[Free!] Se ami qualcuno, lascialo libero (cap. 9)

Jun 26, 2015 23:16

Titolo: Se ami qualcuno, lascialo libero
Fandom: Free! Iwatobi Swim Club/Eternal Summer
Rating: verde
Personaggi: più o meno tutti
Pairings: Rin/Haruka, Rei/Nagisa
Disclaimer: Free! e tutti i suoi personaggi appartengono a Kouji Ouji e alla Kyoto Animation.
Note: Mermaid!AU
Beta: mystofthestars
Word count: 2755 (fdp)

L'ultima cosa che Haruka sentì prima che la cassa in cui era rinchiuso venisse sottoposta ad una serie di scossoni e colpi violenti, fu la voce di Rin che gli intimava di scappare con Makoto e Nagisa. Quello che ne seguì non fu altro che caos e poi, improvvisamente, la sensazione di cadere nel vuoto. Riconobbe immediatamente l'impatto con l'acqua, quando avvenne, ma immobilizzato com'era non poteva comunque fare niente. L'angoscia gli strinse lo stomaco al pensiero di quello che stava avvenendo sul ponte della barca: cosa sarebbe accaduto a Rin? Quelli di Samezuka gli avrebbero fatto del male? Il pensiero che il ragazzo si fosse messo in un tale pericolo per rispettare la promessa che gli aveva fatto solo la sera prima, lo preoccupava più di quanto pensasse e rendeva impellente il suo desiderio di liberarsi da quella prigione di legno.
« Haru! Haruka! Sei tu? »
Una voce lo raggiunse tra il fischio del vento e il fragore delle onde, immediatamente riconosciuta come quella di Makoto.
« Stai bene?! »
Sembrava nel panico.
« Makoto! » lo chiamò, a metà tra la gioia e la disperazione. « Il coperchio! Devi far scivolare il coperchio! »
La coda sbatté contro le robuste pareti di legno, segno della frustrazione che provava ad essere immobilizzato in quel modo ed a non poter essere di nessun aiuto all'amico.
Sentì Makoto armeggiare con il coperchio per un po', fin quando non riuscì a farlo scivolare di lato qual tanto che bastava per sgusciare fuori. Un'onda ribaltò la cassa e Haruka finì per cadere dritto tra le braccia dell'amico, che prontamente lo trascinò in acque più profonde e tranquille.
« Stai bene? Sei ferito? » chiese ansiosamente Makoto, stringendolo a sé e poi allontanandolo per poterlo scrutare con attenzione.
Haruka poteva sentire la sua preoccupazione e gli era grato per essere accorso in suo aiuto anche se questo aveva significato fidarsi degli umani. Scosse la testa con un mezzo sorriso e gli mostrò le mani ancora legate, in modo che potesse sciogliere i nodi.
« Grazie. » mormorò massaggiandosi i polsi, ma subito dopo la sua voce assunse le sfumature dell'urgenza. « Gli umani che mi hanno aiutato sono in pericolo, dobbiamo aiutarli! »
Non si fermò a chiedersi se Makoto lo avrebbe seguito, lo diede semplicemente per scontato e guizzò via verso la superficie.
Quando riemerse dalle onde lo spettacolo che si aprì davanti ai suoi occhi fu più caotico di quanto si aspettasse. Certo, aveva già visto altre tempeste in precedenza, ma non si era mai avvicinato a sufficienza ad un'imbarcazione per vederla in balia delle onde. Quella più grande ora sembrava deserta, mentre in quella più piccola, che riconobbe come quella di Rin, alcune persone correvano avanti e indietro. Riconobbe un paio di giovani come appartenenti al gruppo di Samezuka e si chiese cosa ci facessero sulla barca dell'umano dai capelli rossi, ma il dubbio durò solo un attimo perché non riusciva a vedere Rin da nessuna parte. Non era sul ponte e non era nemmeno tra le onde  in burrasca, il colore dei suoi capelli gli sarebbe saltato subito all'occhio nonostante la pioggia battente. Maledicendo la scarsa visibilità, continuò a guardarsi attorno freneticamente: era quasi certo che anche Rin fosse caduto in acqua quando la cassa era scivolata, ma questo avrebbe significato che, con molta probabilità, gli abissi insidiosi lo avevano già trascinato con sé. Rifiutando con tutto sé stesso una simile idea, tornò alla ricerca finché, alla luce di un lampo improvviso, non notò proprio quello sprazzo di rosso che cercava e si tuffò in quella direzione. Nuotò con tutte le sue forze, opponendosi alle correnti e ai venti che flagellavano la superficie del mare. Più volte rischiò di perderlo di vista a causa di un cavallone particolarmente alto, ma s'intestardì finché non riuscì a raggiungerlo.
Il corpo dell'umano stava ormai sprofondando nelle acque come se avesse perso ogni energia per opporsi alla forza degli elementi. I ciuffi rossi ondeggiavano attorno al suo volto come alghe, delicati in quel mondo sprofondato nel caos.
Haruka lo afferrò per la vita e lo trascinò in superficie, consapevole del fatto che gli umani non potevano resistere a lungo senza aria.
Provò a chiamarlo un paio di volte, ma l'altro non gli rispose, immobile e privo di sensi com'era. Per il tritone era impossibile capire se fosse arrivato troppo tardi o se avesse ancora tempo per salvargli la vita, tutto quello che sapeva era che doveva portarlo a terra al più presto. La barca era più vicina ma, visto quello che era accaduto, non avrebbe saputo dire come gli altri umani lo avrebbero accolto: dovevano raggiungere la terraferma! Fortunatamente non era troppo distante, ce l'avrebbe fatta a tutti i costi.

Nonostante la decisione, quella si rivelò un'impresa più difficile del previsto. Le correnti erano forti e non era nella natura di Haruka opporsi al flusso delle onde. Si era sempre lasciato guidare da esse, senza spendere energie per lottare conto ciò che era del tutto naturale. Ogni volta il mare lo aveva accolto nel suo abbraccio, ma ora sembrava gli stesse comunicando che ciò per cui si stava impegnando tanto era contro natura. Gli esseri umani non appartenevano al mare, il loro destino in quell'ambiente ostile era di sprofondare negli abissi ed estinguere lì la loro esistenza, come prezzo dell'arroganza con cui avevano sfidato l'oceano. Il popolo del mare non avrebbe dovuto avere niente a che fare con gli umani ed anche in questo caso, contravvenendo a quella regola, Haruka sembrava essersi attirato l'ostilità dell'acqua. Nonostante questo non aveva la minima intenzione di cedere, la terra era sempre più vicina e anche se la fatica per opporsi alle onde tenendo allo stesso tempo la testa di Rin fuori dall'acqua era immensa, non si sarebbe lasciato sopraffare. Sentiva i muscoli, già malconci dalle recenti vicissitudini, bruciare per lo sforzo, ma ormai la riva era vicina. Poteva intravedere una sorta di piccola baia, un'insenatura tra due pareti di scogli, dove l'acqua era più placida e meno profonda. Tuttavia le onde s'infrangevano con rabbia sulla barriera, sollevando alti schizzi e rendendo difficoltoso raggiungere quel luogo sicuro.
Haruka nuotò con tutte le sue forze verso l'insenatura, tentando di contrastare la corrente che li spingeva verso le rocce, ma farlo mantenendo a galla il corpo di Rin era decisamente difficoltoso. Un'onda improvvisa lo colse alla sprovvista e si rese conto di quello che stava accadendo quando ormai l'impatto era inevitabile e tutto quello che ebbe il tempo di fare fu voltarsi in modo da fare scudo a Rin con il proprio corpo. L'urto fu violento e il tentativo di aggrapparsi alle rocce con una mano si rivelò inutile: gli scogli erano troppo scivolosi e rischiava di perdere la presa sul corpo di Rin, per questo non poté fare altro che proteggerlo il più possibile. Il tritone venne scaraventato contro di essi più volte finché, con uno sforzo che gli costò le sue ultime energie, non riuscì a strapparsi dalla presa di quelle onde e lasciare che una diversa corrente li sollevasse entrambi e un'ultima onda li portasse a ruzzolare sulla sabbia.
Haruka diede fondo alle sue ultime forze per trascinare Rin sulla sabbia, al sicuro dalla risacca. Ce l'aveva fatta? L'aveva strappato alla furia del mare?
Nonostante il dolore che gli lacerava il fianco, si sporse sopra il corpo del giovane pescatore nel tentativo di verificarne le condizioni.
« Rin! » lo chiamò scuotendolo leggermente. « Rin, apri gli occhi! »
Ma quello rimase immobile, ancora privo di sensi. Haruka si sentì gelare, mentre un'ondata di terrore rischiava di travolgerlo: non aveva fatto in tempo? Non era riuscito a salvarlo? No, non dopo tutto quello che avevano passato!
E dire che era stato proprio lui ad affermare che il mare non faceva distinzioni, prendeva ciò che gli spettava senza rancore o cattiveria. Proprio lui che viveva in perfetta sintonia con le correnti, che mai vi si era opposto, ora non poteva tollerare che quella vita che aveva stretto tra le mani, quella vita che era stata messa a rischio per lui, gli venisse strappata in quel modo. Non poteva accettarlo.
Con un ulteriore sforzo di volontà, si costrinse a sciogliere quell'immobilità dovuta al terrore e a chinarsi di nuovo sul petto del ragazzo, appoggiandovi l'orecchio. Fu con immenso sollievo, un sentimento che mai avrebbe immaginato di provare per un umano, che sentì il suo cuore battere.
Ora doveva svegliarsi, assolutamente. Haruka non avrebbe tollerato di essere abbandonato, non dopo la fatica che aveva fatto per portarlo a riva. Per questo continuò a scuoterlo e a chiamare il suo nome finché non gli balenò in mente aspetto fondamentale: gli esseri umani avevano bisogno di aria, era questo che permetteva loro di vivere. Ricordò una vecchia storia, divenuta quasi leggenda per il suo popolo: narrava di una sirena che aveva salvato un umano dall'annegamento con un bacio. In quel modo gli aveva donato l'aria necessaria a respirare sott'acqua e questi era sopravvissuto. Haruka non avrebbe saputo dire se si fosse trattato di una semplice favola o corrispondesse a verità, tuttavia si chinò sulle labbra semiaperte di Rin e vi soffiò con tutta la forza che aveva.
Dopo un paio di tentativi, Haruka tornò a sollevarsi e a scuotere il ragazzo nel tentativo di svegliarlo, chiedendosi con sempre maggiore apprensione se quella del bacio della sirena fosse solamente una leggenda o potesse davvero salvare qualcuno.
In quel momento un grido attirò la sua attenzione, inducendolo a voltarsi verso gli scogli poco distanti, e la sua prima reazione istintiva fu quella della fuga: altri umani si stavano affacciando oltre la cresta di roccia e tra questi riconobbe Sousuke. Il gesto di voltarsi verso il mare però lo rese bruscamente consapevole delle condizioni del suo fianco e della coda, le cui squame erano in parte ricoperte del suo stesso sangue. L'impatto con le rocce non era stato clemente e non sarebbe potuto andare lontano in quello stato, men che meno portandosi dietro Rin. Quando notò che l'umano si apprestava a scendere con aria bellicosa, per tutta risposta si spostò sopra il corpo di Rin, lanciandogli un'occhiata di sfida: se aveva cattive intenzioni avrebbe dovuto vedersela con lui prima di poter arrivare al giovane pescatore.
Tuttavia alle spalle di Sousuke apparvero anche altre due figure che si mossero per trattenerlo. Haruka riconobbe Aiichiro e, vedendo come gli altri si rivolgevano a lui, trattandolo non certo come un prigioniero, prese una risoluzione definitiva. Guardò Rin ancora privo di sensi sotto di lui, poi tornò a fissare lo sguardo in direzione degli scogli.
« Rin ha bisogno di aiuto! » esclamò verso il gruppetto. « Per favore! »
In un frangente del genere non sapeva come comportarsi e di certo, da solo, non sarebbe stato in grado salvare Rin e ricambiare il gesto che il giovane pescatore aveva compiuto nei suoi confronti.  Gli umani, invece, avrebbero saputo meglio di lui cosa fare. Aiichiro gli era molto affezionato e Sousuke, nonostante tutto, era un suo caro amico, di certo lo avrebbero aiutato. Haruka si scoprì disposto a tutto, addirittura a lasciarsi catturare ed a rendere tutto vano, se questo avesse significato vedere di nuovo Rin aprire gli occhi.

Fortunatamente l'imbarcazione manovrata da Sousuke era riuscita ad attraccare senza ulteriori difficoltà su una spiaggetta sabbiosa poco distante da una corona di scogli. La pioggia stava diminuendo d'intensità e la visuale si era schiarita, quindi il giovane non aveva atteso oltre e si era precipitato a terra. Erano di nuovo sull'isola di Iwatobi, il che significava il fallimento totale della loro missione, ma al momento quello era l'ultimo dei suoi pensieri. Se Rin era riuscito ad arrivare a terra, di certo si sarebbe trovato nei dintorni e poteva avere bisogno di aiuto. Per questo Sousuke prese a scrutare con ansia crescente le due direzioni che si aprivano davanti al suo sguardo: sbagliare scelta avrebbe potuto significare perdere del tempo prezioso.
Quando si rese conto che anche gli altri lo avevano seguito, si rivolse loro con tono risoluto.
« Datemi una mano, dobbiamo trovare Rin al più presto! » esclamò facendo cenno a Kisumi e Nitori di seguirlo. « E la cassa della sirena potrebbe essersi arenata da queste parti, guardate dappertutto! » proseguì rivolto a Uozumi e Minami.
Dopodiché si avviò istintivamente in direzione degli scogli, la zona più pericolosa dove le correnti avrebbero potuto trascinare un corpo. Non osava immaginate cosa sarebbe potuto succedere se l'amico fosse finito proprio in quella direzione: scosse la testa per scacciare immagini allarmanti e prese ad arrampicarsi sugli scogli con maggiore vigore.
Kisumi e Nitori lo seguivano: il giovane braccio destro del capo si era rivelato inaspettatamente gentile nei confronti del mozzo e anche ora lo aiutava e lo sosteneva ogni volta che scivolava e rischiava di ruzzolare della rocce. Era un lato di Kisumi che Sousuke non era abituato a vedere, insieme a quello che mostrava sempre maggiore preoccupazione nei suoi confronti. Se si fermava a riflettere poteva quasi capire perché l'amico si stesse angosciando a quel modo ed anche come potesse apparire ad occhi esterni quella sua ricerca ossessiva visto che, se si trattava di Rin, non poteva assolutamente fermarsi.
Proprio in quel momento, al di sopra dell'ululare del vento, ebbe l'impressione di senti chiamare il nome dell'amico. Con uno sforzo superò le ultime rocce che gli ostruivano la visuale e si affacciò sulla spiaggetta sottostante. La scena che si aprì davanti ai suoi occhi lo lasciò pietrificato per un istante: il tritone che era loro sfuggito sovrastava il corpo esanime di Rin, riverso sulla sabbia. Le dita di Sousuke si serrarono a pugno mentre un'esclamazione furibonda gli sfuggiva dalle labbra.
« Non toccarlo! »
Che intenzioni aveva, quella dannata sirena? Aveva trascinato Rin in quell'anfratto inaccessibile solo per poterlo divorare indisturbata? Se era così, non l'avrebbe minimamente permesso!
Era già pronto a precipitarsi giù dagli scogli, quando una mano gli afferrò il polso, trattenendolo. Voltò lo sguardo rabbioso verso Kisumi, ma l'espressione che incontrò era più seria del solito, non vi era traccia di scherno in quegli occhi ametista.
« Non hai capito quello che sta succedendo? » disse accennando alla scena sottostante, mentre anche Aiichiro li raggiungeva e pregava Sousuke di fermarsi. « Non lo vedi, non è un'aggressione. É... una scena d'amore. »
Lì per lì Sousuke pensò che fosse impazzito: ma quale scena d'amore?! Rin avrebbe potuto essere morto e quella creatura stava...
Stava tentando di rianimarlo. Finalmente notò i gesti di Haruka, il modo in cui scrollava Rin per le spalle, come chiamava il suo nome, come premeva le labbra sulle sue nel tentativo di farlo tornare a respirare. Notò i suoi occhi, del tutto diversi da quelli di un predatore, quanto piuttosto angosciati e terrorizzati, che si levarono su di loro per chiedere aiuto.
Sousuke scosse la testa: non gl'interessava sapere cosa avesse spinto il tritone a salvare Rin, né quali sentimenti lo muovessero riguardo a tutta quella faccenda, ma non poteva negare che fosse riuscito là dove lui stesso aveva fallito. Anche ora, mentre chiedeva il loro aiuto, si era spostato sopra il corpo di Rin, come un predatore che difende il suo bottino... o come lo stesso Rin, davanti al laghetto di casa Matuoka, che si frapponeva  tra lui e la creatura.
Rimase immobile a fissarli, tentando di assimilare ciò che fino a quel momento si era rifiutato di vedere, che la sua mente non aveva potuto accettare nonostante ore gli apparisse così lampante.
Durò solo in istante, prima che un richiamo spazzasse via tutte le sue considerazioni, le ipotesi di Kisumi e le preghiere di Aiichiro.
« Ehi! Avete trovato qualcosa? Stiamo arrivando! »
Era la voce di Minami. Lui e Uozumi si trovavano alla base degli scogli, probabilmente attirati dalle loro stesse urla, e si apprestavano a raggiungerli.
Istintivamente Sosuske si voltò verso Kisumi: per qualche motivo sentiva che quello era il momento meno opportuno perché anche gli altri giungessero sul posto. Se avessero visto il tritone, non ci sarebbe più stato spazio per nessuna considerazione.
Kisumi tuttavia prevenne ogni sua azione e si rivolse a Nitori, mantenendo comunque un tono gentile.
« Aiichiro-kun, scendi dagli altri e tenta di trattenerli più che puoi, noi c'inventeremo qualcosa. »
Poteva essere una buona idea, dopotutto Uozumi, sotto la facciata da duro, aveva un debole per i bambini ed era probabile che si facesse abbindolare facilmente da quegli occhioni. Minami, dal canto suo, avrebbe di certo seguito il compagno.
Il vero problema non era ciò che si trovava alle loro spalle, ma quello che avevano di fronte.

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