura ancora per qualche istante, prima di far passare le mani sotto il sedere di Yuri e risalire sulle gambe, accarezzò le cosce, ridiscese sul ginocchio e fino alle caviglie, dove le strinse, chiedendogli di divaricare maggiormente le gambe, mentre con il volto scendeva. Chinen arrossì, quando capì le intenzioni dell’altro che iniziò a muovere la lingua di nuovo su di lui, passandola tra le sue natiche, inumidendo la sua apertura con esasperante lentezza, mentre infilava anche due dita in lui, gradualmente, allargandolo, facendolo gemere con più forza. Yuri gli cercò una mano con cui lo teneva fermo per i fianchi, prendendogli indice e medio. Yuya si sollevò da lui, mentre inseriva un terzo dito, preparandolo ancora, sorridendo dolcemente per quel gesto.
Si attardò nei preliminari, ignorando la propria voglia che cresceva a dismisura, fino a che non fu lo stesso Yuri che con i propri gemiti e ansimi gli fece capire che voleva di più.
Allora Yuya sfilò le dita da lui, posizionandosi tra le sue gambe; si prese il sesso con una mano, stringendolo nel pugno, muovendosi sulla propria erezione, facendo una leggera pressione quando si posò contro si lui, penetrandolo piano.
Yuri respirava piano, a occhi socchiusi lo guardava e in essi vedeva la muta richiesta di non fermarsi, perché presto avrebbe iniziato a provare un piacere completo e Yuya spinse, adagio, ondeggiando appena il bacino, venendo racchiuso da quel calore stretto e accogliente.
Sospirò di piacere a sua volta quando si fermò, puntando le mani sul materasso, reggendosi sulle braccia, guardando Yuri che gli sorrideva.
Spostò una mano sulla sua guancia, chinandosi su di lui per baciarlo quando iniziò a muoversi; Yuri cercò appiglio nelle sue spalle, puntando le unghie nella pelle, scivolando verso il basso, stringendogli i fianchi, avvolgendogli le gambe dietro la schiena, muovendosi a sua volta quando il piacere divenne completo.
Yuya infilò una mano tra i loro corpi, cercando il sesso del più piccolo, riprendendo a masturbarlo con carezze più decise, così come le sue spinte, lasciando libero sfogo all’istinto, muovendosi secondo il ritmo dettato dai gemiti e dalla voce di Chinen, che coincidevano con il proprio respiro affrettato.
Poi sentì Chinen graffiargli la schiena e irrigidirsi, sciogliendosi qualche secondo dopo nella sua stretta, raggiungendo l’orgasmo; osservò il suo viso, bellissimo, arrossato e contratto in una smorfia di pura estasi, concedendosi di sfilarsi da lui e spingere di nuovo con sempre più irruenza, raggiungendo anche lui il piacere e venire in quello stretto calore.
Ricadde sfinito sul letto, aprendo le braccia, sentendo poco dopo la testa di Chinen pesarsi su di lui, cercando calore, un abbraccio che Yuya non gli negò. Riprese un poco di fiato, voltandosi poi a stringerlo completamente, mentre sentiva il respiro di Yuri contro la pelle e il proprio che piano piano si regolarizzava. Sentì una mano del più piccolo posarsi sul petto, all’altezza del cuore, e la strinse. Chinen gliela prese e se la portò sul proprio torace; Yuya chinò il capo, guardandolo e sorridendogli: battevano allo stesso ritmo.
Gli baciò le labbra e, stretti l’uno all’altro, si addormentarono.

Ps: poi nella mail trovi una piccola sorpresa extra.

present-o, tabella: misc warning, fanfiction: hey! say! jump, pairing: takachii, comm: diecielode, hey! say! jump: takaki yuya, genere: fluff, genere: erotico, rpf, hey! say! jump: chinen yuri, warning: slash

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