Titolo: My perfect trust with you
Fandom: Haikyuu!!
Rating: arancione (?)
Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Pairings: Iwaizumi/Oikawa
Disclaimer: Haikyuu!! e tutti i suoi personaggi appartengono a Furudate Haruichi.
Note: Il titolo viene da un tag di Tumblr solitamente associato alla coppia, e anche l'idea della scommessa di Makki e Mattsun non è completamenta farina del mio sacco (sempre care siano le autrici di vignette di Tumblr)
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La primavera scivolava via velocemente, tra dolci brezze profumate e petali di ciliegio che coloravano parchi e giardini. Con l'inizio della nuova stagione sarebbe giunto anche l'annuale ritiro che la squadra di pallavolo maschile dell'istituto privato Aoba Johsai avrebbe svolto in previsione del torneo primaverile.
Quell'anno sarebbero stati ospiti del campus di un'università i cui membri del club di pallavolo erano quasi tutti ex studenti della scuola, e con cui già a volte avevano collaborato in passato. Avrebbero passato una settimana concentrandosi esclusivamente sugli allenamenti, preoccupandosi solo di affinare le loro tecniche per arrivare il più possibile in forma alla loro ultima occasione per quell'anno di arrivare a livelli nazionali.
Oikawa Tooru, alzatore titolare e capitano della squadra, aveva ben in mente il proprio obiettivo: superare ogni rivale possibile per poi trovarsi di fronte a Ushijima Wakatoshi della Shiratorizawa e mostrargli chi era il più forte.
« Ora non fissarti sulle scemenze tipo stracciare Ushiwaka e cerca di allenarti con la testa sulle spalle, siamo intesi? » lo rimproverò Iwaizumi Hajime, asso e vicecapitano, non appena scesero dal pullman che li aveva condotti al campus, ancora prima che aprisse bocca.
Oikawa sbuffò scocciato.
« Che gusto c'è a porsi un obiettivo, se arrivi tu a smontarmelo in questo modo, Iwa-chan? » si lagnò facendogli una linguaccia. « Invece di essere geloso, dovresti trovarne uno anche tu! »
« Il mio obiettivo è riempirti di botte! » inveì Iwaizumi, e gli avrebbe lanciato il borsone da palestra se non fosse intervenuto Kindaichi a tentare di calmarlo.
Il resto della squadra assistette alla scena senza fare una piega, ormai troppo abituato a quei siparietti e a quei discorsi insensati per farci davvero caso. Tutti sapevano che il capitano si divertiva un mondo a provocare Iwaizumi e che l'asso non gliene faceva passare una, ma che al momento del bisogno si sarebbero rivelati una coppia più che mai affiatata e in perfetta sincronia. Era sempre così in ogni partita importante che giocavano e la loro coordinazione era spesso l'arma vincente che portava la squadra alla vittoria.
Ovviamente nessuno si stupì nemmeno del fatto che, tra le stanze doppie del dormitorio universitario che era stato loro assegnato, una finisse proprio ad Oikawa e Iwaizumi. L'unico che lanciò un'occhiataccia in direzione del capitano fu Kyoutani, ma la sua scarsa simpatia nei confronti di quest'ultimo, così come la bizzarra stima che provava verso lo schiacciatore, erano risapute e di nuovo nessuno si scompose. Solo Yahaba, il compagno di stanza assegnatogli, si produsse in una piccola smorfia di sufficienza.
Gli allenamenti iniziarono il giorno stesso dell'arrivo e si rivelarono subito decisamente serrati. Per sviluppare le capacità di tutti i giocatori e non fossilizzare il gioco su uno schema abituale, vennero formate delle squadre miste, composte a metà dai membri della Seijou e del club universitario. Come le volte precedenti, Oikawa finì nella squadra a maggioranza di universitari e Iwaizumi in quella avversaria. Non che non capisse il senso della scelta, la loro intesa era già consolidata e la possibilità di sperimentare nuovi schemi era solo positiva, ma Hajime ne era comunque infastidito. Ogni volta che vedeva Oikawa alzare la palla a uno di quei tizi, portandolo a segnare, e poi provocarlo sventolandogli sotto il naso il segno della vittoria, Iwaizumi si sentiva annodare lo stomaco e provava l'istinto di picchiarlo.
« Lascialo perdere o non ne usciremo mai. » gli suggerì Hanamaki in tono rassegnato, spingendolo a sbuffare delle scuse stentate.
Sugli spalti della palestra si erano radunati gruppi di ragazze per assistere alla partita e, sebbene fosse una cosa normale nella loro scuola, vista in un ambiente diverso era ancora più irritante. Iwaizumi si augurò fino all'ultimo che fossero lì per qualche senpai particolarmente prestante ma le sue speranze andarono in pezzi quando sentì una di loro esclamare entusiasta: « Speriamo che Oikawa-kun scelga questa università! ». La risposta, ovviamente, fu uno smagliante sorriso dell'interessato all'indirizzo della ragazza e un crescente istinto omicida da parte di Iwaizumi.
Ultimamente, con una frequenza piuttosto allarmante, in situazioni del genere immaginava sé stesso piazzarsi nel bel mezzo del campo, con le mai piantate sui fianchi e lo sguardo rivolto agli spalti, esclamare a gran voce: “Giù le zampe, questa è roba mia!”. Sapeva benissimo che non l'avrebbe mai fatto nella realtà, oltre ad essere fuori luogo e imbarazzante avrebbe contribuito a gonfiare talmente tanto l'ego di quello scemo da renderlo ancora più insopportabile. Inoltre Iwaizumi non aveva, a conti fatti, nessun reale motivo di manifestare quella gelosia nei confronti di Oikawa: per quanto facesse lo stupido con le sue fan in pubblico, non era mai andato oltre qualche battutina, situazioni ad un abisso di distanza da quello che c'era effettivamente tra loro. No, avrebbe seguito il consiglio di Makki e avrebbe ignorato tutta quella scena, dopotutto avrebbe potuto vendicarsi prendendo a pallonate lo scemo più tardi.
Iwaizumi si fidava di Oikawa, per quanto lo rimproverasse in continuazione aveva in lui la più completa fiducia sia sul campo che nella vita di tutti i giorni. Per questo non si sarebbe mai aspettato di vedere quello che, per destino o per sfortuna, gli sarebbe capitato davanti agli occhi di lì a poco.
Gli allenamenti erano stati parecchio intensi anche se si era trattato del primo giorno e tutto quello che Hajime desiderava era buttarsi sotto la doccia, cenare e dormire. Il fatto di condividere la stanza con il capitano gli consentiva di avere un bagno privato e di questo era decisamente grato - non ad Oikawa, ovviamente, ma alle regole del dormitorio. Quando però uscì dalla doccia, il suo compagno di stanza non c'era e non si fece vedere nemmeno a cena. Iwaizumi era perplesso, non era da Oikawa sparire senza dire niente, anzi di solito era talmente rumoroso che mezza scuola conosceva i suoi spostamenti ancora prima che li pensasse. Riapparve che tutti avevano già finito di mangiare e rimediò a stento quello che era avanzato, solo grazie alla pazienza delle signore della mensa.
Tornati in stanza Iwaizumi continuò a sbirciarlo di sottecchi, curioso per quanto successo ma per nulla intenzionato a mostrare interesse. A toglierlo d'impiccio ci pensò Oikawa stesso, con uno dei suoi soliti sorrisetti da schiaffi e una battuta ironica.
« Se continui a fissarmi in quel modo, Iwa-chan, finirai per consumarmi. »
Quelle parole ebbero l'effetto di irritare l'altro come non mai, impossibilitato persino ad iniziare un discorso serio.
« Ma chi ti fissa, scemo! » sbottò. « Mi stavo solo chiedendo in quale altra stupidaggine fossi andato a ficcarti questa volta. »
Certo, sarebbe stato molto più facile sedersi accanto a lui, fargli qualche coccola e chiedergli perché avesse quell'espressione inquieta da quando era rientrato, ma Iwaizumi non era quel genere di ragazzo e Oikawa lo sapeva benissimo.
« Sei gentile a preoccuparti per me, Iwa-chan. » rispose infatti. « Ma non c'è niente che non va, davvero. »
Si sedette sul letto al suo fianco e si sporse per posargli un piccolo bacio sulle labbra, tutti gesti che Iwaizumi sapeva sarebbe dovuto essere lui a compiere. Per tutta risposta morse quelle labbra rosee.
« E allora vedi di non darmene motivo. » brontolò.
Solo più tardi, quando ormai Tooru dormiva da un pezzo, realizzò che non gli aveva rivelato la ragione di quel periodo di assenza.
Il giorno successivo gli allenamenti si svolsero più o meno secondo lo schema prestabilito: jogging al mattino, riscaldamento ed esercitazioni mentre il club dell'università era a lezione e una nuova partita mista nel pomeriggio. Per tutto il tempo Iwaizumi notò che Oikawa aveva la testa da un'altra parte: era distratto e, sebbene non sbagliasse platealmente in campo, le sue alzate erano meno calibrate e precise del solito. Anche un paio dei suoi famosi servizi killer finirono miseramente contro la rete. Di nuovo avrebbe potuto chiedergliene il motivo, ma c'era troppa gente attorno e temeva le eventuali risposte imbarazzanti che il suo pseudo ragazzo avrebbe potuto tirar fuori. Per questo si limitò a rimproverarlo come sempre, guadagnandosi le occhiate di comprensione dei compagni.
« Ok, ragazzi, facciamo una pausa! Venite a bere qualcosa! »
La voce dell'allenatore interruppe la partita alla fine del secondo set e tutti si radunarono attorno alle panchine. Una volta distribuite le bevande, si resero conto che non ce n'erano a sufficienza per tutti e il professore si rivolse ai membri del terzo anno della Seijou.
« Hanamaki, Matsukawa, andate a prendere delle altre lattine al bar dell'università. »
I due annuirono e Iwaizumi si accodò per dare una mano.
« Vedi di renderti utile, vieni anche tu, Oi... »
La frase gli morì sulle labbra nel constatare che il capitano non era nel gruppo.
« Ma dove si è cacciato, di nuovo, quell'idiota? » brontolò irritato seguendo gli altri due.
Avevano appena svoltato l'angolo della palestra quando Hanamaki si fermò di colpo e i compagni finirono per andargli addosso. Iwaizumi alzò lo sguardo su di lui, sul punto di chiedere spiegazioni, ma l'altro li spinse indietro entrambi e indicò un albero poco distante.
« E bravo il capitano! » commentò con un sorrisetto allusivo. « Fa strage di cuori anche tra le senpai. »
Poco più avanti, infatti, Oikawa stava parlando fitto fitto con una ragazza, una faccia già vista, probabilmente qualcuno appartenente al suo fan club l'anno precedente. Iwaizumi storse il naso. In teoria non avrebbe dovuto preoccuparsi e, in effetti, non era neanche così geloso, ma la cosa lo irritava terribilmente. Da quando si erano messi insieme, le cose tra lui e Oikawa non erano cambiate poi tanto: il tempo che passavano in compagnia dell'altro era lo stesso, Iwaizumi faceva le sue solite scenate, Oikawa non si tratteneva minimamente dal provocarlo. C'erano i baci, le coccole, i momenti d'intimità e d'imbarazzo che ancora faticavano a superare, ma l'atmosfera tra loro era rimasta la stessa. Per evitare di mandare tutto a rotoli Oikawa gli aveva promesso di non accettare più gli inviti delle ragazze del suo fan club e non uscire più con nessuna di loro. Non era raro che le ragazze gli si dichiarassero, ma da quando aveva fatto quella promessa le aveva sempre, puntualmente, respinte. Ora invece sembrava diverso.
Oikawa stava sorridendo e anche la ragazza di fronte a lui: non era esattamente l'espressione di qualcuno che veniva respinto. Parlavano fitto fitto e ad un certo punto lei gli tese la mano. Il ragazzo gliela strinse, lei sorrise e intrecciò le dita, e Iwaizumi si sentì rivoltare lo stomaco.
« Non credo sia il caso di disturbare. » commentò Matsukawa sollevando un sopracciglio. « Magari è la volta buona che il capitano riesce a non farsi mollare dopo due giorni, guarda come sembra contenta! »
Iwaizumi non notò nemmeno l'occhiata maliziosa che gli venne rivolta, aveva già voltato le spalle e si era avviato verso la palestra, completamente dimentico del proposito di dare una mano e dei senpai che aspettavano le lattine.
Per tutto il resto della giornata le sue schiacciate furono più potenti del solito e decisamente indirizzate sempre sul medesimo giocatore.
Il terzo giorno di ritiro iniziò piuttosto male per Oikawa: per qualche motivo Iwaizumi gli stava tenendo il muso. Non era una novità ma questa volta non riusciva davvero a capire quale fosse stata la causa scatenante. Il pomeriggio precedente l'aveva preso di mira con le sue micidiali schiacciate, cosa che poteva anche essere un buon allenamento, ma alla lunga diventava parecchio pesante. Per questo motivo in tutta la partita non era riuscito a piazzare nemmeno uno dei suoi servizi vincenti. Inoltre a cena Iwaizumi era stato più taciturno del solito e a nulla erano valsi gli scherzi di Tooru e i suoi tentativi di coinvolgerlo nella conversazione con Makki e Mattsun. Rientrati in camera si era rifiutato di rispondere alla sua richiesta di spiegazioni e gli aveva negato anche il bacio della buonanotte, definendolo infantile e infilandosi sotto le coperte più imbronciato che mai. Oikawa era decisamente perplesso, doveva avergli fatto uno sgarbo piuttosto pesante per suscitare una reazione del genere, e non sapere quale fosse era decisamente assurdo.
Quella mattina si era alzato prima di lui e anche a colazione non si era visto. Finito il jogging di riscaldamento, Oikawa era deciso a trovarlo per farsi dare almeno una spiegazione - se poi fossero arrivate anche delle pallonate pazienza, avrebbe trovato il modo di fare ammenda - quando a venirgli incontro fu invece Kyoutani, con un'espressione che non prometteva nulla di buono.
« Ehi, Mad Dog-chan! » lo apostrofò il capitano mettendo su il suo usuale sorriso. « Perché quella faccia? Ti è rimasta la colazione sullo stomaco? »
Battuta infelice, realizzò un attimo dopo, perché l'altro, se possibile, lo fissò ancora peggio costringendolo ad indietreggiare fino a toccare con la schiena i lavandini presenti sul campo di atletica. Fu un attimo e si ritrovò la mano dell'altro che stringeva il colletto della maglietta, minacciandolo nonostante la differenza di altezza.
« Non fare del male a Iwaizumi-san. » ringhiò Kyoutani. « Non voglio vederlo così per colpa tua. »
Non aveva minimamente alzato la voce, il suo tono era basso ma proprio per questo doppiamente ostile.
Vagamente allarmato da quell'aggressione all'apparenza ingiustificata, Oikawa tentò di liberarsi della stretta mentendo un'aria gioviale: dopotutto era il capitano, non poteva certo mettersi a litigare con i suoi compagni di squadra.
« Di cosa stai parlando, Mad Dog-chan? Io non ho fatto proprio nulla ad Iwa-chan. »
Eppure qualcosa doveva esserci se se n'era accorto persino Kyoutani, che di solito non badava a niente e a nessuno.
« Balle! » fu l'esclamazione che lo raggiunse, unita ad un pugno che si sollevò con una chiara intenzione e senza il minimo scrupolo.
Il colpo però non giunse mai a destinazione, interrotto da un richiamo e da una mano che gli afferrò il braccio a mezz'aria.
« Oi! Kyoutani! Che diavolo stai facendo!? »
La voce di Iwaizumi interruppe quello spiacevole scontro.
Il biondo lanciò un'occhiata all'asso e sviò lo sguardo senza aprire bocca e senza giustificarsi.
« É un idiota ma è il nostro capitano, se hai qualche problema parlane civilmente, non tollero questa violenza! » continuò Hajime, strattonando Oikawa di lato in modo da allontanarlo dalle mani dell'altro.
In quel mentre sopraggiunsero anche Yahaba, Kindaichi e Kunimi, pronti a rimproverarlo e a farlo rientrare nei ranghi. Quando si furono allontananti, Iwaizumi fece per seguirli ma Oikawa lo trattenne.
« É buffo sentir dire proprio da te che non tolleri la violenza! » esclamò con una risatina, ma venne zittito da un brusco: « Taci! »
Iwaizumi sembrava avercela ancora con lui e questa poteva essere una buona occasione per chiarire e non trascinarsi il malumore per tutto il resto della giornata - con il rischio di venire di nuovo preso di mira dalle schiacciate dell'asso.
« Senti, Iwa-chan, se Mad Dog-chan se l'è presa tanto è perché... »
« Oikawa-saaaaan! Il coach vuole parlarti! Dice che riguarda il discorso dell'altra sera. »
Ci mancò un pelo che Tooru non mandasse al diavolo Watari, che lo aveva appena chiamato, il coach e il loro pessimo tempismo.
Lo sguardo di Iwaizumi si fece ancora più tagliente, segno che doveva aver toccato il tasto dolente. Allora era quello, il problema. Aveva tentato in tutti i modi di tenerlo per sé, ma evidentemente non era stato abbastanza attento e l'altro aveva scoperto tutto. A questo punto non aveva nemmeno più senso nasconderlo.
« Ti spiegherò tutto, Iwa-chan, te lo prometto. Fidati di me. » disse prima di correre via, ma non così velocemente da non sentire il borbottio in risposta.
« Il mio problema è che mi fido sempre troppo. »
La cena di quella sera trascorse in modo abbastanza tranquillo, persino Oikawa si trattenne dal fare il consueto chiasso da mercato, forse perché troppo impegnato a massaggiarsi le braccia doloranti.
« Sei stato davvero cattivo, Iwa-chan. Io sono un alzatore, non puoi mirare a me ogni volta che schiacci, Watari si sentirà in difetto. »
« Non dare la colpa agli altri per le tue mancanze. » lo rimbrottò Iwaizumi, ma il suo sguardo indugiava sugli avambracci arrossati del compagno.
Oikawa lo notò e abbozzò un sorriso, immaginando che, come minimo, nonostante fosse arrabbiato con lui, ora Hajime si stesse sentendo in colpa. Sarebbe stato tipico di lui.
Terminata la cena, mentre il resto della squadra si sparpagliava, chi a fare una doccia tardiva, chi in camera, chi a zonzo per il campus semideserto, decise che era giunto il momento di chiarire la situazione.
Ignorando totalmente sia gli sguardi straniti di Hanamaki e Matsukawa che le proteste dello stesso Iwaizumi, lo prese per mano e lo trascinò all'esterno.
« Ehi, lasciami andare! Se continui a comportarti così, gli altri inizieranno a fare domande! » si sentì rimproverare, e per tutta risposta intrecciò le dita con le sue.
« Non m'importa un bel niente delle domande. »
Raggiunsero una zona appartata de campus e si sedettero su una panchina accanto ad alcuni cespugli. Le ombre della sera si allungavano e l'aria si stava rinfrescando, dopo il calore della giornata. L'atmosfera esterna era pacifica ma tra loro si avvertiva ancora tensione.
Oikawa si appoggiò alla spalla di Iwaizumi, come spesso faceva al termine degli allenamenti.
« Mi dispiace avertelo tenuto nascosto. » esordì. « Volevo evitare di metterti di cattivo umore e invece ho ottenuto l'effetto contrario. »
« Per non mettermi di cattivo umore basterebbe che rispettassi le promesse. » borbottò Iwaizumi, ma non si sottrasse a quella vicinanza.
« Lo so, hai ragione, ma non è stata colpa mia. Ne avrei fatto volentieri a meno, credimi... »
Se Hajime se l'era presa tanto per quell'incontro segreto, allora probabilmente aveva fatto bene a dare la risposta che aveva dato.
« Non avevi l'aria di uno seccato dalla cosa. »
« Beh, non potevo certo far notare che mi stava dando fastidio. »
« Quindi ci uscirai? »
Il tono di voce di Iwaizumi si era fatto teso, come se potesse alzarsi e andarsene da un momento all'altro, ma Oikawa non capì il senso di quell'ultima allusione: c'era qualcosa, in tutta quella discussione, che decisamente non tornava.
« Uscire con chi? » chiese quindi, stranito.
« Stupikawa, stai facendo il finto tonto? Di chi stiamo parlando? Della ragazza di ieri, no?! »
La ragazza di... Ops.
Lo sguardo di Iwaizumi si affilò e Oikawa sapeva benissimo che era in grado di leggerlo come un libro aperto, quindi aveva di certo capito quello che era appena successo.
« Sembra che qualcuno qui mi stia nascondendo più di una cosa. »
Appunto.
Oikawa alzò entrambe le mani in segno di resa e sospirò.
« Quando ho detto che potevi fidarti di me, dicevo davvero. » iniziò. « Se ti sei preoccupato per Rika-senpai, puoi tranquillamente smettere di farlo. Se invece era colpa del colloquio con il coach, è un po' più complicato, ma ho rifiutato. »
« Come posso fidarmi di uno che parla per enigmi? Non ho la sfera di cristallo, spiegati chiaramente! »
Oikawa sospirò e si apprestò a raccontare tutto per bene e dall'inizio. Il primo giorno del ritiro il coach lo aveva convocato per parlargli riguardo una proposta dell'università ospite. Si erano detti molto interessati alla squadra e a lui in particolare, si vociferava addirittura di una borsa di studio per meriti sportivi, quindi il sensei l'aveva invitato a mettere in mostra le sue capacità. Non doveva però farne parola con altri o si sarebbero scatenate delle rivalità che avrebbero potuto compromettere l'armonia della squadra durante il torneo. Quel pomeriggio, durante il secondo colloquio, il coach aveva confermato la proposta della borsa di studio, ma Oikawa aveva risposto che per il momento aveva in mente solamente la buona riuscita della squadra al torneo e per fare questo non poteva permettersi quel genere di pensieri egoistici. Non era stato un rifiuto vero e proprio ma, se da una parte non aveva apprezzato quei modi cospiratori, dall'altra era anche vero che vedeva aprirsi dinnanzi a sé talmente tante possibilità di carriera che vincolarsi così presto ad un istituto gli sembrava azzardato.
« Non te ne ho parlato perché mi avresti dato dello stupido per aver buttato all'aria un'opportunità, facendo finta di non esserci rimasto male perché avevano convocato solo me. » concluse.
« Non ci sarei rimasto affatto male. E comunque sì, sei uno stupido! Come minimo ora dovrai trovarti un'università dieci volte migliore, che ti faccia fare una carriera lampo! » lo sgridò Iwaizumi. « Adesso dimmi chi è questa Rika-senpai prima che mi venga di nuovo voglia di picchiarti. »
« Stai calmino, Iwa-chan, che ti sale la pressione! »
Oikawa ridacchiò poi, sotto la minaccia di un pugno alzato ricominciò a spiegare: Rika faceva parte del suo fan club l'anno precedente e, quando l'aveva visto arrivare per il ritiro, aveva pensato di avvicinarlo per chiedergli un grosso favore. L'anno successivo suo fratello avrebbe tentato l'esame di ammissione alla Seijou e la ragazza l'aveva pregato di mettere una buona parola con il coach per accettare la sua iscrizione al club di pallavolo. Ovviamente si sentiva a disagio e in imbarazzo a fare una simile richiesta davanti a tutti, soprattutto se rivolta al giocatore (e ragazzo) che tanto ammirava, quindi aveva aspettato di parlare con lui in un luogo appartato.
« E questo è tutto. Non mi aspettavo certo che ci avresti visti, Iwa-chan, né che fosse una cosa così importante. »
Sbirciò l'altro di sottecchi e non si stupì nel vederlo arrossito: di certo si stava sentendo uno sciocco per essersi agitato per questioni tanto banali.
Oikawa si lasciò scivolare fino ad appoggiare la testa sulle sue gambe, cosa che portò Iwaizumi ad imbarazzarsi ancora di più.
« Oi! Che diavolo stai facendo?! » lo rimproverò infatti.
« Potresti coccolarmi un po', Iwa-chan. Per scusarti di aver dubitato di me. »
« Smettila, scemo, potrebbe vederci qualcuno. E comunque non ho mai dubitato di te. »
« Ma eri arrabbiato e mi hai preso di mira con le schiacciate. »
Oikawa sorrise: Iwaizumi diceva così, ma intanto la sua mano stava già affondando nei riccioli scuri in una sorta di carezza. Adorava sentire le mani di Hajime su di sé, sapevano essere gentili a dispetto della forza che dimostravano in campo. Quando erano soli, lo toccava con molta più delicatezza, niente schiaffi o pallonate, come se non dovesse più dissimulare l'affetto che provava nei suoi confronti.
Oikawa si sollevò su un gomito, passando l'altro braccio attorno al collo del compagno e attirandolo verso di sé. Le loro labbra s'incontrarono a metà strada, unendosi in un contatto dolce che non tardò a scivolare in qualcosa di più passionale non appena Iwaizumi abbassò la guardia quel poco che bastava.
« Iwa-chan... Io mi fido completamente di te. » mormorò Tooru sulle sue labbra. « E voglio che tu sappia che sono solo tuo. »
Il significato di quelle parole poteva essere interpretato in diversi modi, ma il rossore che incendiò le guance di Iwaizumi mostrò subito che le stavano intendendo nello stesso modo.
« S-se lo vuoi davvero, allora va bene. » lo sentì rispondere con un tono di voce solo un po' più incerto del solito a causa dell'emozione. « Troveremo il momento giusto. »
Quella sera Oikawa ottenne il tanto sospirato bacio della buonanotte e il giorno dopo, quando l'Aoba Johsai tornò a giocare con la consueta formazione titolare, il suo capitano e il suo asso si dimostrarono più in forma e affiatati che mai.
Era sabato sera, la squadra era in libera uscita, ognuno per i fatti propri a zonzo per la città: qualcuno a ballare, altri al karaoke o in qualche locale. Alcune universitarie avevano addirittura invitato Kunimi ed un imbarazzatissimo Kindaichi ad uscire insieme. Loro invece erano rimasti al dormitorio.
Oikawa iniziava a pensare che non fosse stata proprio una grande idea, vista l'atmosfera che ora aleggiava nella stanza. Poteva sentire l'imbarazzo e il disagio strisciargli addosso come se fossero palpabili e la consapevolezza che entrambi sapessero cosa sarebbe accaduto di lì a poco rendeva molto meno naturali le sue reazioni.
« É Iwa-chan. » si ripeteva in continuazione. « Andiamo, non hai niente di cui essere così nervoso. Riprenditi! Andrà tutto bene. É Iwa-chan. Siamo noi. Non può essere altrimenti. »
Proprio perché sentiva la tensione nell'aria, si decise a muoversi per primo. Iwaizumi era rimasto fermo in mezzo alla stanza, evidentemente indeciso su come procedere e, anche di spalle, poteva vedere le sue orecchie chiaramente arrossate. Oikawa si avvicinò a passo leggero, portando le braccia attorno alla sua vita e stringendolo piano. Era nervoso, è vero, ma voleva far capire ad Iwaizumi che andava tutto bene, che potevano fare quel passo senza pentirsene dopo, che sarebbero stati sempre loro e non sarebbe cambiato nulla. Quando Hajime abbassò lo sguardo per seguire i movimenti delle sue mani, Tooru ne approfittò per posare le labbra alla base del suo collo, in un bacio dolce e un po' incerto. Era tutto totalmente diverso da quando faceva lo stupido in giro, qui non c'era nessuno a guardarlo, con cui ostentare una sicurezza che non possedeva.
Iwaizumi sembrò capirlo, perché intrecciò le dita con le sue e piegò la testa all'indietro.
« Se vuoi baciarmi, fallo come si deve. » disse.
Il suo tono avrebbe voluto essere di rimprovero, come sempre, ma si rivelò più morbido del previsto.
« E tu, Iwa-chan, vuoi baciarmi? »
Oikawa sapeva benissimo che la risposta che aleggiava nella mente di Iwaizumi sarebbe stata qualcosa sulla linea di: “Ogni stramaledetta volta che ti vedo!” e sapeva anche che l'altro non l'avrebbe mai ammesso, ma il suo lato dispettoso emergeva sempre nei momenti meno opportuni.
« Forse... » rispose infatti Iwaizumi, voltandosi però nel suo abbraccio e posando le labbra sulle sue senza attendere oltre.
Oikawa poteva sentire le sue braccia che lo stringevano, le mani che scivolavano sulla sua schiena in quelle che avrebbero dovuto essere carezze, prima d'indugiare sull'orlo della sua maglietta e sfiorare con la punta delle dita la pelle calda al di sotto. Per contro, affondò le dita nei capelli scuri dell'altro, attirandolo a sé in un contatto più intenso. Se la stava cavando discretamente e con i baci era sempre andato tutto bene, quindi proseguendo su quella linea avrebbero potuto...
« Cosa stai pensando? »
La voce di Hajime ruppe il contatto appena formatosi.
« Eh? »
« Non fare il finto tonto, ti stai arrovellando su qualcosa. » proseguì Iwaizumi. « Come minimo stai valutando come procedere e stai studiando una strategia neanche fossi sul campo. »
Oikawa spalancò gli occhi ma un attimo dopo gli venne da ridere: era incredibile quanto lo conoscesse bene e come sapesse esattamente cosa dire e quando per farlo sentire meglio.
« Non ti devi preoccupare. » continuò Iwaizumi fissando un punto imprecisato del pavimento mentre le sue guance assumevano una sfumatura sempre più accesa di rosso. « Mi sono... informato. Ehm... E mi sono procurato il... necessario. »
Questa volta fu il turno di Oikawa di arrossire come un pomodoro maturo: lo sfrontato capitano della Seijou che sprofondava nell'imbarazzo al solo immaginare il suo ragazzo varcare la soglia di una farmacia e fare certe domande. Ora erano entrambi di nuovo nel pieno del disagio, forse non era stata una grande idea. Tooru si era irrigidito come un pezzo di legno e, improvvisamente, non sapeva cosa farsene delle mani che si trovavano sulle spalle di Iwaizumi. Avrebbe dovuto essere tutto bello ed estremamente romantico, invece lui si sentiva uno stupido impacciato e incapace, del tutto indegno della fama che gli si era costruita attorno.
Di nuovo Iwaizumi gli venne in soccorso e Oikawa ammirò il suo sangue freddo: in una situazione normale, fuori da quella stanza, come minimo lo avrebbe preso a pallonate e se ne sarebbe andato.
« Senti, se non... vuoi, non ha importanza. » iniziò. « Non dobbiamo per forza... Voglio dire, avevo calcolato che oggi sarebbe stato il giorno giusto, ma non... »
« Cosa significa che lo avevi calcolato? » lo interruppe Oikawa stupito.
Il fatto che Iwaizumi avesse progettato tutto questo, che ci avesse ragionato su, lo lasciava senza parole.
« Beh, domani non ci sono allenamenti, quindi... se fosse andata male, se ti avessi fatto... male, o qualcosa del genere, per cui non fossi riuscito a giocare, non avresti dovuto giustificarti. Oh, smettila immediatamente di farmi dire cose imbarazzanti, idiota! »
Oikawa rimase a bocca aperta: non poteva credere che l'altro fosse arrivato addirittura a preoccuparsi di una cosa del genere per il suo bene. Sopraffatto da un impeto di tenerezza, cercò di nuovo le sue labbra.
« Ti amo tantissimo, Iwa-chan! » esclamò tra un bacio e l'altro. « E ti voglio. Non cambierò idea. »
« Piantala, scemo. Non dire cose non necessarie. » lo rimproverò Iwaizumi, ma nel frattempo le dita che stringevano la sua maglietta si erano fatte più sicure, al punto di sollevare il tessuto e sfilarglielo definitivamente.
In qualche modo Oikawa riuscì a fare altrettanto e la maglietta dello schiacciatore finì a fare compagnia alla sua sul pavimento, mentre Iwaizumi avanzava di qualche passo, lui stesso indietreggiava e il retro delle sue ginocchia finì per incontrare lo spigolo del letto. Vi caddero sopra entrambi, in un modo più o meno scomposto, che fece ridere di nuovo Oikawa e imbronciare Iwaizumi, finché quest'ultimo non decise che la pelle candida esposta in modo invitante di fronte a lui poteva essere molto gustosa e la risata del capitano si trasformò in un gemito.
Non appena Oikawa se ne accorse, le sue mani corsero a coprire la bocca, mentre gli occhi si spalancavano per la sorpresa: non aveva programmato e nemmeno mai immaginato di potersene uscire con un suono del genere. La sua espressione strappò ad Iwaizumi una sorta di ghigno compiaciuto, ma l'asso non disse nulla e Tooru gliene fu grato.
« Stai bene? »
La domanda che Iwaizumi gli rivolse lo raggiunse tra strati di calore eccessivo, spasmi e gemiti che non riusciva a trattenere. Oikawa sentiva la pelle scottare in ogni punto in cui l'altro lo toccava e aveva la sensazione che gli mancasse l'aria. L'ultimo briciolo di razionalità rimasta gli suggerì che affondare la faccia nel cuscino non era stata una grande idea e che forse avrebbe fatto meglio a spostarsi se non voleva morire soffocato.
« Tu che dici?! » sbottò prima di riuscire a controllarsi, frenando a stento l'istinto di mordere la federa. « Ovviamente no! »
Le mani di Iwaizumi si fermarono, così come le sue labbra che gli stavano imprimendo baci sulle spalle tremanti nel tentativo di calmarlo.
Ah, no! No, no, no!
« M-ma andrà meglio! » si affrettò a rettificare nonostante il fastidio e il dolore fossero ben lungi dallo sfumare. « Non sono uno che si arrende così facilmente! »
Sentì Iwaizumi sogghignare anche se non poteva vederlo.
« Lo so bene. Però respira come si deve, non voglio averti sulla coscienza. »
Se fosse stato un po' più lucido Oikawa si sarebbe messo a ridere.
« Non metterti a fare la mammina apprensiva in un momento del genere, Iwa-chan. » riuscì a dire, ricevendo in risposta un movimento delle dita dell'altro che quasi gli strappò un grido.
« Iwa-chan! Come puoi essere così cattivo?! »
« Non lo sarei se la smettessi di dire scemenze che rovinano l'atmosfera! »
« E da quando uno come te si preoccupa dell'atmosfer-ah! Ok, ok! Hai vinto, sto zitto! »
In realtà Oikawa sapeva benissimo che Iwaizumi si era preoccupato e si stava tutt'ora preoccupando parecchio, oltre a fare di tutto per essere gentile con lui in quel frangente. Lo sentiva dai tocchi delle sue mani quanto tentasse di essere delicato nonostante l'impaccio e l'imbarazzo, e lo apprezzava immensamente, quell'ironia non era altro che un tentativo malriuscito di dissimulare il suo stesso disagio.
« I-Iwa-chan... » ansimò dopo qualche minuto, improvvisamente consapevole della vicinanza di un limite che non doveva assolutamente essere superato in quel momento. « Iwa-chan, va bene così. Voglio guardarti negli occhi. »
A quelle parole lo sentì esitare e, perplesso, Oikawa voltò come poteva la testa per controllare cosa ci fosse che non andava.
« Che c'è ora? »
Iwaizumi fissava il muro dall'altra parte della stanza, il volto di una pericolosa tonalità tendente al bordeaux.
« É che... dicono che così sia meglio, meno... problematico. »
Problematico? Oikawa si chiese se quello non fosse un modo tutto suo per dirgli che avrebbe fatto meno male.
« Dicono chi? » insistette.
« Nessuno. L'ho letto. » fu la risposta borbottata.
« Allora non puoi esserne sicuro. E poi non me ne importa, voglio guardare Iwa-chan. »
Insomma, non esisteva proprio che se ne stesse a testa in giù in un cuscino quando poteva avere di fronte tutto quel ben di dio. Senza contare che preferiva avere sott'occhio l'intera situazione.
« Trashykawa, sei per caso masochista? »
« Eeeehh?? Non chiamarmi in quel modo, Iwa-chan! »
« Te lo meriti, perché sei uno zuccone testardo! E smettila con questo “Iwa-chan”! »
A quel punto Oikawa fece forza sulle braccia e si voltò di sua iniziativa. Aveva le guance in fiamme e il pulsare al basso ventre e in altre zone tutt'altro che consone non era per niente d'aiuto all'impresa, ma si sforzò il più possibile di dissimulare il disagio e affilò lo sguardo, come quando sfidava un avversario sul campo.
« Allora fammi cambiare idea, Hajime. »
A ripensarci in seguito, forse quella di provocare Iwaizumi non era stata una mossa vincente, o forse sì, dal momento che era servito a far perdere all'altro buona parte dei suoi freni inibitori. Tutto quello che Oikawa sapeva era che ad un certo punto si era trovato con i denti affondati nel proprio avambraccio nel tentativo di non alzare troppo la voce e che l'altro l'aveva rimproverato portandosi le sue mani dietro le spalle. Il risultato era stato che su quelle spalle ora si trovavano inequivocabili segni di graffi. Ed era stato tutto un tale vortice impazzito di calore, impazienza, eccitazione, dolore sì, ma anche piacere che alla fine Oikawa ne era rimasto stordito al punto da perdere quel briciolo di autocontrollo che gli era rimasto.
Risvegliarsi in quel letto troppo piccolo per due poteva essere decisamente scomodo, inoltre, in barba ad ogni principio romantico del dormire abbracciati, Iwaizumi aveva caldo. Forse le coperte erano troppo pesanti, o forse la temperatura del corpo di Tooru addosso al suo era troppo elevata. Quel pensiero lo folgorò sul posto mentre spostava lo sguardo sul braccio ancora di traverso sul suo petto. I suoi occhi indugiarono sui muscoli ben torniti e sulle dita affusolate, che in campo sapevano compiere miracoli. Quelle stesse dita che, poco prima, avevano artigliato le lenzuola mentre il loro proprietario invocava il suo nome. Iwaizumi non si sarebbe mai aspettato una visione del genere, o meglio, l'aveva immaginata mille volte ma vederla realizzata era tutt'altro discorso.
Spostò lo sguardo lentamente, risalendo la curva del collo, quasi a controllare di non aver lasciato segni compromettenti, e più ci pensava più sentiva il calore sul viso aumentare. Aveva fatto del suo meglio, ma non avrebbe saputo dire quanti dei gemiti che aveva udito quella sera fossero stati effettivamente di piacere e quanti di dolore. Si sarebbe riservato di chiederlo più tardi, ammesso che Oikawa gli rispondesse, ovviamente.
Si soffermò ad osservare i capelli ancora umidi che si arricciavano contro la sua spalla, a celare quasi completamente il volto dell'altro, le ciglia scure abbassate e il naso affondato nel suo petto. A quella vista un pensiero egoistico gli attraversò la mente: Tooru era l'idolo delle ragazze - e non solo - ma nessuno lo aveva mai visto con quell'espressione. Nessuno aveva avuto il privilegio di ammirare quanto fosse effettivamente bello in certi momenti e quanto lo fosse tutt'ora. Hajime preferiva di gran lunga quel lato genuino, pieno di difetti ed imperfezioni, lo prediligeva perché apparteneva a lui e a lui soltanto. Ed era un incanto.
« Iwa-chan... É inquietante che tu stia a fissarmi mentre dormo. »
Quel borbottio lo raggiunse fin troppo chiaramente.
« A cosa stai pensando? »
« A quanto fosse piacevole il silenzio. »
« Eeehh? »
« Torna a dormire, è ancora presto. »
Oikawa gli si accoccolò di nuovo addosso e, nonostante Iwaizumi continuasse ad avere caldo, all'improvviso non lo trovò più così spiacevole.
« Il mio regno per un caffè! »
« Se il Grande Re dice una cosa del genere significa che siamo proprio alla frutta. »
Hanamaki gli lanciò un'occhiata di sottecchi e ghignò, mentre Iwaizumi gli passava la tanto sospirata tazza.
« Non capisco come tu possa essere tanto assonnato, hai dormito come un ghiro tutta la notte. » commentò.
« Iwa-chan, tu... » iniziò Oikawa, ma alla successiva occhiata dubbiosa di Matsukawa si morse la lingua e abbassò lo sguardo sul liquido scuro. Certo non poteva protestare con lui riguardo il motivo della sua stanchezza, non davanti ai compagni.
Erano rimasti gli ultimi a fare colazione, ma potevano prendersela comoda visto che quel giorno non erano previsti allenamenti. In serata sarebbero rientrati a casa quindi per una volta potevano anche perdere tempo in chiacchiere senza preoccuparsi.
Quella mattina alzarsi dal letto era stato piuttosto complicato: certo, si era immaginato i vari acciacchi, ma il mal di schiena si era rivelato più insidioso del previsto e lo aveva colpito nei momenti più impensati, come quando si era chinato per allacciarsi le scarpe. Iwaizumi era stato parecchio premuroso e gli aveva chiesto almeno dieci volte come stava, sebbene nei suoi modi piuttosto interpretabili. Oikawa, dal canto suo, non aveva lesinato i complimenti, sottolineando la sua abilità come se si fosse trattato si un'azione vincente in campo e apprezzando le guance del compagno che ad ogni parola si coloravano di più. Tutto sommato i vari doloretti e le fitte alla schiena valevano quel prezzo.
« Piuttosto, che fine avete fatto ieri sera? » chiese Hanamaki con un sorrisetto che fece scattare tutti gli allarmi nella testa di Oikawa. « Il karaoke con le senpai è stato divertente, anche se ad un certo punto avevano tutte occhi per Kindaichi. Così impariamo a portarci dietro i kohai! »
Scosse la testa, mentre Matsukawa continuava: « Il capitano sarà uscito con quella bella senpai dell'altro giorno e, a giudicare dalla stanchezza, dev'essere anche andata bene. »
Se le occhiate potessero uccidere, Matsukawa sarebbe morto fulminato all'istante da quella di Iwaizumi. Ma i due compagni non avevano finito e avevano ben altre frecce al loro arco.
« Dev'essere stata una tipa piuttosto mordace. Capitano, l'hai fatta arrabbiare? » continuò Hanamaki indicando il segno rosso ancora visibile sul braccio di Oikawa e di cui persino lui si era dimenticato.
« Iwaizumi invece deve aver litigato con un gatto. Pare che anche voi abbiate passato una serata interessante. »
Quando lo vide indicare i graffi che spuntavano dallo scollo della maglietta di Hajime, Tooru non poté più dissimulare le guance arrossate e alzò le mani in segno di resa.
« Ok, ok. Forse c'è qualcosa che dovete sapere. »
Ne avevano già discusso tempo prima e anche Iwaizumi concordava con lui che, al momento opportuno, sarebbe stato corretto informare almeno Hanamaki e Matsukawa riguardo la loro relazione. Non era certo il caso di sbandierare in giro la cosa, ma gli altri due ragazzi del terzo anno erano quelli con cui avevano un legame più stretto ed era giusto che sapessero.
Oikawa lanciò un'occhiata ad Iwaizumi, in cerca di una conferma, e questi si limitò ad annuire lasciandogli il gravoso compito della spiegazione: dopotutto era il capitano e a quanto pareva anche questo faceva parte dei suoi doveri.
« Dunque... il fatto è che... »
Si torse le mani mentre cercava le parole giuste: quei due erano già sufficientemente maliziosi per conto loro, ma non voleva certo shockarli dicendo loro direttamente che quelle illazioni erano reali. Inoltre la paura di un rifiuto era sempre in agguato.
« In realtà, io e Iwa-chan... »
« Allora, l'avete fatto o no? »
Le parole di Matsukawa, pronunciate in modo apparentemente noncurante, strapparono un: « EH?!» sconvolto ad entrambi, mentre Iwaizumi sbiancava e Oikawa sgranava gli occhi per la sorpresa.
« Direi che questo è un sì bello e buono. Issei, mi devi mille yen e ne devi altri mille a Kunimi. » commentò Hanamaki. « Capitano, non fare quella faccia, davvero credevi che non ce ne fossimo accorti? »
Oikawa era letteralmente senza parole, tutto si sarebbe mai aspettato tranne che i suoi compagni di squadra accettassero la cosa con tanta facilità, che ci scherzassero addirittura. Anzi, che...
« Avete scommesso su di noi? » esclamò stralunato. « E che c'entra Kunimi-chan? Avete coinvolto anche i kohai?! »
Iwaizumi, al suo fianco, sembrava seriamente pronto ad uccidere qualcuno e si stava sforzando in tutti i modi di dissimulare l'atroce imbarazzo in cui era piombato. Di certo se avesse avuto sotto mano un pallone lo avrebbe lanciato contro i due malcapitati.
« Avete spezzato il cuore a Kindaichi, siatene consapevoli. » rispose Matsukawa ignorando bellamente il rischio che stavano correndo. « Oh, ma è giovane e forte, si riprenderà in fretta. Magari con le belle senpai. »
Oikawa per poco non si strozzò con il caffè rimasto e iniziò a tossire, tentanto poi maldestramente di riprendere fiato.
« K-Kindaichi? Kindaichi mi... »
« Ti? Cosa ti fa pensare di essere tu il suo senpai adorato? »
Gli sguardi di Hanamaki e Matsukawa si rivolsero all'unisono su Iwaizumi, seguiti da quello di Tooru, decisamente sconvolto. L'interessato li fissò per un attimo perplesso, poi rivolse al proprio ragazzo un ghigno decisamente poco rassicurante.
E Oikawa, forse per la prima volta in vita sua, capì cosa significasse davvero essere geloso di qualcuno.