Titolo: Se ami qualcuno, lascialo libero
Fandom: Free! Iwatobi Swim Club/Eternal Summer
Rating: verde
Personaggi: più o meno tutti
Pairings: Rin/Haruka, Rei/Nagisa
Disclaimer: Free! e tutti i suoi personaggi appartengono a Kouji Ouji e alla Kyoto Animation.
Note: Mermaid!AU
Beta:
mystofthestarsWord count: 3022 (fdp)
L'impatto con l'acqua gelida fu talmente imprevisto che tolse a Rei il respiro: un attimo prima era sul ponte della barca di Samezuka e stava sfidando Sousuke, un attimo dopo il mondo si era capovolto rendendo impossibile ogni equilibrio. La pioggia scrosciante che si stava riversando sul mare impediva di distinguere dove finisse l'acqua e dove iniziasse l'aria. Le onde impetuose lo sballottavano da una parte all'altra come se si fosse trattato di un pupazzo, totalmente in balia della loro furia. Rei era vagamente consapevole di non poter resistere a lungo in quel caos di elementi e, quando dalla cresta di un'onda venne scaraventato in basso nelle profondità marine, annaspò alla ricerca di quell'ossigeno che gli era improvvisamente negato.
« Non ce la farò... » fu il pensiero che gli attraversò la mente un attimo prima che qualcosa lo afferrasse e lo trascinasse di nuovo con la testa fuori dall'acqua.
« Rei-chan! » esclamò una voce nota direttamente nel suo orecchio. « Coraggio, Rei-chan! Ce la possiamo fare!»
Il giovane pescatore riuscì a stento ad aprire gli occhi in quella miriade di spruzzi e a riconoscere chi lo stava sostenendo.
« Nagisa?! » riuscì ad articolare a fatica.
Il tritone dorato lo aveva afferrato e stava facendo del suo meglio per mantenerlo a galla, non senza sforzo, notò un angolino della coscienza di Rei. La loro differenza di corporatura rendeva tutto più difficoltoso, ma il biondino sembrava determinato a tenerlo a galla a tutti i costi. Tuttavia in una situazione del genere era fin troppo facile cedere al panico e Rei si trovò ad aggrapparsi a lui spasmodicamente.
« Non lasciarmi qui! » esclamò in tono disperato, mentre l'ennesima onda rischiava di sommergerlo.
Nagisa tentò, come poteva, di tenergli la testa fuori dall'acqua e di mantenere una certa stabilità in quel caos di onde, ma con un tale peso al collo era decisamente difficile.
« Non ti lascio. » tentò di rassicurarlo. « Non ti lascerei per niente al mondo, ma se fai così non riuscirò a tenerti a galla. »
Il mare era troppo agitato per riuscire a nuotare agevolmente e non sapeva come fare per muoversi in modo rapido e portare in salvo Rei. Ignorava persino in che direzione dirigersi, almeno finché, dalla cima di un'onda che li aveva sollevati, non riuscì a scorgere alla luce di un lampo una striscia scura in lontananza, presumibilmente la spiaggia. Non avevano alternative se non tentare di raggiungerla.
« Rei-chan, ascoltami. » iniziò, sperando che l'altro capisse e non si lasciasse trascinare dal panico. « Cerca di stare calmo e ascoltami. Credo che la terraferma sia da quella parte, ma da solo non ce la farò mai. Se nuotiamo insieme invece ce la faremo di sicuro. »
Si sforzò in tutti i modi di procedere, muovendo freneticamente la coda avanti e indietro e maledicendo la propria corporatura minuta che in quel frangente non gli era di nessun aiuto. Aveva l'orribile impressione di non riuscire ad avanzare e gli incoraggiamenti che lanciava a Rei servivano anche per fare coraggio a sé stesso.
« Se ti dai la spinta con le gambe, arriveremo prima! Forza, Rei-chan, manca poco! » ripeteva nel tentativo di dissimulare l'ansia che gli chiudeva lo stomaco.
Finalmente anche il giovane pescatore iniziò a muoversi e a nuotare unendo i propri sforzi a quelli del tritone, anche se mantenere la direzione che si erano prefissati era un'impresa quasi impossibile. Dovettero impiegare tutte le loro forze per non lasciarsi sopraffare dai cavalloni, ma finalmente la spiaggia apparve più vicina, anche se non avrebbero saputo dire di quale tratto di costa si trattasse.
Un ultimo sforzo, un ultimo colpo di coda e le pinne di Nagisa strisciarono sul fondale sabbioso. La risacca lo spinse indietro e dovette affondare una mano nella sabbia per impedire che succedesse. I muscoli del braccio si tesero e si lamentarono per l'ennesimo sforzo, ma i pochi secondi tra un'onda e l'altra permisero ai due di avanzare verso la salvezza. Nagisa un po' spinse un po' trascinò Rei sulla sabbia bagnata, seguendolo come meglio poteva facendo forza sulle braccia. Se avesse avuto le gambe, si ritrovò a pensare un po' assurdamente, sarebbe stato molto più facile portare Rei al sicuro e all'asciutto, ma era comunque immensamente grato alla sua coda: grazie ad essa era riuscito a salvargli la vita, questa era la cosa più importante, e la consapevolezza di essere riuscito a fare qualcosa per lui gli riempiva il petto di un calore immenso.
« Ce l'abbiamo fatta, Rei-chan. » sospirò crollando accanto a lui sulla sabbia, un braccio ancora di traverso sul suo petto e il respiro affannoso.
« Sousuke! »
La voce di Kisumi si alzò per contrastare il fragore della tempesta, ma l'amico probabilmente nemmeno lo udì prima di gettarsi in acqua. Il giovane braccio destro del capo si maledì mille volte per non aver agito con maggiore tempestività: conoscendo Sousuke avrebbe dovuto intuire la piega presa dagli eventi una volta che Rin era caduto in acqua. Forse, sotto sotto, aveva sperato che l'altro, conscio delle proprie condizioni fisiche, si comportasse in modo ragionevole, ma non era stato così. Quando c'era di mezzo quel ragazzo, Sousuke perdeva la testa e aspettarsi atti razionali da lui era una follia.
Kisumi corse verso il parapetto, scivolando sul ponte bagnato ed aggrappandosi più forte che poteva ai supporti di metallo per evitare di finire a sua volta fuoribordo. Scrutò ansioso in quel delirio d'acqua, ma non riuscì a scorgere nulla nonostante si schermasse gli occhi con la mano per ripararli dalla pioggia incessante. La situazione era davvero disastrosa: avevano perso il carico, per quanto poco potesse importargli in quel momento, stavano andando alla deriva con il timone fuori uso e, soprattutto, se fosse successo qualcosa a Sousuke non se lo sarebbe mai perdonato. Mentre la frustrazione per l'impossibilità di fare qualunque cosa gli chiudeva lo stomaco, una voce angosciata alle sue spalle attirò la sua attenzione.
« Cosa facciamo, capo? »
Voltandosi riconobbe Uozumi, uno dei due ragazzi che li accompagnavano nella spedizione e ricordò anche che, in assenza di Sousuke, era compito suo prendere in mano le redini della situazione. Nonostante fosse preoccupato a morte per entrambi gli amici, ora doveva fare il possibile per evitare un ulteriore disastro e tentare di mettere in salvo gli altri, quindi era fondamentale riuscire a mantenere la calma.
La barca di Rin era ancora accostata alla loro, quindi la soluzione più ovvia gli balzò agli occhi: forse non era la migliore delle idee, ma non aveva il tempo materiale di pensare ad altro.
« Il timone è andato, ora come ora non possiamo farci niente. » decretò. « Impadroniamoci di quella e tentiamo di tornare a terra. »
Passare dalle parole ai fatti fu più semplice del previsto poiché sulla barca di Rin era rimasto solamente un ragazzino che tentava disperatamente di tenere il timone. Averne ragione fu un gioco da ragazzi e, in effetti, lui stesso non oppose particolare resistenza. Si trattava dello stesso, lo informarono i ragazzi, che si trovava a casa Matsuoka con Gou nel momento in cui avevano prelevato la sirena, quindi doveva essere una sorta di mozzo o qualcosa del genere. Era spaventato per la tempesta in corso, preoccupato perché ormai tenere la barca si stava facendo impossibile e terrorizzato all'idea che fosse successo qualcosa a Rin.
« Dov'è Rin-senpai? » continuava a ripetere. « E Ryugazaki-san? Non avrete fatto del male ad Haruka, vero? »
Li fissava con quegli occhioni celesti sgranati e lucidi di lacrime, e Kisumi finì per averne compassione. Ordinò agli altri di non fargli del male, ma purtroppo c'era ben poco che potesse fare per rassicurarlo: non sapeva nulla di Rin e Sousuke e non aveva intenzione di mettersi a discutere sulla sorte della creatura che aveva provocato tutte quelle disgrazie. Se non fosse stato per lei, ora sarebbero stati tutti al sicuro a Samezuka, all'asciutto e lontano dai guai, invece di annaspare nel bel mezzo di una tempesta. E quello non era nemmeno il problema principale. Il solo pensiero che potesse accadere qualcosa a Sousuke gli provocava un doloroso nodo allo stomaco, impedendogli di ragionare lucidamente. Non riusciva a togliersi dalla testa che avrebbe potuto prevenire quel gesto avventato; era a conoscenza dei sentimenti dell'amico per Rin, quindi avrebbe dovuto arrivarci prima.
Con un colpo secco e preciso del coltello che gli aveva prestato Uozumi, recise la corda che ancora legava le due imbarcazioni e lasciò che la più grande andasse alla deriva tra le onde. La barca di Rin era più piccola ma integra, il timone funzionava alla perfezione e sarebbe stato possibile tentare di raggiungere la terraferma. Una volta giunti avrebbero potuto fare il punto della situazione da una posizione meno a rischio. Se fosse dipeso da lui sarebbe rimasto a scrutare il mare agitato in cerca di un segno qualunque che gli rivelasse la presenza di uno degli amici, ma si rendeva conto che era in gioco la salvezza di tutti. Dovevano muoversi.
Aveva appena voltato le spalle al parapetto per dare l'ordine di manovrare verso terra, quando ebbe l'impressione che una voce si levasse tra i fischi del vento. Sulle prime pensò di esserselo sognato, ma quando il richiamo si ripeté ne ebbe la certezza e si sporse di slancio verso il mare, rischiando quasi di cadere di sotto.
« Sousuke! » chiamò, sebbene fosse abbastanza sicuro che la voce non fosse la sua.
Infatti quelli che incrociò furono due occhi verdi nel mezzo di un'espressione spaventata che non aveva mai visto e, poco più in là, una pinna che si agitava per mantenere la stabilità nel mezzo delle onde impazzite. Una sirena. Un'altra, realizzò mentre il suo sguardo s'illuminava per la sorpresa. Durò solo un istante, però, perché immediatamente notò che quella stava reggendo il corpo esanime di Sousuke e stava chiedendo il suo aiuto. Kisumi non si fermò a chiedersi perché lo stesse facendo e che intenzioni potesse avere, semplicemente si sporse nella sua direzione e allungò le braccia per ricevere il corpo del compagno. Ben consapevole che non sarebbe riuscito ad issarlo a bordo da solo, si voltò verso il ponte chiamando a gran voce: « Uozumi! Minami! Venite ad aiutarmi! »
Solo quando finalmente l'amico fu steso sulle tavole di legno e Kisumi si fu accertato che respirasse più o meno regolarmente, il suo battito accelerato accennò a placarsi. Sousuke era vivo, era in salvo, e a salvarlo era stato...
« Ehi! » gridò voltandosi di nuovo verso il mare, sperando che la creatura fosse ancora lì e potesse sentirlo. « Grazie! »
Non aspettò una risposta, la sua attenzione tornò subito sull'amico e sui tentativi che i due sottoposti stavano mettendo in atto per farlo riavere. Si fece spazio tra i due e lasciò lievi colpetti sulle guance del ragazzo, sperando che reagisse. Respirava, quindi non pensava che fossero necessarie misure d'emergenza, tuttavia se non si fosse ripreso in fretta...
Quando vide le ciglia tremare, nel tentativo di alzarsi, allontanò Minami e Uozumi con un gesto, intimando loro di tornare ai posti di comando e solo quando fu certo che nessuno potesse vederlo, appoggiò la fronte sulla spalla di Sousuke ed esalò un sospiro tremulo.
Quando aveva visto Rin precipitare in acqua, Sousuke si era tuffato d'istinto, non badando alle proteste della propria spalla. Era un vecchio dolore, a cui si era ormai abituato, ma che tornava prepotentemente a tormentarlo ogni volta che si sottoponeva a sforzi eccessivi - come ad esempio nuotare nel bel mezzo di una tempesta per tentare di recuperare un amico in preda a folli colpi di testa. Più passavano i secondi, più si rendeva conto che non era stata una mossa saggia e il rischio di non farcela si faceva sempre più concreto. Non poteva mollare ora, non poteva permettere che finisse in quel modo per motivi tanto stupidi: una creatura che non sarebbe nemmeno dovuta esistere, degli inutili soldi di cui non avrebbe comunque visto un centesimo, e la testardaggine dell'amico di sempre ora elevata all'ennesima potenza. Chissà se a Rin sarebbe dispiaciuto, si ritrovò a chiedersi in un angolino smarrito della propria mente, mentre realizzava che la spalla non voleva proprio saperne di muoversi? O se era arrabbiato con lui al punto di non badarci?
Le correnti erano talmente forti che ormai era impossibile anche solo tentare di resistervi ed era stato quasi sul punto di darsi per vinto, quando si sentì afferrare da qualcosa e trascinare verso la superficie. Una voce giunse alle sue orecchie, ripetendo parole come: « Va tutto bene! Ti aiuto io, non preoccuparti! » ma Sousuke non la riconobbe come appartenente a nessuno dei suoi. Sulle prime fu troppo impegnato a sputare acqua e a tentare di respirare per badarci ma, un attimo dopo, mentre le onde tentavano di nuovo di scaraventarli a fondo, il suo sguardo cadde sul movimento fulmineo di una pinna. Appariva e scompariva tra la schiuma, e la reazione di rifiuto giunse altrettanto tempestiva.
« Stammi lontano! »
Non era possibile essersi imbattuto in un'altra sirena! Non aveva la più pallida idea di quali fossero le intenzioni della creatura, anche se di certo non erano buone, e non intendeva scoprirlo mentre tentava disperatamente di non annegare in una tempesta. Lottò con tutte le sue forze, tentando di colpire il mezzo pesce, ma quello era più robusto del tritone di Rin e non sembrava intenzionato a lasciarlo per niente al mondo.
« Non mi avrai! » sbottò quindi, proprio mentre l'ennesima ondata tentava di strapparlo all'abbraccio di quella gelida creatura dagli occhi verdi.
Sousuke annaspò, divincolandosi con le ultime forze, ma quando l'acqua si richiuse sopra di lui, non sentì più nulla.
Il ragazzo impiegò alcuni lunghi momenti per tornare in sé, accompagnati dalla sensazione di legno solido sotto la schiena e quella di essere all'asciutto, per quanto potesse considerarsi tale nonostante la pioggia continuasse a cadere. Avvertiva voci conosciute attorno a sé, alcune particolarmente concitate, e improvvisamente ricordò la tempesta, il timone fuori uso e...
Si sollevò di scatto e urtò accidentalmente qualcosa.
« Kisumi?! » esclamò riconoscendolo.
Il giovane aveva un'espressione che per un attimo allarmò Sousuke, inducendolo a guardarsi attorno: non si trovavano sulla loro barca ma su quella di Rin e sembrava che, in qualche modo, fosse riuscito a scampare alle onde incolume.
« Cos'è successo? » iniziò agitato. « C'era... una sirena e... Dov'è Rin? »
Ricordava di aver combattuto con tutte le sue forze contro la creatura, ma sapeva anche di aver perso conoscenza, quindi non avrebbe saputo dire com'era finita: forse l'essere aveva abbandonato la sua preda, o forse i suoi compagni l'avevano scacciato. Di certo non era riuscito nell'impresa di salvare il suo amico.
Lì per lì Kisumi ignorò le sue domande, rimproverandolo con un'esclamazione che avrebbe voluto essere irritata ma che risultò più accorata del previsto.
« Scemo, mi hai spaventato a morte. Non farlo mai più! »
Era più pallido del solito e, per un attimo, Sousuke aveva pensato di imputarlo alla pessima situazione in cui si trovavano, non avrebbe mai immaginato di vederlo tanto in ansia per lui. Occorse qualche istante prima che Kisumi si risolvesse a rispondere anche ai successivi interrogativi. Era stato un tritone a riportarlo alla barca, spiegò, ma si trattava di una creatura diversa dalla loro preda, decisamente più robusta e con brillanti occhi verdi, dello stesso colore delle scaglie della sua coda. Sousuke ricordava quegli occhi e ricordava anche di averli rifuggiti il più possibile, in preda al panico che lo aveva attanagliato. Poco importava che il tritone alla fine lo avesse condotto in salvo, questo non cambiava la sua opinione su quegli esseri portatori di sventura. Per questo motivo non prestò minimamente ascolto alle ipotesi accennate da Kisumi in proposito, così come non notò il suo sguardo abbassarsi alle sue pressanti domande sulla sorte di Rin.
« Mi dispiace, il tritone ha riportato solo te. » rispose il giovane braccio destro del capo. « Comunque questa è la sua barca, come avrai notato. I ragazzi stanno già manovrando per tentare di raggiungere la terraferma. »
Sousuke non replicò, limitandosi a raggiungere il parapetto e stringere i pugni mentre il suo sguardo di ghiaccio vagava sul mare ancora agitato ma deserto. La spalla aveva ripreso a dolere terribilmente a causa degli sforzi compiuti e la frustrazione per non essere riuscito nel suo intento lo tormentava. Ora come ora non gl'importava minimamente di ascoltare qualsivoglia teoria sulle sirene, né immaginare quante altre potessero nasconderne quelle onde impetuose. Ogni suo pensiero era rivolto a Rin e alla speranza che in qualche modo fosse riuscito a mettersi in salvo, recuperato da una sirena o no.
Sviò lo sguardo lungo il ponte e incrociò accidentalmente quello di Uozumi e Minami che armeggiavano con le vele per evitare che il vento le strappasse: si stavano impegnando al massimo quindi anche lui non poteva permettersi di perdere tempo a rimuginare su quanto si sentisse inutile.
« Dobbiamo attraccare al più presto! » sentenziò secco, deciso più che mai a vedere in salvo almeno i proprio compagni.
Dal momento in cui era precipitato in acqua, tutto attorno a Rin non era stato altro che caos, al punto che il giovane pescatore non riusciva più a distinguere l'alto dal basso, l'aria dal mare. Tutto quello che sapeva era che doveva riemergere se voleva respirare e che le onde glielo impedivano scaraventandolo ogni volta da una cresta ad un abisso più profondo. Sentiva le membra farsi sempre più stanche e la determinazione che l'aveva sempre contraddistinto affievolirsi pericolosamente. Mentre lottava con tutte le forze rimaste per mantenere la testa fuori dall'acqua, sentì una fitta improvvisa attraversargli una gamba, paralizzandola.
« Un crampo, dannazione! Proprio adesso! » fu il pensiero che gli attraversò la mente, subito oscurato dall'onda che lo sovrastò, costringendolo ad inghiottire una boccata d'acqua salata mentre tentava di respirare e spingendolo di nuovo a fondo.
Stordito dalla mancanza di ossigeno e con i poloni in fiamme, Rin sprofondò nel buio proprio mentre un'immagine fin troppo familiare balenò dietro le sue palpebre chiuse.
« Papà... anche tu hai sofferto così tanto...? »
Un attimo dopo l'oscurità lo avvolse.