Titolo: La stessa cosa che hai detto domani
Fandom: Originale
Beta-Reader:
levyRating: PG
Avvertimenti: linguaggio leggermente colorito, guerra
Disclaimer: miomiomio
Conteggio parole: 498 (fiuu)
Riassunto:
« Se devo morire Kosta, voglio farlo come mi pare. »
Kosta annuisce, riconosce che lo ha seguito perché gli credeva, ma è altrettanto sicuro di non voler morire.
« Da uomo libero. » Gli fa eco, per assicurargli che se lo ricorda ancora il motivo per cui sono scappati.
Challenge: MdF @
it100Prompt: Scrivere una drabble che inizi con "Domani" e finisca con "ieri"
« Domani... domani ci troveranno.»
Il ragazzo tartaglia di freddo e paura, con le spalle al muro, la schiena rivolta al fossato dove lui e il compagno sono piantati nel fango.
Ha l'elmetto calato sulla fronte come un Panama durante la siesta, il respiro ghiacciato dalla notte e le guance secche, sporche di melma incrostata.
« E se non sarà dopodomani sarà un altro giorno. Hanno i cani Omar, i cani!»
L'altro è più vecchio; abbraccia il fucile come fosse l'ultima cosa rimasta, l'ultima a cui valga la pena aggrapparsi, si guarda spesso dietro le spalle, dietro la poltiglia di mota e fili d’erba dell'argine, per essere sicuro che i cani non arrivino davvero e scongiura le parole dell'altro a parolacce.
« Credi che i cani fiutino noi con tutto il puzzo di merda che c’è qui intorno? »
Si soffia il naso con le dita Omar, sputa e si morde le labbra, tutto per essere sicuro che il freddo e l’attesa non lo abbiano ucciso.
« Hanno i fucili Omar, più di quanti ne abbiamo noi. »
« E noi oltre ai fucili siamo anche incazzati. » Si guarda di nuovo dietro le spalle e non vi è traccia né di cani né di fucili.
« Se devo morire Kosta, voglio farlo come cazzo mi pare. »
Kosta annuisce, riconosce che lo ha seguito perché gli credeva, ma è altrettanto sicuro di non voler morire.
« Da uomo libero. » Gli fa eco, per assicurargli che se lo ricorda ancora il motivo per cui sono scappati.
« Già. Da uomo libero. » Conferma Omar accarezzando la canna del fucile come si fa con le ultime certezze rimaste.
« Ma io non voglio morire Omar. » Confessa l’altro stringendosi nella tuta. « Né qui, né davanti al plotone di esecuzione, io non voglio morire per niente. »
Omar sputa di nuovo, controlla la sicura del fucile.
« E chi ha detto che devi morire? » Afferma.
Kosta annuisce, solleva gli stivali dal fango, il minimo indispensabile per non permettere alle proprie gambe di intorpidirsi. Deve essere sempre pronto a scappare.
« Me lo prometti che non moriremo? »
« Non morirà nessuno. » Promette.
Omar butta gli occhi scuri dietro le spalle; non ci sono né cani, né fucili, né plotoni di esecuzione. Poi, come se ne fosse davvero sicuro ripete.
« Non morirà nessuno e arriveremo a casa presto se seguiamo i fossi e ci fermiamo solo quando siamo esausti. »
« E’ quello che dici tutti i giorni da quando siamo scappati. » Osserva Kosta, ma Omar scuote le spalle, prende un’altra manciata di fango e la spalma sulla tuta per ingannare gli occhi, i ricordi e il fiuto dei cani.
« Continuiamo a seguire i fossi. » Ripete convinto assicurandosi di nuovo che dietro di loro nessuno li stia cercando.
Kosta gli crede, non può fare altro che credergli, non può fare altro che sforzarsi di credergli ancora. Scuote la testa e prende a sua volta un pugno di fanghiglia.
« E’ la stessa cosa che hai detto ieri. » Mormora spalmandola a sua volta sul verde mimetico della tuta. « La stessa che hai detto ieri. »