Titolo: Fotografie della tua assenza
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Yaotome Hikaru, Inoo Kei, Yamada Ryosuke
Pairing: Daitome
Prompt: 08. Soffitta
Genere: AU, malinconico, death!fic
Rating: PG-13
Warning: //
Conteggio parole: 797
fiumidiparoleNote: la storia inoltre è scritta per fillare il prompt di
vogue91 Fotografia per la
notte bianca indetta da maridichallenge.
Il titolo è tratto dall’omonima canzone di Tiziano Ferro.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
Luoghi Hikaru prese dal cofano l’ultimo scatolone rimasto, portandolo dentro casa, lasciando a Daiki le chiavi per chiudere tutto.
Salì le scale che portavano all’ultimo piano, facendo attenzione a dove metteva i piedi, spingendo poi il pacco, salendo in soffitta.
“Ecco qua!” disse, strofinando tra loro le mani, pulendosi dalla polvere, aiutando Daiki a raggiungerlo.
“Oh, grazie” gli sorrise l’altro, guardandosi intorno e osservando la sua nuova sistemazione. C’era ancora molto da fare, ma poteva ritenersi soddisfatto, era riuscito a fare il trasloco in tempi brevissimi grazie a Yaotome.
Si volse verso il più grande, sorridendogli ancora. “Grazie davvero Hikaru, per tutto quello che hai fatto. Non so come avrei fatto senza di te” gli disse, riconoscente, inchinandosi leggermente.
“Ma che dici, Dai-chan, non devi essere così formale. L’ho fatto volentieri, e poi, gli amici servono anche a questo” disse con gentilezza.
Daiki annuì.
“Non ti darò troppo disturbo, appena avrò trovato un’altra sistemazione e un altro lavoro che mi permetta di pagarmi una stanza me ne andrò subito” si affrettò a chiarire.
Il più grande gli posò una mano sulla spalla, stringendolo per rassicurarlo.
“Ehi” parlò piano. “Ti ho detto che non ti devi preoccupare, puoi stare qui tutto il tempo che vuoi, spazio ce n’è in abbondanza” specificò di nuovo.
“Vuoi che ti aiuti a sistemare?” si offrì.
“Oh, no, non devi preoccuparti, hai fatto già tanto, va’ pure a darti una rinfrescata e rilassati, in fondo è ancora il tuo giorno libero.”
Hikaru sorrise, stiracchiandosi e non insistendo oltre, in fondo lo capiva, Daiki aveva bisogno di prendere confidenza con la sua nuova casa ed era meglio che la sistemasse come meglio credeva, a suo gusto e riordinandola in modo che la potesse sentire davvero sua.
Si voltò per scendere al piano di sotto, ma inciampò su una scatola più piccola della quale non si era avveduto, rovesciandola, riuscendo a restare in equilibrio grazie a Daiki che aveva avuto i riflessi abbastanza pronti per frenarlo.
“Oh, scusa!” disse il più grande, chinandosi a risistemare le cose nella scatola che, a causa dell’urto si erano rovesciate.
Anche Daiki si affrettò a mettere in ordine alcuni oggetti, prima di vedere Hikaru fermarsi con una cornice in mano.
Il suo sguardo si rabbuiò in un istante e si sedette, accanto all’amico, incrociando le gambe. Yaotome si volse verso di lui, percependo quel cambiamento di emozioni e gli tese l’oggetto. Daiki la prese in mano, sorridendo in modo dolceamaro.
“Sai…” esordì il più piccolo parlando piano. “Mi chiedo se passerà mai tutto questo dolore che sento. Se riuscirò un giorno a innamorarmi di nuovo di qualcuno, ad aprire il mio cuore ancora una volta e a non sentirmi in colpa perché lo sto tradendo.”
“Daiki…” lo chiamò Hikaru in un soffio leggero.
Il più piccolo rise appena, portandosi una mano dietro la nuca, imbarazzato.
“Lo so… so che non sono cose che devo pensare e so che sono passati solo sei mesi e che non puoi quantificare numericamente la durata del dolore, ma io sono un po’… stanco, Hikaru. È come se stessi soffrendo da anni e il vuoto che sento sembra non avere fine” ammise.
“È normale, Daiki” gli disse il più grande, accarezzandogli piano la testa, passandogliela tra i capelli dolcemente.
“Hai già fatto un primo passo… cambiare casa, cercare di… ripartire da zero, questo è già qualcosa. Non devi metterti fretta” cercò di spiegargli.
“Capisco perché stravedeva per te” sussurrò piano il più piccolo, accarezzando il profilo del ragazzo della fotografia, osservando il suo viso e il proprio che ridevano, guardando verso l’obbiettivo, stretti in un abbraccio.
“Mi manca, Hikka. Mi manca così tanto a volte che l’aria sembra scarseggiare. E vorrei che lui fosse qui. Vorrei che mi parlasse, vorrei sentirlo ridere, vorrei sentirlo ancora una volta chiamare il mio nome. Non chiedo altro” disse, mentre sentiva gli occhi riempirsi di lacrime e i contorni dei soggetti e i colori della foto sbiadire.
Chiuse le palpebre, lasciando che due lacrime scivolassero lungo le guance, asciugandole con il dorso della mano.
“Scusa, Hikaru” si ricompose poi. “Mi sono ripromesso di essere forte” si scusò.
Il più grande scosse il capo, poteva solo immaginare quale sofferenza fosse per Daiki; lui non aveva idea di come si potesse sentire, ma anche se solo guardandolo, Hikaru provava una stretta al cuore che faceva male. Non aveva parole di conforto per lui, perché sarebbero state inopportune quindi rimase in silenzio.
Se solo avesse potuto avrebbe diviso con lui il dolore per quella perdita, ma non poteva farlo.
Non poteva portargli via i ricordi, non poteva tornare indietro nel tempo a impedire quell’incidente che gli aveva portato via Ryosuke, era impotente.
Nessuno poteva fare niente per lui se non il tempo che, come si dice, avrebbe fatto il suo corso, curando le sue ferite.