Titolo: Braccia di zombie sotto il letto
Fandom: Sherlock BBC/Doctor Who
Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes, Doctor 11
Rating: PG/SAFE
Avvertimenti: AU, Crossover, lievemente crack
Conteggio Parole: 968
Scritto per la prima settimana del Cow-t @
Maridichallenge con il prompt "guerra" + per l'iniziativa
zombie apocalypse @
lisachanoando + per il "
Be Alternative!2" @
sherlockfest_it «È ridicolo» le mani di Sherlock si agitano nel vuoto, compiendo un movimento inarticolato dall'alto verso il basso «Totalmente, assolutamente ridicolo». Precisa, sbuffando, muovendosi avanti e indietro di fronte allo schema appeso alla parete.
«No, non lo è» il Dottore punta il cacciavite sonico sulla serratura del 221B; lo agita lungo di cardini, alza le spalle e poi rinforza qualsiasi diavoleria abbia fatto schiacciando una poltrona contro la porta.
«Lo è» continua Sherlock. John, a qualche metro di distanza, lo osserva tenendo in mano il calcio della pistola. Solo nel caso possa servire, ovviamente. Solo nel caso debbano mettersi a correre ancora - perché sì, con Sherlock si corre sempre parecchio, ma quando arriva il Dottore c'è sempre una quantità ridicola di corsa a cui fare fronte. E John è un militare allenato, ma - cristo - è umano.
«É un buon piano» insiste il Dottore, alzando gli occhi al cielo. La sua voce si fa un po' più petulante: diventa quella di un bambino a cui hanno appena tolto il proprio giocatolo preferito. Ogni volta che John sente quel tono di voce, vorrebbe solo sbattere la testa al muro ripetutamente.
Sbuffa. Osserva il Dottore muoversi fino alla cucina, aprire una mensola, e poi un altra, e un altra e un altra, e iniziare a tirare fuori stoviglia dopo stoviglia.
«E poi» la testa del Dottore emerge dalla cucina «Quanti dei miei piani non hanno funzionato, Sherlock?».
Sherlock si ferma. Lo guarda come per dire “scherzi?” e poi rotea gli occhi come se avesse a che fare con il peggiore degli idioti; peggio: come se avesse a che fare con Anderson.
«Vogliamo ricordare quella volta su Raxacoricofallapatorius?» dice, portando una mano sotto il gomito e l'altra sotto il mento «Oppure l'altra alla Dichiarazione Ombra? Giove dopo la seconda guerra interplanetaria?»
«Quelli sono stati incidenti di percorso» blatera il Dottore, di nuovo immerso tra le ante della cucina. Prende dello scotch, qualcosa che sembra un antenna e il nuovo cellulare di John (iniziando a romperlo con lo scopo di smontarlo). «Dove sono le forbici?»
«Secondo cassetto» risponde John, in automatico.
Sherlock si è fermato e sta guardando nella direzione del Dottore. Pensa che non vada bene fare una cosa del genere, perché un piano va pensato, prima che attuato; va calcolato, dopodiché vanno raccolti dati per fare per fare delle ipotesi plausibili. E in questo caso non ci sono abbastanza dati. «Vogliamo ricordare Doomsday, Dottore?»
Il Dottore trasale e batte la testa sul tavolo. Impreca in una lingua sconosciuta.
«Vogliamo parlare della volta nel sistema solare, Sherlock?»
A quel punto entrambi tacciono.
E John pensa finalmente. Perché sa che Sherlock non è mai andato troppo d'accordo con il Dottore, ma quello non è il momento più opportuno per mettersi a discutere.
«Abbiamo finito?» domanda John, agitando la pistola. Il Dottore e Sherlock smettono di fare qualsiasi cosa stiano facendo e si voltano verso di lui «Perché - non per fare il guastafeste, eh - ma abbiamo una dannata apocalisse zombie - apocalisse zombie - dietro la porta, e Londra sta per essere totalmente infettata da un virus alieno e voi» John si ferma, massaggiandosi gli occhi col pollice e l'indice «voi discutete, quando sarebbe tempo di fare qualcosa, oltre che parlare. Voglio dire, se in guerra scoppiava una bomba, nessuno pensava a come la bomba fosse esplosa, ma solo a contenere i danni».
E lì succede che il Dottore lo guarda, lo guarda è basta, e nel suo viso di allarga un sorriso a trentadue denti. John ha paura quando fa così. Ha paura della scintilla folle che gli si accende negli occhi. Vuol dire “guai” e “corri” e se John può convivere con la prima, non è certo di poter correre, non di nuovo.
Il Dottore percorre il salone in poche falcate. Gli posa le mani sulle spalle, poi gli prende il volto tra le mani «John Watson» dice, e la sua è la voce di un esaltato. «John Hamish Watson! Magnifico, fantastico John!» continua, ridendo. «Illuminante, magnifico e fantastico John» e gli stampa un bacio sulla fronte, prima di precipitarsi con incredibile velocità verso i fornelli. Sherlock guarda la scena irritato, con gli stessi occhi di un proprietario di un bene di lusso a cui questo è stato indicibilmente sottratto o, peggio, rovinato. Osserva di traverso John e borbotta qualcosa - anche lui in un altra lingua. John inizia a trovare la cosa irritante.
«È esattamente così, così che lo devo costruire. Povero me, sto invecchiando!» continua a urlare «E dov'è la colla vinilica?». Si sente un rumore simile a quello di qualcosa che cade e si spiaccica al suolo. «Non importa! L'ho trovata!»
Sherlock sbuffa e, nonostante si possa leggere disgusto nel suo viso, va ad aiutare il Dottore prima che rovini i suoi esperimenti.
**
Quando la cabina del Dottore si dissolve nel niente, John pensa solo che dovrà riordinare il disastro che c'è in cucina e spiegare alla signora Hudson come il 221C sia stato risucchiato in una dimensione parallela.
«Alla fine ha funzionato» commenta.
Sherlock emette un verso «Per merito tuo, non di certo di quel suo nebulizzatore anti-temporale»
John apre e chiude la bocca. Nei suoi ricordi - e sono molto vividi, dato che gli ha appena vissuti - è stato l'aggeggio costruito dal Dottore a salvarli tutti (di nuovo).
«Sì, ma tu gli hai spianato la strada sul come costruirlo» risponde, prima ancora che John possa finire di pensare.
«Ridicolo»
«No» continua «Tendi sottovalutare te stesso, John. Sei incredibilmente propenso a illuminare le menti, nonostante la pigrizia dei tuoi ragionamenti»
«È una specie di complimento?»
«Diciamo di sì»
«Sherlock?»
«Uhm?»
«La prossima volta che c'è un'apocalisse zombie, solo, ti prego, non metterti a raccogliere gli arti lasciati in giro dagli zombie, perché non è igienico»
«Ma...»
John alza lo sguardo e scuote la testa. Sherlock sta zitto e pensa a come nascondere meglio il braccio di zombie che ha sotto il letto.