Titolo: As every voice is hanging from the silence, I'm tied up to this feeling (Così come le parole restano legate al silenzio, io sono legata a questo sentimento) [Underneath your clothes - Shakira]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yaotome Hikaru, Chinen Yuri, Takaki Yuya
Pairing: Takaruchii
Prompt: 01. You receive but what you give?
Genere: angst
Rating: R
Warning: slash
Conteggio parole: 1.208
fiumidiparoleNote: la storia inoltre è scritta per fillare il prompt di
vogue91 “Sei un maledetto egoista se pensi che basti stargli accanto per renderlo felice” per la
notte bianca indetta da
maridichallenge.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
MixAngst Chinen era dovuto tornare agli studi perché aveva scordato il portafoglio con l’abbonamento della metro dentro, nei camerini e senza di quello di certo non poteva rientrare a casa.
Mostrò alla guardia il proprio lascia passare e questi sollevò la barra automatica, concedendogli l'ingresso.
Chinen corse verso i camerini, stava per aprire la porta quando si rese conto che era socchiusa e una luce passava oltre la soglia.
Stupito di trovare ancora qualcuno lì, lui era stato in effetti uno degli ultimi ad andarsene, si accostò alo spiraglio, osservando l'interno e assistendo a qualcosa che non avrebbe dovuto e che mai avrebbe voluto vedere.
Yuya stava seduto sul tavolo, le gambe piegate e i pantaloni abbassati, mentre Hikaru, in mezzo tra esse, si muoveva con rapidità dentro di lui, stringendogli i fianchi, ansimando.
Yuya gemeva, le nocche bianche, mente si aggrappava alla maglietta sulla schiena dell'altro, nascondendo il volto contro il suo collo. La voce di Yuya riempiva la stanza, mentre chiamava in piccoli mormorii il nome del più piccolo.
Chinen spalancò gli occhi, sentendo una fitta al petto e l'aria mancargli.
Strinse i pugni, innervosito e privato di qualsiasi emozione, mentre vedeva Hikaru muoversi con sempre maggiore foga nel corpo di Yuya. Il più piccolo lasciò passare le mani sotto le cosce di Takaki, attirandolo maggiormente contro di sé, baciandolo quanto raggiunse l'orgasmo e Yuya ansimò, con un lamento più forte, quando venne nella stretta della mano di Hikaru.
Chinen li osservò ancora, impietrito, sapeva di non dover restare lì, di doversene andare, prima che lo scoprissero, ma non ne aveva le forze.
"Hikka, ti amo" sentì Yuya mormorare e Chinen riportò lo sguardo su di loro.
Il più piccolo non disse niente, non rispose nulla a quella confessione così sentita e Chinen lo odiò per quello.
Non capiva davvero come Hikaru potesse essere così insensibile da restare impassibile di fronte all'amore di Yuya, come poteva scoparselo, raggiungere il piacere con lui e non provare niente.
Perché Chinen sapeva, non era così stupido da non capire, che Hikaru stava con Takaki, ma non provava nulla per lui, e che lo stesse usando solo per riempire un vuoto più grande, quello lasciato dal rifiuto di Yabu, che non lo avrebbe mai ricambiato, come Hikaru avrebbe voluto.
"Vai a lavarti, torniamo a casa" gli aveva invece risposto, senza un sorriso, senza nessuna inclinazione particolare nella voce.
E Yuya aveva annuito, sparendo nelle docce.
Chinen sentì l’acqua scorrere e si ritrovò nella stanza senza che neanche avesse avuto modo di pensarlo prima.
Doveva andarsene senza farsi vedere e, invece, aveva fatto tutto l’opposto.
Hikaru, che si stava riallacciando i pantaloni, sollevò di scatto la testa, ma non appena lo riconobbe tirò come un sospiro di sollievo.
“Chinen, hai dimenticato qualcosa?” gli chiese, prima di notare lo sguardo scuro del più piccolo e i pugni serrati; il suo corpo tremava dalla rabbia, ma non avrebbe dato a Hikaru la soddisfazione di vederlo scomporsi più di tanto.
“Che vuoi, Chinen?” riformulò la domanda, stavolta in tono duro.
“Lascia stare Yuya!” disse serio.
“Troppo tardi, stiamo insieme e, se vogliamo mettere i puntini sulle i, non sono io che gli vado dietro… semmai il contrario.”
“Yuya è innamorato di te, lui… lui crede in te. È… è…” Chinen scosse il capo.
Non trovava le parole per spiegare una cosa tanto semplice. E Hikaru con il suo comportamento la stava rendendo una cosa squallida e stava sporcando nel modo peggiore i sentimenti di Yuya.
“Come puoi ancora guardarti allo specchio dopo quello che fai?” sollevò il tono, incredulo.
"Fai piano o ti sentirà!" cercò di placarlo Hikaru.
"Me ne fotto. Anzi, voglio che senta!" disse d'istinto, vedendo Hikaru sollevare un sopracciglio, dubbioso.
"Io non credo che tu lo voglia, Chii-chan. Pensa a come si sentirebbe se venisse a sapere che il suo piccolo fratellino l'ha visto fare sesso con un altro. Tu non vuoi che lui sappia che sei qui, giusto?"
“Sei un bastardo, Hikaru!” Chinen cercò di controllarsi, modulando la voce, attento ai rumori che provenivano dalla stanza adiacente.
“Pensa quello che vuoi, non mi interessa, non ho intenzione di stare ancora qui a farmi giudicare da un bambino.”
“Non trattarmi come uno scemo, Hikaru, sarò più piccolo di te, ma ho un cervello anche io. Quello che fai è sbagliato. Non posso davvero credere che tu non sappia cosa gli stai facendo, così calpesti i suoi sentimenti.”
“Non gli ho chiesto io di innamorarsi di me e, tantomeno, ho costretto Yuya a fare niente che non volesse. Per cui non avere quell’aria saccente.”
“Non è giusto, Hikaru, tu ricevi amore, ma cosa dai in cambio?”
“Io mi limito a dargli quello che vuole. E lui vuole me. Gli sto facendo un favore” gli rispose, cattivo.
“Sei un maledetto egoista se pensi che basti stargli accanto per renderlo felice!” esordì, alzando il tono di voce.
“Lui non è stupido sa cosa può ricevere da me, sa che non lo amo, è una sua scelta. Può rifiutarsi, ogni volta può dirmi di no, ma non lo fa. Domandati il perché? Inoltre, credo che non sarebbe affatto felice di sapere che tu lo stai giudicando” gli rispose.
Chinen avrebbe voluto rispondere, avrebbe voluto dirgli qualcosa, farlo ragionare, ma sapeva che non sarebbe servito a niente, era come parlare con un muro e, poi, in quel momento Yuya era rientrato nei camerini, interrompendoli.
“Chii, cosa è successo? Non eri andato via?”
Chinen guardò il più grande, si era già cambiato, ma aveva ancora i capelli bagnati e gli sorrideva, con quell’espressione che Yuri adorava, perché rivolgeva solo a lui.
“Ha dimenticato questo” si intromise Hikaru, porgendo all’altro il portafoglio che aveva notato sulla toletta che quella sera Chinen aveva usato per prepararsi.
Chinen lanciò a Hikaru uno sguardo e gli prese di malo modo il portafoglio.
Yuya si accorse dal suo disagio e gli andò vicino.
“Chii-chan, tutto bene? Ti vedo stanco. Vuoi che ti accompagniamo a casa?” si offrì, guardando Hikaru.
“Per me non ci sono problemi, ho la macchina” finse disponibilità completa Yaotome e Chinen lo odiò moltissimo per quello, per quella sua faccia tosta, per il modo fin troppo naturale che usava per fingere, per mentire, per manipolare gli altri.
“No, grazie. Se mi sbrigo riesco a prendere la coincidenza” disse, senza riuscire a guardare in faccia nessuno dei due.
Yuya gli sorrise, scompigliandogli i capelli con una mano.
“Allora ci vediamo domani, Chii. Stai attento per la strada!” si raccomandò.
Chinen annuì, incapace di sollevare lo sguardo, uscendo di corsa dal camerino.
Si sentiva triste, vuoto, arrabbiato.
Arrabbiato con se stesso, perché non era riuscito a fare niente, ancora una volta; con Hikaru, che avrebbe continuato a vincere sempre e con Yuya, con Yuya più di tutti, perché continuava a ingannare se stesso e farsi del male.
Ed era arrabbiato perché sapeva che, in fondo, Hikaru aveva ragione, se Yuya sapeva e non faceva nulla per cambiare le cose, allora lui, avrebbe potuto fare ben poco per lui. Anzi, proprio niente.
E vedere la persona che amare gettarsi via in quel modo, senza rendersi conto dell’amore sincero che invece Chinen provava, lo faceva stare ancora più male. Un po’ per Yuya che era una persona speciale e meritava la felicità e un po’ per se stesso, che ne avrebbe meritata altrettanta.