Fandom: ORIGINALù
Pg: M/M
Prompt: "Non ci stiamo dentro l'armadio!"
Note. Scritto per il pOrnFest, semicosa tanto per fare e divertirmi, perché avevo bisogno di rilassarmi. Sesso semi descrittivo, ma anche no in verità.
“Ma… non ci stiamo dentro l’armadio!” avevo esclamato ridendo, mentre mi spingevi dentro quello sgabuzzino ingombro di attrezzi che non poteva neanche essere definito un ‘armadio’. Era semplicemente un affare pieno di cappotti ammucchiati e secchi e spazzoloni che non avrebbero trovato altro posto nel mio piccolo appartamento.
“Oh sì che ci stiamo, fidati.” Avevi risposto, sollevandomi la maglietta e mordendomi un capezzolo con fare giocoso, noncurante del mio gemito che era per metà dettato dal dolore. Poco dopo avevo scalciato i jeans in un angolo con un calcio, passandoti le braccia attorno alla vita e trascinandoti giù, sopra di me. Avevi imprecato, sbattendo il gomito contro un ripiano dello scaffale, prima di affondare il viso nell’incavo del mio collo e di succhiarmi la pelle, le tue mani che si occupavano di darmi piacere altrove, decisamente più in basso. Avevi i capelli ancora umidi per la pioggia torrenziale che scrosciava fuori, e sembravi incredibilmente innocente, nonostante tutto. Quando avevi sollevato il viso per baciarmi con foga avevo chiuso gli occhi, schiudendo le labbra per far penetrare la tua lingua. Solo allora avevo smesso di pensare, concentrandomi sulle sensazioni, sul cercare di afferrare tutto di te, ogni centimetro di pelle, ogni sporgenza; volevo toccare tutto, così come non mi succedeva da tempo, non volevo lasciarmi sfuggire niente, neanche un respiro.
In quello spazio angusto mi lasciavo prendere, guardandoti negli occhi mentre inarcavi la schiena e ti spingevi dentro di me con delicatezza, per non farmi troppo male. Ero io che ancora una volta mi ero avvicinato, avvinghiando le mie gambe dietro i tuoi fianchi e sollevando il bacino, così che potessi affondare in me più e più volte, senza negarti nulla. Avevo sollevato una mano per accarezzarti il viso, per toccarti i capelli biondo cenere che erano diventati troppo lunghi e ti ricadevano sugli occhi, scostandoli appena. Avevo sorriso, avvertendo il piacere montare ad ondate dentro di me, vedendolo riflesso nei tuoi muscoli tesi, nel tuo capo che si chinava e nella bocca che mordeva la mia mano per reprimere un grido soffocato. Ad occhi chiusi, le braccia tremanti per lo sforzo, avevi lasciato andare la mia mano, baciando l’impronta dei tuoi denti. Solo dopo mi avevi guardato e avevi sorriso, lasciandoti cadere sul mio petto con un sospiro di soddisfazione.
“Visto? E’ addirittura comodo.” Avevi mormorato mentre con una mano languida ti accarezzavo i capelli.
“Seh, comodo, proprio. La prossima volta lo facciamo sopra al lampadario.” Ti avevo sentito ridacchiare, e poi assopirti su di me, in mezzo alla stoffa ed alle cose dimenticate.