[Frozen/ROTG] Un'avventura d'inverno (cap. 5) END

Dec 30, 2014 14:00

Titolo: Un'avventura d'inverno
Fandom: Crossover Frozen/Rise of the Guardians
Rating: verde
Personaggi: Elsa, Jack Frost, Anna, Kristoff, Pitch Black
Pairings: Jack/Elsa
Riassunto: "«Non voglio che tu faccia loro del male. Sono la mia famiglia, non ha importanza se a volte sbagliano o non si comportano in modo perfetto. Non importa se mi volteranno le spalle. Io li proteggerò e se per farlo dovrò lottare contro di te, allora così sia! »"
Disclaimer: Frozen e tutti i suoi personaggi appartengono alla Disney. Rise of the Guardians e tutti i suoi personaggi appartengono alla Dreamworks.
Note: Ambientata dopo la fine di Frozen ma molto prima di Rise of the Guardians.
Dedicata ad
pinkabbestia per ringraziarla dei preziosi consigli. ♥
Beta:
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L’impressione era quella di guardare il mondo da dietro un vetro appannato: le immagini erano sfuocate, a stento distinguibili, i suoni le giungevano ovattati e quasi incomprensibili. Sapeva che all’esterno si stava scatenando il caos, ma dentro di lei tutto era buio e silenzio. Elsa era stanca, mortalmente stanca, non voleva più sapere nulla di tutto quello che la circondava, del perché Jack non fosse tornato da lei, del fatto che sua sorella le credesse o meno, delle macchinazioni che Hans stava ordendo alle sue spalle. La parte dentro di lei aveva deciso di isolarsi completamente da quel mondo che la faceva solo soffrire, lasciando alla sua coscienza superficiale il compito di farne piazza pulita. La Elsa “esterna”, quella che tutti potevano vedere, quella che sentiva Pitch Black sussurrarle all’orecchio, era un blocco unico di ghiaccio oscuro, determinata e forte come non mai. Decisa a farla pagare a chi l’aveva ferita e abbastanza potente per farlo. Non si sarebbe lasciata piegare, non più.

Quello che invece vedeva Jack, oltre la coltre di nubi oscure che circondava la Regina, oltre il ghiaccio e le parole taglienti, era una ragazza disperata, che aveva dovuto affrontare per l’ennesima volta un dolore da sola. Lo spirito sapeva fin troppo bene cosa significasse essere abbandonati, lui che per anni non era stato visto da nessuno ed era riuscito a farsi forza solo grazie ad un carattere naturalmente incline all’allegria. Aveva fatto della spensieratezza altrui la propria missione e la propria ragion d’essere, ma capiva fin troppo bene che non poteva essere così per tutti. Lui era uno spirito, Elsa era un essere umano, aveva bisogno della vicinanza di qualcuno, del calore di una famiglia, dell’affetto di una persona speciale. Aveva pensato di essere lui quella persona e, basandosi su quella convinzione, si era permesso di dare per scontate cose che invece non lo erano e avevano inevitabilmente portato a quella situazione. Si era comportato come un ragazzino incosciente, illudendosi che tutto si sarebbe sistemato da sé, perché per i buoni funziona sempre così, e questo lo aveva portato a tralasciare particolari fondamentali. Se partire era stato inevitabile per la salvezza di Kristoff e degli altri, era anche vero che, una volta risolta la questione, avrebbe potuto tornare immediatamente al castello, anticipando il rientro del gruppo. Oppure avrebbe potuto intercettare il messaggero incaricato di consegnare la lettera menzognera sulla loro fine. Tutte piccole cose a cui non aveva pensato, preso dall’euforia della vittoria, e che gli mostravano quanto ancora fosse immaturo sotto tutti i punti di vista. “Palle di neve e piaceri” si definiva spesso, ma se questo significava causare dolore alla persona a cui più teneva al mondo, alla sua Regina, che aveva visto crescere e a cui era stato vicino in silenzio da una vita, allora non andava affatto bene. Doveva farle capire quanto fosse importante per lui, salvarla da quella solitudine oscura in cui era sprofondata, trascinata dalla bieche lusinghe di Pitch, e soprattutto scusarsi per averla abbandonata di nuovo. Tutto questo però sarebbe stato alquanto arduo finché la ragazza avesse continuato a minacciare tutti coloro che si trovavano nel cortile del castello con i propri dardi di ghiaccio.
Le guardie erano ancora rifugiate negli anfratti delle mura e anche Anna, trascinata da Kristoff, aveva finito per ripararsi dietro ad un’imponente colonna. Ogni tanto la sentiva chiamare la sorella con voce accorata, nella speranza che questo servisse a farle recuperare il controllo. Quella era una cosa buona, Jack lo sapeva. Era stato proprio grazie all’affetto e alla fiducia di Anna che Elsa era riuscita a superare le sue paure e ad accettare sé stessa e i suoi poteri. Ed era stata sempre Anna a salvarla, molto più concretamente, dalla spada assassina di Hans, quindi il suo aiuto sarebbe stato essenziale per fare in modo che la Regina recuperasse la coscienza perduta.
Mentre si sollevava per fronteggiare le raffiche di ghiaccio oscuro quindi, Jack si voltò brevemente verso la principessa.
«Continua a chiamarla! » esclamò. «Sono certo che la tua voce la raggiunge, nel posto in cui la sua mente si è rifugiata. Chiamala e falle capire che non è sola. »
Anna annuì energicamente col capo, fiduciosa più che mai verso la sorella, e lo spirito proseguì il suo volo fin quasi di fronte alla nube oscura che circondava la Regina.
«Elsa! Ti prego, ascoltami! » la chiamò come già aveva tentato in precedenza, ma determinato a riprovare finché non avesse ottenuto risposta. «Se hai dato retta a Pitch è anche colpa mia. Sarei dovuto tornare prima e non avrei dovuto lasciarti da sola, ma…»
Non riuscì a finire la frase perché l’attenzione della ragazza, fino ad un attimo prima focalizzata su di lui, tornò a spostarsi verso il cortile e più precisamente l’ingresso principale del palazzo. Una figura era apparsa nel vano del portone e avanzava a passi incerti, lo sguardo rivolto verso l’alto e l’espressione atterrita.
«Sapevo che sarebbe finita così! » esclamò Hans, indicando la Regina. «Non sarei mai dovuto tornare! Quella donna è pericolosa! »
A nulla valsero gli avvertimenti esclamati di Anna e le grida di Jack, un istante dopo una folata gelida investì il giovane e, quando si diradò la nebbia sollevatasi, al suo posto si trovava una scintillante statua di ghiaccio.
Elsa, dal canto suo, si lasciò andare ad una risata che terrorizzò i presenti.
«Erano mesi che volevo farlo! Mesi! Finalmente quel verme ha avuto quello che si meritava e starà zitto per sempre! »
Jack non poteva credere ai propri occhi: la sua Elsa non si sarebbe mai comportata così. Nonostante il rancore, nonostante il dolore provato, non avrebbe mai cercato quel tipo di vendetta. Hans meritava un trattamento simile, Jack era il primo a pensarlo, ma da questo a metterlo in pratica c’era un’enorme differenza, e sapeva che quel gesto di certo non era dipeso dalla reale volontà della sua amata.

NO!
L’esclamazione rimbombò nella sua mente nonostante fosse certa di non aver aperto bocca.
Non voglio più fare del male a qualcuno.
«Sta’ zitta e smettila di essere buonista, in fondo lo volevi anche tu. Te ne mancava solo il coraggio.»
No, non l’ho mai voluto.
«Oh, sì, che lo volevi. Non desideravi altro da quando tua sorella ha detto che voleva sposarlo. Dovresti essermi grata. »
Elsa si portò le mani alle orecchie per non sentire più quella voce insinuante. Avrebbe potuto dare la colpa a Pitch, ma sapeva benissimo che il potere che aveva colpito Hans era il suo. Non serviva a niente fingere che non fosse così e non serviva a niente nemmeno sostenere di non averlo desiderato da tempo. Vedere il giovane trasformato in una statua di ghiaccio le dava un piacere sottile, le permetteva di gustare la vendetta che bramava da tanto e che il suo essere “uno dei buoni” le aveva negato.
In lontananza sentiva ancora le voci che la chiamavano, ora più allarmate che mai per quello che aveva fatto. Riconosceva, sopra a tutte, quella di sua sorella, accorata e ansiosa.
«Farò tacere una volta per tutte quella piccola scocciatrice. »
No, non farle del male!
«Fa’ silenzio! Se ti trovi in questa situazione è anche colpa sua. Non ti ha mai creduta ed è stata la prima a voltarti le spalle non appena ha trovato qualcun altro a cui appoggiarsi. »
Non è così. Anna non c’entra niente, lasciala stare.
«Sei debole e patetica, non puoi fare proprio nulla per fermarmi. »
Elsa vide l’ondata di gelo scaturire dalle sue stesse mani e puntare dritta in direzione di Anna e Kristoff. Il ragazzo se ne rese conto per tempo ma non avrebbe comunque potuto fare molto: sarebbero stati entrambi trasformati in statue di ghiaccio come Hans.
Tutto accadde in una frazione di secondo: davanti al suo campo visivo si parò un piccolo turbine azzurro, che venne colpito in pieno dal vortice innevato e, così facendo, lo deviò mandandolo ad infrangersi contro le mura. Il gemito e il tonfo che ne seguirono furono accompagnati da due esclamazioni terrorizzate lanciate nello stesso istante.
«Jack! »
Jack!
Lo spirito del gelo era riuscito a bloccare il colpo che altrimenti avrebbe raggiunto Anna e Kristoff, ma nel farlo era precipitato a terra e ora giaceva immobile sullo strato di neve che aveva ricoperto l’intero cortile. Non aveva ferite visibili, ma da quella distanza era impossibile valutare la gravità della situazione. Elsa sentì crescere dentro di sé la rabbia, furiosa e dirompente: un sentimento completamente diverso da quello che l’aveva portata in quella situazione, il desiderio di proteggere qualcuno che le era caro, ma non in modo astratto come aveva sempre detto. Questa volta avrebbe combattuto per ciò a cui teneva.
«La prossima sarà lei. »
HO DETTO NON TOCCARLA!!
L’ondata gelida che si sprigionò dalle sue mani provocò un forte contraccolpo ed Elsa ebbe la stranissima sensazione che il suo corpo venisse scisso in due parti. Un attimo dopo si ritrovò a fissare una sé stessa vestita di nero, gli occhi carmini scintillanti e una nube di oscurità che l’avvolgeva. Sotto il suo sguardo la figura mutò progressivamente forma fino ad assumere quella di una creatura pallida, dalla pelle grigiastra, che la fissava con astio.
«Cos’hai intenzione di fare ora, reginetta? » disse Pitch Black, parlandole per la prima volta direttamente, la voce bassa carica di una bizzarra ironia. «Sono uno spirito, il tuo potere non può ferirmi. »
«Non ho intenzione di ferirti, non voglio ferire nessuno. Mi è sufficiente mostrarti che le tue lusinghe non mi servono più. » ribatté la giovane. «Non voglio che tu faccia loro del male. Sono la mia famiglia, non ha importanza se a volte sbagliano o non si comportano in modo perfetto. Non importa se mi volteranno le spalle. Io li proteggerò e se per farlo dovrò lottare contro di te, allora così sia! »
L’espressione dell’Uomo Nero si contrasse in una smorfia di disappunto, seguita da un basso ringhio.
«Se non hai paura di me, i miei poteri non hanno presa. Ma ti pentirai di aver rifiutato quest’alleanza. Le tue ansie torneranno, le tue paure si faranno vive quando meno te lo aspetti ed io con loro. Hai un animo fragile, reginetta, e un potere tanto forte nelle mani di un animo debole è un’arma a doppio taglio. »
Nel momento in cui Elsa stava per rispondere, sentì una mano posarsi sulla sua e delle dita fredde stringerla. Non il freddo della paura, però, ma un freddo confortevole, come quello della neve che l’avvolgeva tranquillizzandola. Il freddo che portava gioia e divertimento, quello che mai e poi mai l’avrebbe infastidita.
«Lei è molto più forte di quanto tu creda, Pitch. » esclamò Jack Frost, fissando davanti a sé con espressione decisa. «Il fatto che tu non l’abbia capito dimostra solo quanto sia cieco. Se anche dovesse avere dei cedimenti, noi, io sarò sempre qui a sostenerla, quindi falla finita e sparisci! Questo non è più posto per te! »
Pitch gli lanciò un’occhiata di puro disprezzo ma non poté avanzare oltre. Frustrato dall’impossibilità di compiere qualsiasi altra mossa, si avvolse nella propria nube scura e si dissolse nell’aria.
Elsa non ebbe nemmeno il tempo di sorprendersi per una resa tanto repentina, che la coltre buia che l’aveva sostenuta a mezz’aria fino a quel momento scomparve a sua volta e la ragazza si ritrovò ad aggrapparsi a Jack per non precipitare. Lo spirito del gelo rise e l’afferrò al volo tra le braccia, allegro come se non fosse accaduto nulla e quella di poco prima fosse stata una solo una giocosa battaglia a palle di neve.
«É… è finita…? » balbettò Elsa incredula, non appena i suoi piedi toccarono terra.
Allontanato Pitch, anche le sue sembianze erano tornate quelle di una volta, i capelli biondi ondeggiavano nella brezza gelida, l’abito aveva perso i bagliori bui e i suoi occhi erano tornati a riflettere l’azzurro del ghiaccio.
«Jack… Stai bene? Non sei ferito? »
Per tutta risposta lo spirito del gelo la sollevò e le fece fare una leggera piroetta, nonostante lei fosse una donna e lui avesse le sembianze di un ragazzino.
«Io sono come te. » rispose. «Il tuo potere non può ferirmi. Però la tua forza ha cacciato Pitch. Nel momento in cui ha capito che volevi davvero proteggere me e la tua famiglia, ha perso ogni potere su di te. Faceva leva sulle tue paure, sull’ansia di non venire capita e accettata, ma quando il tuo desiderio di fermarlo ha prevalso su tutto questo, non ha più potuto nulla. Tu sei forte, Elsa, te l’ho detto. Questo non significa essere invincibili o infallibili. Puoi inciampare, puoi perdere la strada, ma ci sarà sempre qualcuno accanto a te pronto ad allungare la mano per aiutarti a rialzarti. Non sarai mai sola, mai più.»
E fu allora che Elsa sentì le prime lacrime scivolarle sulle guance, lacrime calde, di commozione, che le dita di Jack asciugarono cristallizzandole in scintillanti gemme di ghiaccio.
Quando Anna la raggiunse, seguita da Kristoff, la ragazza l’abbracciò di slancio nonostante le apparisse in qualche modo titubante.
«Mi dispiace tanto, Elsa. Se ti avessi creduta subito, se non avessi messo in discussione le tue parole, non sarebbe…»
«Sssshhh, non è colpa tua. Anch’io avrei dovuto avere più fiducia. »
Anna sorrise, sul punto di abbandonarsi alle lacrime a sua volta e la sorella la strinse tra le braccia. Non avrebbe permesso a nessuna incomprensione di separarle mai più.

Quello che accadde successivamente fu volto soltanto a riportare la situazione del castello alla normalità.
Il principe Hans venne scongelato e mostrò di non avere nessuna memoria di quanto fosse accaduto in seguito alla sua partenza dalle Isole del Sud. Le guardie inviate a compiere l’imboscata contro i tagliatori di ghiaccio affermarono che essi erano stati indicati loro come una banda di predoni intenzionata ad attaccare il castello e di aver agito convinti dell’onestà della loro missione. La visita si concluse dunque con un ripristino del ponte diplomatico tra Arendelle e il Paese alleato e un sospiro di sollevo da parte della Regina.
Non fu per quello però che Elsa ricordò quell’inverno e continuò ad attendere la stagione fredda per tutti gli anni a venire: aveva finalmente trovato qualcuno come lei, qualcuno che la conosceva, che la capiva e che sarebbe stato al suo fianco a dispetto di tutto. Qualcuno in grado di scaldare il suo ghiaccio con la forza di sentimento che lei era finalmente in grado di accettare.
Perché solo un atto di vero amore può sciogliere un cuore ghiacciato.

Mi ritrovo a volare
Fino a toccare il cielo
Tutto sembra possibile
Tutto sembra più vero
Trovo anche il coraggio di specchiarmi nei tuoi occhi
Perdo ogni timidezza
E non c’è ombra che mi tocchi

Solo pochi minuti
A che sfiorano l’eterno
Finalmente respiro
Finalmente mi sorprendo
E vivo
Anche se fuori è inverno
Io mi sento bellissima
Mi sento più sicura
Non ho paura
E sorrido

(Anche se fuori è inverno - Deborah Iurato)

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