Titolo: Lost my words on the track
Fandom: Originale
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Disclaimer: miomiomio
Conteggio parole: 486
Riassunto: Proprio non sono capace di scrivere dei miei viaggi, sa? Sono passati anni dalla prima volta che ho preso un treno e da allora ho abbandonato un pezzo d'anima su più di una carrozza
Challenge: WeCha @
week_challengesPrompt: Another town, another train.
Note: Anche io, come il protagonista, non ho mai scritto dei miei viaggi. O meglio, non lo avevo fatto fino ad adesso. =)
E' seduto a cavallo di una valigia sfondata su un lato, gialla come un limone ma sudicia di kilometri, pioggia e binari. Si gratta la barba con una biro e guarda oltre i tralicci della stazione, verso il sole che tramonta giocando a nascondino tra il cemento armato dei palazzi.
La signora accanto a lui ha una certa età, un cappottino blu scuro stirato di fresco che la fa assomigliare alla regina d'Inghilterra e sbircia tra le righe giallastre del quadernino che il ragazzo tiene aperto sulle ginocchia.
Chissà perché son sempre gli anziani ad essere meno diffidenti, ad buttare lì una parola, con chiunque se ne hanno voglia.
« Scrive del viaggio? » Domanda sfoggiando un sorriso asciutto e benevolo.
Chissà perché sono sempre i giovani a glissare, rispondere a monosillabi ed evitare il dialogo. Lui non sarebbe diverso, ma si sforza di fare il contrario.
« Proprio non sono capace di scrivere dei miei viaggi, sa?» Comincia, spostando la penna dal mento e battendola due volte sulla pagina vergine del quadernino. «Sono passati anni dalla prima volta che ho preso un treno e da allora ho abbandonato un pezzo d'anima su più di una carrozza, ho seminato pensieri sopra ogni posto a sedere e dimenticato valige, cartacce, bilglietti usati.
Ho visto partenze, arrivi, lacrime, binari, sudore, stazioni. Ho sporcato i finestrini appannati lasciando scritte con la punta delle dita, perso coincidenze, cambiato destini e destinazioni, ma non sono mai riuscito a scrivere di uno dei miei viaggi. Nemmeno una volta. »
Guarda la signora prima di continuare e lei continua a sorridere chiusa nel suo cappottino blu.
« Il risultato é che ho un'anima sempre più leggera e una testa sempre più zeppa di pensieri che non scriverò mai. Continuerò ad abbandonarli sopra ai sedili, dentro ai cestini della spazzatura, lungo le rotaie e attaccati ai finestrini, anche quelli dei treni veloci, che non si aprono più e non ti lasciano respirare le stagioni e il puzzo di bruciato quando ti pare.
Lascerò i pezzettini della mia anima sulle porte dei bagni piene di graffiti, dentro i bicchierini di carta del caffé solubile, sotto i cappelli dei controllori e nei portabagagli. »
Non smette di parlare nemmeno quando il treno frena la corsa accanto a loro e il rumore dei motori copre la sua voce, ma si ferma quando vede la signora abbassarsi per prendere la borsa.
« E' il suo treno? » Lei annuisce e lui scuote la testa. « Io aspetterò quello dopo. Non é ancora buio. » Spiega.
Fa per alzarsi ma la signora si piega verso di lui, come per raccontargli un segreto; gli stringe l'avambraccio, come per raccontargli qualcosa di importante.
« Li cercherò i suoi pensieri. » Sussurra ridente. Lui ricambia il sorriso dietro la barba da truffatore.
« Li lascio in buone mani, allora. » Afferma guardandola salire i gradini della carrozza, poi torna a guardare lontano.