Titolo: What is like for you
Fandom: COW-T!Verse
Pair//Chara: Alan/Ethan (OC)
Genere: Semi-porn, angst
Rating: Arancione/R
Avvertimenti: One shot , solo!time
Conteggio Parole: 1091
Note: Scritta per
maridichallenge, ultimissima settimana del COW-T ! I personaggi sono miei e di
flannery_flame, la mia amabile consorte <3 Ethan, il vampiro sporcaccione è mio, Alan, il cavaliere figheggiante, è suo! Amateli! <333 Inoltre tale fic è collegata a
QUESTA, una fic gemella della mi consorte <3
Ad Ethan non era mai piaciuta la guerra.
Certo, era stato addestrato come tutti gli altri vampiri, sapeva perfettamente che i quatto popoli erano in una lotta millenaria difficile da disinnescare.
Eppure ad Ethan continuava a non piacere l’idea di uccidere angeli, maghi o cavalieri persino - decisamente i più testardi e tenaci dei tre. Non ce la faceva, Il suo migliore amico era un mago. Si erano conosciuti sul campo di battaglia anni prima e avevano deposto quasi subito le armi, entrambi stanchi di quel lungo conflitto.
E poi era arrivato lui, Alan, e tutte le sue convinzioni residue di ani di addestramento orzato erano crollate in un soffio.
Il suo primo incontro con Alan -uno dei cavalieri più giovani con il quale si fosse mai scontrato- era avvenuto in un contesto molto particolare, non romantico, né magico, ma neanche particolarmente cruento: Ethan aveva semplicemente appena salvato la vita di Alan, portandolo lontano da un’imboscata di maghi, della quale i vampiri erano perfettamente a conoscenza.
I loro sguardi si erano incontrati, avevano fatto scintille e poi Alan era scappato, senza dire grazie ma solo con un mezzo sorriso sulle labbra.
La seconda volta invece, Ethan era terribilmente affamato -i capelli castani tirati indietro freneticamente, gli occhi azzurri incavati per il troppo combattere, gli occhiali, caratterista per la quale era sempre stato preso in giro dagli altri vampiri, che scivolavano fastidiosamente lungo il naso- e non riusciva a trovare nulla per soddisfare la propria sete; ed Alan era comparso dal nulla, la spada ancora impugnata in mano, forse appena uscito da un combattimento con dei suoi compagni.
Ethan non era riuscito a contenersi e, con un agile salto, gli era piombato addosso, i canini a pochi millimetri dalla pelle sudata del cavalieri.
Sarebbe stato così semplice, così facile affondarli nella carne e sentirsi improvvisamente meglio; le forza sarebbero tornate, la vista non sarebbe stata più offusca ed Ethan avrebbe avuto nuovamente l’energia per alzarsi di lì e scappare.
Con uno scatto altrettanto repentino, però, si era tirato indietro, lasciando sulla giugulare pulsante di Alan il segno dei propri denti, lungo, rosso, non troppo profondo, ma abbastanza per far rimanere una cicatrice.
Mentre scappava via -trovando le forze nella paura-, Ethan si era ritrovato a pensare quanto sarebbe stato bello se, la prossima volta che si fossero incontrati, quel segno della propria presenza fosse stato ancora lì, sul collo fiero di Alan.
Il terzo incontro -l’ultimo di quelli puramente casuali- fu in circostanze ridicolmente spaventose: attorno a loro infuriava la battaglia, la più grande battaglia che i quattro popoli avessero mai visto, la Veggente che da lontano li scrutava in un silenzio mistico.
Ethan era a terra, tenendosi la spalla per un colpo inflittogli alla cieca da Alan, ansimava, era allo stremo, pronto per accettare il proprio destino; aveva chiuso gli occhi, mentre le urla dei suoi compagni vampiri gli rimbombavano nelle orecchie, e aveva abbassato il capo.
Sarebbe stato bello essere ucciso da Alan e non da un perfetto sconosciuto. Era piuttosto certo che il cavaliere non avrebbe cercato il modo più crudele per porre fine alle sue sofferenze, ma che, in un unico colpo ben assestato, tutto si sarebbe concluso. Eppure quel colpo non arrivò mai, ed Ethan si era ritrovato tra le braccia di Alan e poi fuori dallo scontro, lontano dalle urla, lontano dal dolore.
Poi era venuta la pace.
*
-Devi proprio andartene?- sussurrò Ethan, nudo sotto le lenzuola ruvide che gli accarezzavo il corpo.
-Devo- rispose Alan, dandogli un ultimo bacio sulla fronte -è un compito importante il mio, sono nel Consiglio di Pace dei-
-Dei Quattro Popoli Uniti, lo so, lo so- borbottò Ethan, sedendosi per potersi avvicinare di più al cavaliere e dargli un ultimo abbraccio -quando ti rivedrò?-
-Presto, te lo prometto-
-Presto, allora- abbozzò un sorriso, lasciandolo andare via a malincuore.
La porta si chiuse ed Ethan si lasciò andare all’indietro sul letto.
Sorrise felice, in realtà non sapendo esattamente di cosa essere felice: della ritrovata pace tra i quattro popoli? Certamente. Ma non era solo quello, non lo era affatto.
Strinse le gambe, emettendo un mugugno basso e rilassato nello strofinare a quel modo la pelle, che fino a poco prima, era in balia dei tocchi di Alan, dai più leggeri ai più invadenti.
Ethan non era sicuro di come -di quando- le cose si fossero messe così per loro. Forse durante il periodo di convalescenza che aveva passato a casa di Alan, a causa della ferita alla spalla che era decisamente più profonda del previsto. Forse ancora prima, quando Ethan l’aveva segnato con i propri denti.
Sì, Ethan decise che era proprio quello il momento al quale far risalire la sua infatuazione per Alan; altrimenti non l’avrebbe risparmiato. Si accarezzò il petto, sentendosi ancora caldo per aver fatto da poco l’amore con Alan.
L’amore.
Un termine così strano da utilizzare, un termine che Ethan pensava non sarebbe mai stato in grado di poter dire all’infuori della propria famiglia. Fece scendere la mano, lentamente, chiudendo gli occhi ed immaginando nuovamente il corpo di Alan sopra il proprio. Era grande, forte, invadente quasi, ma ad Ethan non dispiace affatto la sua presenza. Fermò le dita all’altezza dell’inguine, sentendosi eccitato ancora prima di essersi sfiorato; si morse le labbra, coprendo così l’imbarazzo per aver avuto un’erezione al solo ricordo del tocco di Alan, ma non si fermò.
Mosse abilmente le dita della mano destra, accarezzandosi a tratti lento a tratti veloce, dolce, cercando di ricordare la velocità delle spinte che Alan aveva mantenuto all’interno del proprio corpo, aprendolo con quel bruciore familiare che però faceva tremare ogni volta l’intero corpo di Ethan. Spinse il pollice contro la punta, conoscendo fin troppo i propri tempi e capendo che non sarebbe durato ancora molto.
Ethan ansimò, inarcando e tendendo la schiena scosso dal piacere, le lenzuola che scivolava lentamente via dalle sue gambe, scoprendolo ed esponendolo all’aria fredda. Reclinò la testa all’indietro, lasciandosi andare nuovamente contro il letto quando venne, fremendo nel sentire il proprio seme caldo contro la mano e sullo stomaco.
-Mph…Alan si perde sempre gli spettacoli migliori…- mormorò malizioso, sollevando le dita bagnate all’altezza delle labbra -proprio i migliori- sussurrò ancora, leccandole avidamente.
Si strinse nelle lenzuola, che ora gli sembrava più ruvide e fastidiose di prima, ma non importava; avrebbe avuto tempo per mostrare al cavaliere -il suo, di cavaliere- quello ed altro, per molto, molto tempo. Mugugnò a bassa voce, sfiorandosi in modo quasi possessivo la profonda cicatrice all’altezza della spalla.
Ethan spinse il viso nel cuscino, sentendo l’odore e il calore di Alan, ancora una volta così vicino, e chiuse gli occhi. La guerra era finita, e lui ora aveva un compagno.
Tutto andava bene.