Attrezzatura sprecata

Mar 09, 2014 10:59

Titolo: Attrezzatura sprecata
Rating: Verde
Genere: Demenziale, Generale
Personaggi: 3!Dante, 3!Vergil
Wordcount: 937 (fiumidiparole)
Prompt: "Ho comprato anche la moto, usata ma tenuta bene" (Mare mare mare, Luca Carboni) & Una storia che racconti di come i personaggi - che, smesso il loro ruolo, sono solo attori dietro le quinte del fandom - commentino questa o quella scena saliente in cui hanno recitato per il Limitaprompt @ piscinadiprompt
Note: Attori!AU, Gen
«Chi è la mente malata che ha progettato questa sceneggiatura?!» sbottò, incrociando le braccia sul torace nudo «Non c'è limite alla depravazione umana».
Vergil inarcò un sopracciglio elegantemente, sottolineando spiccatamente il suo stupore per l'asserzione del fratello.
Si stava lamentando della sceneggiatura. Proprio lui. Il protagonista.

Dante si sbatté alle spalle la porta del camerino, chiudendo fuori anche la sua schiera di truccatrici che non vedevano l'ora di rimetterlo a nuovo e potersi nel frattanto anche lustrare gli occhi ammirando il suo perfetto corpo atletico messo quasi del tutto a nudo dal suo costume di scena. 
Era così frustrato da voler rimanere da solo, altrimenti avrebbe cercato di sfogare su qualche malcapitato la sua rabbia. 
«Che hai, Dante...? Non ti hanno inquadrato a sufficienza nelle ultime riprese?». 
Il venefico commento veniva da un angolo del suo camerino, nel quale era sistemata una poltroncina dall'alto schienale occupata da suo fratello Vergil, intento a leggere un libro. 
La sua espressione non lasciava trasparire alcuna emozione, come se non gli importasse veramente di sapere perché il gemello fosse tanto irritato. Pareva piuttosto avere tutta l'intenzione di stuzzicarlo. 
Dante si lasciò cadere sulla sedia davanti alla specchiera dove in genere lo preparavano per le riprese e - infischiandosene della numerosa quantità di boccette e flaconcini di vetro posati sul piano - sollevò i piedi e li calò pesantemente sul ripiano nonostante calzasse ancora gli stivali. 
«Chi è la mente malata che ha progettato questa sceneggiatura?!» sbottò, incrociando le braccia sul torace nudo «Non c'è limite alla depravazione umana». 
Vergil inarcò un sopracciglio elegantemente, sottolineando spiccatamente il suo stupore per l'asserzione del fratello. 
Si stava lamentando della sceneggiatura. Proprio lui. Il protagonista. Lui, che era inquadrato in quasi tutte le scene, come voleva lui per di più, perché era di un egocentrismo tale che lo staff pur di tenerselo buono assecondava ogni suo capriccio. 
Era l'attore perfetto per il ruolo principale ed erano tutti convinti che non ce ne sarebbe stato un altro capace di reggere il confronto. La parte gli calzava a pennello. 
Vergil per avere qualche piccolo cambiamento nelle scene in cui recitava aveva dovuto fare quasi letteralmente i salti mortali e non aveva ottenuto quasi niente. 
Tuttavia, che Dante arrivasse addirittura a mettere in campo la "depravazione umana"... 
«Cos'è, hanno trasformato il film in un porno?» chiese. 
Lui era rimasto in camerino negli ultimi due giorni di riprese, dato che non era necessario alle scene che venivano girate; ciononostante, lui era rimasto lì nel caso in cui fossero riusciti a proseguire più rapidamente rispetto al programma stabilito e si fosse resa necessaria la sua presenza sul set. Per questo non aveva più seguito gli ultimi sviluppi riguardo alla sceneggiatura, che aveva subito - e continuava a subire - rimaneggiamenti per assecondare i voleri del piccolo divo. 
«Magari, sarebbe stato un po' più divertente recitare con un paio di gnocche accanto» asserì Dante in tono risentito. 
«Lady non è di tuo gusto?» domandò Vergil «Non è poi così brutta». 
Era l'unica attrice di rilievo dell'intera opera e lui la trovava sinceramente attraente, nonostante il carattere apertamente diffidente e scontroso con quasi tutti, colleghi o collaboratori che fossero. 
«Se ti piace tanto allora te la lascio volentieri. Non è proprio il mio tipo...» ribatté suo fratello senza accennare a cambiare l'espressione cupa sul suo viso. 
«E allora che problema hai? Non hai potuto fare abbastanza scena nell'ultima ripresa?». 
Il tagliente tono di voce di Vergil aveva anche una punta di caustico sarcasmo che lo aiutava a sfogare una parte del suo risentimento per l'evidente disparità di trattamento che c'era tra loro due, ma a suo fratello sfuggì completamente - o lo ignorò volontariamente. 
«Ma che c'entra adesso!» sbottò in risposta l'altro «Ho comprato una moto, usata ma tenuta bene per il film, perché non bastavano i fondi. Era bellissima, nonostante tutto... e quelli nell'ultima scena me l'hanno fatta distruggere! Distruggere! C'è rimasto soltanto un pezzo del manubrio!». 
Ancora ribolliva di rabbia a stento repressa. Nonostante tutto fosse andato bene e la scena della corsa lungo un fianco della Temen-ni-gru fosse venuta a dir poco perfetta, Dante aveva avuto il suo bel ridire quando aveva scoperto a cosa doveva servire la moto che aveva acquistato. 
«Doveva leggere con più attenzione il copione, la scena era indicata chiaramente!» gli avevano detto quando aveva cercato di ribellarsi e poi era stato obbligato a fare scempio di una moto così bella, riducendola ad un ammasso di rottami sparsi. 
Dal tono di voce offeso con cui narrò l'accaduto sembrava essersela presa veramente a male, come se quella moto fosse un ricordo che aveva conservato gelosamente per chissà quanti anni e generosamente messo a disposizione per le riprese facendo un sacrificio immenso. 
Vergil rimase a fissarlo attonito, cercando di capire se suo fratello fingeva di essere imbecille o lo era sul serio: con tutti i soldi che guadagnava con quel lavoro, di moto come quella se ne sarebbe potuto comperare un centinaio, forse anche di più. 
La sua esasperazione di fronte a tanta stupidità messa insieme fu tale che non ebbe la forza di replicare niente. Semplicemente si alzò dal suo posto e se ne andò dal camerino chiudendosi la porta alle spalle e lasciando suo fratello alle prese coi suoi problemi. 
Non appena fu uscito si trovò davanti una schiera di gente dello staff che si aspettava di vedere uscire la star dello spettacolo. 
«Oh, Vergil grazie al cielo! Di' a tuo fratello di uscire da lì, ci serve per le riprese, non abbiamo ancora finito!» sbottò il regista indignato. 
Vergil scrollò le spalle. 
«Entrate e convincetelo. Io non voglio avere a che fare con questa faccenda» si chiamò fuori l'albino. 
«Vergil! È tuo fratello!» obiettò qualcun altro dal gruppo. 
«Ho bisogno di un caffè» cambiò argomento repentinamente l'attore, il tono che dichiarava ufficialmente chiusa la faccenda. 
Attraversò la folla e si allontanò pregando in cuor suo che al gemello prima o poi accadesse un miracolo e venisse dotato di una normale intelligenza che gli permettesse di realizzare che poteva comprarsi una moto di cilindrata doppia e molto più bella, nuova di zecca addirittura.

rating: safe, fandom: devil may cry

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