Fandom. ORIGINAL
Pg: Fangirl/Fidanzato
Prompt: "Amore, cosa vuol dire NC17?"
Note: scritta per il pOrnfest #4 di
fanfic_italia , per elencare un paio di cose fantasiose che mi sono venute in mente. Una fic al giorno toglie il medico di torno, soprattutto se c’è del pOrn in mezzo, così siamo tutti più felici, no?
Sesso descrittivo, ovviamente. Altrimenti che gusto c’è?
Mordicchiavo la penna con impazienza, aspettando mi venisse voglia di continuare a scrivere quel saggio su Goethe, cosa che non sarebbe successa in tempi brevi, già lo sapevo. Fortunatamente fuori era nuvolo, per cui non potevo neanche lamentarmi più di tanto; in più, il mio ragazzo era in camera a leggere non so precisamente cosa, giusto per fare presenza.
Aveva lasciato stare i suoi appunti di chimica organica venti minuti prima, quando aveva scoperto una pila di fogli pieni storielle varie, spezzoni di cose scritte da me ed altri fanwriter che stampavo per tenermi sempre aggiornata e avere qualcosa di rilassante da leggere appena ne avevo voglia. Non potevano neanche essere definiti racconti, erano solo stralci di storie, immagini e inizi che non avrebbero avuto uno sviluppo, esercizi di scrittura che almeno mi rilassavano nei tempi morti come questo. Mi ero anche dedicata a… Mi sollevai a sedere di scatto, ma era troppo tardi.
“Amore,” lo sentii chiamare dalla mia stanza mentre mi alzavo di fretta e quasi correvo di la’. No, no, no! Pensai quasi disperata, ma avrei dovuto farci qualcosa prima. “Cosa vuol dire NC17?”
Era seduto alla mia scrivania, con tutti i fogli sparsi attorno. Teneva in mano due pagine in particolare e i suoi occhi sfrecciavano da una parte all’altra del foglio. Il mezzo sorriso che gli era spuntato in viso non prometteva niente di buono.
Mi schiarii la voce, adottando un tono casual e indifferente, quando avrei voluto sprofondare.
“NC17… è una fanfic…”
Lo vidi sollevare un sopracciglio e aprire la bocca con fare sorpreso. Si girò a guardarmi, domandando con aria incredula.
“Davvero si può fare una cosa simile?”
Cosa avevo scritto? Che fic era? Tra chi era? Doveva essere slash di sicuro! Le het non mi riuscivano benissimo, soprattutto quando si trattava di sesso…o sì? Oddio,oddio…
“Cosa?” con impazienza lo raggiunsi e gli tolsi il primo foglio dalle mani, cercando il titolo. Era una delle ultime fic che avevo scritto, ed era het. Ed era piena zeppa di sesso. Coppie miste e manette e nastri per il bondage e completino di pizzo aperti e vibratori e…oddio.
“Non pensavo si potesse fare…bè, certo, ci vuole fantasia.” Lo sentii mormorare felicemente sorpreso, mentre rileggevo quello che avevo scritto. Non erano così poi così fuori dal mondo, eppure lì per lì non ebbi il coraggio di rispondere.
“Amore,” disse, sollevandosi dalla sedia e prendendomi per il polso, “non mi hai ancora detto cos’è una NC17.”
Non so quale canzone o citazione diceva se puoi immaginarlo puoi farlo, o qualcosa di simile. Era maledettamente vero ed io ne stavo avendo la riconferma.
Il suo viso era a pochissimi centimetri dal mio e quel sorriso malizioso mi stava eccitando oltre ogni dire. Mi chiesi perché non ci avevo mai pensato prima. Mi morse il mento con forza ed io mugugnai, mordendo il pezzo di stoffa che mi impediva di parlare. Mi sporsi in avanti, volendo ricambiare il favore, ma l’avere le mani legate dietro la schiena mi impedì di proseguire. Luigi mi morse una spalla nuda, leccandomi l’osso che si vedeva appena e scendendo a lambire un capezzolo, succhiando senza delicatezza. Gemetti mentre le sue dita scendevano giù, toccandomi dove ero bagnata e penetrandomi fino in fondo. I movimenti erano veloci, mi toglievano il fiato; era frustrante ed eccitante al tempo stesso questa costrizione, stavo per venire… quando scivolò fuori, lasciandomi sull’orlo. Un ringhio mi sfuggì dalle labbra, prima che lui mi girasse malamente, sentendo la mia eccitazione salire mentre il metallo delle manette mi stringeva i polsi. Mi spinse il viso contro i cuscini, prendendo un altro nastro di cotone e legandomelo attorno al collo come un collarino. Fece scendere la lunghezza del tessuto fra i miei seni e la fece passare fra le mie gambe, lasciando che si bagnasse e facesse pressione contro il clitoride. Diede un piccolo strattone, di modo che la frizione aumentasse ed io sollevai di scatto il capo, aumentando involontariamente il movimento, venendo con un grido soffocato.
“Sì, si può fare…” lo udii mormorare al mio orecchio, mentre divaricava appena le mie natiche e introduceva qualcosa di bagnato dove non ero mai stata toccata. Scivolò a fondo, facendomi rabbrividire inizialmente dal dolore e poi dal piacere, spingendo un dito all’interno con velocità maggiore, mentre l’altra mano tirava leggermente il nastro. A capo chino, continuai a tremare per il piacere, finché non avvertii il desiderio montare con prepotenza, lambendomi in ondate di piacere.
Rise sommessamente, mentre frenava il movimento della propria mano e si posizionava dietro di me, la punta del suo membro che toccava le labbra senza penetrarmi. Mi morse il lobo dell’orecchio, mentre mugugnavo il mio assenso, continuando a sfiorarmi per il puro piacere di prolungare la mia attesa.
Quando alla fine entrò in me sospirai, inarcando la schiena e assecondando le sue spinte in una sincronia quasi totale, raggiungendo nuovamente l’apice e chiudendo gli occhi.