Titolo: Funny days
Fandom: Mitologia greca
Pg: Ade/Zeus
Prompt: “Ormai mi sono fatto tutti i miei fratelli!”
Note: scritta per il pOrnfest #4 di
fanfic_italia , in uno spreee wee di cazzeggio e nonsense vario. Sesso descrittivo, ma anche non troppo. La nona fatica di iachi, ecco U.U*
Giocherellavo con le lingue di fuoco fra le mie dita, accendendole e spegnendole. Avevo iniziato a bruciare i pezzi di pergamena che erano lì sul tavolo di cristallo perché non c’era nient’altro che facesse da buon combustibile nella stanza. Sbuffai, afferrando un pezzetto di nuvola che transitava sopra la mia testa e mordendone un pezzo - zuccheroso, ecco, ogni tanto ci voleva.
Sentii la sua voce rimbombare per il corridoio - non che ci fossero pareti, per cui sarebbe stato impossibile non sentirla, così profonda e alta. Stava ridendo, cacciando Ares giù sulla Terra a combinare qualche guaio. Tamburellai con le dita sul tavolino, continuando a strappare pezzetti di nuvola e a masticarli annoiato. Sbuffai al che la porta si spalancò e Zeus entrò fischiettando, sprizzando allegria e tranquillità da tutti i pori. Si tolse i sandali e li lanciò in una cesta di nuvole vicino al letto; poi si sedette comodamente sul una poltrona proprio di fronte a me e mi sorrise, come se non vedesse le ombre scure che il mio corpo emanava.
“Fratellone! Qual buon vento ti porta qui?”
Mio malgrado no potei fare a meno di sorridergli di rimando; quell’uomo riusciva a mettermi di buonumore e a darmi sui nervi in egual modo.
“Sono venuto a trovarti, fratello. Sai com’è, ogni tanto mi annoio anch’io a stare laggiù; è tutto così tetro e buio… Le anime non fanno che attaccar misi addosso, un po’ d’aria fresca ci vuole,no?”
Rise, alzandosi e schioccando le dita. Due bicchieri pieni d’ambrosia si materializzarono sul tavolo di fronte a me. Ne presi uno, trangugiando il liquido fresco con soddisfazione.
“Ogni tanto dovresti prenderti una pausa, no? Distrarti, andare a guardare un po’ di belle donne laggiù… Almeno non penseresti a tutti quei morti.”
Reclinai il capo di lato, così da poterlo guardare meglio. Certo, mio fratello sarebbe rimasto sempre un bell’uomo; non per nulla Era gli perdonava tutte quelle scappatelle - facendogliela pagare cara ogni volta, su questo non c’era dubbio, ma alla fine cedeva.
“A proposito di distrazioni…” iniziai, alzandomi a mia volta ed avvicinandomi a lui. Con una mano gli presi il mento, girandogli il viso verso di me. Il lampo di sorpresa che gli attraversò gli occhi azzurri non mi fece scomporre, la sua espressione ora era divertita, quasi speranzosa. Avvicinai il mio viso al suo, così vicino da sfiorargli le labbra.
“Stavo pensando ad un modo divertente per passare la giornata… Non hai niente da fare, vero?” mormorai, passando la lingua sul suo labbro inferiore. Un istante soltanto, prima di ritrarmi, lasciandolo andare.
Un sorriso malizioso gli si dipinse sul volto, e improvvisamente la stanza venne oscurata appena, come se tutta la luce fosse stata offuscata da una nuvola di passaggio. La porta si chiuse con un suono metallico e le pareti divennero più spesse; una densa coltre di nubi grigiastra ci circondò, lasciando che tutto diventasse soffice e languido.
“No, non ho programmi particolari. Era è da qualche parte con Afrodite, per cui…”
Mi lasciai cadere sul letto, con un gesto veloce gli indumenti che mi coprivano svanirono. Le fiammelle fra le mie dita si congiunsero per formare una frustra fatta di ombre, altre si addensarono per formare legacci e catene.
“Lo immaginavo. Ormai mi sono fatto tutti i miei fratelli, voglio dire, Nettuno… Però non è così divertente come te. Tu almeno sai come… accendermi, ecco.”
Lo vidi rimanere compiaciuto da quel complimento, mentre si liberava della tunica ed avanzava verso di me, piccole scariche elettriche che gli guizzavano attorno al corpo. Sospirai, pregustando la soddisfazione di una giornata a letto con il re degli dei; e quando mi posò una mano sul fianco rabbrividii, avvertendo l’elettricità attraversarmi. Senza tanti preamboli si chinò su di me, schiudendo le labbra e prendendo il mio membro in bocca. Iniziò a muovere il capo, scendendo e risalendo secondo un proprio ritmo, noncurante del mio bacino che si sollevava istintivamente. Gli afferrai i capelli, costringendolo a scendere maggiormente; chiusi gli occhi mentre le sue mani si aggrappavano ai miei fianchi, scaricando piccole folgori sulla mia pelle. Mi ci volle quel poco per venire, dissimulando un gemito. Il mio caro fratellone alzò il capo, mentre una mano prendeva la frusta.
“Voltati.” Ordinò, facendo schioccare la pelle dell’oggetto contro le mie cosce. Sorrisi, obbedendo; un istante dopo mi aveva preso senza dire nulla, abbattendo con violenza la frusta sulla mia schiena. Inspirai velocemente, godendo di quel dolore e piegando la testa all’indietro. Il colpo successivo coincise con il suo spingersi a fondo dentro di me, e mi ritrovai a gemere come un bambino, chiedendone ancora. Con una mano sulle mie natiche egli mi accontentò, aumentando la velocità delle frustate e di conseguenza il ritmo con il quale mi possedeva. L’elettricità ormai pareva fare parte del mio corpo; scosso da brividi incontrollabili mi accorsi di avere la pelle d’oca; le fiammelle attorno a me si erano momentaneamente estinte e mi sorpresi nell’udire la mia voce alzarsi di tono, mentre il piacere montava e rischiava di sopraffarmi. Rispondendo alle sue spinte mi lasciai andare, macchiando le lenzuola fatte di nuvole. Lui non si fermò, aumentando ancora di più la velocità delle spinte, fino a che lo sentii gemere appena, appoggiandosi a me.
Il suo respiro mi solleticò l’orecchio, mentre mormorava.
“Non ho ancora finito.”
Risi, passandomi una mano fra i capelli e riprendendomi, per avere il piacere di continuare. Si prospettava una giornata estremamente lunga.